17.2.11

Stefania e Mafalda di Savoia













ROMA - «Quando mi hanno proposto di interpretare Mafalda di Savoia, sono rimasta perplessa: non sapevo niente di lei» racconta Stefania Rocca «Ho scoperto che non esiste quasi niente, a parte il libro di Cristina Siccardi sul quale è basata la nostra fiction. Niente, o quasi, sul suo carattere, la sua personalità. Perciò sono rimasta ancora più colpita quando ho letto la frase che disse ai compagni di prigionia italiani prima di morire: "Ricordatemi non come una principessa ma come una sorella". Da lì ho ricostruito la "mia" Mafalda: allegra, amante della musica, romantica, testarda e non formale». Ed è il ritratto una donna vera, quello proposto nel film di Maurizio Zaccaro (in onda domani e mercoledì su Canale 5), interpretato oltre che dalla Rocca, da Franco Castellano, Johannes Brandrup, Clotilde Courau (la moglie di Emanuele Filiberto di Savoia interpreta Giovanna di Savoia), Regina Orioli e Amanda Sandrelli. La Rocca vede Mafalda di Savoia come una principessa lontana dalle favole: trascorrerà l'ultima parte della vita nel lager di Buchenwald, dove morì nel 1944, a 41 anni, in seguito al bombardamento degli alleati. «Questa donna così "normale"» racconta l'attrice «ci insegna che c'è sempre qualcuno che paga per gli errori degli altri. Mafalda era un misto di coraggio e umiltà. Si ritrovò nel lager di Buchenwald, scioccata perché non capiva il motivo della deportazione, ma non smise mai di sperare che venissero a liberarla. Ho pianto mentre recitavo nelle baracche. Sembrava vero. è stato ricostruito tutto nei minimi dettagli. Ho provato un'angoscia fortissima che mi ha preso al cuore e, alla fine, sono scoppiata a piangere. Siamo abituati a leggere dei campi di concentramento, ma sul set ho vissuto un' esperienza tremenda». Prodotta da Angelo Rizzoli, scritta da Massimo De Rita e Mario Falcone, la fiction prende il via nell'agosto 1944 quando Mafalda, internata a Buchenwald da quasi un anno, viene ferita durante un bombardamento. Ricoverata in condizioni disperate nel bordello del campo, inizia a ricordare la sua vita. A partire dalla sala da ballo in cui aveva conosciuto l' uomo che, a dispetto di tutti, sarebbe diventato suo marito e il padre dei suoi quattro figli: Filippo d'Assia Kassel. Luterano e lontano dalle strategie matrimoniali utili alla casata, Filippo non era visto di buon occhio dal re d'Italia Vittorio Emanuele III. Nel '43 gli eventi precipitano: il Duce viene destituito; il 7 settembre Mafalda riparte da Sofia, dov'era andata a trovare la sorella Giovanna che assisteva il marito Boris in coma; l'8 è a Budapest, il 9 forse qualcuno la informa di ciò che sta accadendo e si appresta a prendere un aereo. L'aeroporto è già in mano ai tedeschi. Con mezzi di fortuna raggiunge Roma e fa appena in tempo a rivedere i figli; il giorno dopo Kappler la convoca al comando tedesco, per l'arrivo di una telefonata del marito dalla Germania. Una trappola: arrestata, viene deportata nel lager di Buchenwald, dove è rinchiusa nella baracca numero 15 sotto falso nome (frau von Weber). Al contrario di molte principesse, tiene saldamente in mano la sua vita. Ed è questo tratto di Mafalda ad aver affascinato Stefania Rocca: «Siamo entrambe testarde». L'attrice (protagonista di Commedia sexy di D'Alatri accanto a Bonolis) sta girando con Giorgio Pasotti Voce del verbo amore: «Mi sono divertita in tutti e due i film: sono commedie, dopo Mafalda avevo bisogno di ridere».

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