30.10.11

Tintin





è il protagonista del fumetto belga Le avventure di Tintin di Hergé.
Tintin è un giovane reporter belga, protagonista di avventure in ogni parte del globo insieme all'inseparabile cagnolino Milù (Milou). A partire dal nono albo della serie Il granchio d'oro è affiancato dal collerico capitano Haddock, e a partire dal dodicesimo albo Il tesoro di Rackam il Rosso dallo scienziato Trifone Girasole.
Tintin non ha passato né famiglia; di lui non si conosce l'età e nonostante la sua professione dichiarata sia quella di reporter, vive molte avventure senza che questa professione venga direttamente esercitata. Per "ovviare" alla contraddizione data da un personaggio costantemente impegnato in viaggi attorno al mondo senza una evidente fonte di reddito, l'autore Hergé lo fa partecipare (nella sua prima "avventura in due parti") a una fortunata caccia al tesoro, che (evidentemente) permette a lui e ai suoi soci (il capitano Haddock e il bizzarro scienziato Professor Trifone Girasole) di vivere di rendita.
I personaggi cattivi con cui Tintin si deve confrontare sono in genere spie, falsari, trafficanti di droga e schiavi.
Negli anni sessanta sono stati prodotti 2 film con Jean-Pierre Talbot nel ruolo principale: Tintin et le Mystère de la Toison d'or e Tintin et les Oranges bleues. Entrambi i film, mai distribuiti in Italia, non sono tratti dalle avventure a fumetti ma sono storie a se stanti. Nel 2011 è stato prodotto un film di animazione diretto da Steven Spielberg e prodotto da Peter Jackson, dal titolo Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno che trae ispirazione da 3 albi. Secondo le intenzioni degli autori questo titolo dovrebbe essere il primo di una trilogia.

Oscar Wilde





Oscar Fingal O'Flaherty Wills Wilde fu uno scrittore, poeta e drammaturgo irlandese. Autore dalla scrittura apparentemente semplice e spontanea, ma sostanzialmente molto ricercata ed incline alla ricerca del bon mot, con uno stile talora sferzante e impertinente egli voleva risvegliare l'attenzione dei suoi lettori e invitarli alla riflessione. È noto soprattutto per l'uso frequente di aforismi e paradossi, per i quali è tuttora spesso citato.
L'episodio più notevole della sua vita, di cui si trova ampia traccia nelle cronache del tempo, fu il processo e la condanna a due anni di prigione per avere violato la legge penale che codificava le regole morali in materia sessuale della sua stessa classe sociale.
Molti i libri scritti sulle sue vicende e sulle sue opere, tra le quali, in particolare, i suoi testi teatrali, considerati dai critici dei capolavori del teatro dell'800.

Poesia

Ravenna (1878)
Poemi (Poems) (1881), di tale raccolta pubblicò 750 copie e grazie alla casa editrice Roberts Brothers arrivò anche negli USA. In realtà, non si trattava di composizioni originali: riprendevano, immagini e parole già utilizzate in passato da Byron, da Swinburne e anche da Shakespeare e non furono accolte con grande entusiasmo dalla critica. Egli pose come emblema una Rosa e una Tiara, questo significava: cattolicesimo, paganesimo ma anche massoneria, una loro possibile convivenza, una rappresentazione della triplice anima di Wilde che voleva rappresentare nell'opera.
La sfinge (The Sphinx) (1894), ne stampò 250 copie ma in principio ne voleva stampare 3: una per se una per il Britsh Museum e un'altra per il paradiso, ma quella per il museo non era certo di stamparla.
La ballata del carcere di Reading (The Ballad of Reading Gaol) (1898)il titolo fu lo stesso Ross a suggerirlo, qui il protagonista era Wooldridge che in diversi modi rappresentava Wilde in prigione, l’uomo aveva ucciso il proprio amore e come dice Oscar tutti fanno lo stesso, il tema è il peccato che coinvolge tutti. Yeats pensava che il suo punto di forza non fosse tanto il messaggio che lanciava piuttosto il come fosse scritta: in forma di ballata. A differenza delle sue opere precedenti sui malvagi si effettua una forma di vendetta, ma chi si vendica è lui stesso un colpevole loro pari. L'opera esprimeva la preoccupazione di Wilde per le disumane condizioni di prigionia. Anche in quest'opera, Wilde, fa sfoggio involontario di buon gusto "lamentando", e dando voce, non ai propri patimenti carcerari, ma alla preoccupazione per i figli dei prigionieri, costretti a subire tanto passivamente quanto fisicamente la loro stessa prigionia. A quel tempo infatti, quando veniva incarcerata una donna, di riflesso, i suoi bambini venivano incarcerati con essa. L'opera, considerata una delle migliori di Wilde, ebbe un enorme successo, ma i proventi furono assorbiti in gran parte dai debiti derivanti dal fallimento, e gli giovarono poco.

