Georges Brassens nacque a Sète, piccolo porto mediterraneo nella regione della Linguadoca-Rossiglione, il 22 ottobre 1921; crebbe in un ambiente familiare umile ma sereno: il padre, Jean-Louis Brassens, era un muratore francese; la madre, Elvira Dagrosa, era una casalinga italiana originaria di Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, vedova di guerra e già madre di una bambina, Simone.
Il piccolo Brassens respirò musica sin dall'infanzia: la madre amava in ugual modo la musica lirica e la canzone popolare, soprattutto le melodie del suo paese d'origine, accompagnate con il mandolino. Fu proprio su questo strumento che il piccolo Georges apprese le basi che gli permisero, in seguito, l'apprendimento della chitarra; possedeva un buon orecchio musicale e si dimostrò sempre più interessato alla musica che alla scuola e agli studi; a quattordici anni cominciò a scrivere le sue prime canzoni.
Al liceo, Georges Brassens fece un incontro che si rivelò determinante per il suo avvenire: il suo professore di lettere, Alphonse Bonnafé, una personalità fortemente anticonformista, riuscì a catturare il suo interesse e, grazie a lui, il giovane Brassens conobbe la poesia francese; cominciò ad impegnarsi seriamente nella scrittura di poesie e testi di canzoni. In terza liceo, disgraziatamente, venne sospeso dalla scuola: in seguito ad alcuni piccoli furti compiuti dagli alunni della scuola nelle case degli allievi più benestanti, un compagno fece il suo nome (la canzone Les quatre bacheliers allude appunto a questo episodio); il padre lo prese allora a lavorare con sé, nell'impresa edile di famiglia. La passione per la musica, però, non si interruppe, al contrario; Georges si appassionò particolarmente ad un grande interprete del momento, Charles Trenet, del quale cercava di imitare lo stile.
L'arrivo nella capitale
Nel 1940, a diciannove anni, Brassens decise di stabilirsi a Parigi, presso una zia; nella capitale, oltre a lavorare come operaio alla Renault, cominciò a frequentare le biblioteche e a studiare i testi fondamentali della poesia francese, da Villon a Hugo, da Apollinaire a Verlaine. Con lo scoppio della guerra, la fabbrica di automobili presso cui Brassens lavorava venne bombardata, e i tedeschi entrarono a Parigi; fu allora costretto a rientrare a Sète, dalla sua famiglia.
Soltanto in seguito all'Armistizio, Brassens poté far ritorno a Parigi; questa volta, non provò nemmeno a cercare un lavoro: aveva deciso di consacrarsi interamente alla musica e alla poesia. Fu così che, nel 1942, pubblicò a proprie spese le sue prime raccolte poetiche A la venvole e De coups d'épée dans l'eau, che rivelavano già la sua vena satirica e anticonformista. Nel 1943, in seguito ad un decreto di lavoro obbligatorio (STO) imposto dai tedeschi al governo francese, Brassens si trovò costretto a lavorare presso la Bmw, nel campo di lavoro di Basdorf, vicino a Berlino; fu qui che conobbe Pierre Onteniente (soprannominato da Brassens Gibraltar), prigioniero come lui, il quale diverrà uno dei suoi migliori amici e il suo uomo di fiducia.
In questo periodo, Brassens fu costretto ad interrompere i suoi studi, ma non smise di scrivere canzoni; a questo periodo risale, per esempio, il testo di Pauvre Martin. Nel 1944, approfittando di una licenza di quindici giorni, Brassens fece ritorno a Parigi, dove si nascose presso i coniugi Jeanne e Marcel Planche, figure fondamentali per la vita e l'opera del cantautore; fu a loro, la sua nuova famiglia, che Brassens dedicò canzoni quali Jeanne, La cane de Jeanne e Chanson pour l'Auvergnat.
Inizialmente, avrebbe dovuto restare a casa Planche finché la guerra non fosse finita e lui non fosse stato libero; in realtà, vi restò più di vent'anni, fino al 1966, conducendo un'esistenza serena, malgrado le ristrettezze. Fu proprio nella casa al numero 9 dell'Impasse Florimont (nel XIV arrondissement), tra gatti e animali di ogni specie, che Brassens compose la maggior parte delle sue canzoni. Componeva cominciando dalla scrittura dei testi, adattando poi la melodia al pianoforte, senza avere nessuna conoscenza in materia di solfeggio e di armonia.
