31.3.11

Andrea Pazienza






« La pazienza ha un limite, Pazienza no! » (Andrea Pazienza)



Pazienza nasce a San Benedetto del Tronto figlio di Enrico Pazienza, professore di educazione artistica, e Giuliana Di Cretico. Residente subito a San Severo, la città del padre (nonché quella "del suo pensiero"), vi trascorre l'infanzia, passando le estati con la famiglia a San Menaio, frazione di Vico del Gargano. All'età di tredici anni, nel 1968, Pazienza si trasferisce per studio a Pescara, tornando quasi ogni fine settimana a San Severo, dove continua a frequentare gli amici di sempre e a lasciare tracce della sua genialità, tra l'altro realizzando le scenografie di alcuni spettacoli presso il Teatro Verdi. Nella città abruzzese si iscrive al liceo artistico e stringe amicizia con l'autore di fumetti Tanino Liberatore. In questi anni crea i suoi primi fumetti, in parte tuttora inediti, e realizza una serie di dipinti; collabora, inoltre, col Laboratorio Comune d'Arte "Convergenze", che dal 1973 espone i suoi lavori in mostre sia collettive sia personali. Nel 1974 si iscrive al DAMS di Bologna che lascia a due esami dalla laurea. Vive gli anni della contestazione giovanile bolognese, che fanno da sfondo al fumetto Le straordinarie avventure di Pentothal, primo lavoro di Pazienza pubblicato («Alter Alter», 1977). In quella facoltà incontra altri artisti e scrittori come: Pier Vittorio Tondelli, Enrico Palandri, Giacomo Campiotti, Gian Ruggero Manzoni, Freak Antoni. Nel 1977, con Filippo Scozzari, Stefano Tamburini, Massimo Mattioli e Tanino Liberatore, fonda la Primo Carnera Editore e la rivista «Cannibale», e dal 1979 al 1981 collabora col settimanale «Il Male». Col gruppo di «Cannibale» e con Vincenzo Sparagna, fonda nel 1980 il mensile Frigidaire, sulle cui pagine fa la sua comparsa Zanardi. La collaborazione con Frigidaire rivela un Pazienza, per quanto insofferente delle scadenze e delle pressioni editoriali, autore estremamente prolifico. Nel soli primi mesi di vita della rivista, realizza soggetti e disegni per decine di storie in bianco e nero, a colori, e persino con tecniche miste. Tra i personaggi, Francesco Stella, L'investigatore senza nome, Pertini (per un albo speciale disegnato in tre giorni - dice Pazienza). Realizza anche molte copertine di dischi, un calendario, alcuni poster, e molti spot grafici. Inoltre omaggia Tamburini e Scozzari di simpatiche collaborazioni, ed illustra articoli e racconti, su richiesta del direttore Sparagna. Già star del fumetto, non disdegna contributi di autori meno noti nelle sue storie (Nicola Corona, Marcello D'Angelo, un pool di coloristi per l'albo Zanardi). Pazienza si dedica anche all'insegnamento, dapprima presso la Libera Università di Alcatraz (Santa Cristina di Gubbio) di Dario Fo (coordinata dal figlio Jacopo). Quindi nel 1983 partecipa a Bologna alla Scuola di Fumetto e Arti Grafiche Zio Feininger, fondata da Brolli e Igort in collaborazione con l'Arci locale, e insegna a fianco di Magnus, Lorenzo Mattotti, Silvio Cadelo e altri. Qui tiene personalmente un corso fino al giugno del 1984 (tra gli allievi Francesca Ghermandi, Alberto Rapisarda, Enrico Fornaroli e Sauro Turroni), raccontando quell'esperienza di insegnante qualche anno più tardi nel romanzo grafico Pompeo. Lungi dal limitarsi al fumetto ed esprimendosi nei più diversi ambiti della grafica, Pazienza firma, in questi anni, manifesti cinematografici (tra cui quello della Città delle donne di Fellini nel 1980, e quello per Lontano da dove, regia di Stefania Casini e Francesca Marciano, nel 1983), videoclip (Milano e Vincenzo di Alberto Fortis e Michelle dei Beatles per il programma di Rai Uno Mister Fantasy), copertine di dischi (come Robinson di Roberto Vecchioni e S.o.S brothers di Enzo Avitabile) e campagne pubblicitarie. Lavora anche per l'amato mondo del teatro, realizzando scenografie e ideando locandine. Il crescente successo riscontrato in campo grafico non gli impedisce di dipingere. Espone nuove opere sia nel 1982, in occasione della rassegna Registrazione di Frequenza presso la Galleria Comunale d'Arte Moderna di Bologna, sia nel 1983, presso la galleria milanese Nuages e alla mostra Nuvole a go-go presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma (con Francesco Tullio Altan e Pablo Echaurren). Inoltre, decora con pitture murali l'aula del Polo Didattico della Facoltà di Lettere di Genova, e realizza il gigantesco Zanardi equestre a Cesena. Se in questi anni Pazienza incontra una grande fama grazie al suo lavoro, contemporaneamente ne conosce anche i lati oscuri, che progressivamente lo distruggeranno: le droghe, in particolar modo l'eroina, fanno ben presto capolino nella sua vita, alternandosi tra periodi in cui egli riesce a distaccarsene, e periodi in cui non riesce a farne a meno. È proprio a causa di ciò che ben presto viene bollato come "tossico", (anche se lui stesso, come testimonia una video-intervista a Red Ronnie del 1984, amava scherzarci sopra), lavora di meno e viene abbandonato dalla fidanzata storica.