Opere teatrali

Vera o i nichilisti (Vera, Or the Nihilists) (1880), la trama narra di una giovane donna che vorrebbe porre fine alla vita dello Zar finendo poi per salvargli la vita, qui, secondo l’autore, l'intento è quello di far emergere il dissenso dei popoli di fronte alla tirannia ed esprimere la loro voglia di libertà, preoccupazione dell’autore per l’Europa dell’epoca, anche se in realtà il soggetto del dramma era ben altro, la passione. L'opera era costituita da un prologo a cui seguivano 4 anni ambientati 5 anni dopo di esso, nel 1800. Per evitare ogni possibile attacco politico cambiò il nome ai due Zar protagonisti, per la documentazione necessaria si rivolse ad un rivoluzionario russo, suo amico, che si mise a disposizione:Sergej Mihailovič Kravčinsky.
La duchessa di Padova (The Duchess of Padua) (1883), definita dallo stesso Wilde il capolavoro della sua giovinezza, in tale opera si narra la storia di Guido Ferrati figlio del precedente duca, ucciso da un personaggio misterioso e della sua ricerca di vendetta, che lo porterà di fronte proprio al nuovo duca, la moglie di costui la duchessa, innamorata di Guido arriva a compiere ciò che il suo amato non era riuscito a fare. Wilde in una lettera a Mary Anderson presentava la passione in senso negativo, una sorte di entità che possedeva i corpi e spingeva le persone a commettere atti criminali, ma quando essa si spegneva la persona vittima di tale artefizio poteva chiederne perdono, ottenendolo.
Il ventaglio di Lady Windermere (Lady Windermere's Fan) (1892) tratta di una ricattatrice divorziata che arriva a sacrificare se stessa per l'amore materno, qui offrì la parte della madre a Lillie Langtry nel 1891, soltanto che la figlia le appariva troppo adulta per la sua età, anche se aveva 39 anni, Wilde sentendo ciò modifico i dialoghi, inserendo una battuta che ricordasse tale risposta dell'attrice
Salomè (in francese) (1893, prima rappresentazione a Parigi nel 1896) che inizialmente WIlde avrebbe voluto chiamare "The Decapitation of Salome" come all’epoca raccontò a Maeterlinck nel dramma il personaggio principale in realtà è Erode che superava le tentazioni che gli ponevano, completamente opposte. Gomez Carrillo vede nella protagonista una grande sofferenza unita ad amore e odio, il tutto condito con immoralità. Decise di scriverlo in francese per conferire un toccò di colore in più, una lingua che non conosceva bene come l’inglese ma che amava l’unica lingua vera oltre al greco per lui.
Una donna senza importanza (A Woman of No Importance) (1893) in parte ripreso come ammette Wilde da Family Herald narra di un segreto che viene scoperto molto prima rispetto alle sue precedenti opere, dove di fronte ad une esteta come Lord Illingworth si contrappongono i vari giudizi femminili. Narra di un figlio illegittimo che è diviso tra suo padre e sua madre
Un marito ideale (An Ideal Husband) (1895) - parla di ricatti, corruzione politica ed onore pubblico e privato
L'importanza di chiamarsi Ernesto (The Importance of Being Earnest) (1895)La cui morale era che bisognava trattare con serietà le cose che non ci sembrano serie e al contrario trattare senza importanza tutto ciò che era serio nella vita, è una commedia che vuole essere una satira nei confronti del mondo delle alte classi. Il titolo in inglese si basa sul gioco di parole fra il termine Ernest ("Ernesto") e l'aggettivo Earnest che significa "onesto", "sincero"; per mantenere il gioco di parole originale è anche stato tradotto "L'importanza di essere Franco". Affascinato dall'"Erodiade" di Mallarmé e dalla descrizione di due dipinti di Gustave Moreau, tra il 1891 e il 1892 Wilde scrisse (in francese) per Sarah Bernhardt la 'tragedia in un atto' "Salomé", che fu pubblicata nel '93 a Parigi e nel '94 a Londra, nella traduzione di Alfred Douglas e con le illustrazioni di Aubrey Beardsley. Il testo, che poté essere rappresentato in pubblico soltanto nel 1935, funse da base all'opera omonima di Richard Strauss (1905) e al film omonimo di Carmelo Bene (1972).
La santa cortigiana o La donna coperta di gioielli (La sainte courtisane or the woman covered with jewels) Opera incompleta; prima pubblicazione, nel 1908, in Collected Works (editore Methuen).
Una tragedia fiorentina (A Florentine Tragedy). Opera incompleta; prima pubblicazione, nel 1908, in Collected Works (editore Methuen). Tratta di un mercante che trova sua moglie in compagnia di un nobile, lo sfida a duello e lo uccide per poi fare pace con la moglie.

Prosa

Il principe felice e altri racconti (The Happy Prince and Other Stories) (1888) Raccolta di fiabe comprendente: Il principe felice (The Happy Prince): l’idea dell'opera gli venne quando incontrò Henry Marillier a Cambridge per assistere al suo spettacolo, racconta di due amanti, uno più grande e l’altro più piccolo: una rondine ed una statua, il principe. La storia vede la rondine innamorarsi di una canna ma in seguito comprende di amare il principe dopo aver lavorato per lui, moriranno insieme durante il loro bacio; L'usignolo e la rosa (The Nightingale and the Rose): tratta di un sacrificio; Il gigante egoista (The Selfish Giant): scritto in un puro inglese come gli disse Pater una volta letto il racconto; L'amico devoto (The Devoted Friend): dove un mugnaio tratta male l’amico Little Hans; Il ragguardevole razzo (The remarkable Rocket): un'indagine effettuata sulla vanità; (The master): dove un giovane voleva essere immolato alla stessa maniera di Gesù avendo anch’egli fatto dei miracoli
Il ritratto di Mr W.H. (1889)
Il delitto di Lord Arthur Savile e altri racconti (Lord Arthur Savile's Crime and Other Stories) (1891) Raccolta di racconti, tutti usciti precedentemente in varie riviste, comprendente: Il delitto di Lord Arthur Savile (Lord Arthur Savile's Crime) (1887); Il fantasma di Canterville (The Canterville Ghost) (1887); La Sfinge senza un segreto; Il milionario modello.
Intenzioni (Intentions) (1891), prima con il titolo di "The Decay of Lying", completato per la prima stesura nel dicembre 1888 e pubblicato nel gennaio 1889 su Nineteenth Century, qui l’immaginazione aveva il potere di vincere sulla ragione, si esprimeva il rifiuto della sincerità, l’espressioni dei paradossi, qui aveva esternato tutto ciò che pensava. In The Critic as Artist (1890) dava invece una risposta definitiva a Whistler dove cercò di superare le sue teorie, parlava del lavoro del critico letterario, definendo il suo modo di osservare tale lavoro: essi dovevano avere bene in mente tutta la letteratura per dare giudizi su un singolo libro, dovevano quando scrivevano mettere la propria anima nelle parole. Qui afferma che la critica è la parte più alta della creazione, e che il critico non deve essere equo, razionale e sincero, ma deve avere un temperamento squisitamente predisposto alla bellezza.
Il ritratto di Dorian Gray (The Picture of Dorian Gray) (1891,)la cui prima apparizione è stata su Lippincott’s del 20 giugno 1890, dedicata in segreto a Wilde John Gray, tanto che arrivò a firmarsi nelle lettere Dorian, cosa che fece anche Ernest Dowson in seguito, aveva da anni in mente questa idea e quando W.B. Maxwell pubblicò anni prima un'opera che percorreva la stessa idea di base Wilde se ne lamentò dicendogli che non doveva rubare questa sua idea che gli aveva raccontato. Il nome di Basil Hallward invece derivava dal pittore Basil ward per cui Wilde aveva posato ed espresse il desiderio che il quadro potesse invecchiare al posto suo. Arrivò a dire che i tre personaggi erano lati di se stesso: Basil quello che pensava di se stesso, Lord Henry quello che pensavano gli altri di se stesso mentre Dorian era quello che voleva essere.
La casa dei melograni (A House of Pomegranates) (1891)
L'anima dell'uomo sotto il socialismo (The Soul of Man under Socialism) - prima pubblicazione sulla rivista Pall Mall Gazette (1891); prima edizione libraria (1904), opera rivolta al futuro al contrario delle sue altre opere precedenti, Wilde pensava al socialismo come una cosa di bello, dove ognuno poteva fare quello che voleva, una sorta di individualismo.
Poesie in Prosa (Poems in Prose) (1894)
De profundis (1897)
Le lettere di Oscar Wilde (The Letters of Oscar Wilde) - Pubblicata nel 2000 sulla base di un testo scoperto nel 1960
Teleny (Teleny or The Reverse of the Medal) (Parigi, 1893) - l'attribuzione a Wilde è incerta