A partire dal 1946 cominciò la sua collaborazione al Libertaire, rivista anarchica; simpatizzante degli ideali anarchici, per tutta la vita Brassens esprimerà, con l'irriverenza delle sue canzoni, la sua volontà di lottare contro l'ipocrisia della società e le convenzioni sociali; nei suoi testi, prende posizione in favore degli emarginati, degli ultimi e contro ogni tipo d'autorità costituita. In particolare lungo tutto l'opera di Brassens ritroviamo una viva opposizione contro le figure del giudice e del poliziotto, nel celebre brano l'Hécatombe, Brassens tifa dalla sua finestra per le "massaie gendarmicide" che si stanno battendo contro degli agenti venuti a sedare una rissa. Nel 1947, Brassens pubblicò il suo primo romanzo, La lune écoute aux portes; nello stesso anno, scrisse alcune tra le sue più grandi canzoni, come Brave Margot, La mauvaise réputation e Le gorille; quest'ultimo brano, nel quale Brassens si oppone con forza alla pena di morte, fu boicottato dalla radio di Stato per molti anni.
In questo periodo, Brassens conobbe Joha Heiman (che lui chiamava Püppchen, 'bambola'), la donna d'origine estone che sarebbe diventata la compagna di una vita; i due non vissero mai assieme e non ebbero figli, ciononostante restarono uniti fino all'ultimo giorno di vita del cantautore. Fu a lei che dedicò La non-demande en mariage (la 'non domanda di matrimonio).
Gli inizi
Gli anni Cinquanta videro Brassens impegnato in una lunga ed ostinata gavetta nei cabaret parigini; Jacques Grello, un celebre chansonnier, lo sentì cantare ed, entusiasta, lo invitò ad esibirsi nel suo cabaret, il Caveau de la République, e in altri locali in voga, come il Lapin agile a Montmartre e la Villa d’Este; il pubblico, però, non condivideva il giudizio di Grello, e i primi concerti furono dei veri e propri fiaschi.
All'inizio del 1952, alcuni amici convinsero Brassens a sottomettersi ad un provino nel celeberrimo cabaret di Montmartre, Chez Patachou; la proprietaria, la stessa Patachou, rimase estasiata e volle cantare i suoi brani nel proprio locale, facendolo così conoscere al grande pubblico; fu sempre lei a convincere Brassens, che si vedeva soltanto nei panni del compositore, ad interpretare lui stesso le sue canzoni. Fu l'inizio del successo.
La carriera
Brassens cominciò ad esibirsi in numerosi locali parigini e a raccogliere un certo successo presso il pubblico e i critici, malgrado alcuni suoi testi suscitino scalpore e scandalo. La consacrazione arrivò quando Patachou presentò a Brassens Jacques Canetti, direttore artistico della casa discografica Polydor e proprietario del cabaret Les Trois Baudets; grazie all'impegno di Canetti, Brassens poté, dopo una tournée estiva, registrare il suo primo album, La mauvaise réputation, che ottenne un grande successo.
Nel 1953, il 16 ottobre Brassens debuttò al prestigioso music-hall parigino dell'Olympia; proponeva, oltre ai suoi testi, brani ripresi da poeti celebri come François Villon (Ballade des dames du temps jadis), Victor Hugo (Gastibelza), Paul Fort (Le petit cheval); il 1953 fu anche l'anno di pubblicazione del romanzo La tour des miracles. Nel 1954, oltre a ricevere il Gran Premio del Disco dell'Accademia Charles Cros, pubblica il suo secondo album, Les amoureux des bancs publics, a cui fece seguito, l'anno seguente, Chanson pour l'Auvergnat.
Negli anni successivi, spinto da Jacques Canetti, fu più volte in tournée in Europa e in Africa del Nord; si dedicò a recitals e, anche se per una volta soltanto, al cinema: nel 1956, interpretò un ruolo quasi autobiografico nel film Porte des Lilas di René Clair. Con i primi guadagni ottenuti, Brassens comprò la casa dell'Impasse Florimont, dove viveva con Jeanne e Marcel. Nel 1957, assieme a Pierre Onteniente, Brassens creò le Editions Musicales 57 e pubblicò Je me suis fait tout petit, mentre continuava a dividersi tra l'Olympia, l'Alhambra e Bobino.
