« Marco, perché vai così forte in salita?» «Per abbreviare la mia agonia. » (Marco Pantani a Gianni Mura)
è stato un ciclista su strada italiano, era uno scalatore puro. Professionista dal 1992 al 2003, vinse un Giro d'Italia e un Tour de France; fu anche medaglia di bronzo ai mondiali in linea del 1995.
Soprannominato "il pirata" ottenne i suoi migliori risultati nelle corse a tappe: è a tutt'oggi l'ultimo italiano ad avere vinto il Tour de France, nel 1998 (33 anni dopo Felice Gimondi) e l'ultimo ciclista in assoluto dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain ad aver vinto il Giro e il Tour nello stesso anno. Escluso dal Giro del 1999 a seguito di un valore ematocrito al di sopra del consentito, Pantani risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda e, pur tornato alle gare non molto tempo dopo, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato. Caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini, per arresto cardiaco dovuto ad eccesso di sostanze stupefacenti. Nella sua carriera ottenne 46 vittorie. Marco Pantani è considerato, assieme a Gino Bartali, Charly Gaul e Federico Bahamontes, uno dei più grandi scalatori di ogni epoca. Dopo la sua morte Lance Armstrong, sette volte vincitore del Tour de France, affermò che Pantani era stato il più grande scalatore di ogni epoca; lo stesso Charly Gaul dichiarò che probabilmente Pantani era stato più forte anche di lui.
Carriera
Dopo essere stato giocatore di calcio, Marco ricevette in regalo una bicicletta da suo nonno Sotero. Decise di tesserarsi nel G.C. Fausto Coppi di Cesenatico e mostrò subito indubbie doti di grande scalatore, vincendo molte gare. Nel 1990 è terzo al Giro d'Italia dilettanti, nel 1991 secondo e nel 1992 vinse davanti a Vincenzo Galati e Andrea Noè. Nel 1993 partecipa al primo Giro d'Italia per professionisti, ritirandosi dopo poche tappe per una tendinite.
1994: l'esordio nel professionismo
Nel 1994 passò alla Carrera del ds Davide Boifava. Era così sicuro delle sue capacità e delle sue ambizioni che già alla firma del contratto da professionista con la Carrera del DS Davide Boifava chiese spavaldamente dei premi in caso di vittorie al Giro o al Tour. La sua esplosione come ciclista professionista avvenne al Giro del 1994 con le vittorie di tappa di Merano, Aprica e con il secondo posto in classifica generale.
Scatta sul Mortirolo lasciando dietro il russo Evgenij Berzin e lo spagnolo Miguel Indurain ed è ancora un’azione maestosa e spavalda, che spezza le gambe agli avversari. Dopo aver preso fiato ed essersi fatto riprendere da Indurain, sul valico di S. Cristina riprende la sua cavalcata trionfale in solitaria verso il traguardo. Al suo debutto nel Tour del 1994 finì terzo in classifica generale dietro a Miguel Indurain e Piotr Ugrumov, vincendo la maglia bianca come miglior giovane. A Val Thorens, malgrado una brutta caduta, riesce a staccare tutti i più forti e a giungere terzo al traguardo, dimostrando caparbietà e tenacia non comuni. Grazie a questa splendida azione si guadagna il terzo gradino del podio finale di Parigi, dietro Indurain e Ugrumov. Ormai Marco Pantani è una certezza e a soli 24 anni questo ragazzo romagnolo di campagna ha un’intera nazione ciclistica che lo sostiene e lo attende per i Grandi Giri degli anni futuri.
