6.7.11

Walter Chiari






pseudonimo di Walter Annicchiarico, è stato un attore, comico e conduttore televisivo italiano.
Nato in una famiglia di origini pugliesi, il padre Carmelo funzionario di PS originario di Grottaglie, la madre Enza maestra elementare di Andria, trascorse l'infanzia con la famiglia prima a Verona e poi all'età di 3 anni si stabilisce a Milano, il primo impiego è come magazziniere all'Isotta Fraschini. In quel periodo iniziò a praticare il pugilato, diventando campione lombardo della categoria pesi piuma, nel 1939. Fu anche un provetto giocatore di tennis e campione lombardo anche nel gioco delle bocce, sport che abbandonò in seguito alle fratture alle mani, causate dallo sport pugilistico. Praticò anche il nuoto a livello agonistico, vincendo i campionati promossi dalla GIL nei 100 metri stile libero.
Abbandonati gli studi, trovò lavoro in una ditta come radiotecnico, ma fu subito licenziato, per aver fracassato tre valvole nel riparare un apparecchio. Fu assunto in una banca, ma ancora licenziato perché scoperto da un superiore mentre imitava Adolf Hitler in piedi sulla scrivania. Chiamato il capo ufficio e invitato a ripetere lo sketch in sua presenza veniva dallo stesso prima applaudito, e quindi allontanto e invitato a perseguire una carriera teatrale. (fonte: lo stesso W. Chiari racconta l'episodio nel film documentario Un altro italiano di W. Chiari e T. Sanguineti). Passò quindi a svolgere la professione di giornalista, ma non riuscì neanche in questo campo, per cui si mise a fare il caricaturista. Decise a questo punto di riprendere gli studi; conseguì il diploma di maturità scientifica ma, mentre stava per iscriversi all'università, scoppiò la seconda guerra mondiale.
La famiglia Annichiarico risiedeva a Milano proveniente da Verona dove era nato Walter nel 1924. Da Milano, per i bombardamenti, vennero sfollati ad Andria Walter, la madre e il fratello più grande. Vi restarono solo per qualche mese ritornando a Milano per evitare di stare lontani dal padre, a causa della guerra che aveva diviso l'Italia in due.

Nel 1944 l'approdo allo spettacolo

Arruolatosi nella Decima Mas collaborò al suo settimanale con il titolo "L'Orizzonte", con una tiratura di cinquantamila copie, quale autore di vignette umoristiche con Ugo Tognazzi, aveva condotto anche programmi dai microfoni di «Radiofante», emittente milanese per le truppe della RSI. Non si sapeva invece che Chiari avesse partecipato ai combattimenti seguiti allo sbarco in Normandia indossando la divisa tedesca, come invece era noto per altri ventenni sotto le armi in quel periodo che sarebbero diventati celebri attori. A rivelarlo è il documentario sullo sbarco in Normandia e la campagna che ne derivò dal 6 giugno 1944. Il titolo è D-Day - noi italiani c'eravamo del regista veronese Mauro Vittorio Quattrina relativamente all'intervista del tenente Bregliano, allora comandante della batteria antiaerea nel cui personale c'era Walter Chiari.
Dopo la Liberazione fu prigioniero nel campo di Coltano, vicino a Pisa. Una sera del gennaio 1944 si trovava con amici al teatro Olimpia di Milano (oggi scomparso, si trovava in Largo Benedetto Cairoli) durante un concorso per dilettanti. Ad un tratto i suoi compagni lo sollevarono scaraventandolo sul palcoscenico. Una volta davanti al pubblico non poté far altro che esibirsi in due "numeri" che con gli amici riscuotevano sempre successo: l'imitazione di Hitler e la gag del balbuziente che cerca disperatamente di ordinare una granita in un bar. Il pubblico apprezzò quella esibizione euforicamente, decretandogli un caloroso applauso e un successo pressoché istantaneo.
Nel 1946 ottiene la sua prima parte di rilievo in teatro grazie a Marisa Maresca, che lo inserisce nello spettacolo Se ti bacia Lola. Di qui ha inizio una lunga carriera nel teatro di rivista dove, oltre che per la bella presenza, si fa notare per le innate capacità d'improvvisazione. Partecipa agli spettacoli Simpatia (1947), Allegro (1948) e Burlesco (1949). Nel 1950 diventa primo attore in Gildo con Miriam Glori, nel 1951 in Sogno di un Walter con Carlo Campanini e Dorian Gray, e nel 1952 consolida il suo successo con Tutto fa Broadway con Lucy D'Albert e Carlo Campanini.
Inoltre si afferma anche come autore di testi nei successivi spettacoli Controcorrente (1953) di Metz, Marchesi e Chiari, e Saltimbanchi (1954) di Chiari, Silva e Terzoli.