Sin dalla fine della guerra, Brassens aveva sofferto di coliche nefritiche e di calcoli renali che gli impedirono, talvolta, di portare a termine i suoi spettacoli; pur rallentato dalle sue condizioni di salute, Brassens non mancò mai all'appuntamento e continuò a pubblicare dischi a cadenza regolare: del 1958 è Le Pornographe, mentre Le Mécréant e Les trompettes de la renommée uscirono rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Nel 1964, Brassens fece nuovamente capolino al cinema: la sua canzone Les copains d'abord pubblicata lo stesso anno nell'album omonimo) rientra nella colonna sonora del film Les Copains di Yves Robert.
Nel 1966, oltre a lasciare definitivamente l'abitazione condivisa con Jeanne e Marcel per stabilirsi poco lontano, nel XV arrondissement, Brassens pubblicò l'album Supplique pour être enterré à la plage de Sète; la canzone che dà il titolo al disco diverrà il suo testamento messo in musica. Nel 1967 ricevette il Premio di poesia dell'Académie française. L'anno seguente, all'epoca degli avvenimenti politico-sociali del '68, Brassens si trovava in un letto d'ospedale, dopo un'operazione di asportazione di calcoli; ciononostante, appoggiò, anche se non direttamente, la causa dei rivoluzionari. Poco prima della sua morte, qualcuno gli chiese che cosa facesse durante le giornate del maggio '68, perché non si fosse schierato pubblicamente; la sua risposta ('Soffrivo di coliche nefritiche') venne interpretata come un'irriverenza tra le tante, ma rispecchiava la realtà; Brassens, senza che nessuno lo sapesse, affrontava la sua malattia in silenzio.
Nello stesso anno, il 24 ottobre, Jeanne morì, all'età di settantasette anni. Nel gennaio del 1969, su iniziativa della rivista Rock et Folk e della radio RTL, Brassens partecipò ad un'intervista che divenne un evento storico, in compagnia di Léo Ferré e Jacques Brel, altri due pilastri della canzone d'autore francese; nello stesso anno, oltre a continuare le esibizioni a Bobino, Brassens pubblicò La Religieuse, il suo decimo disco. Negli ultimi anni, i problemi di salute l'avevano fatto invecchiare prematuramente: dopo aver acquistato una casa a Lézardrieux, in Bretagna (regione che amava al punto da studiare la lingua bretone), nel 1973 disse addio alle scene, con un'ultima tournée in Francia e in Belgio e pubblicando il suo penultimo disco, Fernande.
Due anni dopo, nel 1975, Brassens ricevette il Gran premio della città di Parigi; nel 1977, in seguito all'uscita del suo ultimo lavoro, Don Juan, salì un'ultima volta sul palco di Bobino; fu il suo ultimo concerto. Nel 1979 Brassens accettò la proposta del musicista Moustache, suo vecchio amico, di partecipare alla registrazione di un album in cui i suoi titoli più celebri venivano ripresi in versione jazz. Alla fine dell'anno ricevette il Gran Premio del disco dalle mani del sindaco di Parigi, Jacques Chirac.
L'epilogo
Affetto da un cancro, nel novembre del 1980, Brassens si sottopose all'ennesima operazione. Dopo aver passato l'estate nella sua casa in Bretagna, trovò ricovero presso il suo amico e medico Maurice Bousquet, a Saint-Gély-du-Fesc, vicino a Montpellier. È lì che, alle 23.15 del 29 ottobre 1981, Georges Brassens si spense all'età di sessant'anni.
Fu inumato a Sète, nel cimitero du Py, soprannominato il cimitero dei poveri, per distinguerlo dal Cimitero marino, in cui giace il poeta Paul Valéry, che sovrasta il paese. In questo modo, la sua volontà, espressa nella canzone-testamento Supplique pour être enterré à la plage de Sète, di essere sepolto nella spiaggia del suo villaggio natale, fu quasi rispettata.
Aneddoti e curiosità
Contrariamente ad un'idea diffusa, il suo strumento di composizione preferito era il piano.
