6.5.11

Maksim Gorkij






Aleksej Maksimovič Peškov in russo: Алексей Максимович Пешков fu un drammaturgo e scrittore russo noto con lo pseudonimo di Maksim Gor'kij (che in russo significa Amaro).
La lotta contro la miseria, l'ignoranza e la tirannia sono infatti le costanti di tutta l'opera dello scrittore, che è considerato il padre del realismo socialista.
Nato a Nižnij Novgorod in una famiglia povera, rimase orfano a dieci anni e nel 1880 appena dodicenne scappò di casa per andare a vivere dalla nonna, eccellente narratrice di storie popolari che molto probabilmente gli trasmise la passione per la letteratura. Duramente colpito dalla dipartita dell'anziana parente dapprima tentò il suicidio (dicembre 1887) ma, scampato fortunosamente alla morte, intraprese un viaggio a piedi in cui attraversò l'Impero Russo per cinque anni, cambiando continuamente lavoro. Imparò a scrivere grazie al cuoco di bordo di un battello sul Volga in cui egli lavorava come sguattero. Anche dopo questa esperienza egli continuò a vagabondare per tutto il paese facendo il fornaio, il guardiano notturno e lo scaricatore di porto: nei suoi scritti non mancò di segnalare tutte le sensazioni che provava man mano che la sua vita andava avanti.
Lavorò come giornalista presso alcune testate locali usando lo pseudonimo di Хламида Иегудиил (Jehudiel Khlamida, con evidente riferimento al genere "cappa e spada" data l'assonanza col termine greco chlamys, "mantello"). Cominciò ad utilizzare Gor'kij ("amaro) come nome d'arte nel 1892, mentre scriveva su un giornale di Tiflis: il motivo è da ricercare nel fatto che egli aveva intenzione di analizzare l'amara verità.
Nel 1889, tornato alla natia Nižnij Novgorod (che poi sarà ribattezzata Gorkij), s'impiegò come segretario di un avvocato e pubblicò alcune poesie: Il canto della vecchia quercia (1890). Il giudizio dei critici fu severo. Riprese allora a girare per la Russia, lavorando come contadino ed artigiano, e raccogliendo una enorme quantità di materiale di vita. Con esso diede corpo ai racconti Makar Čudra (1892), e soprattutto Čelkaš, i quali ebbero finalmente successo.
Ma i suoi contatti con gli intellettuali rivoluzionari ed il contenuto sociale dei suoi scritti insospettirono lo zar. Nel dicembre del1902, in una piccola strada di Mosca, Stanislavskij apre il sipario del suo teatro al dramma Bassifondi (o L'albergo dei poveri), da molti critici ritenuta una delle sue opere principali, il quale consiste in una serie di ritratti di poveri vagabondi. Per G. fu un grande successo, tanto da renderlo un vero e proprio eroe, il "massimo scrittore proletario del mondo" secondo la rivista Ogoniok. Lo scrittore entra nell'Accademia Russa delle Scienze e frequenta il Gruppo dei democratici del mercoledì, che cerca di influenzare da sinistra l'Accademia stessa. La sua popolarità cresce in tutta Europa, il suo essere assurto a simbolo rivoluzionario, lo rendono temibile agli occhi dello zar Nicola II. Fu quindi espulso dall' Accademia(fatto per cui il suo amico Anton Čechov si dimise per protesta). Poco dopo fu arrestato e confinato in Crimea. Nello stesso periodo venne sceneggiato il Liberato nel 1906, andò in esilio volontario. Nello stesso anno con La madre inizia il realismo socialista. Gor'kij diventa protagonista in prima persona del rafforzarsi del fronte rivoluzionario in Russia e dell'acuirsi della lotta. Nel novembre del 1905 aveva conosciuto Lenin a Pietroburgo, nella redazione del giornale bolscevico Novaja Zizn. Nel 1907, a Londra, al V congresso del partito bolscevico, sostenne Lenin, che fu suo ospite a Capri durante il lungo soggiorno che lo scrittore condivise sull'isola fino al 1913 con la sua compagna, l'attrice Maria Fedorovna Gelabuskaija. Qui scrisse numerosi romanzi, tra cui L'infanzia, ed organizzò una scuola per rivoluzionari russi emigranti alla quale insegnavano e partecipavano teorici famosi come Anatolij Vasil'evič Lunačarskij. Tornato in Russia nel 1913, si dedicò ad un'intensa attività pubblicistica, fondando, dopo la vittoria bolscevica, la Casa editrice Letteratura Universale.
Ammalatosi di tubercolosi, tornò in Italia, a Sorrento, sino al 1927. Durante questo periodo e poi, una volta tornato definitivamente in patria, scrisse le opere più intensamente realistiche: i drammi Piccoli borghesi, Nei bassifondi, I nemici. Nella sua monumentale opera Arcipelago Gulag (nel capitolo Le dita dell'Aurora della terza parte Lavoro di Sterminio) lo scrittore Solženicyn critica duramente il suo atteggiamento connivente con il regime staliniano, dall'epoca del suo ritorno in patria, fino alla morte. Solženicyn mette in luce, tra l'altro, come durante una visita di Gorkij al lager delle Isole Soloveckie, egli avesse mostrato un'assoluta indifferenza verso le disumane condizioni di vita dei detenuti e fosse stato addirittura causa della fucilazione di un ragazzo ivi rinchiuso. Naturalmente non sappiamo se l'episodio sia autentico o inventato, dettato dall'invidia o dalla condizione di reazionario carcerato (era in galera perché anticomunista). Le presunte testimonianze orali raccolte da Solženicyn non sono verificabili.
Nel corso della sua vita strinse un'intensa amicizia con letterati quali Lev Tolstoj e Anton Cechov. Scrisse di lui Aleksandr Blok: «egli possiede un antidoto ai veleni disgregatori del nostro (dell'intelligencija russa, ndr.) amore: il "sangue sano"».


Opere

Makar Čudra (1892)
Čelkaš (1895)
Schizzi e racconti (1898)
Foma Gordeev (1899)
I tre (1901)
Canto della procellaria (1901)
Piccolo-borghesi (dramma, 1901)
Bassifondi (dramma, 1902)
I villeggianti (dramma, 1904)
I figli del sole (dramma, 1905)
I barbari (dramma, 1905)
La madre (1906)
Storia di un uomo inutile (1913)
Infanzia (1913)
Fra la gente (1915)
Le mie università (1917)
L'affare degli Artamonov (1925)
La vita di Klim Samgin (1925)
"Il burlone "
Due storie

Riconoscimenti


A Gorky venne intitolato l'aereo multiruolo Tupolev ANT-20, il più grande velivolo terrestre degli anni trenta, ed utilizzato a scopo propagandistico dal governo sovietico fino alla sua distruzione a causa di un incidente aereo.

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