22.6.11

Luigi Tenco







« Io sono uno che sorride di rado, questo è vero ah, ah, ah, ah, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre, però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro »
(Luigi Tenco, Io sono uno, 1966)

è stato un cantautore italiano o, come lui stesso amava definirsi, un compositore.
Il suo suicidio (?) avvenuto in un albergo di Sanremo durante l'edizione del 1967 del Festival della canzone italiana, lasciò sgomento e destò scalpore nell'ambiente musicale e nella società italiana in generale.
Nacque da una relazione extraconiugale della madre, Teresa Zoccola, cameriera presso una famiglia molto benestante di Torino (la famiglia Micca) con il figlio sedicenne della famiglia. La madre venne poi allontanata e ritornò a Cassine, e Luigi prese il cognome del marito della ragazza, Giuseppe Tenco, che morì in circostanze mai del tutto chiarite prima che lui nascesse. I due avevano già un figlio, Valentino.
Trascorse la prima infanzia tra Cassine e Ricaldone (paese originario della madre) fino a che, nel 1948, la famiglia si trasferì in Liguria, dapprima a Nervi e poi a Genova, dove la madre aprì un negozio di vini. Frequentò, con discreto profitto, dapprima il liceo classico al Liceo Ginnasio Andrea D'Oria per poi trasferirsi al liceo scientifico.
Nel 1953 fondò un gruppo musicale, la Jerry Roll Boys Jazz band (composta da Danilo Dègipo alla batteria, Bruno Lauzi al banjo, Alfred Gerard alla chitarra ed egli stesso al clarinetto), che propone tra i tanti brani di Nat King Cole e Kid Ory
Iniziò a suonare il sax nel 1957, quando venne chiamato da Marcello Minerbi (in seguito fondatore dei Los Marcellos Ferial ed arrangiatore per Claudio Lolli in Aspettando Godot) nel Trio Garibaldi, con Ruggero Coppola alla batteria e Minerbi al pianoforte; proprio per il trio Tenco scrive la sua prima canzone, la sigla di apertura dell'orchestra. Seguì nel 1958 la costituzione del gruppo i Diavoli del Rock con Nicola Grassi, soprannominato Roy, alla batteria e Gino Paoli alla chitarra.
Iscrittosi alla facoltà di Ingegneria, passò poi a quella di Scienze Politiche. In questo periodo entrò a far parte del Modern Jazz Group di Mario De Sanctis.
Nel 1959 si trasferì a Milano, ospite con l'amico Piero Ciampi di Gianfranco Reverberi che, lavorando come arrangiatore alla Dischi Ricordi, lo fece partecipare come session man alle registrazioni di La tua mano di Gino Paoli e Se qualcuno ti dirà di Ornella Vanoni; si trasferì poi con Ciampi alla Pensione del Corso, in Galleria del Corso 1, dove alloggiavano anche Paoli, Sergio Endrigo, Franco Franchi, Bruno Lauzi ed altri artisti.
Ottenne poi un contratto discografico con la Dischi Ricordi come cantante; il suo esordio col gruppo I Cavalieri risale al 1959. Il gruppo - che gravitava intorno alla casa discografica Tavola Rotonda, sottoetichetta della Ricordi, da cui il nome, e del quale facevano parte Gianfranco Reverberi, Paolo Tomelleri, Enzo Jannacci e Nando De Luca - incise un EP con quattro brani, Mai/Giurami tu/Mi chiedi solo amore/Senza parole (che vennero anche pubblicati suddivisi in due 45 giri), pubblicato a nome Tenco. Dopo questa incisione, Tenco adottò gli pseudonimi di Gigi Mai, Dick Ventuno e Gordon Cliff, chiedendo a Nanni Ricordi di non apparire con il suo vero nome per non subire danni d'immagine essendo studente di Scienze Politiche ed iscritto ad un partito politico

