4.5.11

Keith Haring





























è stato un pittore e writer statunitense. È stato uno degli esponenti più singolari del graffitismo di frontiera: i suoi lavori hanno rappresentato la cultura di strada della New York degli anni ottanta.

Primo e unico maschio dei quattro figli di Allen e Joan, mostra una precoce predilezione per il disegno incoraggiata dal padre, disegnatore di fumetti e cartoni animati. Furono proprio i personaggi dei fumetti come quelli di Walt Disney, di Dr. Seuss e altri eroi delle animazioni televisive a esercitare su di lui un'influenza duratura. È proprio in questo periodo che decide di fare dell'arte stilizzata la sua ragione di vita.
Al termine del liceo, si iscrive all'Ivy School of Professional Art di Pittsburgh e in seguito alla scuola di commercial-art. Presto capisce che quella non è la sua strada e abbandona la scuola.
Nel 1976 inizia a girare tutto il Paese in autostop, conoscendo molti artisti. Si reca a San Francisco, dove con la frequentazione della Castro Street inizia a manifestare il proprio orientamento omosessuale. Torna a Pittsburgh e si iscrive all'Università; per mantenersi lavora come cameriere alla mensa di una fabbrica locale. Successivamente trova un impiego presso un locale che espone oggetti d'arte. Qui allestisce la sua prima mostra personale di disegni.
Importante per la sua evoluzione futura è una retrospettiva dedicata a Pierre Alechinsky, organizzata nel 1977 dal Museum of Art di Pittsburgh.
Nel 1978 espone le sue nuove creazioni al Pittsburgh Center for the Arts, poi si reca a New York ed entra alla School of Visual Art. Il suo interesse personale lo avvicina ai lavori di Jean Dubuffet, Stuart Davis, Jackson Pollock, Paul Klee e Mark Tobey. È questo il periodo in cui esplode la sua popolarità: inizia a realizzare graffiti soprattutto nelle stazioni della metropolitana e la sua pop-art viene grandemente apprezzata dai giovani, tanto che i suoi lavori verranno spesso rubati dalla loro collocazione originaria e venduti a musei. Per la sua attività -illegale- di "graffitaro" viene più volte arrestato.
Nel 1980 partecipa insieme ad Andy Warhol alla rassegna artistica Terrae Motus in favore dei bambini terremotati dell'Irpinia. Occupa inoltre un palazzo in Times Square realizzando la mostra Times Square Show. Allestisce in seguito molte altre mostre finché la Tony Shafrazi Gallery diventa la sua galleria personale.
Nel 1981 partecipa alla prima mostra organizzata alla galleria Nosei, Public Address, insieme alle opere di Jean-Michel Basquiat, Barbara Kruger e Jenny Holzer.
Nel 1983 espone a San Paolo del Brasile, a Londra e a Tokyo.
Nel 1984 si reca a Bologna, invitato da Francesca Alinovi, per esporre nella mostra Arte di Frontiera.
Nel 1985, a Milano, dipinge una murata nel negozio Fiorucci. Elio Fiorucci, in un'intervista al mensile Stilearte, racconta così quella esperienza: «Invitai Haring a Milano, stregato dalla sua capacità di elevare l'estemporaneità ai gradini più alti dell'arte. Egli diede corpo ad un happening no stop, lavorando per un giorno e una notte. I suoi segni "invasero" ogni cosa, le pareti ma anche i mobili del negozio, che avevamo svuotato quasi completamente. Fu un evento indimenticabile. Io feci portare un tavolone, fiaschi di vino, bicchieri. La gente entrava a vedere Keith dipingere, si fermava a bere e a chiacchierare. Ventiquattr'ore di flusso continuo; e poi i giornali, le televisioni... In seguito, i murales sono stati strappati e venduti all'asta dalla galleria parigina Binoche.»

Nel 1986 apre a New York il suo primo Pop Shop, dove è possibile comprare gadget con le sue opere e vedere gratuitamente l'artista al lavoro. Lo stesso anno dipinge sul muro di Berlino dei bambini che si tengono per mano. In seguito si reca nel ghetto di Harlem dove dipinge su una grande murata sulla East Harlem Drive le parole Crack is Wack ("il crack è una porcheria"). Collabora spesso con Angel Ortiz.
Nel 1987 decora una parte dell'Hospital Necker di Parigi.
Nel 1988 apre un Pop Shop a Tokyo. In quell'occasione l'artista afferma: «Nella mia vita ho fatto un sacco di cose, ho guadagnato un sacco di soldi e mi sono divertito molto. Ma ho anche vissuto a New York negli anni del culmine della promiscuità sessuale. Se non prenderò l'Aids io, non lo prenderà nessuno.» Nei mesi successivi dichiara, in un'intervista a Rolling Stone di essere affetto dal virus dell'HIV. Di lì a poco fonda la Keith Haring Foundation a favore dei bambini malati di AIDS. Nel 1989, vicino alla chiesa di Sant'Antonio abate di Pisa, esegue la sua ultima opera pubblica, un grande murale intitolato Tuttomondo e dedicato alla pace universale.
Il 16 febbraio 1990, Haring muore di Aids all'età di 31 anni. Nonostante la sua morte prematura, l'immaginario di Haring è diventato un linguaggio visuale universalmente riconosciuto del XX secolo, meritando, tra le altre innumerevoli esposizioni, una mostra alla Triennale di Milano conclusasi nel gennaio del 2006.
« Mi è sempre più chiaro che l'arte non è un'attività elitaria riservata all'apprezzamento di pochi. L'arte è per tutti, e questo è il fine a cui voglio lavorare. »
(Keith Haring)