25.10.11

set e ciak




Friedrich Nietzsche






(DE)
« Gott ist tot! Gott bleibt tot! Und wir haben ihn getötet! »
(IT)
« Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! »
(Friedrich Nietzsche, La Gaia Scienza, Frammento 125)


è stato un filosofo, scrittore e aforista tedesco.
Tra i maggiori filosofi occidentali di ogni tempo, Nietzsche ebbe un'influenza articolata e controversa sul pensiero filosofico e politico del Novecento. La sua filosofia è considerata da alcuni uno spartiacque della filosofia contemporanea verso un nuovo tipo e stile di pensiero, ed è comunque oggetto di divergenti interpretazioni. In ogni caso si tratta di un pensatore unico nel suo genere, sì da giustificare l'enorme influenza da lui esercitata sul pensiero posteriore, ed è da alcuni considerato l'antesignano dell'esistenzialismo.
Coerentemente ai suoi assunti, diede grande rilievo al mito, alla poesia e alla musica, cimentandosi in gioventù anche come poeta e compositore (vale ricordare Hymnus an das Leben), attività in cui, peraltro, a parere della critica, non attinse risultati paragonabili agli esiti.

Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce a Röcken, villaggio della Prussia meridionale nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844. Appartiene a una stirpe di pastori protestanti, è primogenito di Karl Ludwig, reazionario monarchico, già precettore alla corte di Altenburg, e di Franziska Oehler, figlia anche lei di un pastore. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due figli, Elisabeth e Joseph (quest'ultimo morto nel 1850, di un'improvvisa febbre non meglio specificata).
Il 30 luglio 1849 muore il padre, dopo un anno di "apatia cerebrale" (probabilmente un tumore). In seguito a tali disgrazie la famiglia si trasferisce nella vicina Naumburg, dove Friedrich inizia gli studi di lettere classiche e religione. In famiglia apprende la musica e il canto scrivendo anche alcune composizioni musicali sia vocali che strumentali, compone poesie, legge Goethe, Hölderlin e Byron. Già distintosi per le sue non comuni doti intellettuali nel 1858 inizia a frequentare il ginnasio di Pforta (come esterno beneficiante d'una borsa di studio ecclesiale) e due anni dopo, con gli amici Gustav Krug e Wilhelm Pinder fonda l'associazione Germania, con la quale si propone di sviluppare i suoi interessi letterari e musicali; per l'associazione scrive alcuni saggi, come Fato e volontà e Libertà della volontà e fato, visibilmente ispirati dalla lettura di "Fato" e altri saggi di Emerson, specie quelli inclusi in Condotta di vita (1860), un'opera che è stata recentemente ritenuta fondamentale nella genesi del pensiero di Nietzsche.
Conclusi gli studi secondari nel 1864, entra nell'Università di Bonn come studente di teologia (per volere materno, ma reggerà per appena una sessione), s'iscrive nella corporazione studentesca Franconia. Nel 1865 si iscrive all'Università di Lipsia, per continuare a seguire le lezioni di filologia classica di Friedrich Ritschl, già suo insegnante a Bonn. Studia Teognide e Suida, ma rimane più affascinato da Platone e soprattutto da Emerson e Schopenhauer, che influenzeranno tutta la sua produzione. Conosce nel 1867 Erwin Rohde, futuro autore di "Psiche" ed approfondisce lo studio dell'opera di Diogene Laerzio, di Omero, Democrito e Kant, mentre un saggio su Teognide appare nella rivista Rheinisches Museum diretta da Ritschl. Il 9 ottobre comincia il servizio militare nel reggimento di artiglieria a cavallo di stanza a Naumburg: nel marzo dell'anno successivo si infortuna seriamente allo sterno cadendo da cavallo e ad ottobre prende congedo anticipato. Tornato a Lipsia, l'Università lo premia per il suo saggio sulle fonti di Diogene Laerzio e lo assume come insegnante privato. L'8 novembre 1868 conosce Richard Wagner in casa dell'orientalista Hermann Brockhaus.
Grazie all'appoggio di Ritschl, il 13 febbraio 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca dell'Università di Basilea (più giovane e brillante insegnante della scuola) tenendovi, il 28 maggio, la prolusione sul tema Omero e la filologia classica mentre l'Università di Lipsia gli concede la laurea sulla base delle sue pubblicazioni nel Rheinisches Museum; nella stessa Basilea conosce Jacob Burckhardt. All'età di 25 anni, Nietzsche chiede l'annullamento della sua precedente cittadinanza prussiana. Ottiene la risposta ufficiale in un documento datato 17 aprile 1869, commentato da Curt Paul Janz (Friedrich Nietzsche: Biographie, volume 1. Munich: Carl Hanser, 1978): Von diesem Tage an war Nietzsche also staatsrechtlich kein Preusse und kein Deutscher mehr, sondern... staatenlos, oder, wie der Terminus damals in der Schweiz lautete, heimatlos, was auf Nietzsche besonders zutrifft, und er blieb es... Er wurde und blieb Europäer. [Traduzione: "D'ora in poi Nietzsche, in conformità alla legge dello Stato, non è più prussiano e nemmeno tedesco, ma ... apolide, o secondo la terminologia usata in Svizzera a quel tempo, "senza-patria", particolarmente appropriata per Nietzsche; e così... diventa e rimane un Europeo."] Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, nella villa di Tribschen, sul lago dei 4 Cantoni, Richard e Cosima Wagner, rimanendone fortemente colpito: "Ciò che imparo laggiù, che vedo e ascolto e intendo, è indescrivibile. Schopenhauer, Goethe, Eschilo e Pindaro vivono ancora". Nel periodo 1869-1870 collabora, come correttore di bozze (e più in generale come informale segretario-factotum), alla redazione di un'autobiografia di Wagner, destinata a non vedere la luce prima del 1911, ma alla cui conoscenza il filosofo allude apertamente, e con ironia, in uno scritto degli anni 1880:
«Ci viene promessa un'autobiografia di Richard Wagner: chi dubita che sarà un'autobiografia avveduta?…»(Genealogia della morale, pag. 133)
All'inizio del 1870, Nietzsche tiene a Basilea delle conferenze ("Il dramma musicale greco", "Socrate e la tragedia"), che anticipano il suo primo volume, La Nascita della Tragedia (1872). A Basilea stringe amicizia col professore di teologia Franz Camille Overbeck, che gli rimarrà vicino fino alla morte e sarà grande estimatore delle sue opere, nonostante la sua posizione accademica rendesse la cosa alquanto imbarazzante, considerate le vedute di Nietzsche in materia di religione.