Trasferitosi a Montepulciano nel 1984 e apparentemente disintossicato, nel giugno 1985 conosce la fumettista Marina Comandini e, un anno dopo, la sposa. Nel frattempo continua a collaborare con le più importanti riviste italiane del fumetto, tra cui «Linus», e partecipa alla creazione del mensile «Frizzer» (che si affianca a «Frigidaire»). Collabora inoltre alla rivista «Tempi Supplementari» e, dal 1986, anche con «Avaj», supplemento al mensile «Linus», con «Tango», supplemento del quotidiano «l'Unità», con «Zut», rivista satirica diretta da Vincino, e con «Comic Art». Nel 1987 firma la scenografia dello spettacolo di danza Dai colli del coreografo Giorgio Rossi, e collabora alla sceneggiatura de Il piccolo diavolo di Roberto Benigni (il comico non accredita il contributo di Pazienza, ma gli dedica l'intero film uscito postumo). È a Montepulciano che nascono opere legate alla sua crescente passione per la poesia e la storia: "Pompeo", "Campofame" da un poema di Robinson Jeffers, "Astarte". Nella notte del 16 giugno 1988 si spegne improvvisamente a Montepulciano. Le cause precise della morte non furono mai rese note. Alcune testimonianze parlano di un ritorno all'eroina, da cui era riuscito ad allontanarsi da tempo, e di una morte dovuta ad un'overdose. Pochi giorni dopo la sua scomparsa, si apre a Peschici, postuma, la prima mostra che avrebbe dovuto tenere insieme al padre Enrico. È sepolto nel cimitero di San Severo (disse al padre: «se mi dovesse succedere qualcosa, voglio solo un po' di terra a San Severo, e un albero sopra...»).


Nel 2001 Stefano Mordini realizza il film documentario Paz'77, dove ci presenta un Pazienza alle prese con Pentothal, la sua prima opera. Il documentario, presentato al Torino Film Festival, è andato in concorso alla Triennale di Milano. Nel febbraio 2002 è uscito il film Paz!, diretto da Renato De Maria, che ha per protagonisti alcuni dei personaggi più importanti di Andrea Pazienza, tra i quali Pentothal e Zanardi, un'operazione legittimata dal fatto che già lo stesso Pazienza aveva sceneggiato un film su Zanardi (esiste una registrazione audio con l'artista che recita stralci della sceneggiatura). Omaggi d'arte

Angelo Orlando si è ispirato ad Andrea Pazienza e a lui ha dedicato il suo primo film da regista L'anno prossimo vado a letto alle dieci. Roberto Benigni, legato da amicizia nei confronti dell’artista, dedica a Pazienza e a Donato Sannini il film Il piccolo diavolo (1988). Nel libro di poesie Ballate del 1991 di Stefano Benni compare la poesia Zanardi (per Andrea Pazienza). Il nome di Andrea Pazienza compare in due libri di grande tiratura come Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi, Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia e nel brano Presente di Piero Pelù. Nel primo si fanno espliciti riferimenti alla collaborazione di Pazienza alla rivista «Frigidaire» e il nome di Pazienza è citato nella dedica del libro, benché solo con le iniziali, assieme a quello di Pier Vittorio Tondelli. Nel secondo, il protagonista Step racconta di essersi introdotto nottetempo in una casa editrice per rubare alcune tavole originali di Paz. Inoltre, un fumetto-ritratto di Zanardi appare sulla copertina di Bastogne, il secondo romanzo di Enrico Brizzi. Nell’albo di Dylan Dog Il numero duecento fa la sua apparizione un personaggio fino a quel punto mai comparso nella continuity di Dylan Dog: Virgil, il figlio dell’ispettore Bloch, che non è altro che la trasposizione sclaviana dello Zanardi di Pazienza. Alla pagina 68 dello stesso albo un personaggio secondario ha le sembianze dello stesso Pazienza: un "cammeo a fumetti" con il quale gli autori della collana hanno voluto rendere ulteriore omaggio all'artista. Sempre tra i fumetti della Sergio Bonelli Editore, Gea, protagonista della serie omonima di Luca Enoch, frequenta il Liceo "Paz". La canzone "1977" dei Bisca cita Pazienza tra i ricordi dell'Italia del 1977. Un busto di Zanardi è stato eretto nei giardini pubblici di Fusignano. Il 5 agosto 2008 il cantautore italiano Vinicio Capossela si è esibito al Carpino Folk Festival in un concerto omaggio ad Andrea Pazienza a coronamento della rassegna Vite im Pazienti, rassegna dedicata al fumettista. Viene citato il nome di Pazienza anche nel film Ovosodo di Paolo Virzì, dove è anche ripresa una scena tratta da un suo fumetto. Nell’album Controverso uscito nel 2000 del gruppo rock Gang gli viene dedicata la traccia numero nove (Paz). La squadra di Calcio SchwarzRot8000 che milita nella liga alternativa di Zurigo ha nel suo stemma un ritratto di Pazienza come emblema. Nella canzone "My sweet satan" del gruppo ska-core "Munnizza" è inserita, nella parte iniziale della traccia, un pezzo del film (Paz). La targa sul Lungomare di San Menaio (FG) intitolato all'artista il 20 luglio 2008 San Menaio: il lungomare. San Severo: una scuola elementare e una piazzetta nel centro storico, nei pressi della sua abitazione. San Benedetto del Tronto: La piazza della vecchia pescheria nel centro cittadino. Roma: una piazza nel nuovo quartiere romano del Torrino-Mezzocammino.

Vittorio Veneto: una scuola materna. San Nicandro Garganico: un istituto d'arte. Cosenza: sale espositive della Casa delle Culture. Napoli: una via del quartiere Scampia. Cremona: il Centro Fumetto "Andrea Pazienza": un'associazione che gestisce una ricchissima biblioteca di fumetti, pubblica nuovi autori e organizza molte altre attività. Fusignano (RA): Piazza Piancastelli: busto di Zanardi, personaggio di Andrea Pazienza. Pescara: Micro Biblioteca Sociale della SO.HA GiovaniCittadiniAttivi.

pesce d'aprile

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27.3.11

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Guido Crepax





Guido Crepax, al secolo Guido Crepas, è stato un autore di fumetti italiano. Ha profondamente influenzato il mondo del fumetto erotico europeo dalla seconda metà del XX secolo.