3.5.11

Jack Kerouac







Jean-Louis Lebris de Kerouac, noto come Jack Kerouac, è stato un poeta e scrittore statunitense.
Considerato uno dei maggiori e più importanti scrittori americani del secolo, nonché "papa dei beatnik", il suo stile ritmato e immediato, chiamato dallo stesso Kerouac "prosa spontanea", ha ispirato numerosi artisti e scrittori, come il cantautore americano Bob Dylan. Le opere più conosciute sono I sotterranei, Sulla strada, considerata il manifesto beat generation, I vagabondi del Dharma e Big Sur che narrano dei suoi viaggi attraverso gli Stati Uniti.
Jack Kerouac passò la maggior parte della sua vita diviso tra i grandi spazi dell'America settentrionale e centrale e l'appartamento della madre a Lowell in Massachussets. Questo paradosso è emblematico; rispetto ai cambiamenti rapidi della sua epoca, provò grandi difficoltà nel trovare il suo posto al mondo, e ciò lo portò a rifiutare i valori tradizionali degli anni cinquanta, oltre che a contribuire alla nascita del movimento dei beatnik. I suoi scritti, di fatto, riflettono questa volontà di liberarsi dalle soffocanti convenzioni sociali del tempo e dare un senso alla sua esistenza, un senso da lui cercato nelle droghe (come la marijuana e la benzedrina), nell'alcol e nella religione, oltre che nei suoi frenetici viaggi.
Un poeta Jazz, come si definì, Kerouac esalta i benefici dell'amore (la passione carnale è per lui la porta del Paradiso) e proclama l'inutilità del militarismo. Jack Kerouac e i suoi scritti sono considerati precursori dello stile di vita della gioventù degli anni sessanta, quello della Beat Generation, che scosse la società americana nelle sue certezze ed ispirò direttamente i movimenti pacifisti e quelli del Maggio 1968.

Jean-Louis Kerouac (soprannominato Ti Jean) nacque da genitori franco-canadesi nella città industriale di Lowell, Massachussets. Suo padre, Leo Keroack (1889-1946) (modificò il suo nome in "Kerouac" al suo arrivo negli Stati Uniti), era imparentato con Conrad Kirouac, scrittore e botanico, mentre la madre, Gabrielle-Ange Lévesque (1895-1972), chiamata "Mémère" dallo scrittore, era cugina del primo ministro del Québec dal 1976 al 1985, René Lévesque. I suoi genitori si sposarono nel mese di Ottobre 1915. La sua infanzia, come egli stesso scrisse, fu serena malgrado la morte prematura del fratello maggiore Gerard, avvenuta nel 1926, quando egli aveva soltanto quattro anni, lo avesse colpito fortemente.
« Ho avuto una bellissima fanciullezza, mio padre era un tipografo a Lowell, Mass., trascorsa correndo giorno e notte per i campi e lungo le banchine del fiume »
Nel 1928 inizia a frequentare la scuola parrocchiale di St. Louis de France, dove l'insegnamento è in lingua francese e permeato di religiosità cattolica. Attraverso l'attività di suo padre, Kerouac viene introdotto alle attività culturali della città. Assiste a diversi film al cinema locale e diventa amico di un dipendente del suo padre, Armand Gautier, che gli insegna la disciplina del braccio di ferro, in cui eccellerà per tutta la vita, e acquisisce familiarità con la macchina da scrivere. Infatti, Kerouac scriveva rapidamente, spesso completando interi capitoli in una sola seduta; il manoscritto di On the Road, scritto su un unico rotolo di carta, dimostra questa capacità.
Nel 1932, in seguito al trasferimento nella zona di Pawtucketville, viene iscritto alla Barlett Junior High School. Il giovane Kerouac ha difficoltà a comunicare in inglese e gli ci vogliono diversi anni per diventare perfettamente bilingue; qui conosce Sebastian "Sammy" Sampas, con cui stringerà una profonda amicizia. Durante questo periodo perde il suo soprannome di "Ti Jean" per il nome più americano di "Jack"; tuttavia, in famiglia, Kerouac parla ancora francese. Jack dispone di una grande memoria, ma è anche molto bravo negli sport, il baseball e la corsa sopra tutti. Il suo insegnante di inglese lo definisce "brillante" e a 11 anni Kerouac scrive il suo primo romanzo, The cop on the beat. Gli affari del padre, però, vanno male ed egli inizierà a bere e a darsi al gioco d'azzardo. Così, a 14 anni, dopo il matrimonio della sorella (che litiga con la madre per la sua scelta di lasciare il nucleo familiare tanto presto), si ritrova solo a casa.
Le esperienze dell'infanzia e della prima adolescenza, insieme ai giochi che intrattenava con gli amici, saranno al centro di una successiva opera, il "Dottor Sax": la figura del Dottor Sax fu modellata da Kerouac su quella dell'Ombra, protagonista di un programma radiofonico settimanale. Nel 1939 si diploma alla "Lowell High School" e in questo anno intreccia una relazione amorosa, che non oltrepassa i confini di una casta infatuazione, con Mary Carney: questa relazione amorosa verrà rievocata in "Maggie Cassidy".

Gli incontri e le prime esperienze

Tra il 1939 e il 1940 frequentò la Horace Mann Preparatory School a New York: l'anno propedeutico trascorso alla "Horace Mann" sancisce il punto più alto delle versatili potenzialità di Kerouac, sia in campo letterario che sportivo. Ebbe la possibilità di visitare la città e di frequentare locali di artisti, nei quali conosce alcune delle persone più importanti della sua vita, come Henri Cru e Frankie Edith Parker, sua prima moglie. Nel 1940 si immatricolò alla Columbia University grazie a una borsa di studio ottenuta per meriti atletici. Un infortunio a una gamba lo esenta dagli allenamenti: il tempo così guadagnato lo trascorre visitando i locali jazz, i musei, i cinema, i teatri, e tutte le seduzioni che la vita di Times Square e di Harlem sono in grado di offrire. Abbandonato il football continuò la sua autoformazione: oltre a Saroyan ed Hemingway compaiono, tra le letture di Kerouac, Dos Passos, Joyce, Dostoevskij e, soprattutto, Thomas Wolfe. In seguito all'entrata in guerra degli Stati Uniti, Kerouac si arruola nella marina e nel 1942 si imbarca come sguattero su una nave mercantile con destinazione la Groenlandia. Tornato a New York riprende a frequentare la Columbia e soprattutto gli ambienti del Greenwich Village, frequentato da artisti, ribelli e bohémien, dove conduce la vita degli hipsters e dei beat, intrecciando una relazione amorosa con "Edie" Parker. Convocato a Newport per l'arruolamento, Jack entra in conflitto con le regole e la disciplina richieste nell'esercito, che gli fanno guadagnare una visita psichiatrica il cui responso è schizofrenia.