1995: il primo grave incidente
Mentre era in piena preparazione al Giro, un incidente con una vettura lo costringe a ripiegare l'obbiettivo stagione sul Tour de France. Pantani si ritrova ad avere un grosso ritardo dalla vetta della corsa anche a causa del ginocchio, che non è del tutto ristabilito. Il 12 luglio 1995, nella leggendaria Alpe d'Huez, a 13 km dal traguardo attacca, staccando i principali avversi che erano rimasti nel gruppo; raggiunge e supera in gruppetto di testa comprendente Ivan Gotti ed ottiene la vittoria di tappa. Alcuni giorni dopo, nella tappa pirenaica di Guzet Neige, trova il successo dopo una lunga fuga di 42 km. Nella dodicesima frazione muore Fabio Casartelli e da questa disgrazia Pantani rimane particolarmente scosso. Concluderà la Grande Boucle in tredicesima posizione della classifica finale vincendo la maglia bianca. Nel Campionato mondiale disputatosi in Colombia quell'anno, si classificò terzo dietro Abraham Olano e Miguel Indurain. Proprio quando sembrava agli inizi di una grande carriera, il 18 ottobre, sulla discesa di Pino Torinese, fu investito da jeep che viaggiava in senso contrario sulla sede di gara durante la Milano-Torino. Viene ricoverato al CTO di Torino dove gli viene riscontrata una frattura di tibia e perone e il rischio di una prematura interruzione dell'attività agonistica. Tuttavia dopo 5 mesi e 5 giorni dall'incidente ritorna in bici.
1997: il ritorno del Pirata
Pantani corre in una decina di competizioni ufficiali fra luglio e settembre del 1996 prima di affrontare la stagione successiva.
Dopo lo stop forzato per tutto il 1996 Pantani arriva alla Mercatone Uno squadra che crede nelle potenzialità di Pantani e perciò praticamente incentrata su di lui. Il 1997 è anche l’anno del nuovo soprannome con cui noi tutti oggi lo ricordiamo: il "Pirata", dovuto a quella bandana che per caso aveva cominciato a portare in gara al posto del consueto cappellino. Riesce a tornare alle corse gareggiando in diverse competizioni in preparazione al Giro.
Purtroppo la sfortuna è di nuovo dietro l’angolo: al Giro d'Italia subisce un nuovo incidente, in una tappa interlocutoria del Giro d’Italia, nella discesa del valico di Chiunzi, al km 182, a causa di un gatto che attraversa la strada al passaggio del gruppo. Riesce a concludere la corsa grazie ai compagni di squadra ma all'ospedale si scopre che ha subito la lacerazione di un centimetro nelle fibre muscolari della coscia sinistra ed ha perso sangue. Giro finito. « Avrei voluto essere battuto dagli avversari, invece ancora una volta mi ha sconfitto la sfortuna » (Pantani, il 25 maggio 1997)
Questa volta recuperò velocemente e ritornò in sella al Tour dello stesso anno, dove lottò a lungo per la maglia gialla, riportando altre due vittorie di tappa ancora all'Alpe d'Huez, staccando Ullrich e Virenque, e a Morzine. In particolare all'Alpe d'Huez scala l'ascesa in 37 minuti e 35 secondi, un record storico. Pur prevalendo sulle salite delle Alpi e dei Pirenei, venne superato in classifica da Ullrich, che riuscì a recuperare il tempo perso grazie alle tappe a cronometro, nelle quali era più forte, portando la maglia gialla fino a Parigi; Pantani si piazzò al terzo posto della classifica finale dietro anche a Richard Virenque.
1998: la doppietta Giro-Tour
Nel 1998 Marco Pantani si impose al Giro d'Italia, nonostante il percorso non facilitasse le sue caratteristiche con poche montagne e molti chilometri a cronometro. Rivaleggiando con gli specialisti della crono come Alex Zülle, attaccò ripetutamente sulle montagne e fu in grado di guadagnarsi un margine abbastanza grande da compensare la sua debolezza a cronometro, raggiungendo la vittoria finale e numerosi successi di tappa. Dopo due tappe in salita dove Pavel Tonkov e Pantani si erano controllati, decisiva fu la tappa di Plan di Montecampione quando Pantani, con Zülle ormai in crisi, attaccò ripetutamente Pavel Tonkov che alla fine, dopo un duello accanito, cedette, perdendo circa un minuto negli ultimi tre chilometri. Il romagnolo andò così a vincere la tappa e ad ipotecare il successo finale. Ottenne anche la classifica scalatori. Dopo aver affrontato una preparazione adeguata si presenta al Tour dello stesso anno, dove batté finalmente Jan Ullrich, staccandolo di quasi nove minuti nella tappa di montagna conclusa a Les Deux Alpes. Dopo alcune tappe Pantani aveva quasi 5 minuti da recuperare a Jan Ullrich: attaccò dunque sul colle del Galibier a quasi 50 chilometri dal traguardo e giunse all'arrivo in solitaria; dopo quella tappa il distacco non venne più colmato e Pantani divenne il primo italiano a vincere il Tour dopo Felice Gimondi nel 1965, davanti a Jan Ullrich e Bobby Julich. La sua vittoria fu notevole dato che negli ultimi anni il Tour era stato vinto da passisti abili anche nelle prove a cronometro, come Miguel Indurain, Jan Ullrich e Bjarne Riis. Era dai tempi di Lucien Van Impe che uno scalatore "puro" non vinceva la classifica finale della corsa francese. A fine stagione nel suo palmarès vi erano anche diversi Critérium.
