29.8.11

Carlo Petrini







Attaccante attivo soprattutto nella seconda metà degli anni sessanta e negli anni settanta e cresciuto nelle giovanili del Genoa, passò al Lecce (Serie C 1965-1966), tornò al Genoa (Serie B, 1966-1968), quindi cominciò l'avventura ai vertici del calcio italiano: al Milan di Nereo Rocco nel 1968-1969, al Torino dal 1969 al 1971, con cui vinse la Coppa Italia 1970-1971, al Varese nella stagione successiva, nel Catanzaro dal 1972 al 1974, alla Ternana nel 1974-1975, nella Roma di Nils Liedholm durante l'annata 1975-1976, al Verona sempre in Serie A (1976-1977), al Cesena dal 1977 al 1979 e al Bologna nel 1979-1980.
La carriera di Petrini ebbe una battuta d'arresto nella stagione 1979-1980, quando scoppiò il noto scandalo del calcioscommesse del 1980: Petrini fu ritenuto uno dei calciatori responsabili dello scandalo e venne squalificato per tre anni e sei mesi. Solo dopo l'amnistia, concessa dalla FIGC nel 1982 in seguito alla vittoria dell'Italia al Mondiale spagnolo, il calciatore tornò a giocare nel Savona in Serie C2, prima di chiudere con il Rapallo Ruentes nel Campionato Interregionale 1984-1985.

Allenatore

Ha avuto anche una breve esperienza da allenatore alla guida del Rapallo Ruentes nel Campionato Interregionale 1985-1986, conclusa con la retrocessione del club in Promozione.

Dopo il ritiro

Dopo aver chiuso la carriera nel calcio a metà degli anni ottanta si dedicò agli affari, gestendo per qualche tempo una propria società finanziaria. Dopo un iniziale successo, l'attività fu compromessa dall'accumulo di debiti nei confronti di usurai e dal coinvolgimento dell'ex calciatore in un giro di cattive conoscenze. Per sfuggire ai creditori abbandonò l'Italia e si rifugiò in Francia, dove visse per alcuni anni nel completo anonimato.
Le cronache tornarono a occuparsi di Petrini nel 1995, allorché il diciannovenne figlio Diego, morente per un tumore al cervello all'ospedale "Galliera" di Genova, lanciò un appello attraverso i media, chiedendo di poter rivedere il padre, di cui non aveva notizie da ormai sei anni. Diego, promettente calciatore, morì senza aver rivisto Petrini, il quale aveva deciso di non tornare in Italia. Su questa triste vicenda Petrini scriverà più tardi un toccante libro di poesie, dopo il suo definitivo ritorno in Italia nel 1998.
Attualmente risiede nella natia Monticiano, ed è affetto da tempo da una grave forma di glaucoma, che gli ha procurato la quasi completa cecità dell'occhio sinistro e la seria compromissione del destro. A detta dei medici che lo hanno curato nel corso degli anni, sottoponendolo a ben cinque interventi chirurgici, la malattia potrebbe essere correlata all'assunzione dei tanti farmaci dopanti e non, avvenuta durante la carriera di calciatore.
Nel 2000 Petrini pubblicò la sua autobiografia, intitolata Nel fango del dio pallone (KAOS Edizioni), in cui narrò in prima persona fatti e trascorsi nel mondo del calcio. In particolare, il libro denunciò la pratica del doping che già negli anni sessanta/settanta era dilagante: Petrini scrisse di esservi ricorso più volte con la complicità dei medici sportivi, ma è l'intero sistema-calcio che nel libro viene messo sotto accusa, con le partite già decise in anticipo dalle stesse società, i pagamenti in nero, l'estrema bassezza morale del calciatore tipo.
Successivamente Petrini pubblicò un altro libro intitolato Il calciatore suicidato, dove indagò in prima persona sulla misteriosa morte di Donato Bergamini, calciatore del Cosenza, ritrovato morto nel 1989 sulla Statale 106, presso Roseto Capo Spulico; Petrini sostenne che la morte del calciatore fosse avvenuta per mano della criminalità locale, nonostante la magistratura ordinaria avesse imputato la scomparsa di Bergamini a un suicidio. Successivamente ha pubblicato altri sei libri, l'ultimo dei quali è intitolato Piedi nudi, uscito nell 2010. Tutte le pubblicazioni sono edite da KAOS Edizioni.

L'impegno nella società civile

Negli ultimi anni Petrini si è mostrato preoccupato sul dilagare delle pratiche dopanti tra i giovanissimi, affermando: «Una recente indagine ha dimostrato che un adolescente su tre è disposto a fare uso di sostanze illecite pur di raggiungere il successo nel mondo del calcio. La cosa ancora più inquietante è che il 10% di loro si dichiara ‘pronto a morire per uso di questo sostanze’, pur di assomigliare al proprio idolo sportivo».
Nel 2006, insieme ad altri ex calciatori tra cui Aldo Agroppi, ha aderito all'Associazione Vittime del Doping fondata da Claudia Beatrice, figlia di Bruno Beatrice, ex centrocampista della Fiorentina morto di leucemia nel 1987 a soli 39 anni.
L'attore Alessandro Castellucci ha tratto dalla vicenda biografica di Nel fango del dio pallone una trasposizione teatrale che è stata rappresentata in tutto il Nord Italia ed in Toscana, riscuotendo un vasto consenso di critica e un notevole apprezzamento da parte del pubblico.
Il regista Gian Claudio Guiducci ha dedicato alla vita di Carlo Petrini un film intitolato Centravanti nato, prodotto da Barbara Balzaretti, in cui con interviste e filmati d'epoca si ripercorre la vita del calciatore, sia in ambito sportivo che a livello personale.




1 commento:

  1. pare che a nessuno interessi quello che ha detto Petrini nel filmato. Non importa.
    Certo che fumare avendo un tumore al cervello ed essere semi-cieco... vabbè...

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