Corne d'aurochs fu realmente il soprannome di uno dei suoi amici.
Georges Moustaki compose in onore suo e della sua cerchia di amici la canzone Les amis de Georges.
Jean Ferrat compone una canzone in suo onore: À Brassens (1964).
Più artisti hanno rieseguito le canzoni di Brassens in un album intitolato Les oiseaux de passage (come il titolo di una sua canzone). A quest'album hanno partecipato artisti come Bénabar, Yann Tiersen, Tarmac.
Il giovane Fabrizio De André rimase colpito dai dischi di Brassens che il padre Giuseppe gli portò dalla Francia al punto da cambiare drasticamente il suo stile e traducendo in seguito vari brani in italiano di colui che poi chiamerà "il mio Maestro"
Il parco costruito nella città di Parigi, ubicato nei pressi del vecchio mattatoio, è stato battezzato Parc Georges Brassens. Il cantante visse buona parte della sua vita parigina a qualche centinaio di metri da lì, in un arrondissement lontano da quelli centrali, ancora denso di un'umanità reale.
Durante tutta la sua carriera, Brassens riprese, mise in musica ed interpretò delle poesie di Francois Villon, Paul Verlaine, Louis Aragon, Antoine Pol, Paul Fort, Victor Hugo, Jean Richepin, Francis Jammes e altri.
Nel 2009 il "Festival di poesia civile" di Vercelli istituisce il "Premio Georges Brassens".
Una fermata della Linea 3 del Tram di Parigi è dedicata al cantautore francese.
6587 Brassens è un asteroide scoperto nel 1984, così chiamato in onore del poeta e cantautore francese.
Discografia
1953: La Mauvaise Réputation
1954: Les Amoureux des bancs publics noto anche come Le vent
1955: Chanson pour l'Auvergnat noto anche come Les Sabots d’Hélène
1956: Je me suis fait tout petit
1957: Oncle Archibald
1958: Le Pornographe
1960: Le Mécréant noto anche come Les Funérailles d’antan
1961: Le temps ne fait rien à l'affaire
1962: Les Trompettes de la renommée
1964: Les Copains d'abord
1966: Supplique pour être enterré à la plage de Sète
1969: La Religieuse noto anche come Misogynie à part
1972: Fernande
1976: Trompe-la-mort noto anche come Don Juan
Altri dischi
Georges Brassens chante les chansons de sa jeunesse (Georges Brassens canta le canzoni della sua gioventù)
20 ans d'Emissions à Europe1 (extraits d'interviews et chansons) (20 anni di emissioni a Europe1, estratti di interviste e canzoni)
Traduzioni e adattamenti
Le canzoni di Brassens sono state interpretate da numerosi cantanti francesi e, nonostante la difficoltà di rendere la lingua utilizzata da Brassens, sono state tradotte in varie lingue. In Italia Nanni Svampa ha tradotto molte canzoni di Brassens sia in dialetto milanese, sia in italiano.
Moltissimi cantautori si sono ispirati a Brassens: in Italia, Fabrizio De André lo considerava un maestro, tanto che alcune delle sue più famose canzoni (Il gorilla, Morire per delle idee, Le passanti, Delitto di paese, Marcia nuziale, Nell'acqua della chiara fontana) non sono altro che delle traduzioni e degli adattamenti delle canzoni di Brassens; lo stesso cantautore francese, che conosceva un po' di italiano grazie anche alle origini della mamma, ebbe occasione di vedere le traduzioni delle sue canzoni e le giudicò eccellenti, assieme a quelle di Nanni Svampa, che però a quel tempo traduceva i suoi testi prevalentemente in dialetto milanese.
Tuttavia De André e Brassens non si conobbero mai di persona: il cantautore genovese era al corrente del brutto carattere di Brassens e temeva di andare incontro ad una delusione incontrando quello che per tanti anni era stato il suo modello assoluto. Altro cantautore italiano che ha tradotto diverse canzoni di Georges Brassens è Beppe Chierici, che, come Svampa, al repertorio dello chansonnier dedicò interi album e spettacoli. Inoltre un cantautore spagnolo, Paco Ibáñez, tradusse in lingua castigliana molte delle sue canzoni, alcune delle quali vennero interpretate dallo stesso Brassens, come per esempio "La mala reputación"
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