È noto soprattutto per il suo personaggio Valentina, creato nel 1965 e molto rappresentativo dello spirito degli anni sessanta. La serie di fumetti e libri di Valentina sono rinomati per il sofisticato disegno di Crepax e per la psichedelica e sognante trama (generalmente con una forte dose di erotismo). Crepax comincia a lavorare come artista grafico e illustratore pubblicitario mentre studia architettura (laurea nel 1958), creando posters e copertine di riviste (tra cui l'edizione italiana di Galaxy), libri e LP (tra cui il famoso Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno). Nel 1957 divenne famoso per la sua campagna pubblicitaria della Shell (che ricevette la Palma d'oro per la pubblicità). L'anno dopo cominciò a collaborare con il Tempo Medico, la prima rivista medica italiana, dove disegnò tutte le copertine fino alla metà del 1980. Nel 1963 Crepax entra nel mondo dei fumetti e due anni più tardi crea il suo famoso personaggio Valentina Rosselli. Valentina appare per la prima volta sulla rivista di fumetti Linus come personaggio secondario di una serie, in cui è la fidanzata di un critico d'arte, Philip Rembrant (il supereroe Neutron). Il primo episodio viene intitolato La curva di Lesmo (riferimento ad una curva dell'autodromo di Monza) seguito a sua volta da altri trenta raccolti in sette libri. A questi si aggiungono nel tempo altri libri come la Lanterna magica del 1977 e Valentina pirata (il primo interamente a colori). Valentina, ispirata all'attrice del cinema muto Louise Brooks, diventa ben presto il personaggio principale della serie che arriva fino al 1995. Le avventure di Valentina sono un miscuglio di temi onirici, fantascienza, fantasy, spionaggio e (successivamente) erotismo. Hanno avuto un grande successo in Italia e all'estero (specialmente in Francia). Neutron viene grandemente surclassato e messo in ombra e perde i suoi superpoteri. Nonostante ciò diverrà il protagonista di un fumetto pubblicato nella rivista Corto Maltese. Ispirato all'Odissea di Omero, verrà considerato uno dei picchi massimi della produzione di Crepax (anche dal punto di vista dei dialoghi, sempre ritenuti elemento debole delle sue storie). Crepax ha disegnato anche altri fumetti con altre eroine: Belinda, Bianca, Anita e Francesca. La bionda Anita, ispirata da Anita Ekberg (protagonista del film La dolce vita di Federico Fellini), è la protagonista di una impressionante storia sognante in cui ha un rapporto sessuale con la TV (precedendo quindi Videodrome di Cronenberg). Bianca, invece, nonostante il nome ha lunghi capelli scuri e viene ripresa in vari libri, tra cui la versione di Crepax dei Viaggi di Gulliver. I fumetti su Francesca non hanno invece nessuna connotazione erotica (riguardano la vita di una collegiale). L'autore ha adattato classici della letteratura erotica, come l'Histoire d'O, Justine e Emmanuelle. Nel 1977 produsse L'uomo di Pskov seguito un anno dopo da L'uomo di Harlem (fumetto concernente il mondo del jazz in New York). L'ultimo lavoro, nel 2002, fu l'adattamento di Frankenstein, tratto dal libro di Mary Shelley. I lavori di Crepax sono stati tradotti in molti Paesi stranieri, come Francia, Brasile, Spagna, Germania, Giappone, Stati Uniti, Finlandia e Grecia. Nella sua carriera, anche un piccolo contatto con il mondo della musica jazz, avendo collaborato, in sporadiche ma preziose occasioni, con la rivista musicale "Musica Jazz", realizzando l'illustrazione delle copertine di alcuni dei supporti discografici allegati alla rivista. Ciò ha permesso, a questi dischi, di divenire veri e propri oggetti di collezionismo e di culto. Guido Crepax è morto nel 2003 per le complicazioni della sclerosi multipla, malattia di cui soffriva da tempo.

Milo Manara






Maurilio Manara detto Milo è un autore di fumetti italiano, conosciuto in Italia e all'estero per il fascino sensuale delle sue tavole. Carriera

Studia al liceo artistico di Verona, poi si iscrive ad Architettura a Venezia senza conseguire la laurea. Si accosta alla pittura per poi abbandonarla in maniera polemica. Debutta nel mondo del fumetto alla fine degli anni sessanta come autore di storie erotico-poliziesche della collana Genius. Prosegue il filone erotico-sexy con il personaggio della corsara Jolanda de Almaviva, pubblicato dalla RG di Renzo Barbieri e Giorgio Cavedon. Dopo alcuni lavori realizzati per il mondo dei giovanissimi (Il Corriere dei ragazzi, 1974) Manara inizia prestigiose collaborazioni. Sul versante satirico, risale a metà anni settanta la realizzazione, con Silverio Pisu, della rivista Telerompo. Sempre per la sceneggiatura di Pisu pubblica su Alterlinus (1976) Lo scimmiotto. Altre importanti collaborazioni di Manara sono quelle con Larousse (per una Storia di Francia a fumetti, La scoperta del mondo e La Cina) e Mondadori (tre episodi della Storia d'Italia a fumetti di Enzo Biagi). Con Pedro Almodovar (Parigi, 1993), ha collaborato per La feu aux entrailles. Altre sue storie: Il profumo dell'invisibile (1986), Candid Camera (1988), L'uomo delle nevi (1979), su testi di Alfredo Castelli, all'interno della collana Bonelli Un uomo, un'avventura, Giuseppe Bergman (1980), sequel del primo episodio pubblicato in Francia e Belgio), e il western Quattro dita (l'uomo di carta), pubblicato in Italia sulla rivista Pilot. Nel 1982 Playmen, della casa editrice Tattilo inizia la pubblicazione a puntate del fumetto Il gioco. Il successo di Manara, come fumettista erotico, sarà sancito in Italia a partire dal 1984, quando la Edizioni Nuova Frontiera raccoglierà gli episodi pubblicati su Playmen e stamperà Il gioco in un volume che sarà fruibile dalla gran massa dei lettori. Questa avventura avrà un successo anche internazionale che segnerà la carriera di Manara e lo consegnerà alla storia del fumetto con l'etichetta di "maestro dell'eros". Il Gioco avrà numerose ristampe, un paio di seguiti e persino un film (Le déclic ). A partire dall'ottobre del 1983, su testi di Hugo Pratt, suo mentore, Manara disegna, sulla rivista Corto Maltese, Tutto ricominciò con un'estate indiana, considerato uno dei capolavori dei due artisti. L'esperienza con Pratt si ripete poi anche con El Gaucho. Nel 1986, sulla rivista Totem, Manara inizia la pubblicazione de Il profumo dell'invisibile che sancirà il successo della seducente protagonista Miele. A partire dal mese di luglio del 1989 Corto Maltese pubblica il fumetto Viaggio a Tulum, da un soggetto di Federico Fellini, per un film da fare. La realizzazione di El Gaucho coincide con la collaborazione che Manara ha con la rivista Il Grifo che pubblica il fumetto sin dal primo numero (1991). Sul Grifo Manara pubblica anche Il Viaggio di G. Mastorna detto Fernet, sceneggiato da Federico Fellini. Per Il Grifo Manara collabora con numerosi disegni sparsi, con due inserti Vietato ai minori è l'autore delle copertine dei numeri: 1, 3, 8, 11, 15, 22, 24, 26, 30, 34, 35 e 36 (l'ultimo numero). Con l'espandersi della comunicazione multimediale, la sua attività si è diversificata orientandosi anche verso la realizzazione di vignette per campagne pubblicitarie e contributi per Internet. Nel (1989) disegna la copertina del disco stella dissidente di Enzo Avitabile. Infine del 1996 la realizzazione del primo CD-ROM su una sua storia, Gulliveriana, seguito - 1997 - da Il gioco del Kamasutra. All'inizio del XXI secolo realizza, fra l'altro, Tre ragazze nella rete, Fuga da "Piranesi e Quarantasei, storia che vede come protagonista Valentino Rossi. Nello stesso periodo inizia una collaborazione con la DC Comics per la sua sottoetichetta Vertigo, realizzando la storia di Desire per il progetto The Sandman Endless Nights. Nel 2008 realizza uno spot pubblicitario per i materassi Permaflex. A partire dal 2004 disegna, per il soggetto di Alejandro Jodorowsky, I Borgia, di cui sono stati pubblicati tre volumi editi in Italia da Mondadori. Alla fine del 2009 Marvel ItaliaPanini Comics pubblica X-Men – Ragazze in fuga disegnato da Manara e scritto da Chris Claremont, incentrato sulle protagoniste femminili degli X-Men.