La Beat Generation

Il 1944 è l'anno cruciale nel quale incontrò Lucien Carr, che gli farà conoscere William Burroughs e Allen Ginsberg, con i quali darà vita al nucleo orginario della beat generation. Una mattina Lucien Carr uccide un suo amante e Kerouac viene arrestato come testimone. Il padre si rifiuta di pagare la cauzione e la famiglia di Edith si offre di coprire queste spese, a patto che Jack sposi la ragazza. Continua la conoscenza di artisti o aspiranti tali che lo iniziano alla droga, benzedrina in primo luogo. Ma l'incontro più importante per la sua vita lo ebbe nel 1946, quando conobbe Neal Cassady, un giovane che aveva fatto l'esperienza del riformatorio e aveva interessi letterari, che divenne per Kerouac il simbolo della vera emarginazione e fonte di ispirazione letteraria.

Sulla strada

Deciso a raggiungere il nuovo amico a Denver, Jack intraprende il primo viaggio attraverso il Nord America, viaggio che costituì la prima parte di Sulla strada. A Denver rintraccia tutti i suoi amici, eccetto Neal, impegnato a corteggiare la bella Carolyn Robison. Intanto, dopo nuove amicizie nell'area newyorkese, tra cui quella con John Clellon Holmes, che nel suo romanzo "Go!" farà propria l'espressione "beat generation", Jack Kerouac esordisce come scrittore nel 1946-48 con il romanzo La città e la metropoli ("The Town and the City"), che sarebbe stato pubblicato solo nel 1950 e che ricalcava lo stile dello scrittore americano Thomas Wolfe. Fu un immediato successo, ma pochi credevano nella sua effettiva permanenza nella sfera della letteratura statunitense.
Ritornato a New York in seguito ad un nuovo viaggio verso ovest, Jack conosce Joan Haverty, che sposerà nel 1950. Tra gennaio e aprile del 1951 lesse il manoscritto Junkie di Burroughs e Go! di Holmes; in aprile completò Sulla strada in sole tre settimane; in ottobre elaborò il suo metodo di scrittura che definiva "prosa spontanea" e cominciò a riscrivere Sulla strada e il romanzo sperimentale Visioni di Cody.
« Stan parlava e parlava; Dean gli aveva dato la carica la sera prima e adesso non voleva saperne di fermarsi »
(On the road)
Sulla strada (On The Road) tratta del suo incontro con Neal Cassady e di quella che lui stesso definì la mia vita sulla strada alla maniera degli hobo. Questo romanzo, pubblicato solo nel 1957, fu classicamente definito il manifesto della beat generation, ovvero quel movimento culturale americano che gravitava attorno ad autori come Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, Gary Snyder, Michael McClure, Charles Olson e ovviamente Jack Kerouac, che influenzò profondamente la società del tempo.
Intanto il secondo matrimonio già cola a picco a causa delle continue relazioni sessuali di Jack. La moglie, rimasta incinta, nonostante il parere contrario del marito, porta avanti la gravidanza. Il 16 febbraio 1952 ad Albany nasce la figlia Janet Michelle Kerouac, che avrà vita difficile e morirà, nel 1996, a quarantaquattro anni per abuso di sostanze stupefacenti.
Raggiunto Burroughs a Città del Messico, dove passa il Natale, Kerouac ritorna a San Francisco dove incontra Alene Lee, tipico esemplare del mondo underground, del mondo dei "sotterranei". Da questa esperienza amorosa nasce il romanzo "I sotterranei" scritto in sole settandue ore. Il romanzo, basato sulla scrittura spontanea, spinge Kerouac ad enunciare le caratteristiche della sola, possibile letteratura del futuro. Per riprendersi dalla rottura dell'ennesima relazione, Kerouac inizia a studiare il Buddhismo. A San Francisco, invece, inizia a scrivere un'opera poetica che diventerà "San Francisco Blues": in ottanta "chorus" Jack descrive la variegata umanità di San Francisco.
Nel 1955 a Città del Messico intreccia una nuova relazione con Esperanza Villanueva, vedova del fornitore di Burroughs, eroinomane e prostituta, che sarà la protagonista del romanzo "Tristessa". Continua a scrivere poesie e influenzato sia dal be-bop che dal buddhismo scrive "Mexico City Blues", la sua opera poetica più conosciuta: ricordi di infanzia si mescolano alle esperienze di viaggio e di droga; il mito dell'Oriente si affianca alla commemorazione di Charlie Parker; nichilistiche pulsioni suicide si alternano a rassicuranti visioni religiose.
Il 1955 è l'anno di grazia per il movimento della beat generation. Il 7 ottobre, in una ex officina ribattezzata Six Gallery, Kerouac assiste alla storica serata di lettura di poesia: protagonista indiscusso della serata è Allen Ginsberg che legge, per la prima volta, il suo capolavoro poetico, "Urlo". Nello stesso anno Kerouac, conosciuto il poeta Gary Snyder, vive una piacevole esperienza di eremitaggio: Snyder, infatti, lo invita alla scalata del picco del Matterhorn della Sierra Nevada. L'escursione lo entusiasma così tanto che decide di farne lo spunto principale per una nuova opera, i "Vagabondi del Dharma". Inoltre Snyder lo inizia alla poesia giapponese degli haiku: nel 2003 uscirà "Il libro degli haiku".
All'inizio del 1956 Jack aveva fatto richiesta per entrare nel corpo delle guardie forestali delle Cascades e dunque giunge a proposito la richiesta di presentarsi per l'addestramento presso il Picco della Desolazione. L'immensa solitudine di questo luogo non gli dà la serenità sperata, anzi lo atterrisce, portandolo alla decisione di ritornare in città a San Francisco, dove riprende a vivere la sua solita vita. Tiene comunque un diario che gli servirà da eleborazione per la prima parte di "Angeli della Desolazione". Quindi si trasferisce a casa di Neal e da qui a Città del Messico dove è di nuovo preso in un vortice di droga e sesso. Il capolavoro poetico di Ginsberg ha acceso l'attenzione della stampa sul movimento della beat generation: tornato a New York insieme ad Allen, Jack scopre di essere diventato famoso. La fama tanto attesa è finalmente arrivata.
Jack si dirige da New York a Tangeri, dove vive Burroughs, tentando di trovare una nuova tranquillità. Qui aiuta l'amico nella stesura del romanzo "Pasto nudo". Raggiunto da Allen e dall'amante di questi, Peter Orlovsky, Jack decide di andare a Parigi dove incontra Gregory Corso e spende tutti i suoi guadagni nell'alcool. Ritornato a New York si trasferisce nuovamente a San Francisco. Nel 1957 Sulla strada fu pubblicato dalla Viking Press di New York; il romanzo fu un successo. Sulla strada è la testimonianza beat per eccellenza. Lo stile è quello del grande romanzo americano: ricche descrizioni, visioni di paesaggi desolati e senso di libertà del viaggio. Elementi che per molti critici ricordavano Mark Twain e che contribuirono a mitizzare Kerouac nei suoi personaggi.Tuttavia Sulla Strada inizia a "purificarsi" dalle regole grammaticali e sintattiche tradizionali, dando, a tratti, il via a quella che sarà la prosa spontanea. Nonostante il successo del romanzo Jack stentava a ritrovare la felicità perduta: la sua sete di rivincita non poteva placarsi così facilmente. Inoltre Kerouac era consapevole che non tutti i critici sarebbero stati altrettanto favorevoli. Infatti il breve idillio creatosi con la stampa si ruppe definitivamente allorquando Kerouac iniziò a pubblicare tutti i suoi lavori: eccetto i "Vagabondi del Dharma", il resto delle opere di Kerouac conobbe un coro di stroncature. In questa situazione difficile il ricorso all'alcool diventava sempre più sistematico.
In aiuto di Kerouac arrivò Ferlinghetti che gli offrì l'uso di un suo capanno a Big Sur. Kerouac arriva dall'amico in gran segreto per evitare i clamori con cui la celebrità lo tortura. Ma ben presto se ne pente e va al Vesuvio, noto ristorante, dove fa bisboccia per due giorni di fila, lasciando Ferlinghetti allibito. Arrivato a Big Sur, Kerouac sprofonda nella desolazione più assoluta: ascoltando i suoni del mare scrive il lungo poema "Mare. Suoni dell'Oceano Pacifico a Big Sur". Nel tentativo di non ripetere l'esperienza disastrosa del Picco della Desolazione ritorna a San Francisco dove incontra, nuovamente, Neal e Carolyn. Insieme ad un gruppo di amici Kerouac trascorre giornate di baldoria a Big Sur, dove l'ultima notte ha una visione della croce di Cristo e un tracollo nervoso. Dopo la tragica esperienza, dalla quale sarebbe nato "Big Sur", lo scrittore ritorna a casa della madre a New York, dove si abbandona sempre più agli alcolici.