Il cinema

Nel frattempo esordisce nel cinema con Vanità, diretto da Giorgio Pàstina nel 1946, in cui è calato in un personaggio drammatico curiosamente doppiato da Alberto Sordi, con il quale vince il prestigioso premio "Nastro d'argento" . Molto più noti sono i successivi ruoli in film-commedia come Totò al giro d'Italia (1948) e I cadetti di Guascogna (1950), in cui lavora con l'esordiente Ugo Tognazzi.
Nel 1951 Luchino Visconti gli offre il ruolo del giovanotto cialtrone, modesto dongiovanni di borgata, in Bellissima, a fianco di Anna Magnani; questo ruolo, citatissimo dalla critica, è fonte di grandi soddisfazioni artistiche, ma Walter continua nel teatro leggero, nella commedia musicale (in coppia con Delia Scala nel 1956 con Buonanotte Bettina e nel 1958 con Il gufo e la gattina, e nel 1960 insieme a Sandra Mondaini, Ave Ninchi ed Alberto Bonucci con Un mandarino per Teo, tutte di Garinei e Giovannini), nel teatro di prosa recitando nel 1965 con Gianrico Tedeschi nella commedia Luv di Murray Schisgal, e nel 1966 con Renato Rascel ne La strana coppia di Neil Simon, e nel cinema di genere, al quale continua infaticabilmente a lavorare prendendo parte, tra gli altri, ai film del filone comico-giudiziario Un giorno in pretura (1953), Accadde al commissariato (1954), Accadde al penitenziario (1955); film dai quali, qualche anno più tardi, prenderà origine la cosiddetta commedia all'italiana.

Il grande seduttore

Ma più che per le sue interpretazioni sul palcoscenico e sullo schermo, in quegli anni Walter Chiari è sulle prime pagine dei rotocalchi per le storie d'amore con donne famose e attraenti che - a torto o a ragione - gli vengono attribuite dalla stampa "rosa". Da Elsa Martinelli a Delia Scala, a Lucia Bosé (con la quale intrattiene un lungo fidanzamento), alla principessa Maria Gabriella di Savoia, alla cantante italiana, Mina. Viene descritto come un infaticabile seduttore che inanella storie d'amore una dietro l'altra, ma in realtà sono quasi sempre le sue partner ad essere conquistate dalla sua prestanza fisica, dalla sua simpatia e dal suo carattere gioviale.
Nel 1957, grazie anche alla sua buona conoscenza dell'inglese, viene scritturato in una produzione americana girata a Cinecittà da Mark Robson. In questo film, intitolato La capannina[1], Walter Chiari ha l'opportunità di lavorare con Ava Gardner, all'epoca moglie separata di Frank Sinatra. Con lei intreccerà un chiacchierato e tumultuoso flirt, che proietta la sua fama di rubacuori nelle pagine di cronaca mondana su tutte le riviste del mondo. Questa inaspettata pubblicità gli fa ottenere anche un ingaggio a Broadway, dove nel 1961 interpreta ben 113 repliche della commedia musicale The Gay Life, tratta da Schnitzler.
Ma anche la storia d'amore con l'attrice hollywoodiana non durerà a lungo. Durante un soggiorno in Australia, irritata da una graffiante parodia di suo marito che Walter improvvisa al termine di una cena, la Gardner si alza sdegnata dal tavolo piantandolo in asso e andandosene direttamente all'aeroporto, da dove prende un aereo per gli Stati Uniti. Successivamente, tuttavia, la Gardner dichiarerà che egli è stato l'unico, vero grande amore della sua vita.

Il monologo

Dotato di grandi capacità parodistiche, parlatore infaticabile (sarà poi uno dei migliori attori alle prese con il monologo), negli anni sessanta Walter Chiari trova finalmente nella televisione il mezzo più congeniale alla sua comicità, tanto da diventare in pochi anni il più noto e apprezzato comico televisivo italiano; con la sua voce un po' roca ed il gesticolare a scatti, univa infatti una straordinaria comicità di tipo fisico e mimico ad un eloquio scioltissimo, a tratti anche ricercato e forbito, che gli consentivano di prolungare a piacere qualsiasi sketch, trasformando ogni più semplice storiella in un divertentissimo monologo. Famosi in tal senso sketch come quelli del sommergibile, dove il Capitano dà gli ultimi consigli, prima di affondare, a un terrorizzato equipaggio, o del contadinotto imbranato che va per la prima volta a Milano ad assistere a una partita di calcio nel grande stadio di San Siro (oggi Meazza).

