Studente della facoltà di Giurisprudenza, grazie al suo fisico atletico - era campione di nuoto ma praticò anche il canottaggio, lo sci, l'ippica e la Pallanuoto, sfiorando in questa disciplina con la S.S. Lazio Nuoto la Serie A nel 1935 giocando come portiere - e ai corsi di recitazione tenuti da Teresa Franchini, si dedicò al teatro e dopo una serie di interpretazioni con compagnie minori, venne notato da Mario Soldati, che gli offrì un piccolo ruolo in Dora Nelson (1939); l'anno successivo, nel 1940, ebbe un ruolo anche in Una romantica avventura di Mario Camerini. Fu l'inizio di una lunga e luminosa carriera, nel corso della quale lavorò con molti dei più prestigiosi registi italiani divenendo una autentica celebrità al punto da insidiare Amedeo Nazzari quale attore più amato dalle donne soprattutto a seguito della sua interpretazione in La corona di ferro di Alessandro Blasetti nel 1941.
Divo del cinema
Il suo incontro con Luchino Visconti fu un'ulteriore svolta con l'interpretazioni forse più significativa della sua carriera: quella di Gino, il protagonista maschile di Ossessione, del (1943). Quel film fu anche l'inizio di un suo forte legame con la città di Ferrara, dove il film era parzialmente ambientato, perché successivamente nella città estense girò Cronaca di un amore, di Michelangelo Antonioni nel 1950 e L'Agnese va a morire di Giuliano Montaldo nel 1976. Il suo legame con il capoluogo emiliano divenne quindi molto saldo, al punto tale che, dopo la sua scomparsa, il comune di Ferrara decise di dedicargli una via.
Ma Girotti fu divo prima e dopo la guerra. Divo vero al punto da essere acclamato dal pubblico e dalla critica e recitare con registi, oltre a quelli importantissimi già citati, del calibro di Roberto Rossellini, Carmine Gallone, Giuseppe De Santis, Pietro Germi, Raffaello Matarazzo, Vittorio De Sica, Jean Renoir, Pierpaolo Pasolini, Bernardo Bertolucci, Alberto Lattuada, Luigi Comencini, Antonio Pietrangeli, Luigi Zampa, Ettore Scola, Liliana Cavani, Marco Ferreri, Mauro Bolognini, Claude Autant-Lara, Joseph Losey, Mikheil Kalatozishvili e molti altri ancora.
I suoi ruoli si differenziarono nel tempo: dopo i ruoli giovanili di eroe spericolato e aitante, emulo degli scanzonati attori americani alla Errol Flynn di cui l'autarchico cinema italiano era orfano, divenne, da Ossessione in poi, protagonista tenebroso e tormentato, spesso incarnando uomini fragili, ambigui e morbosamente gelosi (Un marito per Anna Zaccheo), che ne esaltarono le doti drammatiche. Girotti, a differenza del inquietante e spesso torbido Roldano Lupi, restò nel cuore del pubblico, soprattutto femminile, anche quando interpretò ruoli di figure prive di personalità e vili (Cronaca di un amore). Un pubblico che gli seppe perdonare la debolezza di questi personaggi in virtù del fascino che Girotti diffondeva accanto alle sue partners di turno (Clara Calamai, Luisa Ferida, Silvana Pampanini, Lucia Bosè, Vivi Gioi, Alida Valli, Elisa Cegani, Carla Del Poggio, Elli Parvo, Milly Vitale, Eleonora Rossi Drago, Dina Sassoli, Marina Berti, Maria Michi, Mariella Lotti). Lo apprezzò anche nel ruolo del marito imbelle che si fa mettere i piedi in testa dall'energica ed invadente Anna Magnani in Molti sogni per le strade di Camerini del 1948. Nella maturità si distinse invece in ruoli di signore elegante e posato, gentile ma fermo e risoluto. Vinse il Nastro d'Argento quale miglior attore protagonista nel 1949 con il film La città si difende di Germi e il Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista nel 1981 per Passione d'amore di Scola.