1999: l'episodio di Madonna di Campiglio
Per la stagione 1999 Pantani punta al Giro. Infatti dimostra subito di stare in una buona condizione ottenendo la frazione sul Gran Sasso, primo arrivo in salita. Sulla salita di Oropa, dopo un salto di catena a pochi km dal traguardo, riprende gli avversari, li supera e conquista la tappa. Dopo le frazioni dell'Alpe di Pampeago e di Madonna di Campiglio sembra che nessuno ormai riesco a togliergli il Giro, ma il giorno dopo la tappa di Madonna di Campiglio, e precisamente il 5 giugno del 1999 vengono riscontrati livelli troppo alti di ematocrito nel sangue del Pirata, che viene di conseguenza allonatanato dalla corsa rosa.
Pantani fu sospeso per 15 giorni, il che comportava l'esclusione dalla corsa rosa. In pratica la carriera di Pantani si conclude con questo episodio. Dopo aver spaccato per l'ira un vetro nell'albergo, accerchiato dai giornalisti e accompagnato dai carabinieri mentre stava per lasciare la corsa, disse: « Mi sono rialzato dopo tanti infortuni e sono tornato a correre. Questa volta però abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per me molto difficile. » (Marco Pantani)
Le cose cambiarono per Pantani al Giro del 1999 nella mattina del 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio quando vennero resi pubblici i risultati dei controlli della tappa del giorno precedente, dai quali risultava nel sangue di Pantani un livello di globuli rossi superiore al consentito. Il valore di ematocrito riscontrato a Pantani fu infatti del 52%, oltre il margine di tolleranza dell'1% rispetto al valore massimo consentito dai regolamenti contro il 50%. Per Pantani quella tappa sarebbe potuta essere un'ulteriore consacrazione, vista la planimetria a lui favorevole: partenza da Madonna di Campiglio, arrivo all'Aprica, dopo la scalata del Mortirolo e oltre 50 km di salita. Il romagnolo, fra l'altro, era già primo in classifica con più di cinque minuti sul secondo. La tappa fu poi vinta dall'iberico Roberto Heras. Paolo Savoldelli, nonostante fosse subentrato al primo posto in classifica del Giro, rifiutò di mettere la maglia rosa, simbolo del primato, rischiando una squalifica. La squadra del Pirata, la Mercatone Uno-Bianchi, si ritirò dal Giro. Pantani rinunciò a partecipare al successivo Tour de France, pur se la sospensione di 15 giorni comminatagli glielo avrebbe consentito.
Pantani non risultò mai positivo a un controllo antidoping sebbene sia stato legittimamente escluso dalla corsa in base ai regolamenti sportivi. Le uniche associazioni del Pirata con le pratiche di doping sono relative alle dichiarazioni di Jesus Manzano, reo confesso, che cita Pantani in un contesto in cui si accusano vari ciclisti di alto livello degli anni novanta, organizzatori, tecnici e sponsor, e a quelle di Christina Jonsson, fidanzata di Pantani per 7 anni, che in un'intervista al periodico svizzero L'Hebdò riferisce che il Pirata ne facesse uso regolare. Vengono alimentati in seguito dei dubbi su un eventuale "complotto" ai danni di Pantani. Celebre la lettera di Renato Vallanzasca alla madre del ciclista, Tonina, dell'8 novembre 2007. In breve Vallanzasca sostiene che un suo amico, habitué delle scommesse clandestine, lo abbia avvicinato cinque giorni prima del "fatto" di Madonna di Campiglio consigliandogli di scommettere sulla sconfitta di Pantani per la classifica finale, e assicurandogli che «il giro non lo vincerà sicuramente lui».