Gli ultimi anni e la fine

« Ce n'è ancora, di strada »
(Big Sur)
Da New York Kerouac e la madre si trasfericono vicino ad Orlando. Il clima familiare, ormai, non è più sereno: la madre, abbandonatasi anch'essa agli eccessi alcolici, non fa altro che criticare Jack, rinfacciandogli tutto quello che ha fatto, e paragonandolo al fratello Gerard. In questo clima Kerouac scrive "Visioni di Gerard", la definitiva mitizzazione del fratello, considerato alla stregua di un martire cristiano. Dopo aver completato "Angeli di Desolazione" a Città del Messico e dopo aver perso conoscenza dopo due settimane di ubriachezza, Jack decide di tornare a Lowell, dove incontra Stella Sampas, sorella di un suo amico di infanzia, che decide di prendersi cura di Jack, diventando la sua terza moglie.
La vita di Kerouac sprofonda sempre più. La Grove Press paga le spese di una trasferta in Francia, sperando che in questo modo l'autore trovi nuovi stimoli narrativi. Nulla va come previsto: Jack vagabonda per Parigi cercando conforto nelle prostitute e nelle immancabili bottiglie. Da questa nuova, tragica esperienza, nascerà "Satori a Parigi". Ritornato a New York, Jack e la madre si trasferiscono nuovamente. Gabrielle viene colpita da un ictus che le paralizza il lato sinistro del corpo a causa del frequente abuso di alcolici a cui si è abbandonata.
La casa editrice Mondadori lo invita in Italia per fare pubblicità alla collana della "Medusa". Il 27 settembre 1966 sbarca in Italia in preda alle sue ossessioni da ubriaco e viene intervistato da Fernanda Pivano che, però, non riconosce più l'autore che aveva dato voce ad un'intera generazione. In seguito tiene una serie di conferenze in alcune città italiane, facendosi accompagnare dal cantautore Gian Pieretti, terminate a Napoli dove Jack, ubriaco, difende l'intervento americano nel Vietnam e viene subissato dai fischi.
Nel 1967 Kerouac incomincia a scrivere l'ennesimo romanzo, "Vanità di Duluoz", incentrato sul periodo fra Lowell e la Columbia. Il romanzo esce nel febbraio del 1968. Ma una nuova tragedia incombe su Kerouac: il 4 febbraio il suo amico Neal Cassidy fu trovato morto assiderato nei binari di una ferrovia fuori San Miguel de Allende (Messico): aveva preso barbiturici per calmare i sintomi dell'astinenza da anfetamine. Per tirarlo fuori dalla depressione i cognati Nick e Tracy lo portano in Europa, tra Lisbona, Madrid, Stoccarda e Ginevra: l'esperienza è disastrosa in quanto Kerouac non fa altro che ubriacarsi e andare a prostitute.
Trasferitisi nuovamente in Florida, a St.Petersburg, Kerouac continua la sua discesa verso l'oblio: è sempre più frequente vederlo partecipare alle classiche risse da bar in cui si è alzato troppo il gomito. La mattina del 20 ottobre 1969 si sveglia alle quattro del mattino in seguito all'ennesima sbornia. Verso mezzogiorno ha forti dolori addominali e vomita sangue: il fegato ha ceduto. Portato in ospedale e sottoposto a ventisei trasfusioni, muore alle cinque e mezzo del mattino del 21 ottobre, a quarantasette anni.
La città di San Francisco ha deciso d'intitolare allo scrittore una piccola strada (Jack Kerouac Alley) che da Chinatown porta a Colombus Street.
« Come è strano essere lontani da casa quando la distanza è un intero continente e non sai neanche più dove sia la casa tua e la casa che ti resta è quella che hai in testa »
(da una lettera scritta a Neal Cassady)