Il cinema degli ultimi anni
Dopo la partecipazione a film minori e talvolta trash interpretati tra gli anni sessanta e settanta, lavorò successivamente in Medea, Teorema, La tenda rossa e Ultimo tango a Parigi, ritornando a nobilitare la sua carriera. Apparve anche ne Il mostro di Roberto Benigni nel 1994. Morì per una crisi cardiaca poco dopo la fine delle riprese di La finestra di fronte di Ferzan Ozpetek, film per il quale gli venne attribuito postumo il David di Donatello per il miglior attore protagonista.
Il teatro
Fu molto attivo, soprattutto nel dopoguerra, in teatro dove ritornò sotto la regia di Blasetti, con cui recitò assieme ad Anna Proclemer nel 1945 in Il tempo e la famiglia Conway di John Boynton Priestley e ne La foresta pietrificata di Robert E.Sherwood nel 1946. Poi è Razumihin in Delitto e castigo accanto a Memo Benassi, Paolo Stoppa, Giorgio De Lullo e Franco Zeffirelli e nel 1949 è Aiace in Troilo e Cressida nella celebre messinscena ai Giardini di Boboli. Fece in seguito parte della Compagnia del Teatro Nazionale diretta da Guido Salvini e dove recitò con Vittorio Gassman, Edda Albertini, Vivi Gioi, Gabriele Ferzetti, Cesare Polacco, Vittorio Sanipoli, Franca Tamantini, Arnoldo Foà e Giorgio Albertazzi recitando negli Straccioni di A. Caro nel 1950. Nel 1951 è diretto da Luigi Squarzina - con quest'ultimo recitò in Detective's Story di Sidney Kingsley portato poi al cinema da Paul Newman - attore a cui venne accostato Girotti - guadagnando grandi apprezzamenti. Poi prende parte a Peer Gynt di Henrik Ibsen diretto da Gassman, quindi con la regia di Orazio Costa interpretò Ippolito di Euripide a Siracusa. Lavora ancora con il suo mentore Visconti in Contessina Giulia di Johan August Strindberg nel 1957, formando inoltre una compagnia con Lilla Brignone e Carlo Ninchi. Prese anche parte alla rappresentazione de Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov con la compagnia del Teatro Stabile della città di Roma diretta da Vito Pandolfi.
La televisione
Intensa anche la sua attività televisiva con notevoli prove. In particolare sono da segnalare le sue interpretazioni, nel 1956, in Cime tempestose sceneggiato televisivo RAI diretto da Mario Landi in cui impersonava un tormentatisimo Heathcliff accanto ad Anna Maria Ferrero che a sua volta era Catherine); nel fu 1967 Fra' Cristoforo nel mitico I promessi sposi, uno degli sceneggiati RAI di maggior successo, diretto da Sandro Bolchi. Fu anche ne Il re di Silverio Blasi del 1965 e in Dalla notte all'alba di Cinzia Th. Torrini del 1991. Nel 1971 fu tra i protagonisti di un altro sceneggiato culto della RAI di grande successo, Il segno del comando, di Daniele D'Anza che nel 1963 lo aveva già diretto in Paura per Janet e Abramo Lincoln cronaca di un delitto. La sua nuova immagine, compassata e tranquilla, ne favorì addirittura la presenza in una pubblicità di una marca di tè in un famoso carosello degli anni sessanta.
La politica
Uomo di sinistra, all'indomani della liberazione di Roma, fece parte di un gruppo di intellettuali (Pietro Ingrao, Mario Alicata, Maurizio Ferrara, Antonello Trombadori, Giuseppe De Santis, Gianni Puccini ed altri) che in pieno neorealismo si occupò del futuro e della riorganizzazione del cinema italiano. Seppur da posizioni spesso critiche, non mancò mai di firmare gli appelli al voto a favore del P.C.I. in ogni consultazione.
La vita privata
Girotti fu uomo schivo e riservato, al di fuori di ogni clamore mondano, si sposò negli anni quaranta e rimase vedovo ancora giovane. Amava andare in vacanza a Scauri nell'Isola di Pantelleria. Rilasciò una lunga intervista, svelando alcuni aspetti intimi che mai erano stati resi noti, a Giulia Alberico da cui fu tratto un libro (Il corpo gentile) che uscì dopo la sua morte.
Scelse di vivere a Roma che divenne la sua città d'adozione. Girotti risiedeva nel quartiere Trieste e, dopo la sua morte, è stato sepolto nel cimitero del Verano.
Nessun commento:
Posta un commento