Il matrimonio

Ancora in Australia nel 1966, durante le riprese del film "Sono strana gente" diretto da Michael Powell, Walter aveva conosciuto sul set l'attrice Alida Chelli ed aveva iniziato con lei una lunga e tempestosa storia d'amore fatta di litigi, riappacificamenti, separazioni e ricongiungimenti meticolosamente scanditi dalle copertine dei settimanali. Finalmente nel 1969, mentre Alida è impegnata nelle riprese dello sceneggiato televisivo Giocando a golf una mattina, riceve una telefonata da Sydney.
All'altro capo del filo c'è Walter, che nella città australiana stava girando il film Squeeze a Flower (mai distribuito in Italia), che le dice «Sono vestito da frate davanti a una fontana, se accetti di sposarmi mi ci butto dentro!».
Due giorni dopo le nozze vennero celebrate in una chiesa di Sydney, ma il matrimonio si preannunciò immediatamente irto di problemi dal momento che all'uscita della chiesa Walter venne "prelevato" dagli emissari della produzione che lo portarono ad un evento promozionale a cui doveva partecipare e di cui si era "dimenticato" (i ritardi e le "buche" agli appuntamenti erano una caratteristica dell'attore), per cui la povera sposa si trovò a dover tagliare da sola la torta nuziale.
I due divorziarono nel 1972, dopo meno di tre anni dalle nozze, ma anche in seguito Walter restò sempre in buoni rapporti con Alida e con il figlio Simone, attualmente presentatore televisivo su La7, Mediaset e Rai.

La televisione

Sul piccolo schermo ripropone numerosi sketch tratti dalle sue riviste, il più celebre dei quali rimane quello del Sarchiapone, trasmesso per la prima volta nel 1958 durante il programma televisivo La via del successo insieme a Carlo Campanini, sua fedele "spalla"; partecipa come ospite fisso a numerose trasmissioni, su tutte Studio Uno, con la regia di Antonello Falqui.
Al cinema interpreta ancora alcuni ruoli degni di nota: ne La rimpatriata (1962) di Damiano Damiani è il ragazzone un po' strafottente che rimette insieme un gruppo di vecchi amici per una serata di evasione, e che si conclude invece con amare riflessioni; ne Il giovedì (1963) di Dino Risi è invece un uomo profondamente immaturo, alle prese con il suo improbabile ruolo di padre. Nel 1966 si fa notare per due interpretazioni molto diverse: quella del balbuziente Silence nel Falstaff firmato da Orson Welles, e di Sandro, il cinico giornalista che nel film "Io, io, io... e gli altri", diretto da Alessandro Blasetti, conduce un'inchiesta sull'egoismo che lo spinge a riflettere sulla propria vita.
Nel 1968 conduce in televisione una delle più fortunate edizioni di Canzonissima, in trio con Mina e Paolo Panelli. Nel 1969 è protagonista con la moglie Alida Chelli del giallo-rosa Geminus, film televisivo in sei puntate diretto da Luciano Emmer. Il suo vizio di "sforare" anche di decine di minuti le sue trasmissioni, gli procurarono non pochi guai alla RAI (unica a trasmettere in Italia in quel periodo).

I problemi con la giustizia e l'inizio del declino

Il 20 maggio del 1970, mentre si sta recando negli studi radiofonici della RAI di Via Asiago per registrare una puntata del programma Speciale per voi condotto da Renzo Arbore, Walter Chiari viene tratto in arresto e associato al carcere di Regina Coeli. L'attore viene accusato di consumo e spaccio di cocaina da un piccolo delinquente, tale Guido Malmignati, e si ritrova nel vortice di uno scandalo, ingigantito dai media e dalla stampa dell'epoca, che coinvolge suo malgrado anche Lelio Luttazzi, completamente estraneo alla vicenda.
Walter Chiari resterà in carcere 70 giorni tra il maggio e l'agosto del 1970 (dove l'8 agosto viene a conoscenza della nascita del figlio Simone da un agente di custodia), e l'anno seguente viene processato, venendo prosciolto dall'accusa di spaccio e condannato con la condizionale per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale.

