17.4.11

tatuaggi






il tatuaggio (dal polinesiano tatau) è sia una tecnica di decorazione (più spesso di pittura) corporale dell'uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente la decorazione è destinata a durare permanentemente, ma in tempi recenti sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei. Nella sua forma più diffusa, la tecnica consiste nell'incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazione) o nell'eseguire punture con l'introduzione di sostanze coloranti nelle ferite


Il tatuaggio è stato impiegato presso moltissime culture, sia antiche che contemporanee, accompagnando l'uomo per gran parte della sua esistenza; a seconda degli ambiti in cui esso è radicato, ha potuto rappresentare sia una sorta di carta d'identità dell'individuo, che un rito di passaggio, ad esempio, all'età adulta. Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla Mummia del Similaun (ca. 3300 a.C.) ritrovata nel 1991 sulle Alpi italiane, altro ritrovamento con tatuaggi anche piuttosto complessi è quello dell'"uomo di Pazyryk" nell' Asia centrale con complicati tatuaggi rappresentanti animali. Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio fu l'Egitto ma anche l'antica Roma, crocevia di civiltà, dove venne vietato dall'imperatore Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo ("Non vi farete incisioni nella carne per un defunto, né vi farete tatuaggi addosso. Io sono il Signore" Levitico 19.28'). È peraltro da rilevare che, prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale. È inoltre attestata nel Medioevo l'usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività ed il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino. La Religione ebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà) (19, 28). In particolare, l'Ebraismo vieta ogni incisione accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro materiale che lasci una traccia permanente. Anche la Religione musulmana vieta tutti i tatuaggi permanenti, come spiegato da diversi ahadith del profeta Maometto, sono consentiti solo i tatuaggi temporanei fatti per mezzo dell' henna, pigmento organico di color rosso-amaranto, ricavato dalla pianta della "Lawsonia inermis", "Henna" in arabo. Nella tradizione araba e anche in quella indiana sono le donne a tatuarsi con l'henna, sia le mani che i piedi; molte spose vengono completamente tatuate per la loro prima notte di nozze, infatti la sera prima delle nozze viene chiamata "Lelet al Henna" (la notte dell'henna). I tatuaggi d'henna sono estremamente decorativi, quasi sempre con motivi floreali stilizzati; quelli molto elaborati finiscono per sembrare delle opere d'arte che hanno la durata media di qualche settimana di vita. Gli uomini musulmani, specialmente i fervidi praticanti sunniti, usano l'henna per tingersi i capelli, la barba, il palmo delle mani e dei piedi; agli uomini non è consentito fare tatuaggi decorativi neanche con l'henna. Comunque c'è da dire che tra i contadini egiziani (usanza molto probabilmente derivante dall'Antico Egitto) ed i nomadi musulmani (per lo più quelli sciiti) sia le donne che i bimbi particolarmente belli, vengono tatuati in maniere permanente con piccoli cerchietti o sottili linee verticali, sia sul mento che tra le due sopracciglia. È un'usanza di tipo scaramantica, infatti il colore con cui si tatuano è l'azzurro, il colore scaramantico per eccellenza fin dal tempo dei faraoni. Altri popoli che svilupparono propri stili e significati furono quelli legati alla sfera dell'Oceania, in cui ogni particolare zona, nonostante le similitudini, ha tratti caratteristici ben definiti. Famosi quelli Maori, quelli dei popoli del monte Hagen, giapponesi, cinesi e gli Inuit anche se praticamente ogni popolazione aveva suoi caratteristici simboli e significati. Nella zona europea il tatuaggio venne reintrodotto successivamente alle esplorazioni oceaniche del XVIII secolo, che fecero conoscere gli usi degli abitanti dell'Oceania. Alla fine del XIX secolo l'uso di tatuarsi si diffuse anche fra le classi aristocratiche europee, tatuati celebri furono, ad esempio, lo Zar Nicola II e Sir Winston Churchill. È da segnalare che il criminologo Cesare Lombroso ritenne, in un'epoca di positivismo, essere il tatuaggio segno di personalità delinquente. La diffusione del tatuaggio in tutti gli strati sociali e fra le persone più diverse negli ultimi trent'anni relega tali considerazioni criminologiche a mera curiosità storica.


Tipologia

I tatuaggi possono essere di vario tipo: Tatuaggio all'henné, è un tatuaggio non permanente, caratterizzato dall'applicazione di un impasto sulla pelle Tatuaggio solare, caratterizzato dall'applicazione di una sostanza fotoimpermeabile, in modo che durante l'abbronzatura tale prodotto una volto rimosso lasci la pelle più chiara, formando un disegno chiaro Ad ago, questa è la forma più conosciuta, dove tramite un ago si introduce dell'inchiostro nella pelle, come risultato si ha un disegno che a seconda della miscela può essere permanente o temporaneo.

