29.11.10

Dora Maar






























“ Si avvertiva immediatamente quando ci si trovava in sua presenza che quella non era una donna comune. Non era bella in senso classico, ma era un tipo che non si dimenticava facilmente. C'era nei suoi occhi una luce, uno sguardo straordinariamente luminoso, limpido come il cielo di primavera. Aveva una bella voce, una voce singolare, unica. Non ho mai conosciuto nessun altro con una voce come la sua.
Era come un gorgheggio nel canto degli uccelli.“


Chi scrive è James Lord, lei è Henriette Theodora Markovich Henriette, con la sua inseparabile rolleiflex, si muove sicura tra gli artisti e intellettuali che frequentano i bistrot lungo la vie lumiere. Siamo negli anni '30, anni di grandi fermenti. Lei è giovane, appena diciannovenne, e, con la famiglia, padre architetto croato e madre francese, è arrivata da poco a Parigi da Buenos Aires dove ha vissuto per anni. E' intelligente, colta, dotata di curiosità intellettuale ed è impegnata nel sociale. E' indipendente e anticonformista ed ha appena scelto la propria strada professionale. Dopo gli studi artistici tra lezioni di fotografia e pittura sceglierà la fotografia: suo nome d'arte, Dora Maar. Divide lo studio con altri artisti ed in pochi anni diventa una fotografa famosa e di grande talento. Si occupa di fotografie pubblicitarie e di moda utilizzando tecniche diverse: tagli prospettici e deformazioni, doppie esposizioni e collages, il tutto inframmezzato con immagini in cui ritrae angoli di città e scene di strada degradate con mendicanti e povertà e questa sarà sempre la sua personale e continua ricerca. Con fotomontaggi utilizza i personaggi delle foto di strada inserendoli in architetture ribaltate da rotazioni e deformate in camera oscura.
“ Le sue fotografie mi ricordano le tele di De Chirico. Rappresentano spesso un lungo tunnel con in fondo la luce e un oggetto piuttosto difficile a identificarsi perché si trova in contro-luce “Così Picasso descrive le fotografie di Dora a Franncoise Gilot.

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