Ritorno in scena

Tornato in libertà, ma emarginato dalla RAI e ignorato dai produttori teatrali, a Walter Chiari viene inaspettatamente data l'opportunità di tornare alla ribalta nell'estate del 1974 da Paolo Pillitteri, allora giovane assessore alla Cultura del Comune di Milano, che gli offre di partecipare ad una serata nell'ambito della serie di spettacoli Vacanze a Milano, patrocinati dall'amministrazione del capoluogo lombardo. Da quella sera, conclusasi con lunghe ovazioni e due bis, ha inizio per Walter la riconquista della sua professionalità.
Sempre nel 1974, per i tipi dell'editore SIPIEL di Milano, pubblica il suo primo ed ultimo libro "Quando spunta la luna a Walterchiari", che egli stesso nella copertina definisce "semiromanzo quasibiografico".
Ma il cammino per risalire la china della popolarità risulta arduo, e per sbarcare il lunario Walter Chiari si adatta a lavorare in film di serie B e nelle emergenti TV private, dove conduce spettacoli leggeri per un pubblico circoscritto ma che comunque continua a tributargli affetto. Tra il 1977 ed il 1978 conduce A mezzanotte va... su Tele Alto Milanese (programma antesignano degli spogliarelli integrali), quindi Walter Chiari di sera sull'emittente pavese Tele Monte Penice, ed in seguito "Ciao, come stai?" nel 1980 e Mezzogiorno di gioco nel 1986 su Antenna 3 Lombardia,[3] quest'ultimo insieme alla giovane Patrizia Caselli, con la quale già dal 1981 fa coppia anche nella vita nonostante la grande differenza d'età (36 anni di differenza).
Il ritorno in scena non fu scevro di polemiche. A Genova nel 1975, durante lo spettacolo Chiari di luna, in cui Walter reggeva la scena da solo per due ore, egli pronuncia una battuta che suonava come: "Quando fu appeso per i piedi a Piazzale Loreto, dalle tasche di Mussolini non cadde nemmeno una monetina. Se i nuovi reggitori d'Italia avessero subito la stessa sorte, chissà cosa uscirebbe dalle tasche di lorsignori!" scatenando dissensi e contestazioni tra il pubblico, al punto che le successive repliche dello spettacolo vengono disturbate da picchetti di dimostranti all'ingresso del teatro, mentre la stampa non tardò a manifestare a Chiari tutto il suo disappunto per la battuta qualunquista, velata di apologia del fascismo.
l 24 giugno del 1978 è protagonista nella prima parte dello spettacolo che segna l'attesissimo ritorno sulle scene di Mina al teatro-tenda Bussoladomani di Viareggio.
Nello stesso anno torna al teatro leggero con la commedia di Paolo Mosca Hai mai provato nell'acqua calda? in cui ha come partner Ivana Monti. Nel 1982, sempre con la Monti, riporterà in scena "Il gufo e la gattina", curandone anche la regia teatrale.
Al 1979 risalgono le sue ultime partecipazioni di rilievo in RAI dove, coadiuvato da Augusto Martelli, conduce la trasmissione Una valigia tutta blu, ed insieme ad Ornella Vanoni partecipa allo spettacolo musicale "L'appuntamento". Nello stesso anno, il 7 dicembre, gli viene conferita dal sindaco di Milano, Carlo Tognoli, la benemerenza civica (medaglia d’oro) della città.
Ma nell'estate del 1985 il suo nome viene nuovamente associato ad una vicenda giudiziaria. Viene infatti accusato insieme al cantautore Franco Califano dal camorrista "pentito" Giovanni Melluso (lo stesso accusatore di Enzo Tortora) di aver trattato l'acquisto di rilevanti partite di droga. Anche se questa volta Chiari viene prosciolto in istruttoria, per lui la vicenda è un altro duro colpo da sopportare.
Soltanto nel 1986 verrà riabilitato dal mondo dello spettacolo grazie al teatro di prosa, al quale ritorna interpretando il personaggio dell'avvocato Lattes in un adattamento de Gli amici di Arnold Wesker, ed al programma televisivo della RAI in sette puntate Storia di un altro italiano, biografia appassionata per la regia di Tatti Sanguineti. Nel 1986, nell'ambito delle celebrazioni per Firenze capitale europea della cultura, riprende la collaborazione con l'amico Renato Rascel con il quale interpreta Finale di partita di Samuel Beckett per la regia di Giuseppe Di Leva.[6].
Nel 1987 Ugo Gregoretti, allora direttore del Teatro Stabile di Torino lo chiama per interpretare "Il critico" di Richard Sheridan e tra il 1988 ed il 1989 Six heures au plus tard, di Marc Terrier, in cui recita assieme a Ruggero Cara. Nel 1990 riproporrà nuovamente Il gufo e la gattina, stavolta insieme a Lory Del Santo. Torna anche al cinema con il film Romance di Massimo Mazzucco, per il quale viene nominato tra i candidati alla Coppa Volpi come migliore attore alla Mostra del Cinema di Venezia, ma non vince il premio per un soffio (in tale occasione, dato già per sicuro vincitore, Chiari aveva offerto da bere champagne agli amici). Avrà anche il ruolo di Tonio nei Promessi sposi di Nocita.
Nel 1990 interpreta il suo ultimo film, Tracce di vita amorosa di Peter Del Monte. Negli ultimi anni di vita dell’attore c’è stato un affettuoso riavvicinamento tra lo stesso Chiari e la città di Grottaglie di cui era originario il padre. Un riavvicinamento sancito, tra l’altro, da una memorabile serata tenuta dal grande artista presso il Quartiere delle Ceramiche. Dopo la sua morte Grottaglie ha voluto rinnovare questo ritrovato legame, ha dedicato a Chiari una strada ed ha celebrato diverse manifestazioni ed incontri in suo ricordo a cui ha partecipato anche il figlio dell'artista, Simone. L'evento è stato oggetto del documentario Il complesso di Walter diretto da Alfredo Traversa ed uscito nel 2006.