Pantani non partecipò di sua volontà al Tour del '99 per la faccenda di Madonna di Campiglio. In quel periodo la bicicletta non fece più parte della sua vita. Braccato dai media ed in preda ad una forte depressione, Marco restò chiuso in casa. Si allontanò dal ciclismo e, le poche volte che tornò in sella, fu vittima degli insulti dei passanti che lo etichettavano come un dopato. L'inverno, momento più duro per un ciclista, fu per Pantani un periodo difficile. Già allora emersero gli effetti della cocaina.
2000: il secondo ritorno
Pantani torna a correre nel 2000 ma nonostante la condizione di forma, la difficoltà maggiore era psicologica. Marco faticò a ingranare e la preparazione per il Giro si fece sempre più frammentata fino a diventare inesistente. Il problema della cocaina in seguito fu superato ma, in vista del Giro, la preparazione fisica non era adatta ad una corsa così dura. Ormai nella Mercatone Uno si pensò ad un Giro senza Marco, con Garzelli capitano; però, a sorpresa, Marco partecipò al Giro, mettendosi a disposizione per Garzelli, giovane promettente. Infatti i 9 posti della Mercatone Uno per la corsa rosa erano per Garzelli, De Paoli, Velo, Zaina, Brignoli, Borgheresi, Forconi, Fontanelli e Podenzana il quale è sacrificato per far posto a Pantani. La sua prova fu incolore per la sua forma non ottimale. Era spento e nelle salite non brillava più come ai suoi tempi d'oro. Risorse invece sull'Izoard dove fece da gregario al capitano Garzelli, poi vincitore della classifica generale, e andò ad agguantare un secondo posto in una tappa che fece ben sperare per una sua rinascita. Punta tutto al Tour, dove incontra Lance Armstrong, futuro vincitore incontrastato delle seguenti edizioni. Già dalle prime frazioni e sui Pirenei il Pirata accumula un ritardo notevole. Si riscatta sulle Alpi: il 13 luglio nella tappa del Mont Ventoux batte in volata l'americano ottenendo la vittoria di tappa. Successivamente, Armstrong, durante un'intervista dichiarò apertamente d'aver lasciato la vittoria al Pirata e questo scatenera la rabbia di Pantani. Il 16 luglio nella tappa di Courchevel Pantani scatta: rispondono Richard Virenque e Armstrong. Dopo alcuni km si stacca Virenque e rimangono solo Pantani ed Armstrong. Dopo che Roberto Heras e Javier Otxoa raggiungono i due, Pantani attacca lasciando sul posto gli avversari a 5 km dal traguardo. Raggiunge e stacca José María Jiménez e andò a vincere in solitaria, staccando lo stesso Armstrong di ben 51 secondi, ma la sua esultanza, così contenuta, pare nascondere una triste verità: quella sarà la sua ultima vittoria da professionista. Il giorno dopo, nella tappa di Morzine con il duro Col de Joux-Plane poco prima del traguardo, Pantani attaccò alla prima salita, tentando di recuperare il distacco in classifica. La scarsa collaborazione con i compagni di fuga, il caldo e problemi intestinali (dissenteria) lo costrinsero però al ritiro dalla "Grand Boucle". «Ho provato a far saltare il Tour, sono saltato io» disse dopo essere arrivato al traguardo con 13'44" di ritardo dal vincitore di tappa Richard Virenque. Nel 2001 e nel 2002 partecipò al Giro d'Italia ottenendo però scarsi risultati. Pantani decide di ritirarsi provocando le maledicenze dei media, che credono che Pantani abbia trovato un modo per saltare il controllo anti-doping del giorno successivo. Ottiene altre due vittorie nei critérium, fra cui l'Acht van Chaam.
2001-2004: la depressione
Ormai sempre più prostrato nel morale, anche a causa del processo in corso per frode sportiva, intentato nei suoi confronti per fatti risalenti al 1995, Marco si prepara per il Giro d’Italia. Ancora una volta per lui non c’è un attimo di pace; in questa edizione della corsa rosa l’antidoping non perde occasione per effettuare controlli a tappeto e sequestri di materiale medico. Il mondo del ciclismo sta vivendo un momento critico e con esso anche la vita e la carriera di Pantani, che non riesce più ad esprimersi ad alti livelli. Da tutti i controlli lui ne esce pulito ma il mancato e inspiegabile invito al Tour de France comincia a minare seriamente il suo morale e le sue prospettive di carriera. Ora per lui poter tornare al Tour e battere "l’americano" è una questione di principio; parallelamente, purtroppo, la sua vita prende una brutta piega a causa dell'uso di cocaina. Ormai comincia ad essere lontano dall'immagine del corridore professionista e tra sospetti e processi della giustizia sportiva, dove lo condannano e poi lo assolvono, il "pirata" non riesce più a trovare la serenità necessaria per tornare a correre.
