13.8.10

correva l'anno... (4)


intervista di Daniele Passanante

Stefania Rocca si sposa
Ma è solo un film... In un'intervista l'attrice racconta i suoi personaggi
I suoi occhi sono di un azzurro-grigio che diventa blu profondo nelle scene più buie. Questioni di sfumature che a pensarci bene riguardano anche la recitazione di Stefania Rocca. Nella sua ancora breve ma intensa carriera cinematografica ha interpretato personaggi molto diversi tra loro, surreali a volte. Ora entra nella parte di una giovane sposa. Un bel salto, considerando le precedenti esperienze di attrice. Stefania, torinese classe 1971, "stato civile" fidanzata, ci racconta la sua ultima esperienza sul set di "Casomai" di Alessandro D’Alatri dove recita al fianco di Fabio Volo. È la storia di due fidanzati che affrontano il matrimonio e si imbattono nel cliché della coppia in crisi.

Come ti sei trovata a interpretare il ruolo della sposina?

Mi è piaciuto molto perché è la prima volta che posso interpretare un personaggio comune. Dopo una hacker cyberpunk in Nirvana di Salvatores, una ragazza fredda in cerca di erotismo in “Viol@” e una galeotta, mi sono divertita a osservare gli altri e a lavorare in un personaggio normale. È stato interessante creare un ruolo quotidiano.

Cosa vuol dire lavorare con un personaggio istrionico come Fabio Volo: uno che non è un attore ma che indubbiamente sa recitare?

È molto bravo: ci siamo anche trovati al di fuori del set, dove non c’è stato alcun tipo di competizione. E poi ci siamo affidati ad Alessandro.

E qual è stato il tuo rapporto con il regista?

Lo conoscevo da molti anni perché con lui ho fatto l’esame per entrare al Centro sperimentale di cinematografia. Già allora avevo potuto apprezzare le sue qualità: è uno che ha molta fantasia.

Da “Nirvana” in avanti sei stata “lanciata” grazie a personaggi molto “cyber”. Ti senti in qualche modo legata alla rete?

Naima sì, era cyberpunk, ma Viola no, anzi era un personaggio fragile e molto algida. Per quanto mi riguarda continua a esserci un rapporto con la rete molto trasversale. Nella vita lavoro con il computer e mi diverto nel montaggio video di filmati che giro con la telecamera e a mixare i miei cd.

Quali sono i tuoi interessi fuori dal lavoro?

Arrampico in montagna, incontro molta gente, leggo, vado al cinema. Mi è piaciuto molto “Moulin rouge” e “Il favoloso mondo di Amelie”. Fra gli italiani ho apprezzato “L’uomo in più” di Paolo Sorrentino. Naturalmente il cinema è una passione non solo professionale.

Ma con chi ti piacerebbe lavorare?

Posso sparare nomi a caso? Lars Von Trier, David Lynch, e te ne potrei dire una marea… Il regista di “Panic room” David Fincher. Fra gli italiani proprio Sorrentino che non conosco, ma credo sia uno bravo.

Cosa farai dopo “Casomai”?

Sto leggendo sceneggiature ma non ho la più pallida idea su cosa farò. Per adesso ho viaggiato. Sono stata a Salt Lake City alle Olimpiadi invernali ed è stato divertente. Poi sono andata in India, un posto meraviglioso in cui non c’è niente che non mi piaccia.

Il film è in fondo girato come un’enorme spot al matrimonio e d’altra parte il regista viene dalla pubblicità, non credi che questo sia anche un limite?

In un certo senso è stato giusto fare un film in questo modo perché è stato girato a Milano, nel mondo della pubblicità. D’Alatri è riuscito realisticamente a rendere quello che la città di Milano ti dà. Anche il modo di tendere alla perfezione, un’ansia che tutte le donne hanno.

In “Casomai”, come d’altra parte in molti altri lungometraggi recenti – vedi “L’ultimo bacio” di Muccino – è presente il tema del tradimento o della paura di tradire. Tu hai mai tradito?

Mai nelle storie importanti. A volte mi è capitato, ma l’ho sempre detto. Quello che nel film emerge sono le interferenze esterne nel rapporto di coppia: non solo gli amici e i parenti ma anche il lavoro… Spero che la gente guardandolo si possa riconoscere in molti aspetti.

Non pensi sia un film un po’ troppo sdolcinato per te e per quello che hai fatto fino a oggi?

Non credo. Anzi ho trovato in Stefania (la protagonista del film – ndr) emozioni molto forti, nonostante un personaggio comune non ha momenti estremi a cui potersi attaccare nella recitazione. Una madre, una donna moderna che cerca di avere un suo spazio: ed è quello che accade nella realtà.

10 maggio 2002

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