La morte improvvisa

Nel dicembre del 1991 Walter Chiari si era recato al Teatro Manzoni per applaudire il collega ed amico Gino Bramieri. All'inizio di quello stesso mese era stato ricoverato all'Ospedale San Carlo di Milano per un piccolo intervento chirurgico, peraltro senza alcun problema, e pochi giorni dopo dimesso.
Il 20 dicembre Walter Chiari aveva in programma una cena con l'impresario teatrale Libero Zibelli, suo amico da oltre vent’anni, il quale non vedendolo arrivare chiamò la stanza 50 del residence Siloe di Via Cesari, dove l'attore viveva da solo da tre anni dopo essersi separato anche da Patrizia Caselli. Non ricevendo risposta Zibelli, allarmato, si recò presso il residence e sfondò la porta, trovando il povero Walter esanime sulla poltrona con gli occhiali sul naso e la televisione ancora accesa.
L'autopsia rivelò che la causa della morte fu un infarto. Per ironia della sorte, poche ore prima di morire si era sottoposto ad un check-up completo, risultato perfettamente regolare. I funerali di Walter Chiari si svolsero presso la Chiesa di San Pietro in Sala, in piazza Wagner, a due passi da quel Teatro Nazionale dove l’attore si esibiva spesso quando recitava a Milano, e vi partecipò una folla immensa che gli tributò un ultimo, lungo e scrosciante applauso. Sulla lapide dove riposa, presso il Cimitero Monumentale di Milano è incisa la battuta che a Dino Risi aveva confidato voleva fosse scritta: Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato.

Curiosità

A lui, ed al celebre Sarchiapone, è dedicato il concorso che si svolge ogni anno a Cervia in estate, riservato ai giovani comici emergenti. Dal 2006 il premio è rappresentato dal "Sarchiapone" in ceramica realizzato plasticamente da Francesco Annichiarico e graffita da Stefano Monteforte entrambi artisti di Grottaglie e sarà il simbolo delle successive edizioni.
Il film del 1996 di Pupi Avati, Festival, è ispirato a Chiari e alla sua mancata vittoria, come miglior attore, alla Mostra del Cinema di Venezia (tra l'altro l'attore che "soffiò" la vittoria a Walter Chiari fu Carlo Delle Piane con un film proprio di Avati, Regalo di Natale).
In una intervista rilasciata alla Domenica del Corriere n. 52 del 28 dicembre 1952 dichiarò di aver avuto più di una segreta passione: quella di diventare scrittore del tipo John Dos Passos o Ernest Hemingway; e quella di fare grandi viaggi negli sconfinati mari del sud.
Nel 1966 viene scelto come attore protagonista per il film They're A Weird Mob (tradotto in italiano come Sono strana gente). È uno dei film fondamentali per la storia della cinematografia australiana, tratto da una famoso romanzo di John O' Grady. Il regista Michael Powell vuole che sia Walter Chiari ad interpretare Nino Culotta, un giornalista italiano emigrato a Sydney, che pur conoscendo bene la lingua inglese, trova difficoltà di adattamento per il particolare slang australiano e le usanze del posto. Grazie all'enorme esperienza teatrale e cinematografica ed all'ottima conoscenza della lingua inglese, Chiari sarà protagonista di una riuscitissima prova interpretativa, riscuotendo un'enorme successo di pubblico e di critica.

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