L'esperienza della guerra

Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) chiede di essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare, come infermiere addetto al trasporto dei feriti, alla guerra. Dopo appena una settimana al fronte si ammala di difterite, viene curato e quindi congedato. Nel frattempo scrive La visione dionisiaca del mondo ed abbozza La tragedia e gli spiriti liberi ed un dramma intitolato Empedocle, in cui vengono anticipati con molta chiarezza molti dei temi che verranno in seguito ripresi nelle opere della maturità. Fra il 1873 ed il 1876 scrive le quattro Considerazioni Inattuali.
Per motivi di salute (emicranie frequenti e dolori agli occhi), ma anche indubbiamente per dedicarsi con assiduità ininterrotta alla sua attività filosofica, Nietzsche all'età di 34 anni abbandona l'insegnamento. Gli viene riconosciuta una modesta pensione che costituirà, d'ora in poi, l'unico suo introito. Inizia la sua esistenza da perfetto apolide, coi suoi pellegrinaggi da viandante senza casa e senza patria spostandosi da un luogo all'altro. A causa del suo cattivo stato di salute soggiorna a Lugano all'Hôtel du Parc dal 16 febbraio fino al 2 aprile 1871. Trascorre in particolare gl'inverni sulla riviera ligure (Genova e Rapallo) e l'estate in località montane o termali (soprattutto l'alta Engadina, a Segl/Sils Maria, dove si può trovare ancora oggi la sua abitazione, aperta a visite e soggiorni); sue altre mete frequenti ed amatissime Venezia e Nizza. Durante un suo breve viaggio a Messina e Taormina, frequenta "l'Arcadia" locale e inizia a scrivere Così parlò Zarathustra. Durante la Pasqua del 1882 incontra a Roma, tramite la comune amica e nota scrittrice femminista Malwida von Meysenbug, Lou Von Salomé una giovane studentessa russa in viaggio d'istruzione attraverso l'Europa. Si danno appuntamento presso la Basilica di San Pietro e Nietzsche la saluta con queste parole: «Da quali stelle siam caduti per incontrarci qui?». A maggio durante una gita sul lago d'Orta, con questa ragazza ventunenne "intelligentissima" passa alcune ore di intimità. In seguito, la Salomè non ricordò se avesse baciato il filosofo, del quale comunque rifiutò una proposta di matrimonio (come del resto quella dell'amico di entrambi Paul Rée, che le aveva presentato Nietzsche e con il quale si era formato una sorta di rapporto triadico filosofico-sentimentale). Questo incontro, proseguito poi attraverso due anni di intensi scambi affettivi e culturali, è molto particolare, in quanto si tratta di una delle rare esperienze sentimentali-affettive di Nietzsche con una donna di cui si abbia conoscenza.

L'ultimo periodo e il collasso mentale

« L'orrore che molti provano oggi all'idea di costringere altri esseri umani a lavorare sotto lo schiocco della frusta, come un tempo era costume in molte parti del mondo, è un orrore sincero, e un ritorno a quella pratica, nelle attuali condizioni sociali, non sarebbe mai approvato; ma non si prova alcun orrore all'idea di costringere un cavallo a lavorare a colpi di frusta, spettacolo a cui, anche in quest'epoca illuminata, si assiste in tutto il mondo civilizzato. Solo quando la fustigazione del cavallo-schiavo sarà universalmente e risolutamente messa al bando come quella dell'uomo-schiavo si potrà dire che la società sta davvero iniziando ad accorgersi di cosa realmente la crudeltà implichi, e qualche speranza della sua definitiva scomparsa sarà concepibile. »
(George Riley Scott)
Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, Nietzsche si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente, e dove scriverà L'anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo (pubblicato postumo). Nel 1889 avvenne infine il famoso crollo mentale di Nietzsche. Il filosofo era affetto fin dalla gioventù dal disturbo bipolare, frequente nella sua famiglia, che sarebbe infine degenerato in follia; secondo alcuni la causa che lo spinse al crollo fu l'enorme sforzo creativo cui si sottopose negli anni precedenti, secondo altri una malattia venerea contratta in un incontro con una prostituta: la sifilide è stata per lungo tempo la teoria più accreditata a causa dei danni neurologici causati; tuttavia il medico Leonard Sax si discostò da quest'ultima ipotesi poiché notò l'assenza dei sintomi tipici della malattia, asserendo che Nietzsche aveva quasi sicuramente un meningioma, tumore benigno oggi asportabile con successo, posizionato sul nervo ottico, che gli aveva provocato le emicranie, lo spostamento del bulbo oculare e la cecità dall'occhio destro, le paralisi e i disturbi mentali; fatto sta che è datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico: mentre si trovava in piazza Carignano, nei pressi della sua casa torinese, vedendo il cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, abbracciò l'animale e pianse; in seguito cadde a terra urlando in preda a spasmi. Per molti è un episodio leggendario e Nietzsche si limitò a fare schiamazzi per cui venne fermato e ammonito dalla polizia municipale. Sempre nello stesso periodo, Nietzsche scrive delle lettere ad amici e conoscenti che sono solitamente classificate sotto il nome di biglietti della follia: in essi la sua crisi mentale appare ormai in uno stato avanzato, anche se lo stile non è affatto diverso da quello classico.
Ricoverato dall'amico Overbeck prima in una clinica psichiatrica a Basilea in cura dal dottor Wille ("Volontà" in tedesco), viene trasferito poi a Naumburg per esser assistito e curato dalla madre, prima, e dalla sorella Elisabeth Förster Nietzsche poi. Nietzsche trascorre il suo tempo in un mutismo quasi totale, passeggiando con amici o suonando il pianoforte, fino all'aggravarsi delle condizioni fisiche (numerose paralisi, forse accentuate dalle eccessive dosi di farmaci per tenere sotto controllo gli attacchi di follia). Sax racconta di una visita di un amico a Nietzsche nel 1899: secondo la testimonianza il filosofo era ancora in grado di comunicare, in certi momenti. Trasferito nel 1897 nella casa di Weimar, dove la sorella ha fondato il Nietzsche-Archiv, vi muore di polmonite il 25 agosto 1900. La natura della sua follia rimane ancora parzialmente un mistero, data la plausibilità di tutte le ipotesi. Nei frammenti teorizzava l'autodistruzione della reputazione tramite una follia volontaria come una forma di ascesi superiore. Come molti hanno sottolineato, la causa del collasso nervoso fu l'enorme tensione, insopportabile per la sua mente, dovuta allo sforzo creativo e filosofico svolto negli anni precedenti, come accenna egli stesso in un famoso aforisma:
« Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te »
(Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male)

