19.4.12

sesso e cinepanettoni



di Ilaria Ravarino

ROMA - Due film, la tv, il teatro: Stefania Rocca il secondo figlio le ha dato la carica?
«A volte il lavoro è una necessità. Dopo la maternità non vedevo l’ora di tornare su un set».
Un set non italiano: «The invader» l’ha presentato al festival di cinema francese Rendez Vous.
«Adoro il cinema francese: produce più facilmente le opere prime e nelle sale il cinema nazionale è tutelato. Li prendevamo in giro perché sono nazionalisti, ma dopo gli Oscar hanno raccolto i risultati».
E noi?
«Noi niente. Non sappiamo difendere il nostro patrimonio culturale e non l’abbiamo mai fatto. Ci censuriamo sia a livello economico, evitando investimenti rischiosi, sia sul piano dei contenuti: se una cosa funziona, da noi si ripete all’infinito. E così ci ritroviamo solo con i cinepanettoni».
«The invader» è stato alla Mostra di Venezia. E si è parlato solo di una scena.
«Quella dell’amplesso. Si parla solo di quello perché in Italia si ha la convinzione che il nudo attiri, che sia il sesso a mandare la gente al cinema».
E invece?
«E invece un film così lo si vede per altre ragioni: perché parla dell’alienazione di chi emigra in un paese più ricco, e del senso di estraniamento di chi ha il denaro ma non è felice».
Denaro e infelicità: ne parla anche su Rai1 con «Una grande famiglia».
«Sono contenta che abbia successo. È una serie ben scritta, che mescola dramma e mistery e racconta uno spaccato poco noto dell’Italia, quello del Nord delle piccole imprese in crisi».
Ha una ricetta per aiutarle?
«Non sono una politica, ma si potrebbe fare di più per imprese che sono il polmone del paese».
Ha detto che «Una grande famiglia» è la risposta a «Tutti pazzi per amore»: perché?
«Perché Tutti pazzi per amore parla con ironia di una famiglia allargata, qui c’è il dramma di una grande famiglia dispersiva».
Rimpiange la leggerezza di «Tutti pazzi per amore»?
«No. Ma sono contenta che la serie sia andata avanti senza di me».
Anche a teatro, con «L’anno del pensiero magico», non cerca la risata. Anzi.
«È un monologo che parla di come la vita continui nonostante la morte. È un testo forte. Il pensiero magico è la formula segreta per ottenere ciò che si vuole».
E la sua formula è?
«Se studio, raccoglierò i risultati del mio lavoro. L’ho pensato, l’ho fatto, è successo».
Tra i suoi prossimi progetti c’è un altro film. Italiano?
«No, austriaco. Si chiama Die kleine Lady ed è una versione femminile e un po’ femminista de Il Piccolo Lord».

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