11.8.12

ha vinto Milano, ora sono una sciura


di Massimiliano Chiavarone

Milano, 22 luglio 2012 — «Ormai sono una sciura milanese». Lo racconta ridendo Stefania Rocca, attrice, spesso in giro per l’Italia e all’estero per lavoro, ma che ha messo su famiglia a Milano: «Con il mio compagno Carlo Capasa e i nostri due bambini Leone e Zeno».

Lei torinese di nascita e di solito diffidente per cultura, abbandona il modello del “madamin piemunteise” per fare la sciura?

«Certo ho approfondito il carattere interpretando Chiara nella fiction “Una grande famiglia” di Riccardo Milani. Il mio personaggio è appunto l’incarnazione della milanese, cioè della donna emancipata per antonomasia, che lavora, che è organizzata e che ha una passione profonda e mai esibita per lo shopping. È una donna con un notevole senso estetico allenato dalla capillare presenza della moda a Milano. E non perde occasione per esibire il suo buon gusto, talora esagerando: come nel caso di Chiara che invitata a un compleanno si presenta con una toilette degna di una prima della Scala».

E anche lei è così perfetta?

«No, ma comunque la cultura dell’immagine che ho assorbito qui mi ha aiutata anche nel lavoro. E poi Milano è una città che porta fortuna».

Perché?

«Il mio rapporto con questa città ha attraversato diverse fasi. Arrivo qui a 19 anni e vado a vivere con mia sorella Francesca. Volevo fare l’attrice e per pagarmi i corsi di recitazione lavoravo nella pubblicità. Ma recitare a teatro mi spaventava. Temevo di non riuscire a trovare la mia verità e di usare solo la tecnica. Da qui è nata l’idea di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia».

Per cui va a Roma?

«Sì, mi sentivo più a mio agio davanti alla cinepresa. Poi sono stata anche all’Actor’s Studio di New York, ma Milano mi aspettava».

Con «Nirvana»?

«Sì ho girato il film di Salvatores nel 1996. A Milano ho interpretato anche “Casomai” di D’Alatri nel 2002. Entrambi hanno fatto buoni incassi. Intanto mi sono sciolta a teatro e ho affrontato “Irma la Dolce” al Nazionale e “Totem” al Piccolo».

Insomma, Milano le ha fatto conquistare la fiducia in se stessa?

«Sì. Vivo stabilmente qui da 4 anni. È una città organizzata che ti aiuta se lavori e hai famiglia. Tutti hanno una meta, un progetto. Alcune volte, invece, ho bisogno di perdermi per poi ritrovarmi. In questo sono riuscita grazie ai miei figli che mi hanno fatto scoprire la Triennale».

Perché ne è affascinata?

«È una combinazione perfetta di arte, natura e libri. Porto i miei figli alle mostre come se fossimo a New York e Londra. Poi giriamo per il bellissimo parco, andiamo al caffè interno e infine puntiamo al bookshop Skira dove ognuno di noi crea i propri percorsi sfogliando i libri e vedendo le fotografie. Anche se sono molto piccoli, Leone e Zeno non si annoiano. La Triennale poi è fantastica perché organizza mostre anche per i bambini, ma secondo me dovrebbe creare una sezione permanente dedicata a loro».

Lavora anche in questo periodo?

«Sì e meno male. In questo sono milanese. Ora sto girando con Vittoria Puccini “Altri tempi”, una fiction Rai in due puntante di Marco Turco dedicata ai bordelli italiani dagli anni Trenta al 1958 quando furono chiusi per la legge Merlin. Qui interpreto una prostituta bolognese che si fa chiamare “La Duchessa”. Poi passerò al teatro debuttando in “Ricorda con rabbia” di Osborne per la regia di Luciano Melchionna».


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