Il pensiero di Nietzsche

La filosofia di Nietzsche è influenzata dal suo complesso retroterra culturale, specialmente di filologo classico e poi di esteta che si entusiasma per la nuova musica post-romantica di Wagner, della quale si fa paladino e promotore, vedendo in essa un senso pratico dell'esistenza, fondato sul paganesimo precristiano germanico. Naturale quindi che egli proponga una rivalutazione delle filosofie pre-socratiche. Fondamentale per la sua formazione è anche Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer, che Nietzsche legge nel 1866-1867 (caso divino definisce la sua fortuita scoperta in un negozietto di libri usati) e che così egli giudica in una riflessione registrata in una pagina autobiografica:
« In esso ogni riga gridava la rinuncia, la negazione e la rassegnazione, lì io guardavo il mondo come dentro uno specchio, e insieme la mia vita e la mia anima, investito di orrore; in esso come fosse un Sole, il grande occhio dell'arte mi fissava, staccandomi dal mondo; io vi vedevo malattia e salvezza, esilio e rifugio ed inferno quanto paradiso »
Nell'opera La nascita della tragedia, pubblicata nel 1872, la tragedia greca viene vista come massima espressione dello slancio vitale o "spirito dionisiaco", istintivo e irrazionale. Ma esso si coniuga e nello stesso tempo si contrappone a quello apollineo, razionale e astratto. Il pensiero apollineo e quello dionisiaco sono perciò così definiti:
« Finora abbiamo considerato il pensiero apollineo e il suo opposto, il dionisiaco, come forze artistiche che erompono dalla natura stessa, senza mediazione dell'artista umano, e in cui gli impulsi artistici della natura trovano anzitutto e in via diretta soddisfazione: da una parte come mondo di immagini del sogno, la cui perfezione è senza alcuna connessione con l'altezza intellettuale o la cultura artistica del singolo; dall'altra parte come realtà piena di ebbrezza, che a sua volta non tiene conto dell'individuo, e cerca di annientare l'individuo e di liberarlo con un sentimento mistico di unità »
(La nascita della tragedia, § 2, Adelphi, Milano 1972, p. 26 )
Socrate da Nietzsche è visto come un pensatore che sottovaluta l'umanità finendo per disumanizzarla in un modello astratto, in quanto padre di una filosofia che prende in considerazione solo la conoscenza razionale e il conseguimento di una virtù ideale. Da questa posizione nasce la radicale critica di Nietzsche verso l'"intellettualismo etico" socratico, considerato negazione della vita nella sua espressione più genuina, libera, istintiva.
Altrettanto forte è l'avversione di Nietzsche nei confronti di Platone, che egli considera autore di una concezione del mondo fondata sull'idealità metafisica e sul disprezzo nei confronti della realtà tangibile. Da Platone egli ritiene giustamente esser nata quella continuità ideologica che lega Parmenide, Platone e poi Plotino all'idealismo tedesco dell'Ottocento. Tutta l'opera di Nietzsche sarà incentrata sulla demolizione di ogni metafisica e la critica di ogni idealismo.
Nietzsche critica, quindi, i tradizionali valori fondamentali della società (filosofia, Cristianesimo e democrazia), giungendo a mostrare la natura meramente metaforica e prospettica di qualsiasi principio trascendente e della stessa morale, così come di ogni concezione tradizionale. Il suo obiettivo era di smascherare la falsità e l'ipocrisia del sistema culturale su cui si fondava l'Europa dei suoi tempi e in particolare il mondo germanico. Egli individua così la stessa storia dell'Occidente come lungo processo di decadenza dell'uomo, come negazione della vita; l'affermazione della libertà è invece il destino dell'uomo. Destino che dovrà essere perseguito attraverso l'esercizio della volontà di potenza, e che condurrà l'uomo alla condizione di Oltreuomo (l'uomo in grado di oltrepassare se stesso).
Del pensiero dell'illustre pensatore si appropriò l'ideologia nazionalsocialista, anche a causa delle manipolazioni messe in atto dalla sorella Elisabeth sul materiale inedito e postumo, in particolare sull'opera edita come La volontà di potenza; queste manipolazioni furono in realtà soprattutto di tipo filologico, piuttosto che schiettamente ideologizzate, ma favorirono l'uso che il nazismo fece, successivamente, di alcuni concetti nietzschiani. Nietzsche mostra come i grandi valori della cultura occidentale, quali la verità, la scienza, il progresso, la religione, vadano smascherati nella loro mancanza di fondamento e nella loro natura di mera finzione. C'è nell'uomo una sostanziale paura della creatività della vita, verso la volontà di potenza, che produce valori collettivi sotto la cui giurisdizione la vita viene disciplinata, regolata, schematizzata. Sono "valori che disprezzano la vita", che generano un processo di nullificazione della vita piena e gioiosa, della vita in quanto tale, a favore di un "sembrare" ipocrita e bacchettone. La storia della cultura occidentale è pertanto la storia del nichilismo, e quindi la storia della decadenza.
Il nichilismo è visto da Nietzsche in maniera particolare: esso è il processo per cui i concetti capitali della metafisica (essere, verità, realtà, ecc.) si rivelano infondati e come tali si nullificano nella loro totale inconsistenza filosofica. Nietzsche afferma che il nichilismo passivo (Schopenhauer) coincide con la perdita o sfiducia di fede dell'uomo europeo verso i valori della propria civiltà; coincide con la "diminuzione vitale", con la massa di malattie, con la pazzia, con tare psichiche e fisiche che colpiscono l'umanità. Nel nichilismo viene meno anche la fiducia nella scienza, che ha ispirato il positivismo. L'uomo nichilista è caduto nell'angoscia per aver scoperto che i fini assoluti e le realtà trascendenti non esistono, ma insiste nel perseguirli per omologazione e mancanza di originalità.
L'uomo ha dovuto illudersi per dare un senso all'esistenza (si pensi anche a Freud), in quanto ha avuto paura della verità, non essendo stato capace di accettare l'idea che "la vita non ha alcun senso", che non c'è nessun "oltre" di essa e che va vissuta con desiderio e libero abbandono pieno di "fisicità". Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito secondo criteri di razionalità, di giustizia e di bellezza, l'uomo non avrebbe bisogno di auto-illudersi per sopravvivere, costruendo metafisiche, religioni e morali. L'umanità occidentale, passata attraverso il cristianesimo, percepisce ora un senso di vuoto, trova che "Dio è morto", cioè che ogni costruzione metafisica vien meno davanti alla scoperta che il mondo è un caos irrazionale. Fino a che non sorgerà l'Oltreuomo, cioè un uomo in grado di sopportare l'idea secondo cui l'Universo non ha un senso, l'umanità continuerà a cercare dei valori assoluti che possano rimpiazzare il vecchio dio (inteso come qualsiasi tipo di realtà ultraterrena e non come semplice entità quale potrebbe essere il Dio cristiano); dei sostituti idolatrici quali, ad esempio, lo Stato, la scienza, ecc.
La mancanza, però, di un senso metafisico della vita e dell'universo fa rimanere l'uomo nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. È tuttavia possibile uscire dal nichilismo superando questa visione e riconoscendo che è l'uomo stesso la sorgente di tutti i valori e delle virtù della volontà di potenza (nichilismo attivo). L'uomo, ergendosi al di sopra del caos della vita, può generare propri significati e imporre la propria volontà. Chi riesce a compiere questa impresa è l'Oltreuomo, cioè l'uomo che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita. Attraverso le tre metamorfosi dello spirito, di cui parla nel primo discorso del testo Così parlò Zarathustra, Nietzsche mostra come il motto "Tu devi" vada trasformato dapprima nell'"Io voglio", ed infine in un sacro "Dire di sì", espresso dalla figura del fanciullo giocondo. Ovviamente il nichilismo attivo non giustifica i modelli valoriali proposti nel corso dei secoli per dare senso alla realtà, poiché questi non sono altro che il frutto dello spirito apollineo e, pertanto, non corrispondono all'effettiva essenza dell'uomo, che è dionisiaco, ossia legato inscindibilmente a quei "valori" (vitalità, potenza) intrinseci alla sua natura terrena.