Le opere e lo stile

« La mia opera forma un unico grosso libro come quella di Proust, soltanto che i miei ricordi sono scritti di volta in volta. A causa delle obiezioni dei miei primi editori non ho potuto servirmi degli stessi nomi di persona in ogni libro. [...] non sono che capitoli dell'intera opera ch'io chiamo La Leggenda di Duluoz [...] veduta attraverso gli occhi del povero Ti Jean (io), altrimenti noto come Jack Duluoz [...] »
(Jack Kerouac, 1962)
Questa frase pubblicata da Kerouac all'inizio del romanzo "Big Sur" testimonia che l'opera di Kerouac è essenzialmente autobiografica. Il successo di romanzi quali "Sulla Strada" o i "Vagabondi del Dharma" spesso, infatti, fa dimenticare al lettore che Kerouac considerava i propri libri quali frammenti di un'unica leggendaria vita, la "Leggenda di Duluoz", l'ennesimo tentativo, da parte degli scrittori americani, di cimentarsi con il "grande romanzo americano".
Già fin dal suo primo romanzo, "Orfeo Emerso", rimasto inedito fino al 2003, scritto a soli ventitré anni, vengono presentati i temi centrali dell'intera opera kerouackiana: gli amori, i conflitti di un gruppo di amici, la ricerca della verità attraverso l'arte in tutte le sue forme. Con il suo romanzo più famoso, "Sulla strada", il tema del viaggio, quale metafora della libertà, entra a far parte della narrativa di Kerouac. Si tratta di un tema non estraneo alla letteratura americana: già Jack London, uno degli autori che più ha influenzato Kerouac, scrisse un romanzo "on the road". Il viaggio si collega alla fuga, al tentativo di isolarsi e di scoprire la verità nella solitudine: è questo il periodo religioso di Kerouac, testimoniato dai "Vagabondi del Dharma", dalle sue opere poetiche quali, oltre al già citato "Mexico City Blues", "La scrittura dell'eternità dorata", e da "Angeli di desolazione". Tuttavia si tratta di una fuga inutile, testimoniata dall'immensa tristezza di romanzi come "Big Sur" e "Satori a Parigi". Una fuga che non ha via di uscita se non la morte dell'autore. Ma forse il tema che più di ogni altro è centrale nell'opera kerouackiana è quello dell'oscillazione tra la città e la metropoli, tra una vita tranquilla, in un ambiente sereno e familiare, e una vita vissuta tra esperienze non sempre glorificanti. Dopo aver scelto per molti anni la city, Kerouac deciderà di tornare sui propri passi, di tornare nella town, nella sua città, nella sua cara Lowell, alla ricerca di un tempo perduto: questa ricerca, testimoniata dal tentativo di rivivere le immagini della felice infanzia, attraverso la scrittura di nuovi romanzi, risulta, però, vana e si conclude con una nuova sconfitta per Kerouac. Attraverso le opere di Kerouac è possibile seguire il suo percorso biografico ed intellettuale.
Dal punto di vista stilistico l'opera di Kerouac rappresenta un'importante novità nel panorama della letteratura internazionale. Egli lascia, infatti, un nuovo stile, del tutto innovativo: la prosa spontanea. Questo stile, senza regole apparenti, segue dei principi fondamentali dettati dallo stesso Kerouac e che prevedono libertà mentale da cui far scaturire poi quella lessicale come dirà in The Essentials of Spontaneous Prose: "Prima soddisfa te stesso, e poi al lettore non mancherà lo choc telepatico e la corrispondenza significante perché nella tua e nella sua mente operano le stesse leggi psicologiche".
Per il contenuto delle sue storie e il suo modo di scrivere, peraltro fortemente apprezzato da Henry Miller, Kerouac rimarrà il padre dei beatniks fino verso gli anni ottanta, periodo nel quale si decide di cominciare a contestualizzare l'autore in una logica più ampia delle letteratura americana e di analizzare senza preconcetti la sua proposta stilistica.
Oggi si ritiene che il suo contributo letterario, oltre che sociale, sia assai più profondo e qualitativo rispetto ai giudizi che inizialmente l'avevano emarginato in una guglia della controcultura americana.

