4.2.12

Brubaker






Brubaker è un film del 1980 diretto da Stuart Rosenberg
È una delle opere simbolo del cinema dell'impegno sociale, appartenente idealmente alla stagione artistica e culturale degli anni settanta.

Henry Brubaker è un criminologo riformista ed ex capitano dell'esercito, al quale viene affidato il compito di dirigere il penitenziario di Wakefield, un carcere dove non sono previste guardie carcerarie e dove l'ordine interno è mantenuto da detenuti cosiddetti "affidabili". Al fine di rendersi conto delle reali problematiche dell'istituzione egli si introduce nel carcere fingendosi, per alcuni giorni, detenuto egli stesso e scoprendo così le drammatiche condizioni in cui i carcerati vengono a trovarsi: le violenze fisiche e psicologiche, i continui soprusi, lo sfruttamento cui essi sono costantemente sottoposti dai commercianti della città e, non di rado, la morte.
Una volta svelata la sua identità, inizia un'azione di radicale cambiamento della vita all'interno della prigione, cercando di eliminarne le ingiustizie e scontrandosi con i corrotti membri del comitato per la gestione del penitenziario. Nella sua opera il nuovo direttore viene sostenuto da Lillian, la donna che lo ha voluto alla guida di Wakefield, ma il suo sostegno viene meno nel momento in cui lo scontro con la burocrazia e soprattutto con la politica emerge in tutta la sua evidenza quando egli si rifiuta di fermare gli scavi in un campo dove sono stati seppelliti dei detenuti trucidati all'interno del carcere. Memorabile e paradigmatica è, a tal proposito, la frase di Redford-Brubaker in risposta all'accusa, da lei rivoltagli, di andarsene sempre sconsolato, quando vede che non è in grado di modificare lo stato delle cose: "Perché è di omicidi che si sta parlando là dentro. Se li metti a tacere, come fai a spiegare a quegli uomini il motivo per cui sono rinchiusi? Per me esiste un peso e una misura!".
Un'altra figura fondamentale del film è quella di Dickie, detenuto appartenente agli affidabili che all'inizio si mostra scettico nei confronti del nuovo direttore, ma lentamente si rende conto del grande valore del suo operato, fino a rendergli completo tributo, al momento in cui egli, appena rimosso dall'incarico, si appresta a partire, con queste parole: "Hey Brubaker! Bisogna che le dica una cosa: aveva ragione!". La frase scatena un applauso ritmato, rivolto verso di lui che lentamente coinvolge tutti i detenuti e che rappresenta la vera vittoria di Brubaker; egli, infatti, non è riuscito a portare a termine la sua azione di riforma, ma ha inciso profondamente nelle coscienze di quegli uomini tanto che sarà proprio Dickie a portare avanti le idee apprese dal criminologo riformista, trasformandole in azione concreta facendosi promotore di un'azione legale per modificare le condizioni di vita all'interno di Wakefield.


Produzione

Il film è tratto da una storia realmente accaduta a Thomas Murton, che ne fece un libro. All'inizio delle riprese il regista era Bob Rafelson, ma, si pensa per divergenze con la produzione e, forse, anche con lo stesso Redford (Rafelson voleva realizzare un film totalmente politico), fu ben presto sostituito da Stuart Rosenberg, uno dei migliori registi di pellicole carcerarie (diresse Paul Newman nel 1967 in Nick mano fredda, altro capolavoro di genere).

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