Per una "rinascita" del tragico in Germania

Nel primo testo filosofico di Nietzsche La nascita della tragedia del 1872, che è anche una messa a fuoco della sua cultura classica e della mitologia greca, egli concentra la sua attenzione sulle origini del teatro nell'antica Grecia. Si serve e teorizza perciò due concetti-base, che diverranno poi "ideologici" per lo stesso autore e portatori di numerosi valori, lo spirito dionisiaco e lo spirito apollineo. Il dionisiaco (dal dio Dioniso) in quanto “ebbrezza” rappresenta l'elemento dell'affermazione della vita, della spontaneità, dell'istinto umano, della giocosità e raffigurerà nelle successive opere la volontà di potenza. È l'impulso che esprime la forza vitale propria dell'oltreuomo nella sua totale libertà, l'ebbrezza che trova la sua manifestazione più compiuta nella musica e nella danza.
Il "dionisiaco" gioca dialetticamente con il proprio contraltare, l'"apollineo", ovvero l'armonia delle forme e del vivere. Quando Dioniso vive è Apollo a dormire, viceversa quando Apollo si rappresenta ed è in superficie, Dioniso è "sotterraneo". Il dionisiaco è un continuo ciclo "vita-morte-vita", attraverso il quale tutte le arti sono state create e si sono modificate. L'apollineo è la luce del giorno razionalizzata nell'arte plastica degli scultori dell'epoca classica. L'"apollineo" rappresenta anche la ratio umana che porta equilibrio nell'uomo, che è capace di concepire l'essenza del mondo come ordine e che lo spinge a produrre forme armoniose rassicuranti e razionali. Senza di esso, nell'uomo ci sarebbe un'esplosione di emozioni incontrollate e bisognose di essere controllate.
Molto complesso è lo studio che il filologo Nietzsche fa delle arti greche e della tragedia in particolare. Nel "ditirambo" del coro tragico greco era insito lo spirito dionisiaco (Nietzsche lo chiama appunto "ditirambo dionisiaco"). Nella parola come sempre Nietzsche ricerca la chiave per l'interpretazione della realtà e per portare in luce ciò che i concetti hanno di arcano dentro. In quanto filologo, ancor prima che filosofo, è sempre il “verbo” il suo primo amore. Dal ditirambo che è il nucleo del “coro” al testo poetico in cui è scritto il dramma si svolge la continua alternanza dei due dèi greci Apollo e Dioniso, fino alla suprema e sublime armonia.
L'analisi delle origini della tragedia greca, scorre lungo il testo nietzschiano attraversando tutta la storia di questo lungo percorso, da Archiloco a Euripide, passando per Eschilo e Sofocle fino alla sua stessa fine: la morte della tragedia avvenne per mano di Socrate ovvero di ciò che il filosofo ha rappresentato per la grecità e le sue espressioni artistiche. Ma come la tragedia ebbe origine dalla musica, Nietzsche auspica che allo stesso modo possa rinascere. Da qui la critica profonda e sentita all'“Opera”, in quanto genere artistico in cui vivono inconciliabili contraddizioni di carattere estetico e filosofico. Forte è l'esortazione del filosofo ad ideali artisti della sua epoca affinché ritrovino e ridestino l'ebbrezza dionisiaca insita nella musica e su di essa, assieme al mito tragico, costruiscano una nuova epoca tragica:
« Amici miei, voi che credete nella musica dionisiaca, sapete anche che cosa significhi per noi la tragedia. In essa noi abbiamo, rinato dalla musica, il mito tragico- e in questo potete sperare tutto e dimenticare ciò che è più doloroso! (…). »
(F. Nietzsche, La nascita della tragedia, ed. Adelphi - cap. 24)