Bibliografia

2.5.11

John Malkovich








John Gavin Malkovich è un attore, regista, produttore cinematografico e teatrale statunitense.

Le origini e gli inizi a teatro

Nasce in una piccola cittadina dell'Illinois, da padre serbo e madre scozzese.
Da ragazzo Malkovich, che era molto in sovrappeso, non partecipava agli spettacoli organizzati dalla sua scuola. All'età di sette anni, però, assistette alla rappresentazione di Our Town di Thornton Wilder, che lo colpì profondamente. Durante gli anni del liceo, Malkovich si trasforma fisicamente: perde drasticamente i chili di troppo, concentra il suo interesse sullo sport ed entra nella squadra di football americano. Contemporaneamente coltiva l'amore per la musica e, oltre a suonare la tuba nella banda della scuola, dedica molto del suo tempo libero alla chitarra.
Frequenta alla Eastern Illinois University il corso in scienze ambientali, seguendo le orme della famiglia, che è editrice del quotidiano Benton Evening News a Benton, Illinois e della rivista Outdoor Illinois e che è generalmente considerata come una delle famiglie che hanno dato vita al movimento ambientalista nell'Illinois.
In realtà John si appassiona alla recitazione e passa sempre più tempo al dipartimento di teatro, insieme alla sua ragazza. La storia d'amore tra i due finisce, ma l'interesse per il teatro ha ormai preso il sopravvento e John decide di trasferirsi all'Illinois State University per frequentare i corsi di recitazione. Qui fa la sua prima esperienza di recitazione, interpretando The Lover di Harold Pinter, e nel tempo libero suona la chitarra nei locali della zona.
Nel 1976 lascia l'università prima di diplomarsi e si trasferisce a Highland Park, un’area suburbana di Chicago, dove fonda, insieme a Gary Sinise, una compagnia teatrale, la Steppenwolf Theater Company, che ha come sede il sotterraneo di una chiesa e di cui fanno parte, oltre a Sinise e Malkovich, Terry Kinney, Jeff Perry ed altri sette attori. In sei anni partecipa a più di cinquanta spettacoli della Steppenwolf.

Carriera

Si trasferisce a New York City nel 1983 e debutta a teatro nella "Grande Mela" nell'opera True West. Il debutto a Broadway avviene accanto a Dustin Hoffman in Morte di un commesso viaggiatore nel 1984. Malkovich vince un Emmy Award per il suo ruolo quando lo spettacolo venne trasposto in un film per la televisione diretto da Volker Schlöndorff.
Il debutto sul grande schermo avviene, dopo aver recitato in alcuni film per la televisione, con Le stagioni del cuore (1984) di Robert Benton, per il quale viene nominato agli Oscar come "miglior attore non protagonista", seguito subito dopo da Urla del silenzio di Roland Joffé.
Nel 1988 è protagonista, accanto a Glenn Close e Michelle Pfeiffer, del film di Stephen Frears Le relazioni pericolose, tratto dal romanzo di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos. Sul set nasce una relazione tra Malkovich e la Pfeiffer, che porta l'attore a divorziare dalla prima moglie, Glenne Headly.
In seguito, Malkovich sposa la studiosa di culture orientali Nicoletta Peyran, conosciuta sul set di Il tè nel deserto (1990) di Bernardo Bertolucci, film per cui lei era aiuto-regista, con la quale ha avuto due figli.
Nel 1994 viene nuovamente candidato agli Oscar, sempre come "miglior attore non protagonista", Nel centro del mirino (1993), diretto da Wolfgang Petersen.
Anche se il film di Spike Jonze Essere John Malkovich, basato sulla sceneggiatura di Charlie Kaufman, lo vede protagonista a partire dal titolo, nella pellicola Malkovich interpreta una lieve "variazione" di sé stesso, come indicato dal fatto che nel film il suo secondo nome è "Horatio", invece del vero "Gavin". Malkovich è apparso anche in un cameo del film Il ladro di orchidee, anche questo scritto da Kaufman, nel quale interpreta sé stesso durante un finto backstage delle riprese di Essere John Malkovich.
Nel 2002 fa il suo debutto dietro la macchina da presa con due pellicole, Hideous Man e Danza di sangue.
Malkovich rimane fedele alla compagnia teatrale che lo ha lanciato e reso celebre, tornando spesso allo Steppenwolf, sia come attore sia come regista.
È un prete in Changeling, film di Clint Eastwood del 2008. Sempre nel 2008 interpreta magistralmente nella commedia dei fratelli Coen Burn After Reading il ruolo di Osborne Cox, agente della CIA. Retrocesso a lavoro per problemi d'alcol, il cocktail più velenoso verrà però servitogli dalla moglie la quale chiederà il divorzio. Il personaggio, proprio come un serpente che cambia pelle, subirà una interessante metamorfosi che darà l'opportunità a Malkovich di mostrare tutto il suo talento.
Nel 2009 è protagonista, insieme a George Clooney, della nuova campagna pubblicitaria Nespresso.

Montecarlo Tv Festival: le nomination italiane




di Eliana Corti

In gara “Le ragazze dello swing”, “Edda Ciano e il comunista” e “Terra ribelle”
Si terrà dal 6 al 10 giugno il 51° Festival della televisione di Montecarlo. In gara, 21 programmi da 11 Paesi che verranno premiati con la Golden Nymph nelle categorie tv movie, miniserie, attualità e serie tv (drama e comedy). In particolare, nella categoria tv movie concorre l’italiano “Edda Ciano e il comunista”, insieme a una produzione della Repubblica Ceca, due francesi, due tedesche, due giapponesi e una sudcoreana. Il film su Edda Ciano ha ricevuto anche le nomination per la miglior regia (Graziano Diana), miglior attore (Alessandro Preziosi) e attrice (Stefania Rocca). “Le ragazze dello swing” è invece in gara come miglior miniserie insieme a titoli come “The Kennedys”, “I pilastri della terra” e il tedesco “God’s Mighty Servant” (il cui protagonista, Remo Girone, è in gara come miglior attore). “Terra ribelle” concorre invece come miglior serie tv drama (insieme a serie come “Tudors”, “Mad Men” e “Lost”).
I produttori della fiction, Alessandro Jacchia e Maurizio Momi di Albatross, hanno una nomination nelle sezioni miglior produttore internazionale ed europeo

