17.1.12

Ezio Vendrame




Carriera da calciatore

Cresciuto in un orfanotrofio, avrà un'infanzia difficile che lo segnerà per tutta la vita. Come calciatore, si distinse presto indifferentemente nei ruoli di ala o mezzala, e grazie alla sua abilità con la palla iniziò una trafila tra le giovanili in squadre minori friulane che lo fece al fine approdare all'Udinese. Passò successivamente alla SPAL, ma per la sua irrequietudine non legò con Paolo Mazza che lo cedette prima alla Torres e successivamente nel 1969 al Siena.
Nell'estate 1971 esordì in serie A con il Lanerossi Vicenza, proveniente dal Rovereto: diventerà presto un idolo per i tifosi biancorossi, sebbene non abbia mai sfondato nel mondo del calcio. In verità Vendrame rappresenta uno dei più grandi talenti inespressi che il calcio italiano abbia prodotto negli anni settanta, alla stregua di un George Best italiano. L'allora presidente della Juventus, Boniperti, lo avrebbe paragonato all'argentino Kempes.
Con il suo modo di fare scanzonato, l'aria da hippie, i capelli lunghi, il suo spiccato anticonformismo, si accattiva subito le simpatie dei tifosi biancorossi, per i quali sarà un idolo indimenticato.
In campo mostra a sprazzi le sue grandissime doti e il suo piede "fatato", alternando scampoli di alta classe a prestazioni grigie: Vendrame ha più volte sostenuto di giocare a calcio solo per soldi e che il resto gli interessava poco.
Fra i molti episodi curiosi di cui si è reso protagonista, i tifosi biancorossi ricordano quando, trovandosi a centrocampo, in contropiede, nella posizione più avanzata, senza compagni davanti da servire, salì con entrambi i piedi sulla palla portandosi le mani alla fronte per scrutare ironicamente l'orizzonte.
Dopo tre anni a Vicenza passa al Napoli disputando tuttavia solamente tre partite in campionato, prima voluto e poi osteggiato dall'allenatore azzurro Luis Vinicio.
Ma l'episodio forse più famoso del suo passato da calciatore, risale a qualche tempo dopo, quando giocava in serie C con la maglia del Padova: in una partita, a dir suo combinata e destinata allo 0-0, per dare una scossa ai presenti dribblò la sua intera squadra da un lato all'altro del campo senza che nessuno potesse fermarlo, fino a fintare il tiro davanti al proprio portiere, che si tuffò inutilmente su di lui cercando di levargli il pallone, per poi fermarsi in prossimità della linea di porta e ritornare indietro ("così l'emozione era salva" racconterà poi Vendrame nel suo libro autobiografia Se mi mandi in tribuna godo): in quell'occasione un tifoso sugli spalti morì d'infarto e quando questo gli fu riferito, Vendrame rispose chiedendo come fosse possibile che un debole di cuore lo andasse a vedere giocare.
Altrettanto divertente, sempre con il Padova, l'episodio del suo cedimento, poi rientrato, dinanzi alle proposte di giocare male la partita contro l'Udinese (sua ex squadra) che stava lottando per la promozione dalla C alla B: in quell'annata il Padova, che navigava in cattive acque finanziarie, pagava ai suoi giocatori i premi partita "minimi" stabiliti dalla FIGC: 22.000 lire a punto. L'emissario della squadra friulana gli offrì 7.000.000 di lire per una "prestazione scadente". Vendrame inizialmente accettò ("avevo giocato male molte altre volte...e gratis), ma una volta entrato in campo, sentendo che il pubblico friulano fischiò sonoramente il suo nome pronunciato dagli altoparlanti ad inizio partita, cambiò idea e decise che doveva".. punire quel pubblico di ingrati...affanculo i sette milioni, viva le 44.000 lire" dirà anni dopo. Il Padova vinse 3-2 con una sua doppietta e memorabile fu il secondo gol, segnato direttamente da calcio d'angolo: prima di tirare fece il gesto di soffiarsi il naso sulla bandierina del corner e di dichiarare - a gesti - polemico ai tifosi avversari che da lì avrebbe realizzato direttamente, cosa che puntualmente accadde.
Passò poi all'Audace San Michele in serie C e poi tra i dilettanti nel Pordenone e nello Juniors Casarsa, sempre appiccicata addosso l'etichetta di genio inespresso.

Lo scrittore

Ritiratosi a vita privata nella campagna friulana, dedicandosi ai suoi hobby (tra cui suonare la chitarra e scrivere poesie), ha allenato le giovanili del Venezia e pubblicato alcuni libri nell'ultimo decennio in cui raccoglie le sue esperienze di vita e di calciatore (fra i quali "Se mi mandi in tribuna godo"), nel quale ricorda fra i suoi pochi rammarichi, il tunnel fatto al suo idolo, Gianni Rivera, quasi come una mancanza di rispetto verso il grande campione del Milan.

Opere

Io di nascosto, Campanotto
Senza alcun anticorpo, ed. Campanotto 1994
Inamovibilità di un marchio, ed. Biblioteca dell'Immagine
Un farabutto esistere, ed. Biblioteca dell'Immagine, 1999
Se mi mandi in tribuna godo, ed. Biblioteca dell'Immagine, 2002
Le cose della vita, ed. Biblioteca dell'Immagine, 2002
Vietato alla gente perbene, ed. Biblioteca dell'Immagine, 2003
Una vita fuorigioco, Rizzoli, 2004
Il mio cuore stuprato, ed. Biblioteca dell'Immagine, 2004
Calci al vento, Rizzoli, 2005
Il mio miele ti avvelenerà, Mondadori, 2006
Via Quarto 49, ed. Biblioteca dell'Immagine, 2009

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