Contro Socrate, Platone e il Cristianesimo

Secondo Nietzsche la decadenza è il rifiuto dell'amore per la vita e della creatività, della spontaneità del vivere naturale e nello stesso tempo "tragico", dunque dello spirito dionisiaco. Per lui colui che per primo ha condizionato negativamente la civiltà occidentale verso questo annullamento della vita è stato Socrate: il peccato di Socrate è di aver sostituito alla vita il pensare alla vita e la conseguenza di ciò è il non-vivere. Socrate ritiene che la ragione sia l'essenza dell'uomo e che le passioni, residuo di animalità, possano e debbano essere dominate. Per Socrate una vita fondata sulla ragione è una vita felice, mentre una vita dominata dalle passioni è destinata a dolorosi conflitti e turbamenti. Anche Platone ha indirizzato la vita verso un mondo astratto ed irreale, e in questo processo di decadenza si inserisce poi il Cristianesimo. Quest'ultimo ha prodotto un modello di uomo malato e represso, in preda a continui sensi di colpa che avvelenano la sua esistenza, dettati dal motto cristiano del continuo pentimento e della richiesta implorata di salvezza e perdono. Perciò l'uomo cristiano, al di là della propria maschera di serenità, è psichicamente tormentato, nasconde dentro di sé un'aggressività rabbiosa contro la vita ed è animato da risentimento contro il prossimo. Nietzsche crea in questo periodo le metafore del guerriero e del sacerdote: il primo rappresenta il manifestarsi della volontà di potenza, il secondo invece, timoroso dei propri mezzi, costituisce il "sottomesso" che ad una morale dei forti, antepone una morale dei deboli, facilmente accessibile, che costituisce la negazione vera e propria dell'incondizionata gioia di vivere.
Più che con la figura di Gesù Cristo (verso cui manifesta simpatia, considerandolo un "santo anarchico, sia pure un po' idiota"), Nietzsche è polemico contro il Cristianesimo, in quanto religione dei «poveri di spirito», fondata sul risentimento e sulla cattiva coscienza. Infatti in Così parlò Zarathustra egli dichiara: Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze, essi sono dispregiatori della vita, sono avvelenatori, che siano maledetti! Da ciò la proposta di Nietzsche di una trasmutazione o inversione dei valori. Si proclama egli stesso il "primo immoralista" della storia; egli non intende tuttavia proporre l'abolizione di ogni valore o l'affermazione di un tipo di uomo in preda al gioco sfrenato degli istinti, ma contrappone ai valori antivitali della morale pessimistica tradizionale una nuova tavola di valori a misura del carattere terreno dell'uomo. Per Nietzsche l'uomo è nato per vivere sulla Terra, la sua esistenza è interamente corpo, realtà sensibile. Infatti Zarathustra afferma: io sono corpo tutto intero e nient'altro. L'anima, secondo Nietzsche, è solo un'immagine metaforica e semplicistica della ricchissima varietà di desideri, inclinazioni e sensazioni che attraversano il corpo in ogni istante: questa rivendicazione della natura terrestre dell'uomo è implicita nell'accettazione totale della vita che è propria dello spirito dionisiaco e dell'immagine dell'oltreuomo. La Terra non è più l'esilio e il deserto dell'uomo, ma la sua dimora gioiosa.

Il periodo "Illuministico"

Questo periodo, che inizia con Umano, troppo umano (1878-1880), coincide con l'avvento della scrittura aforistica, e risulta caratterizzato dal ripudio dei vecchi maestri, come Schopenhauer e, in particolare, Wagner. Nietzsche rinnega la stima e l'amicizia personale col musicista, di cui tanto aveva ammirato Tristano e Isotta in quanto simbolo dell'umana lotta nel tentativo di convivere coi propri impulsi annullandosi nella materia, al di fuori da qualsiasi concetto religioso. Ora lo accusa di essere diventato un tipico decadente, che col Parsifal ricade nel più becero e arcaico misticismo, quale ridicola rappresentazione di un mondo fasullo e immaginario.
In questo periodo, il filosofo abbandona la "metafisica da artista", per privilegiare la scienza. Considererà l'arte come il residuo di una cultura mitica. Redentore della cultura non sarà più l'artista o il genio (come invece pensava Wagner) ma il filosofo educato dalla scienza. Sarà illuminista, nel senso che si troverà impegnato in un'opera di critica della cultura tramite la scienza, che egli ritiene sia un metodo di pensiero, piuttosto che un insieme di tutte le scienze particolari. Un metodo critico di tipo storico e genealogico, perché non esistono realtà immutabili e statiche, ma ogni cosa è l'esito di un processo che va ricostruito.
I concetti base di questo periodo sono lo spirito libero e la filosofia del mattino. Lo spirito libero si identifica con il viandante, cioè con colui che grazie alla scienza riesce ad emanciparsi dalle tenebre del passato, inaugurando una filosofia del mattino che si basa sulla concezione della vita come transitorietà e come libero esperimento senza certezze precostituite.