Manara e Fellini

Manara conobbe Fellini nel 1983, con il tramite del giornalista Vincenzo Mollica, esperto di fumetti e critico cinematografico. Nacque quasi subito una sincera amicizia inizialmente disinteressata a qualsiasi forma di collaborazione artistica. Solo nel 1986 Manara illustrò la sceneggiatura di Fellini Viaggio a Tulun, pubblicata, nel mese di maggio, sulla terza pagina del Corriere della Sera. Da questa sceneggiatura nacque il fumetto Viaggio a Tulum, pubblicato sulla rivista Corto Maltese. Nel 1992 Il Grifo pubblicò la prima parte della seconda collaborazione fumettistica fra i due: Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet. Per volontà di Fellini le altre due parti, di cui doveva essere composto il fumetto, non furono mai realizzate. Manara disegnò anche il manifesto del film Intervista e de La Voce della Luna, l'ultimo film di Fellini. Numerose e sparse nel tempo risultano le illustrazioni di Manara ispirate dal maestro del cinema (molte pubblicate su Il Grifo).

Hugo Pratt




Hugo Eugenio Pratt è stato un autore di fumetti, romanziere e saggista italiano. Il suo Corto Maltese è uno dei più noti personaggi del fumetto italiano ed internazionale. Pratt è considerato uno dei più grandi autori di fumetti mondiali di tutti i tempi

Le origini

Era figlio di Rolando Pratt, militare di carriera, ed Evelina Genero, a sua volta figlia di Eugenio Genero, poeta dialettale che Pratt citerà in Corte Sconta detta Arcana. La sua vita si sviluppò soprattutto intorno alla città di Venezia; ben due suoi fumetti sono ambientati nella città veneta, L'angelo della finestra d'oriente e Favola di Venezia (Sirat Al-Bunduqiyyah). Il suo legame con la città lagunare, infatti, fu molto forte. È proprio qui che fece il suo esordio nel 1943. In precedenza aveva soggiornato sei anni con la famiglia in Etiopia e, rientrato in Italia alcuni mesi in un collegio a Città di Castello.

Dopo la Seconda guerra mondiale

Superato tra mille difficoltà il controverso periodo bellico (fu marò della Decima Flottiglia Mas e nell'autunno del '44 rischiò di essere fucilato dalle SS, che lo credevano una spia sudafricana), nel 1943 Pratt, dopo la morte del padre, decise di seguire come interprete le armate alleate. Nel 1945 a Venezia, iniziò ad organizzare spettacoli per le truppe della coalizione vincitrice. La sua vocazione era però quella di raccontare storie simili a quelle con le quali era cresciuto: storie e romanzi di James Oliver Curwood, Zane Gray, Kenneth Roberts; e ancora i fumetti di Lyman Young (Cino e Franco), Will Eisner (The Spirit) e soprattutto Milton Caniff (Terry e i pirati). Fondò allora la testata Albo Uragano, in collaborazione con Mauro Faustinelli e Alberto Ongaro, che dal 1947 divenne Asso di Picche - Comics, dal nome del suo personaggio di punta: un eroe mascherato dall'aderente costume giallo. La rivista attirò numerosi giovani talenti come Dino Battaglia, Rinaldo D'Ami, Giorgio Bellavitis, mentre il personaggio di Asso di Picche riscuoteva sempre maggior successo, soprattutto in Argentina. Pratt vi si trasferì su invito della Editorial Abril con altri amici del gruppo di Venezia, e risiedette nella città di Buenos Aires per tredici anni.

In Argentina

Dopo l'iniziale collaborazione con la Editorial Abril, Pratt si trasferì alla Editorial Frontera: è in quegli anni che vedevano la luce alcune serie molto importanti nella carriera del cartoonist italiano: Junglemen, su testi di Ongaro, Sgt. Kirk, Ernie Pike e Ticonderoga, tutte scritte da Héctor Oesterheld, sceneggiatore dell'opera fantascientifica L'Eternauta (poi desaparecido). Il suo tratto iniziò a fare proseliti, tanto che Pratt, prima con Breccia, quindi in Brasile, tenne dei corsi di disegno presso la Escuela Panamericana de Arte diretta da Enrique Lipszyc, alternando l'attività didattica con frequenti escursioni in Amazzonia, nel Mato Grosso e in altri luoghi esotici. In quello stesso periodo realizzò anche il suo primo fumetto completo, Anna della giungla. Questa serie di quattro storie, che presentava ancora pesanti influenze di Oesterheld, si pone come omaggio a quell'avventura classica con la quale si era formato negli anni giovanili e le cui atmosfere avrebbe riportato nelle due seguenti opere complete, Capitan Cormorant e Wheeling. Quest'ultima è un vero e proprio romanzo-fiume ispirato ai romanzi di Zane Grey e Kenneth Roberts, che mescola con metodica precisione fatti storici e fantasia, pratica che Pratt avrebbe raffinato più avanti con Corto Maltese.

