è stato un calciatore italiano, di ruolo ala.
Morì a ventiquattro anni investito da un'auto mentre attraversava un viale del capoluogo piemontese (Corso Re Umberto) insieme al suo grande amico e compagno di squadra Fabrizio Poletti, poco dopo la fine di una partita tra il Torino, la squadra in cui militava, e la Sampdoria. Aveva fino ad allora disputato 145 partite in Serie A realizzando 29 reti.
Morì a ventiquattro anni investito da un'auto mentre attraversava un viale del capoluogo piemontese (Corso Re Umberto) insieme al suo grande amico e compagno di squadra Fabrizio Poletti, poco dopo la fine di una partita tra il Torino, la squadra in cui militava, e la Sampdoria. Aveva fino ad allora disputato 145 partite in Serie A realizzando 29 reti.
La sera del 15 ottobre 1967, dopo l'incontro contro la Sampdoria dominato dai granata per 4-2, Meroni fu convinto dall'amico Fabrizio Poletti, giocatore nella stessa squadra, ad abbandonare il ritiro post-partita della squadra prima del termine. Dirigendosi verso il bar che di solito frequentava, attraversò avventatamente il corso Re Umberto nei pressi del civico 46: percorse la prima metà della carreggiata, fermandosi in mezzo alla strada cercando un momento buono per passare nell'intenso traffico. Dalla sua destra arrivò rapidamente un'auto troppo vicina. Meroni e Poletti fecero un passo indietro. Poletti fu urtato di striscio da una Fiat 124 Coupé proveniente dal lato opposto, e Meroni invece fu colpito in pieno alla gamba sinistra; fu sbalzato in aria dall'impatto e cadde a terra dall'altra parte della carreggiata, per poi venire travolto da una Lancia Appia, che ne agganciò il corpo trascinandolo per 50 metri, mentre la Fiat 124 Coupé si fermava a bordo strada. Meroni morì poche ore dopo, alle 22.40, all'ospedale Mauriziano, dove venne portato da un passante, tal Giuseppe Messina, poiché l'ambulanza rimase imbottigliata nel traffico post-partita. Arrivò al nosocomio con le gambe e il bacino fratturati, e con un grave trauma cranico.
La Fiat era guidata da Attilio Romero, un diciannovenne neopatentato, di buona famiglia e figlio di un medico agiato, tifosissimo del Torino e grande fan di Meroni di cui aveva copiato anche la capigliatura e con cui aveva una lieve somiglianza fisica. Romero nel giugno 2000 sarebbe poi divenuto presidente del Torino, portandolo nel 2005 al fallimento. Dopo l'incidente, Romero si presentò spontaneamente alla Polizia, dove venne interrogato fino a tarda notte. Tornò a casa propria in corso Re Umberto, a soli 13 numeri di distanza dalla casa di Meroni.
La Fiat era guidata da Attilio Romero, un diciannovenne neopatentato, di buona famiglia e figlio di un medico agiato, tifosissimo del Torino e grande fan di Meroni di cui aveva copiato anche la capigliatura e con cui aveva una lieve somiglianza fisica. Romero nel giugno 2000 sarebbe poi divenuto presidente del Torino, portandolo nel 2005 al fallimento. Dopo l'incidente, Romero si presentò spontaneamente alla Polizia, dove venne interrogato fino a tarda notte. Tornò a casa propria in corso Re Umberto, a soli 13 numeri di distanza dalla casa di Meroni.
Più di 20.000 persone parteciparono ai suoi funerali, e il lutto scosse la città. Dal carcere delle Nuove di Torino alcuni detenuti raccolsero soldi per mandare fiori. La stampa sembrò per un attimo perdonare la bizzarria contestata in vita (i capelli lunghi, la barba incolta), ma la Chiesa si oppose al funerale e criticò aspramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino calcio, per aver celebrato il funerale di un "peccatore pubblico" con riti religiosi. Meroni infatti conviveva in una mansarda di corso Re Umberto a Torino con la sua ragazza di origine polacca, Cristiana Uderstadt, che all'epoca era ancora ufficialmente la moglie (anche se in attesa di annullamento del matrimonio) di un regista romano. Il quotidiano torinese La Stampa si unì alle richieste dei prelati, e si raccolse un movimento d'opinione per chiedere provvedimenti disciplinari contro il sacerdote.
Sono Juventino DOC, ma piansi la morte di Gigi Meroni come in seguito, quelle di J. Lennon, Gilles Villeneuve e di Ayrton Senna: Tutte morti tragiche, e in ognuna di esse, mi pare di aver perso qualcosa di personale.
RispondiEliminaNon sapevo invece dell'opposizione della Chiesa per i funerali di Meroni, da credente, questo mi destabilizza. (ma per fortuna molto è cambiato da allora. [anche se tanto può ancora cambiare]. )