La morte di Dio

L'affermazione della libertà e della spontaneità presuppone il superamento dei condizionamenti, delle regole, degli obblighi derivanti dalle credenze religiose o comunque dal riferimento ad entità metafisiche. Ma comporta anche una conseguenza che pochi hanno la forza sufficiente per affrontare: assumersi la piena e definitiva responsabilità di ogni decisione, di ogni azione. Ogni comportamento è soggetto ad una decisione individuale in quanto non esistono più valori trascendenti sui quali appiattirsi in modo conformistico. I contemporanei di Nietzsche dimostrano in mille circostanze di non essere più guidati dalla fede come poteva accadere agli uomini del Medioevo ma, per non essere obbligati ad affrontare le proprie responsabilità, non vogliono riconoscerlo neppure di fronte a se stessi.
Celebre è la figura dell'uomo folle ne La gaia scienza, che gira in pieno giorno con una lanterna accesa, urlando "Cerco Dio!", attirandosi così lo scherno dei presenti. Alla richiesta di spiegazioni l'uomo afferma che Dio è morto, ovvero che nessuno crede più veramente. Ma nell'atto stesso di compiere questa affermazione si trova di fronte allo scetticismo e all'indifferenza, quando non alla derisione. Egli stesso si definisce come il "testimone" di un omicidio compiuto dall'intera Umanità. E allora: "Vengo troppo presto" egli ammette, poiché gli uomini non sono ancora pronti ad accettare questo cambiamento epocale. I valori tradizionali sono sempre più pallidi, sempre più estranei alla coscienza, ma i nuovi valori, quelli della gioiosa accettazione della vita e della fedeltà alla terra, sono ancora al di là dell'orizzonte: "Questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino". L'annuncio della morte di Dio ha una straordinaria efficacia retorica e forse anche per questo non è stato sempre compreso a fondo: taluni interpreti si sono limitati a leggerlo come l'ennesimo attacco al Cristianesimo e non ne hanno percepito la profondità e la complessità. Infatti Nietzsche con questa affermazione intende annunciare la fine di ogni realtà trascendente, indipendentemente dal culto che predichi tale realtà. Egli considera ciò, come il compimento di un processo nichilistico necessario, le cui radici si ritrovano nell'atto di omissione e di oblio del dionisiaco, che ha consentito all'apollineo nel corso della secolarizzazione, di trovare modelli metafisici ragionevoli, capaci di giustificare il "senso dell'essere", ma che prima o poi, secondo l'autore tedesco, avrebbero dovuto fare i conti con la vera essenza vitale della natura umana, quale appunto, il dionisiaco, ossia ciò che lega alla terra e alla vita.
Nietzsche è anche considerato, e non senza buoni motivi, come uno dei precursori dell'esistenzialismo ateo moderno per alcuni elementi etici che lo anticipano, per quanto questo si caratterizzi per aspetti di pessimismo esistenziale che in Nietzsche sono in gran parte assenti.

L'Oltreuomo

Nietzsche, radicalizzando il "plus man" emersoniano e la critica emersoniana del culto degli eroi di Carlyle, propugna l'avvento di un nuovo tipo di uomo, capace di liberarsi dai pregiudizi e dai vecchi schemi, di smascherare con il metodo genealogico l'origine umana troppo umana dei valori, nonché di farsi consapevole creatore di valori nuovi. Non sarebbe corretto definire un uomo del genere superuomo: super indica sopra, quindi "super-uomo" vuol dire "colui che è sopra gli uomini" e li schiaccia. Secondo l'interpretazione di Gianni Vattimo, introdotta nel suo testo Il soggetto e la maschera, il termine oltre-uomo rispecchia meglio il concetto espresso dal filosofo di Röcken oltre a essere la traduzione letterale del tedesco Über-Mensch.
L'Oltreuomo non schiaccia gli altri ma procede al di là delle convenzioni e dei pregiudizi che attanagliano l'uomo. Esso ha dei valori differenti da quelli della massa degli uomini, quella massa che ha aderito alla filosofia dei sacerdoti e degli imbonitori per farsi schiava di essi. L'Oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta "morale aristocratica" che dice "sì" alla vita e al mondo. L'Oltreuomo è discepolo di Dioniso poiché accetta la vita in tutte le sue manifestazioni, nel piacere del divenire inteso come alternanza di vita e morte. Affronta la vita con "pessimismo coraggioso", unisce il fatalismo alla fiducia, e si è liberato dai logori concetti del bene e del male attraverso un'elitaria indifferenza a valori etici che considera morti.
Di qui l'ammirazione di Nietzsche sia per la tragedia greca (in particolare Eschilo), quale mezzo educativo all'eroica tragicità della vita, sia per il prometeico istinto dell'uomo rinascimentale (l'uomo universale) che nella sua completezza teorica e pratica sapeva tendere oltre l'"umano troppo umano"; con una magnificenza creatrice, culturale e politica, che quell'impulso vitale, "al di là del bene e del male", comporta. Per lui, ed ai suoi tempi, ancora incarnato in particolare da Napoleone e Goethe.
Per l'Oltreuomo ogni istante è il centro del suo tempo di cui è sempre protagonista. L'eterno ritorno, cioè l'eterna ripetizione, è la dottrina che Nietzsche mette a capo della nuova concezione del mondo e dell'agire umano. Per Nietzsche ogni momento del tempo, cioè l'attimo presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità con passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori: infatti ogni momento si ripete identico nel passato e nel futuro, come un dado che, lanciato all'infinito (poiché il tempo è infinito), darà un numero infinito di volte gli stessi numeri, in quanto le sue scelte sono un numero finito. Il vero Oltreuomo è, in conclusione, colui che danza in catene liberamente e con leggiadria; è lo spirito libero tout court.

Paola Tiziana Cruciani




è un'attrice e sceneggiatrice italiana.
Nasce a Roma nel 1958. Dal 1979 al 1981 frequenta il primo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche diretto da Gigi Proietti, presso il Teatro Brancaccio di Roma, dove si diploma. Insieme ad altri colleghi del suo corso (Patrizia Loreti, Shereen Sabet, Rodolfo Laganà, Massimo Wertmuller, Silvio Vannucci) crea il gruppo comico La Zavorra, con cui inizia la sua carriera televisiva e teatrale. Negli ultimi anni si è inoltre dedicata all'insegnamento del mestiere ai giovani aspiranti attori.

Teatro

Dopo l’esperienza con La Zavorra – conclusasi nel 1984 – inizia a lavorare come attrice, autrice e regista. Sono parecchie infatti le sue opere portate in scena da lei (Torno a casa lessa, Cose di casa, Sole 24 ore ed altre) o da altri interpreti. L’ultimo spettacolo da lei interpretato nella stagione 2008/2009 è Ultima chiamata di Josiane Balasko, con Pino Quartullo. A novembre del 2010 impersona al Teatro Sistina Eusebia nella commedia musicale di Garinei e Giovannini, Rugantino, diretta da Enrico Brignano.

Cinema

Debutta al cinema nel film Fatto su misura del 1984. Da allora sono molte le pellicole che l’hanno consacrata come una delle migliori caratteriste italiane. Tra le sue principali collaborazioni : Paolo Virzì, Alessandro D'Alatri, Giovanni Veronesi. Nel 1999 è candidata al David di Donatello come miglior attrice non protagonista per il film Baci e abbracci di Paolo Virzì. Sempre in un film di Paolo Virzì è la sua ultima partecipazione ad un film: Tutta la vita davanti del 2008.

Televisione

Debutta in Straparole, per la regia di Ugo Gregoretti nel 1981. Seguono diversi varietà come Attore amore mio, A come Alice, Al Paradise e molti altri. La sua prima apparizione come attrice in una fiction è in Aeroporto Internazionale nel 1985. L'ultima apparizione (ottobre 2008) è in Anna e i cinque.