Il ritorno in Italia: Corto Maltese

Tra il 1959 e il 1960 Pratt si trasferì a Londra; quindi, senza successo, tentò la via degli Stati Uniti, per poi tornare in Sudamerica, da cui ritornò in Italia nel 1962. Qui iniziò a collaborare proficuamente con Il Corriere dei Piccoli per il quale, tra le altre cose, realizzò le riduzioni a fumetti di numerosi romanzi della letteratura per ragazzi, come L'isola del tesoro e Il ragazzo rapito di Robert Louis Stevenson, entrambe sceneggiate da Mino Milani. La svolta importante nella sua carriera avvenne con l'incontro con Florenzo Ivaldi. Era il 1967 e i due decisero di aprire una rivista dal titolo Sgt. Kirk, dove pubblicare le storie argentine del cartoonist, alcuni classici americani e degli inediti. Sul numero 1, il primo inedito a esordire fu proprio Una ballata del mare salato, la prima avventura di Corto Maltese, il più famoso ed importante personaggio di Pratt. La narrazione, come la maggior parte delle avventure del suo personaggio, rimanda la memoria ai grandi romanzi d'avventura di Conrad, Melville, Lewis, Cooper, Dumas, che tanto successo e tanta fama hanno avuto presso generazioni di lettori. Ma soprattutto, a ispirare Pratt per questa storia fu uno scrittore oggi dimenticato, Henry De Vere Stacpoole, autore di Laguna Blu. Questa prima storia, autentica pietra miliare del fumetto, fu successivamente ristampata anche sulle pagine del Corriere dei Piccoli. Tre anni dopo Corto ritornò, questa volta sulle pagine della rivista per ragazzi francese Pif, ove vennero pubblicate ventuno brevi storie di cui il malinconico marinaio è l'assoluto protagonista. La prima s'intitola Il segreto di Tristan Bantam (tra i migliori racconti vanno ricordati anche Per colpa di un gabbiano, La laguna dei bei sogni, Concerto in O minore per arpa e nitroglicerina, L'ultimo colpo). A metà degli anni '70, Hugo Pratt strinse grande amicizia con il giovane Lele Vianello che, assorbendone la tecnica e lo stile, diventò suo braccio destro collaborando graficamente alle sue opere. Nel 1974 Pratt iniziò a disegnare Corte Sconta detta Arcana, operando un primo notevole cambiamento stilistico in direzione della semplificazione: "Vorrei arrivare a dire tutto con una linea", ripeteva - e da allora le storie di Corto ebbero sempre la forma di romanzi grafici più o meno lunghi. Alcuni di loro si affermarono presto come classici assoluti del fumetto (il già citato Corte Sconta, Favola di venezia, La casa dorata di Samarcanda). La serie termina con Mu, disegnato nel 1988 e pubblicato in volume nel 1992. Il "maestro di Malamocco" (come lo definì Oreste Del Buono) aveva però in mente un altro capitolo per la saga del marinaio con l'orecchino e che sarebbe stata la continuazione de La giovinezza, opera del 1981 nella quale si narrava una parte dell'adolescenza del protagonista. La casuale scoperta di un pugno di strisce, tredici in tutto, con dialoghi solo abbozzati, avvenuta nel settembre del 2005 da parte della figlia di Pratt rovistando dentro una rivista, ne è la prova. Attraverso le avventure del suo marinaio, Pratt si affermò come uno dei più importanti autori di fumetti al mondo. Il suo immaginario così colto e popolare al contempo, la perenne ricerca di uno stile grafico essenziale ed espressivo (tenendo sempre a mente la lezione del maestro Milton Caniff e costeggiando, per certi versi, le soluzioni della "linea chiara" franco-belga), la consumata abilità narrativa lo rendono un punto di riferimento per chi voglia studiare le possibilità espressive della "letteratura disegnata" (orgogliosa definizione data dallo stesso Pratt, che comunque preferiva farsi chiamare "fumettaro"). Nella lunga carriera di Pratt, oltre alla saga di Corto Maltese si possono citare ancora la serie degli Gli scorpioni del deserto, ambientata in Africa durante la seconda guerra mondiale, di cui Pratt scrisse e disegnò cinque storie, e i quattro libri realizzati per Bonelli (allora Editoriale Cepim) nella serie Un Uomo Un'Avventura, dai titoli L'uomo del Sertao, L'uomo della Somalia, L'uomo dei Caraibi e L'uomo del grande nord (quest'ultimo ripubblicato in seguito con il nome Jesuit Joe). Notevoli anche Tutto ricominciò con un'estate indiana ed El Gaucho, scritte per l'amico e allievo Milo Manara. Oggi sono proprio queste storie che ci restano in eredità: il 20 agosto 1995, infatti, Hugo Pratt muore senza riuscire a vedere la sua creatura, Corto Maltese, finire protagonista in televisione di una serie animata. Le storie di Corto sono ristampate da Lizard Edizioni.

Pratt massone

Hugo Pratt era membro della Gran Loggia d'Italia degli Alam, dove fu iniziato alla Loggia "Hermes" all'Oriente di Venezia il 19 novembre 1976. Pratt era ancora membro della stessa verso la fine degli anni Ottanta. La massoneria è esplicitamente citata nel racconto a fumetti Favola di Venezia. La Gran Loggia d'Italia, dopo la sua morte, ha organizzato diversi convegni pubblici sul suo personaggio Corto Maltese.

Pratt scrittore

Hugo Pratt scrisse anche alcuni romanzi d'avventura, perlopiù ispirati (o ispiratori) delle sue storie a fumetti. Una ballata del mare salato e Corte Sconta detta Arcana vedono protagonista, come nel loro corrispettivo a fumetti, ancora Corto Maltese (così come Aspettando Corto); mentre Il romanzo di Criss Kenton ri-racconta le avventure già narrate in Wheeling e Jesuit Joe quelle di L'uomo del grande Nord.