Cronologia degli eventi

Nel 1961 uscì il suo primo 45 giri inciso come solista e con il suo vero nome, intitolato I miei giorni perduti. Nel 1962, cominciò una breve esperienza cinematografica, con il film La cuccagna di Luciano Salce (con Donatella Turri tra gli interpreti), pellicola nella quale cantò il brano "La ballata dell'eroe", composta dall'amico Fabrizio De André.
Sempre negli anni sessanta strinse un'amicizia importante con il poeta anarchico genovese Riccardo Mannerini.
Il primo 33 giri di Tenco uscì proprio quell'anno; conteneva successi quali Mi sono innamorato di te e Angela, ma anche Cara maestra che non fu ammessa all'ascolto dalla Commissione per la censura (per quest'ultimo brano fu allontanato dalle trasmissioni RAI per due anni).
Nel 1963 si ruppe l'amicizia con Gino Paoli, a causa della relazione di questi con la giovane attrice Stefania Sandrelli, che Tenco non approvava.
Nel settembre dello stesso anno le sue canzoni Io sì e Una brava ragazza furono nuovamente bloccate dalla censura. Poco prima aveva abbandonato la casa discografica Dischi Ricordi per la Jolly.
Agli inizi del 1965 fa la sua prima apparizione cinematografica, di due sole nella sua vita, nel film musicale '008 Operazione Ritmo', di Tullio Piacentini, distribuito con successo in tutta Italia. Nel 1965, dopo vari rinvii che aveva ottenuto, partì per il servizio militare, che completò tuttavia in gran parte con ricoveri ospedalieri.
L'anno successivo stipula un contratto con la RCA Italiana ed incide Un giorno dopo l'altro, che diventa sigla dello sceneggiato televisivo Il commissario Maigret. Altri successi dell'epoca sono: Lontano lontano, Uno di questi giorni ti sposerò, E se ci diranno, Ognuno è libero.
A Roma, conobbe la cantante italo-francese Dalida, con la quale ebbe una relazione.
E sempre in questo periodo collabora con il gruppo beat The Primitives, guidato da Mal, per i quali scrive, in collaborazione con Sergio Bardotti, il testo italiano di due canzoni: I ain't gonna eat my heart anymore, che diventa il grande successo Yeeeeeeh!, e Thunder'n lightnin, tradotta in Johnny no! e contenuta nell'album del gruppo Blow Up.
Nel 1967 si presentò (qualcuno sostenne suo malgrado) al Festival di Sanremo con la canzone Ciao amore ciao, cantata, come si usava a quel tempo, da due artisti separatamente (in questo caso si trattava dello stesso Tenco e di Dalida).
Secondo alcune testimonianze pare che inizialmente Tenco, a causa della scarsa fiducia in se stesso, non apprezzasse Ciao amore ciao, ma Dalida riuscì con la sua dolcezza a convincere il cantautore a portare quella canzone al Festival.
Questo particolare lascia un velo di ironia della sorte tra il cinico e il macabro per tutto quanto avvenne dopo. Il brano di Tenco non venne apprezzato dal pubblico e non fu ammesso alla serata finale del Festival, classificandosi al dodicesimo posto nel voto popolare. Fallito anche il ripescaggio, dove fu favorita la canzone La rivoluzione di Gianni Pettenati, pare che Tenco sia stato preso dallo sconforto.

La tragica morte

Rinchiusosi nella sua camera in una dependance dell'Hotel Savoy, venne successivamente trovato morto proprio dalla stessa Dalida. L'ultimo a immortalare vivo il cantante fu il fotografo e giornalista Renato Casari: questa foto è attualmente conservata nella casa del fotografo (scomparso il 17 novembre 2010 in una casa di riposo a Lecco), a Mandello del Lario. Il corpo riportava un foro di proiettile alla testa. Venne trovato un biglietto vergato a mano - che più perizie calligrafiche hanno poi consentito di attribuire allo stesso Tenco - contenente il seguente testo:
« Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda "Io tu e le rose" in finale e ad una commissione che seleziona "La rivoluzione". Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi. »
Questo fece subito pensare al suicidio come spiegazione della morte. Tanto più che Tenco aveva acquistato una pistola l'anno precedente per difesa personale. Tuttavia, per molti decenni, sono sussistiti dubbi sulle cause della sua morte: ad esempio a causa del fatto che non fu mai ritrovato il proiettile che ne causò la morte.
Per questo e per altri motivi, dopo anni di pressioni esercitate da una parte della stampa, il 12 dicembre 2005, a trentotto anni dai fatti, la procura generale di Sanremo ha disposto la riesumazione della salma per effettuare nuovi esami che, il 15 febbraio 2006 hanno confermato la tesi del suicidio, chiudendo definitivamente il caso.
Nonostante ciò, rimangono alcuni che sostengono tesi alternative al suicidio. Tra l'11 giugno 2009 e il 28 settembre 2009, il Segretario Politico Nazionale del Partito dell'Alleanza, Sante Pisani ed il responsabile Nazionale del dipartimento delle politiche abitative dell'UDEUR Domenico Scampuddu, hanno inviato due esposti al Consiglio Superiore della Magistratura, al Ministro della Giustizia Alfano, al Consiglio dei ministri e al Cancelliere della Corte europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo (Francia), con in allegato un documento in merito a cinque presunte prove dell'omicidio di Luigi Tenco.





2 commenti:

  1. personalmente non mai creduto al suicidio. Il termine esatto penso che sia omicidio premeditato. Il biglietto d'addìo lo scrisse un'altro, probabilmente uno straniero, a mio avviso, l'ex marito di Dalida. Nessuno quella notte udì lo sparo, Tenco fu ucciso altrove e poi portato nella stanza dell'hotel. Sul risvolto dei pantaloni, c'era della sabbia

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  2. Anche io non ho mai creduto al suicidio, ma anche questa come tante altre sarà una verità che non sapremo mai.

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