Angelo Jacopucci è stato un pugile italiano.
Chiamato affettuosamente il brigetto dai suoi concittadini, è un nome storico per la boxe italiana ed europea, avendo vinto il titolo continentale nei pesi medi.
Eppure, nonostante sia riuscito a far suonare l'inno italiano per un campionato europeo di boxe, finirà per essere uno dei tanti martiri dello sport finiti sfortunatamente nel dimenticatoio.
Esordì tra i professionisti l'8 luglio 1973 sul ring di Tuscania, dove sconfisse alla 6ª ripresa il britannico Lawrence Ekpeli. Da quel momento Jacopucci inanellò 40 incontri professionistici, vincendo un titolo europeo dei Pesi Medi.
La tragica morte
Il 19 luglio 1978, sul ring di Bellaria, affrontò l'inglese Alan Minter; alla 12ª ripresa abbassò improvvisamente la guardia, consentendo a Minter di colpirlo ripetutamente e duramente al volto. Jacopucci era alla mercé dell'avversario, la testa, rimbalzando all'indietro, era sottoposta a traumi evidenti, i muscoli del collo erano rilassati e non offrivano più la seppur minima resistenza. A quel punto ci sarebbero stati tutti i presupposti per una immediata interruzione del match. Ma né l'arbitro, né i secondi, né il medico a bordo ring lo fecero e questa incapacità di prevenire il peggio gli fu fatale. Durante la cena, poche ore dopo l'incontro, davanti allo stesso Minter, avvertì dei forti attacchi di vomito: una volta tornato in albergo cadde improvvisamente in coma.
Trasportato immediatamente all'ospedale "Bellaria" di Bologna (curiosamente recante lo stesso nome della cittadina romagnola in cui aveva da poco combattuto), il pugile laziale morì per emorragia cerebrale nella mattina del 20 luglio 1978.
Trasportato immediatamente all'ospedale "Bellaria" di Bologna (curiosamente recante lo stesso nome della cittadina romagnola in cui aveva da poco combattuto), il pugile laziale morì per emorragia cerebrale nella mattina del 20 luglio 1978.
Le conseguenze della morte nel mondo della boxe
La morte del pugile tarquiniese rappresentò, in un certo senso, la fine di un'epoca per il pugilato, in quanto da allora, furono apportate modifiche sostanziali nel regolamento atte a tutelare la salute degli atleti:
le riprese di un titolo europeo furono ridotte a 12, dalle 15 originarie;
fu richiesta obbligatoriamente la TAC cranica di ciascun pugile, nell'ambito delle visite mediche rituali;
non furono più ammessi incontri in zone distanti più di un'ora da un centro neurologico.
fu richiesta obbligatoriamente la TAC cranica di ciascun pugile, nell'ambito delle visite mediche rituali;
non furono più ammessi incontri in zone distanti più di un'ora da un centro neurologico.
In ricordo
A Tarquinia, sua città natale, gli è stato dedicato il palazzetto dello sport e una corsa ciclistica;
Nel 1990, a 12 anni dalla morte, un gruppo punk rock polacco, Kult, dedicò una canzone a questo pugile. La canzone intitolata, appunto, "Angelo Jacopucci", ha un testo e una musica molto crudi, come cruda è stata la sua fine. L'unica imprecisione è che sul testo hanno sbagliato la data dell'incontro.
Nel 2006 Andrea Bacci pubblica un libro dal titolo "L'ultimo volo dell'Angelo Biondo" che riporta, in base ad alcune testimonianze, la vita e, in particolare, gli ultimi giorni del nostro pugile.
Si parla già da qualche anno della possibilità di realizzare un film sulla sua vita
L'opera più grande l'hanno comunque fatta, nel corso degli anni, i ricordi di chi lo conosceva e lo stimava, che hanno contribuito a rinverdire, anche se non completamente, il ricordo di un uomo che, almeno per la boxe europea, è sicuramente stato un personaggio importante, e senza i quali il brigetto sarebbe rimasto totalmente sconosciuto alle nuove generazioni.
Nel 1990, a 12 anni dalla morte, un gruppo punk rock polacco, Kult, dedicò una canzone a questo pugile. La canzone intitolata, appunto, "Angelo Jacopucci", ha un testo e una musica molto crudi, come cruda è stata la sua fine. L'unica imprecisione è che sul testo hanno sbagliato la data dell'incontro.
Nel 2006 Andrea Bacci pubblica un libro dal titolo "L'ultimo volo dell'Angelo Biondo" che riporta, in base ad alcune testimonianze, la vita e, in particolare, gli ultimi giorni del nostro pugile.
Si parla già da qualche anno della possibilità di realizzare un film sulla sua vita
L'opera più grande l'hanno comunque fatta, nel corso degli anni, i ricordi di chi lo conosceva e lo stimava, che hanno contribuito a rinverdire, anche se non completamente, il ricordo di un uomo che, almeno per la boxe europea, è sicuramente stato un personaggio importante, e senza i quali il brigetto sarebbe rimasto totalmente sconosciuto alle nuove generazioni.
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