Omaggi a Pratt

Negli anni si sono susseguite generazioni di autori, appassionati di fumetto o semplici fan che hanno voluto tributare a Pratt o a Corto Maltese, il suo personaggio più famoso, un omaggio, sia quando il Maestro era ancora in vita sia dopo la sua morte. Da ricordare, prima di tutto, le avventure di Giuseppe Bergman, scritte e disegnate da Milo Manara, grande amico e, per sua stessa affermazione, allievo di Pratt: in queste, il protagonista Giuseppe Bergman viene istruito "all'avventura" da un creatore di avventure di nome HP, uguale in tutto e per tutto al Maestro veneziano. Sempre dello stesso Manara si può ricordare "Tribute for Corto", scritto e disegnato dopo la morte del creatore del marinaio con l'orecchino: in particolare per quanto riguarda Corto, gli omaggi, specialmente da parte disegnatori, ma anche di scrittori e giornalisti, sono numerosissimi: Dino Battaglia, Andrea Pazienza, Vittorio Giardino, Vincenzo Mollica, Umberto Eco. Frank Miller gli dedicò una storia di Sin City, e anni prima aveva chiamato Corto Maltese un'isola nella storia Batman: Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro. Nel 2005, a dieci anni dalla morte, gli è stato assegnato il premio Eisner (sezione Hall of Fame), uno dei più prestigiosi riconoscimenti statunitensi riguardanti il mondo dei fumetti.

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Francisco José de Goya y Lucientes è stato un pittore e incisore spagnolo


Nasce in un piccolo territorio dell'Aragona nei pressi di Saragozza da una famiglia della piccola borghesia. Il padre José era un maestro doratore, figlio di un notaio di provincia, mentre la madre, Gracia Lucientes, era una hidalga, cioè apparteneva al più basso ordine della nobiltà spagnola. Francisco era il quarto di sei fratelli: Rita battezzata nel 1737, Tomás battezzato nel 1739, Jacinta battezzata nel 1743, quindi il pittore nato nel 1746 seguito da Mariano 1750 e Camilo 1753. Francisco frequenta a Saragozza un istituto religioso, le Escuelas Pías de San Antón, dove ha come compagno di scuola Martín Zapater, che rimarrà suo intimo amico di tutta una vita e di cui rimane una cospicua corrispondenza di 131 lettere scritte dall'artista fra il 1755 e il 1801. Probabilmente l'istruzione offerta dalle Escuelas era poco più che sufficiente (Goya manterrà lacune tali da causargli spesso difficoltà di scrittura e ortografia) ma era comunque superiore a quella offerta dalla maggioranza degli istituti di provincia dell'epoca. Nel 1759 la famiglia Goya y Lucientes si trasferisce nella vicina Saragozza, dove qualche anno prima aveva comprato una casa, per permettere al padre di cercare un impiego migliore. Nel capoluogo aragonese, dall'età di quattordici anni, Goya frequenta come apprendista lo studio del pittore José Luzán y Martínez, dove conosce Francisco Bayeu, anch'egli allievo di Luzan, e dove studia la tecnica del disegno. Trasferitosi nel 1763 a Madrid, partecipa senza successo al concorso indetto dall’Accademia di Belle Arti di San Fernando di Madrid per l'assegnazione di una borsa di studio. Presso Francisco Bayeu, divenuto pittore di corte, lavora come apprendista. Al bando successivo del 1766, Goya ritenta, sempre senza risultato, l'ammissione all'Accademia di Madrid. In ricerca di una qualificazione professionale maggiore, nel 1770 intraprende un viaggio in Italia a proprie spese per studiare i maestri dell'antichità classica e rinascimentale. Visita Venezia, Siena, Napoli e Roma dove ha contatti con molti giovani artisti europei. A Parma, nel 1771, partecipa a un concorso di pittura indetto dall’Accademia di Belle Arti, ottenendo però solo il secondo posto alle spalle di Paolo Borroni (1749-1819). L'opera presentata da Goya ha il titolo Annibale vincitore, che rimira per la prima volta dalle Alpi l’Italia. Forte del nuovo status di artista derivato dall'esperienza italiana, il 21 ottobre 1771 fa ritorno in Spagna dove vince la sua prima commissione ufficiale per le decorazioni della cappella di Nuestra Señora del Pilar a Saragozza. Il 25 luglio 1773, Goya sposa Josefa Bayeu (1747-1812), sorella del suo amico Francisco Bayeu, pittore già affermato a corte. In quegli anni il pittore dipinge numerose opere religiose a Saragozza, tra le più importanti ci sono certamente le pitture realizzate nel 1774 per la cartuja, o monastero certosino, l'Aula Dei a circa 25 chilometri dalla città.

Il 3 gennaio 1775 Goya e la moglie lasciano Saragozza per recarsi a Madrid. Qui, grazie all'interessamento del cognato Francisco Bayeu, Goya entra a lavorare presso la Real Fábrica de Tapices de Santa Bárbara. Come primo incarico gli è richiesto di realizzare insieme a Ramón Bayeu (fratello minore di Francisco) nove cartoni per gli arazzi destinati alla tenuta di caccia El Pardo del re Carlo III. I cartoni hanno come tema la caccia, sport molto amato da re Carlo III e dai suoi predecessori, tanto che già Diego Velázquez aveva realizzato nel secolo precedente (1632-1637) una grande tela su questo tema, raffigurante Filippo IV in una caccia al cinghiale. Dopo questa prima serie di cartoni a Goya fu commissionata una serie di cartoni per decorare la sala da pranzo del principe delle Asturie (futuro Carlo IV) ancora presso El Pardo. Gli arazzi dovevano rappresentare scene campestri, soggetti popolari e di divertimento. Infatti i cartoni raffigurano persone che danzano, lottano, bevono, fanno dei picnic, giocano a carte o con degli aquiloni. Il Parasole introduce le figure di majo e maja. Questi due personaggi, chiaramente identificabili dai loro abiti e atteggiamenti, rivestono un significato particolare per le classi popolari di Madrid dell'epoca. Sebbene questi soggetti contengano il tradizionale simbolismo delle fugaci qualità della giovinezza e della felicità umana, Goya dimostra una osservazione dei comportamenti umani particolarmente attenta ed acuta, tanto che nel presentare il proprio conto per i dipinti, ci tiene a precisare che essi sono stati dipinti secondo la "sua propria inventiva". Nel 1778 Goya realizza il suo più grande ed originale cartone per arazzi dal titolo Il chitarrista cieco. L'opera è talmente complessa e ricca di personaggi che in un primo momento viene rifiutata dai tessitori che dovevano usarla come modello. Il dipinto rappresenta un mendicante cieco che, accompagnato dal suono della sua chitarra, canta davanti ad un pubblico di curiosi. Con questa opera Goya esprime per la prima volta il suo interesse per gli emarginati, i mendicanti e gli infermi, temi che spesso riprenderà in futuro. Da questo momento l'arte di Goya comincia a divergere drasticamente da quella dei suoi contemporanei. I tratti ironici e grotteschi del musicista cieco, rendono infatti l'opera del tutto originale rispetto al panorama dell'epoca. Nel 1779 la Real Fábrica viene temporaneamente chiusa a causa di ristrettezze economiche dovute allo scoppio della guerra con l'Inghilterra.