Il Pirata sembra voler finalmente scrollarsi di dosso la malinconia e le ossessioni degli ultimi anni, tornando a prepararsi sia per il Giro che per il Tour. Gli ultimi lampi di classe del Pirata furono al Giro d'Italia 2003 dove lottò testa a testa con i migliori giungendo quattordicesimo nella classifica generale (tredicesimo dopo la squalifica di Raimondas Rumsas, 6º). Durante la tappa del Monte Zoncolan reagì allo scatto di Gilberto Simoni, che aveva staccato tutti. Pantani si mise all'inseguimento e l'unico a reggere il suo ritmo fu Stefano Garzelli. Per le energie spese però calò nel finale e arrivò quinto. Nella tappa di Cascata del Toce fece il suo ultimo scatto a 3 km dall'arrivo venendo ripreso da Simoni e finendo ottavo. Nonostante l'episodio della squalifica a causa dei valori troppo alti dell'ematocrito, Pantani rimase popolare tra i suoi ammiratori, che non smisero mai di osannarlo e che preferivano pensare al grande scalatore del passato, ai suoi attacchi esplosivi sulle montagne che rendevano eccitante la corsa. Al Giro giunge quattordicesimo, nonostante abbia una condizione di forma non eccellente, ma ancora una volta viene rifiutato dall' organizzazione della Grande Boucle. É in questo momento che il mondo del ciclismo sbatte definitivamente la porta in faccia a Pantani, annichilendo e umiliando irrimediabilmente quell’uomo che stava tendendo disperatamente una mano in cerca di aiuto, proprio a quel mondo a cui aveva dedicato tutta la sua vita e senza il quale si sentiva perso e indifeso.
Il 21 giugno 2003 Pantani entrò in una clinica del Nord Italia specializzata nella cura della depressione e della dipendenza da alcol, uscendone ai primi di luglio per continuare le cure con i medici personali.
Morte
Il 14 febbraio 2004, Marco Pantani fu trovato morto nella stanza D5 del residence "Le Rose" di Rimini. L'autopsia rivelò che la morte era stata causata da un edema polmonare e cerebrale, conseguente a un'overdose di cocaina.
L'autopsia sul corpo del campione dopo la tragica morte e in particolare l'analisi del midollo osseo ha escluso che Pantani avesse fatto uso frequente e in quantità elevata di Epo durante la sua carriera.
La morte di Pantani lasciò sgomenti tutti gli appassionati delle due ruote, per la perdita di un grande corridore; uno degli sportivi italiani più popolari del dopo guerra, protagonista nel bene e nel male di tante imprese.
Le spoglie di Marco Pantani sono sepolte nel cimitero di Cesenatico. Per ricordare le sue doti di scalatore, dal 2004 il Giro d'Italia assegna ogni anno ad una salita (la più "rappresentativa") il titolo "Montagna Pantani", onore concesso fino allora solo al Campionissimo Fausto Coppi, con la "Cima Coppi" (il passo più alto percorso dal Giro). Nel 2004 la salita è stata il Mortirolo, nel 2005 il Passo delle Erbe, nel 2006 di nuovo il Mortirolo, nel 2007 la salita che giunge al Santuario di Oropa, dove Pantani vinse al Giro del 1999. Nel 2008 ancora una volta il Mortirolo, nella tappa del 31 maggio, e il Col d'Izoard nel 2009. Nel mese di novembre del 2010 viene esposta al Museo del Ghisallo la maglia gialla di Pantani ottenuta al Tour del 1998; in seguito la maglia viene rubata e non viene più ritrovata. Sembra che i ladri siano i due custodi del Salone del Ciclo della Fiera di Rho, che hanno poi rivenduto la maglia del pirata, il 7 novembre.
bipolare cocainomane. una vita difficile, a tratti francamente maniacale, una morte agonizzante in completa solitudine.
RispondiElimina