Tecniche di tatuaggio

Gli Inuit usano degli aghi d'osso per far passare attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china, che artigianalmente e impropriamente si adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione acquosa di fuliggine). Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova Zelanda) il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso che fermato all'estremità di una bacchetta (formando così uno strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite un'altra bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto quest'ultimo dalla lavorazione della noce di cocco. I giapponesi, con la tecnica detta "tebori", usano sottili aghi metallici e pigmenti di molti colori, ed introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi, fissati all'estremità di una bacchetta che viene fatta scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con minor violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque in modo abbastanza doloroso. In Thailandia e Cambogia è in uso una tecnica, simile a quella giapponese, nella quale vengono utilizzate una diversa posizione delle mani del tatuatore e una bacchetta di lunghezza maggiore. L'angolo di introduzione degli aghi nella pelle è meno obliquo rispetto alla tecnica giapponese, ma il movimento della bacchetta è meno vigoroso. Il tatuaggio occidentale viene invece eseguito tramite una macchinetta elettrica, cui sono fissati degli aghi in numero vario a seconda dell'effetto desiderato; il movimento della macchinetta permette l'entrata degli aghi nella pelle, i quali depositano il pigmento nel derma. Infine, la tecnica americana (che è diventata la tecnica occidentale) che ricorre alla macchinetta elettrica ad aghi, determina sensazioni calde, vibranti, ma non dolorose. La componente della sofferenza segna una netta spaccatura tra il tatuaggio odierno, di stampo occidentale, e quello del passato, diffuso in Asia, Africa ed Oceania. In tali contesti l'esperienza del dolore (che da noi viene rifiutata: qui è richiesta solo la tecnica americana) è fondamentale, in quanto avvicina l'individuo alla morte e la sopportazione del dolore diventa esorcizzante nei confronti della stessa. Oltre all'esperienza del dolore, è indispensabile la perdita di sangue. Il sangue è l'indicatore per eccellenza della vita: spargere sangue, in modo controllato e ridotto, quando si esegue un tatuaggio, significa simulare una morte simbolica. Tra le sostanze più usate ci sono il cinabro (usato per il rosso), il cromossido (per il verde) e il cobalto (per il blu) o polveri fini di minerali, oro o argento.

Tecniche di eliminazione

Il trattamento più diffusamente usato per la rimozione dei tatuaggi è di tipo chirurgico e il metodo con migliori risultati per la rimozione di essi è tramite laser. Trattamenti alternativi possono essere la dermoabrasione o la crioterapia. L'alternativa all'eliminazione totale tramite laser, molto spesso con costi esorbitanti, è la sovrapposizione al vecchio tatuaggio indesiderato di un nuovo soggetto (solitamente leggermente più grande e più elaborato del vecchio) eseguito da un professionista riconosciuto.

I rischi sanitari

Più o meno grandi, con o senza scritta, i tatuaggi tradizionali durano per sempre, ma con il passare degli anni si schiariscono se non sono eseguiti da un professionista; non provocano in genere effetti collaterali, raramente però si possono verificare delle allergie alle sostanze coloranti usate. In ogni caso è sempre preferibile il ricorso ad esperti che operino in ambienti adatti, in condizioni igieniche ottimali ed utilizzino strumentazione monouso, dal momento che in caso contrario esiste il rischio di contrarre infezioni anche assai gravi, fra le quali l'epatite B e C, il tetano, l'AIDS, la lebbra e le infezioni cutanee da stafilococco. In letteratura sono riportati casi di correlazione statistica fra l'esecuzione di un tatuaggio ed il manifestarsi di una sarcoidosi ( Fonte : " Enciclopedia Medica Italina " Ed . USES , voce " Tatuaggio " ). È stata altresì rilevata una correlazione statistica tra esecuzione di tatuaggio e comparsa di pseudolinfomi. È recente l'allarme per il possibile impiego di inchiostri contenenti O-Toluidina ovvero 5-Nitroanilina composti appartenenti alle ammine aromatiche, sostanze aventi proprietà carcinogene ( Fonte : " La Stampa " 13 dicembre 2009 ).