Le prime incisioni

In quegli anni comunque i cartoni per gli arazzi non furono i soli lavori a cui si dedicò. Nel luglio 1778 Goya pubblica una raccolta di nove incisioni, nove acqueforti in cui riproduce celebri opere di Diego Velázquez, il pittore che aveva dominato l'arte della corte spagnola del diciassettesimo secolo. In quegli anni non esistevano in Spagna musei pubblici, ed i palazzi reali erano chiusi al pubblico. Per apprezzare le opere dei grandi maestri ci si doveva accontentare delle copie eseguite dagli incisori. Grandi incisori del passato erano stati l'italiano Marcantonio Raimondi, che nel sedicesimo secolo si era dedicato a riprodurre Raffaello, o Dürer che invece si era dedicato alle antichità, ma in Spagna non esisteva nessuna tradizione nell'incisione. Per questo motivo molti capolavori spagnoli rimanevano del tutto sconosciuti a chi non appartenesse alla ristretta cerchia dei privilegiati che frequentava la corte. Grandi maestri del passato non potevano essere studiati dai pittori dell'epoca e rimanevano del tutto sconosciuti al di fuori della Spagna. Mengs nel 1777 aveva espresso pubblicamente il suo rammarico per questa situazione e per la scarsa notorietà dell'opera di Velázquez che ne derivava, nascosta com'era tra le pareti delle collezioni reali. Fu forse grazie al suo intervento che Goya ebbe accesso a palazzo per riprodurre in incisione alcuni dei Velázquez conservati alla corte di Madrid. Nel 1779 circa Goya realizza l'acquaforte Agarrotado, raffigurante un condannato a morte strangolato tramite la garrota. Di quest'opera non fu mai tirata un'edizione e, data anche la crudezza del soggetto, si suppone che sia stata incisa solo per se stesso. Goya con quest'opera comincia a mostrare il suo interesse quasi morboso per i criminali, scene violente, ingiustizie sociali, inizia così ad emergere il lato oscuro di Goya, in antitesi con quello solare dei cartoni idilliaci realizzati per l'arazzeria. Un lato oscuro che si manifesterà pienamente venti anni più tardi nella serie di incisioni Capricci dove spiccano numerose scene di stregoneria, un tema affrontato anche in grandi opere pittoriche, sia precedenti sia posteriori. Ma l'interesse di Goya per il mondo magico e stregonesco, come ha dimostrato lo storico dell'esoterismo Giordano Berti, nasce da un forte spirito critico sia verso le superstizioni popolari sia verso l'ipocrisia dell'aristocrazia e del clero di quell'epoca tormentata: un fatto che emerge chiaramente dalla lettura dei manoscritti dello stesso Goya.

Goya esce dall'ombra

La chiusura dell'Arazzeria Reale fu per Goya un duro colpo, se non altro dal punto di vista economico. Nel luglio 1779 spera di prendere il posto di Mengs quale pittore di corte, quando il vecchio maestro si ritirò a Roma dove morì poco dopo ma non vi riesce. Nel maggio 1780, forse per ottenere maggiori sbocchi lavorativi, chiede di far parte all'Accademia Reale di San Fernando. Per essere ammesso presenta l'opera dal titolo Cristo Crucificado che riscuote l'apprezzamento degli accademici. L'opera risulta alquanto estranea allo stile ed alle tematiche del pittore, tanto da far pensare che sia stata realizzata appositamente per compiacere i gusti della giuria. Quello è anche l'anno in cui Goya iniziò la sua controversa collaborazione con il cognato Francisco Bayeu per la decorazione della cattedrale di El Pilar a Saragozza. Goya aveva cercato di ottenere per sé l'incarico di decorare la cappella della vergine di El Pilar, ma la commissione della cattedrale gli preferì il più famoso Bayeu. Questi alla fine accettò l'incarico, ma a patto che venissero assunti anche il fratello Ramón ed il cognato Goya. A quanto pare Francisco non era entusiasta del lavoro ottenuto, in quanto pagato troppo poco, ma era comunque una buona occasione per i parenti meno noti di mettersi in mostra. Ben presto però ci fu una grave rottura nei rapporti con Bayeu. Goya, la cui carriera era iniziata e cresciuta grazie all'appoggio del cognato, sembra sentirsi stanco del ruolo di "protetto" di Bayeu e reclama più indipendenza nel realizzare le opere nella cappella di El Pilar. Ma né Bayeu, né la commissione della cattedrale sembrano appoggiarlo. Ne nasce quindi una aspra disputa che si protrae dal dicembre 1780 fino al maggio 1781. La faccenda ebbe grande eco presso l'Accademia Reale ed è forse per pacificare gli animi che fu commissionato ad entrambi di collaborare nuovamente per l'importante chiesa di San Francisco el Grande a Madrid. L'episodio di Saragozza finì per passare per una reazione emotiva spropositata di Goya e fu presto dimenticato. Da allora però i suoi rapporti con Francisco Bayeu furono definitivamente incrinati. Il clamore della vicenda, però, provocò al suo ritorno a Madrid un grande interesse intorno al nome di Goya. Grazie alla pubblicità che ne ottenne, la sua posizione come pittore di corte ne ebbe grande beneficio. Come detto, prima conseguenza dell'affaire El Pilar fu una nuova commissione per la chiesa madrilena di San Francisco el Grande, che impegnò Goya dal 1781 al 1783. La chiesa era sotto il patrocinio della famiglia reale e quando la corte commissionò a Goya una delle sette grandi pale d'altare, il pittore fu entusiasta dell'opportunità ottenuta di mettersi in mostra. L'importanza della commissione è sottolineata dai grandi nomi a cui furono commissionate le altre pale d'altare: la pala d'altare maggiore fu realizzata dal grande Francisco Bayeu. Con questa commissione Goya viene così messo quasi allo stesso piano del famoso cognato, alla cui ombra era sempre stato relegato. Il soggetto realizzato da Goya fu San Bernardino de Siena predicando ante el rey Alonso V de Aragón, ma nonostante le aspettative del pittore, l'opera ebbe solo una tiepida accoglienza di pittori ed intenditori. È forse in seguito a questo lavoro che nel 1783 ottiene l'opportunità di ritrarre José Moñino conte di Floridablanca. Il conte era infatti il supervisore della commissione di San Francisco el Grande. Floridablanca era un personaggio eminentissimo della corte e della scena politica e Goya fece di tutto per impressionare il committente. Il ritratto a figura intera è ricco di riferimenti e fa di tutto per ossequiare l'illustre personaggio. Tanto impegno non dette i risultati attesi, tanto che il conte commentò il dipinto con un laconico "Goya, ci vedremo con più calma". Nonostante ciò, o grazie a ciò, la fama di Goya cresce. Nello stesso anno realizza un grande ritratto della famiglia di Don Luis de Borbón, fratello minore del re Carlo III. Don Luis, avviato sin dall'infanzia alla carriera ecclesiastica, fu coinvolto nel 1775 in un grave scandalo a sfondo sessuale, pare che avesse storie con molte donne procurategli dal pittore Paret. Ciò costò il titolo di Cardinale di Siviglia e Toledo a don Luis che fu anche allontanato dalla corte reale, e l'esilio nell'isola di Puerto Rico al pittore. Nel 1776, all'età di 49 anni, il fratello minore del re prende in sposa María Teresa de Vallabriga, di 31 anni più giovane, e negli anni diviene noto come grande mecenate per il gran numero di artisti e musicisti che accoglie nei suoi possedimenti ad Arenas de San Pedro vicino ad Avila. Nell'opera La familia del infante Don Luis de Borbón è ritratta anche la giovane figlia María Teresa de Borbón y Vallabriga, colei che nel 1800, come contessa di Chinchón, diverrà la moglie di Godoy.