1.5.11

AIRC







La prossima domenica 8 maggio, in occasione della Festa della mamma, in tutte le piazze italiane ci sarà l’iniziativa messa in piedi dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) per la raccolta di fondi a sostegno dei progetti di ricerca sui tumori femminili.
Saranno 3500 le piazze italiane che vedranno impegnati oltre 25 mila volontari che, ogni anno, proprio in occasione della Festa della mamma, distribuiranno 700.000 azalee a fronte di una donazione di 15 euro. Un piccolo aiuto che però rappresenterà certamente un importantissimo gesto per la lotta contro i tumori.
La ricerca, ha bisogno di tutti noi, ed è per questo che, al fine di rendere curabili i tumori femminili, sempre più in aumento, scendono in piazza, oltre ai tanti volontari, anche molti volti celebri dello spettacolo, nei panni di testimonial della manifestazione.
Oltre a Stefania Rocca, Stefania Sandrelli, le Veline di Striscia, Antonella Clerici, Elisa, Cristina Chiabotto e molti altri volti femminili dello spettacolo e dello sport, tra i testimonial c’è anche la giovane e talentuosa cantante Emma Marrone, trionfatrice del talent Amici.
Emma, ha vissuto sulla sua pelle la sofferenza e la paura della malattia, ed oggi invita tutti noi a compiere un gesto concreto, in grado di renderla meno dolorosa e più semplice da curare: “Regalate alla mamma l’azalea della ricerca e aiutate tutte le persone che hanno bisogno di essere curate”.

Cinecittà, viaggio nella fabbrica dei sogni






Benigni benedice l'apertura al pubblico di Cinecittà: "Un ministero di ricordi"

di FULVIA CAPRARA
Roma

Dalle parole alle immagini, lungo quel percorso magico e misterioso che trasforma un’idea in un fotogramma, una storia in un film. Da oggi le porte degli studi di Cinecittà, numero 1055 di via Tuscolana, zona sud della capitale, sono aperte alla curiosità del pubblico. E quel segreto, che perfino Federico Fellini non riuscì mai a svelare del tutto, è alla portata di tutti: «A volte mi sembra di non conoscerla affatto, Cinecittà. Per me, si riduce a pochi elementi scenografici, a pochi luoghi. Il primo è il cancello d’ingresso che in parte conserva una suggestione, la sensazione d’oltrepassare una soglia fatata e particolare...». Oltre quel confine tutto diventa possibile e, siccome ogni film comincia da un copione, la prima cosa da rileggere sono le battute celebri, pronunciate dai protagonisti di Ludwig, di C’era una volta in America, della Tigre e la neve, della Finestra di fronte. I costumi sono il trampolino per lanciarsi a capofitto in un’epoca, e così ecco la fibbia del piviale del Nome della rosa, le babbucce cinesi dell’Ultimo imperatore, il pesante collare di Medea, la borsa gioiello della Contessa di Castiglione, la tunica di Caifa nella Passione. I corpi delle dive rifulgono nelle preziose creazioni della sartoria, punto dopo punto, strass dopo strass, merletto dopo merletto, riappaiono Silvana Mangano nel completo bianco di Morte a Venezia, Anna Magnani nel costume Arlecchino della Carrozza d’oro, Sofia Loren vestita da Madonna in Questi fantasmi, Monica Vitti nel trionfo di lustrini di Polvere di stelle.Sul set, tra le scenografie curate fin nel minimo dettaglio, finalmente si gira, da una parte gli attori che cercano di infondere verità alle battute, dall’altra la macchina da presa, le luci, i carrelli, le suggestione create dai rumoristi, la pioggia, gli zoccoli di un cavallo al galoppo, il cigolare sinistro di una porta. Il documentario di Marco Danieli intitolato Post (si parla di post-produzione) rivela tutto usando la tecnica dello «split screen»: «La Mostra - spiega la curatrice Elisabetta Bruscolini - segue un itinerario nella creatività degli autori e dei professionisti». Ma c’è anche l’omaggio alla «storia e al presente di Cinecittà», a tutti coloro che hanno dato vita, ieri e oggi, «al mito di Hollywood sul Tevere». In attesa di ospitare, nella prossima estate, Woody Allen con The wrong picture, tutto ambientato nella capitale, e Bernardo Bertolucci che torna sul set per dirigere Io e te, in 3D, i visitatori potranno percorrere il viale della vecchia Broadway di Gangs of New York, ritrovare le atmosfere della Firenze rinascimentale del prequel di Amici miei, rivivere il fascino della Roma antica della serie tv Rome. Ma prima di assaporare l’emozione del recitare, il silenzio del set, il brivido del ciak, bisogna, da che cinema è cinema, vincere l’ansia e suoperare il primo esame. Nella «sala del produttore» scorrono i provini delle star, da Stefania Sandrelli e Catherine Spaak che pronunciano una frase chiave del capolavoro Io la conoscevo bene («Ma...questa Milena sono io, una specie di idiota?») a Valentina Lodovini che si esibisce in una versione femminile di Padre Pio mostrando mani candide su cui sarebbero comparse le stimmate. Da Stefania Rocca che spiega «mi piace scoprirmi, essere quella che non sono nella vita di tutti i giorni» a Riccardo Scamarcio che, dopo aver proposto un monologo in cui fa «il pubblico ministero che accusa Riccardo Scamarcio», si blocca e chiede «ci possiamo fermare un attimo, mi sono perso».Promossa per celebrare la vitalità del luogo, il suo essere un’azienda in crescita che, fa sapere il presidente di Cinecittà Studios Luigi Abete, «in 13 anni, da quando è stata privatizzata, ha versato allo Stato 90 milioni di euro tra affitti e investimenti», la mostra, costo complessivo 700mila euro, è stata inaugurata ieri sera con una grande festa. Il primo ad arrivare è Roberto Benigni: «Un ricordo? Un ministero di ricordi», esclama entrando: «Più che parlare, siccome il cinema è immagine, vorrei che mi riprendeste mentre faccio saltelli di gioia. Cinecittà è tutto e tutto si avviluppa in me pensando a questo posto». Poi arrivano Carlo Verdone («È stato il luogo preferito della mia infanzia»), Micaela Ramazzotti, Silvana Pampanini, la costumista Milena Canonero, il sindaco Gianni Alemanno: «Abbiamo in tutto oltre trenta teatri di posa - fa sapere il vicedirettore generale di Cinecittà Studios Giuseppe Basso -, siamo, in questo settore, la più grande azienda dell’europa mediterranea». Dopo la mostra, che resterà aperta fino a novembre, dovrebbe prendere corpo, nell’arco di un anno e mezzo, il progetto di un Museo del cinema permanente per cui dovrebbero essere complessivamente stanziati circa 15 milioni di euro.