Trattamento post-esecuzione del tatuaggio

Il trattamento qui indicato è ovviamente relativo ad un tatuaggio regolarmente eseguito con materiale sterile e macchinette per tatuaggi. La prassi di guarigione per un tatuaggio consiste normalmente nell'applicazione di un bendaggio (spesso direttamente allo studio del tatuatore) da rimuoversi dopo 1-3 ore per sciacquare (possibilmente con sapone neutro) eliminando il colore in eccesso. Da quel momento si consiglia di far prendere aria al tatuaggio e di coprirlo più volte al giorno con un sottilissimo velo di pomata lenitiva e protettiva (Bepanthenol, oppure è recentemente provato che il BIAFIN o BIAFINE permette di ottenere risultati migliori sulla cura della pelle tatuata). Anche la scelta del prodotto dipende dal consiglio del tatuatore ed è ancora largamente diffuso l'uso della vaselina e di creme di tipo "Nivea idratante" o simili. Il tatuaggio deve essere lavato quotidianamente e guarisce completamente in 20-30 giorni. Durante la prima settimana è raccomandata generalmente l'astensione dall'esporsi ai raggi solari, dal praticare bagni in piscine pubbliche o in mare e dal rimuovere eventuali crosticine che possono venire a formarsi. Generalmente però si rimanda ai consigli per curare il tatuaggio che il tatuatore dà al termine del proprio lavoro, mentre l'intervento di un medico subentra ove si creino complicazioni di varia natura nel processo di guarigione. Desta qualche preoccupazione il possibile impiego di inchiostri di colore giallo , rosso e nero contenenti sostanze quali la O-Toluidina ovvero la 5-Nitroanilina. Tali composti sono ricompresi fra le ammine aromatiche di cui è nota la natura carcinogenica ( Fonte : " La Stampa " 12 dicembre 2009).

Reazioni allergiche

Le reazioni allergiche ai pigmenti contenuti nei colori sono rare, eccetto per alcuni tipi di rossi (cinabro, composto del mercurio) e verdi. La pelle di persone allergiche ad alcuni metalli può reagire ai pigmenti gonfiandosi, con prurito e con la fuoriuscita di pus. Tali reazioni appaiono di rado, tuttavia è consigliabile eseguire un test apposito prima di sottoporsi al tatuaggio. Ci sono anche minimi rischi di shock anafilattico nei soggetti ipersensibili. Vi sono anche rari casi di rigetto dell'inchiostro, con conseguente danneggiamento estetico permanente della zona interessata, sarebbe quindi buona norma sottoporsi a test specifici prima di tatuarsi, almeno per la prima volta.

Permanenza e rimozione del tatuaggio

Il pigmento semi-solido dei tatuaggi viene incorporato dalle cellule del derma della pelle, che lo mantengono in modo permanente. Chi ci ripensa e vuole togliersi i tatuaggi deve affidarsi: - alla dermoabrasione (un metodo molto aggressivo perché raschia via la pelle da 1 mm a 2 mm di spessore se il colore è penetrato in profondità), rischiando cicatrici visibili; - al laser, che vaporizza solo le cellule cutanee annerite, non facendo sanguinare e non provocando dolore (con questo metodo non restano cicatrici, ma il nuovo strato di pelle potrebbe rimanere di colorazione diversa); - alla crioterapia; - al peeling chimico profondo con TCA (acido tricloroacetico) a concentrazioni > 35%, a seconda della posizione e del tipo di pelle.

Etica del tatuatore

Un tatuatore ha il compito di iscrivere sulla pelle in modo indelebile un disegno. Per la responsabilità conferitagli, egli deve essere persona coscienziosa e con profonda conoscenza del mestiere. Un tatuatore serio, informa dettagliatamente il cliente sui rischi e gli oneri che comportano le sedute che servono a realizzare un lavoro. Al cliente che si reca per la prima volta nello studio di un tatuatore professionista viene dato un questionario igienico sanitario da compilare. Inoltre un tatuatore serio si preoccupa di capire quali siano le vere motivazioni del cliente ed evitare che questi, mosso da motivazioni passeggere o poco rilevanti, si sottoponga ad un trattamento del quale poi potrebbe pentirsi. Dal punto di vista igienico, il cliente va informato sui metodi adottati dallo studio per la sterilizzazione e la pulizia di ambienti e strumenti. Il sistema di sterilizzazione preferibile di gran lunga è il vapore saturo ottenuto con autoclavi.Le autoclavi vanno testate regolarmente ed i test conservati nello studio ed esibiti ai clienti.Il tatuatore deve indossare guanti, camice e mascherina. Ogni cultura, che sia essa polinesiana o giapponese, assegna ad ogni simbolo un significato ben preciso, sarebbe quindi cura almeno di uno dei soggetti in questione informarsi riguardo al significato di ciò che si vuole eseguire. È da ricordare che nelle società tradizionali l 'uso improprio del simbolo rasenta il sacrilegio.

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