Goya ritrattista

Fernando VII Nel 1785 Goya ottiene l'incarico di dipingere i direttori del Banco San Carlos. Di questi il conte di Altamira Vincente Osorio de Moscoso, rimase molto impressionato dal lavoro dell'artista, tanto da ordinargli subito altri tre ritratti dei suoi familiari. Il famoso ritratto del piccolo Manuel Osorio Manrique de Zuñiga, figlio del conte, è appunto uno di questi. La famiglia Altamira aiuta l'ascesa sociale di Goya, ma ad esercitare la maggiore influenza sul pittore furono certamente i duchi di Osuna. Goya li conobbe intorno al 1785, e sembra sia stata la passione per la caccia ad avvicinare il pittore a Pedro de Alcántara, marchese di Peñafiel, futuro duca di Osuna e sua moglie María Josefa Pimental. Gli Osuna erano ricchi, colti e appassionati di tutto ciò che riguardava le arti e le scienze. Il conte, ex militare ed ex diplomatico, possedeva una una delle più grandi biblioteche private di Spagna, circa 25.000 volumi, ricca di opere letterarie inglesi, avrebbe voluto farne dono alla nazione, ma il governo lo impedì, poiché conteneva libri proibiti dall'Inquisizione. La duchessa di Osuna non era da meno del marito e viene descritta da Lady Holland, la moglie dell'ambasciatore inglese presso Carlo IV, come "la donna più insigne per talenti, virtù e gusto di tutta Madrid". La duchessa infatti era un personaggio pubblico, che si occupava dei problemi delle carceri femminili, dell'educazione dei giovani, promuoveva la vaccinazione contro le malattie e aveva fatto della sua casa uno dei grandi salotti culturali e mondani d'Europa. La collaborazione con gli Osuna inizia con un ritratto di famiglia ed uno della duchessa, poi i rapporti con Goya si rinsaldano e viene chiamato a decorare le stanze della loro stupenda villa, il palazzo Alameda noto come El Capricho. Curioso è notare come una scena scelta per decorare queste stanze sia quella di assalto alla diligenza, in cui sono raffigurati dei banditi che aggrediscono, rapinano e poi uccidono dei viaggiatori. Alla fine gli Osuna acquistano da Goya oltre venti dipinti, tra cui anche alcuni a tema religioso, per commemorare personaggi del loro casato. Di questo genere è San Francisco Borgia assiste un moribondo impenitente realizzato nel 1788, dipinto alquanto particolare, che raffigura il santo che con il suo crocifisso asperge di sangue un moribondo circondato da tre demoni in attesa della sua anima dannata.

Le Pitture Nere

Nel 1819 con il restaurarsi del regime borbonico in Spagna, Goya desolato si trasferisce in periferia di Madrid sulle rive del Manzanarre. Qui dal 1820 al 1823 si dedica alle sìddette Pitture nere realizzate ad olio su muro all'interno della sua casa. La "Quinta del sordo" era il modo informale in cui il pittore si rivolgeva alla propria abitazione che offriva ampio spazio ai suoi dipinti ormai dediti alla raffigurazione dei suoi "fantasmi"; scene di stregoneria, esorcismi attraverso il simbolismo e la deformazione espressiva prendono vita angosciante sotto le rapide pennellate informali e deformanti del pittore; costui in preda alla sua sordità dipingeva di notte con la tavolozza ridotta a bianchi sporchi, neri e ocre con qualche traccia di gialli e rossi, rendendo sempre più claustrofobica e angusta la sua casa (al confine della follia). Si può ricordare di questo ciclo "Saturno che divora uno dei suoi figli" la cui mostruosità "infanticida" è collocata al pian terreno. Dal punto di vista prettamente estetico ricorda la famosa fucilazione, ma da un punto di vista esecutivo-formale, che si staglia su uno sfondo nero pece, questo dipinto capitale apre la strada all'Espressionismo ottocentesco per la sintesi e l'efficacia.

Onorificenze