EXTR@

In Extr@ trovi news, fotogallery e video sulle tendenze, mode e novità del mondo del cinema e dello spettacolo.

Sabrina Ferilli






è un'attrice e showgirl italiana.

Nata a Roma il 28 giugno 1964 da madre casertana casalinga e da padre dirigente del Partito Comunista Italiano, cresciuta a Fiano Romano, Sabrina, dopo aver tentato senza successo di entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, iniziò la carriera di attrice cinematografica in parti secondarie, come in Caramelle da uno sconosciuto di Franco Ferrini, e piccoli ruoli in film di secondo piano di fine anni ottanta.
Il suo esordio come attrice avviene a 24 anni nel film Il volpone, di Maurizio Ponzi, in cui recita la parte della cameriera con Enrico Montesano. Nel 1990 Alessandro D'Alatri la volle con sé nel film Americano rosso con il quale l'attrice iniziò a farsi notare in un piccolo ruolo.
Nel 1993 recitò nella commedia Anche i commercialisti hanno un'anima (al fianco di Enrico Montesano e Renato Pozzetto), ne Il giudice ragazzino (insieme a Giulio Scarpati) e soprattutto in Diario di un vizio di Marco Ferreri, mentre l'anno successivo raggiunse la celebrità con La bella vita di Paolo Virzì, con cui ottenne il Nastro d'Argento alla miglior attrice protagonista.
Durante gli anni successivi prende parte al film Vite strozzate di Ricky Tognazzi e continua a comparire in buone commedie, come Ferie d'agosto sempre di Virzì e Ritorno a casa Gori di Alessandro Benvenuti. Nel 1996 ha condotto il Festival di Sanremo insieme a Pippo Baudo e Valeria Mazza. Nel frattempo da una buona interpretazione nel film Tu ridi dei Fratelli Taviani e nella commedia Il signor Quindicipalle di Francesco Nuti.
Successivamente ha lavorato anche in teatro (con alcune riedizioni di commedie di Garinei e Giovannini, tra cui il Rugantino) e si lascia tentare sempre più dalla televisione partecipando a numerose fiction. Nel 2000 ha posato per il calendario sexy del mensile Max, che ha realizzato oltre 1 milione di copie vendute. Il 24 giugno 2001, per festeggiare lo scudetto vinto dalla sua squadra del cuore, l'A.S. Roma, ha eseguito uno spogliarello al Circo Massimo davanti a centinaia di migliaia di tifosi giallorossi, pur avendo dichiarato in passato di essere tifosa della S.S. Lazio all'interno del concerto organizzato per l'occasione dal cantautore romano e romanista Antonello Venditti. Nel 2003 è la protagonista nel film L'acqua... il fuoco di Luciano Emmer che viene mostrato al Festival del cinema di Venezia: l'interpretazione è accolta in modo controverso. In seguito prende parte al alcuni cinepanettoni come Christmas in love, Natale a New York e Natale a Beverly Hills, mentre nel 2008 recita in Tutta la vita davanti di Virzì, vincendo ancora una volta il Nastro d'Argento.

Scontro con Katia Bellillo

Nel 2005 sia la Ferilli, da sempre vicina alla sinistra, che Katia Bellillo, deputata dei Comunisti Italiani, hanno sostenuto il referendum per la fecondazione assistita. La Ferilli ha in seguito dichiarato alla rivista Gente che nonostante rispettasse la pratica della fecondazione assistita personalmente preferiva l'adozione. La Bellillo, intervistata dal Corriere della Sera avrebbe quindi detto:
« Un'icona dei media non andava bene come testimonial. Ha preso i soldi, ha fatto il suo lavoro e poi da saggia popolana ha deciso che piuttosto che andare all'estero per la fecondazione il figlio lo adotta qui »
(Katia Bellillo)
In seguito la Bellillo ha rifiutato di scusarsi ed è stata querelata dalla Ferilli. In quanto deputata all'epoca dei fatti la Bellillo godeva di immunità parlamentare (art. 68 Cost.) e nel luglio 2008 ha inviato alla Giunta per le autorizzazioni una domanda d'insindacabilità, sostenendo fra l'altro di non aver pronunciato la frase incriminata. Il presidente della commissione Pierluigi Castagnetti ha inizialmente proposto una conciliazione, rifiutata però dalla Ferilli. Nonostante alcuni deputati si fossero pronunciati per la sindacabilità, la Giunta il 19 novembre ha votato a maggioranza per l'insindacabilità, provocando le critiche dell'attrice al Partito Democratico in una lettera aperta a Walter Veltroni.