30.7.11

prove






LE FOTO SONO DI PINO LE PERA

opera dei Pupi








(Òpra dî Pupi in siciliano) è un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio. Le marionette sono appunto dette pupi (dal latino "pupus" che significa bambino). L'opera è tipica della tradizione siciliana dei cuntastori ("cantastorie" in italiano).

Riccamente decorati e cesellati, con una struttura in legno, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e variavano nei movimenti a seconda della scuola di appartenenza in palermitani o catanese. La differenza più evidente stava nelle articolazioni: leggeri e snodabili i primi (comunque difficili da manovrare), più pesanti e con gli arti fissi i secondi (ma più semplici da manovrare).
Il puparo, curava lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi, e con un timbro di voce particolare riusciva a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate. I pupari, pur essendo molto spesso analfabeti, conoscevano a memoria opere come la Chanson de Roland, la Gerusalemme liberata e l'Orlando furioso.
Ogni pupo rappresentava tipicamente un preciso paladino, caratterizzato per la corazza ed il mantello e gli spettatori usavano parteggiare per uno.
Generalmente si contrapponevano, fra tutti, i sostenitori delle due figure più amate:
Orlando
Rinaldo
altre figure di rilievo:
Carlo Magno
Angelica
Gano di Maganza (il traditore)
i saracini (saraceni):
Rodomonte
Mambrino
Ferraù
Agramante
Marsilio
Agricane
Spesso la rappresentazione, si chiudeva con la farsa, uno spettacolo di marionette di tono licenzioso e buffo, con temi tratti dai personaggi delle tradizioni favolistiche siciliane.
A volte i pupari, per trasmettere contenuti non graditi alle autorità si servivano di un gergo (comune ai malavitosi) detto baccagghiu (baccaglio).

L'Opera oggi

Nell’era della tecnologia e della multimedialità, parlare di pupi siciliani evoca immediatamente immagini d’altri tempi, di spettacoli di piazza, fra il vociare di piccoli e grandi ed il rumore delle armature, di minuscoli teatrini polverosi.
Ancora oggi sopravvivono alcuni pupari che cercano di mantenere viva la tradizione, alcuni proponendo rappresentazioni per turisti e altri hanno una vera e propria rassegna teatrale. Tra le storiche famiglie di pupari troviamo: Cuticchio, Argento, Mancuso e Greco di Palermo, Canino di Cinisi, Crimi, Trombetta e Napoli di Catania, Pennisi, Macrì e Grasso di Acireale, Profeta di Licata, Vaccaro-Mauceri di Siracusa, e gli Immesi di Barletta.Recentemente l'UNESCO ha dichiarato il Teatro dell'Opera dei Pupi Capolavoro del patrimonio Orale e Immateriale dell'Umanità.

Nelle città
Palermo

Oggi, la più ricca collezione di Pupi si può ammirare al Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino ed al Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè di Palermo. Fra i pupari palermitani in attività si ricordi Mimmo Cuticchio, impegnato anche nell'altra tradizione orale siciliana il cuntu (raccontastorie), apparso fra l'altro nel film Il padrino - Parte III di Francis Ford Coppola.

Messina

Di notevole rilievo storico è la Famiglia Gargano, ultima famiglia "oprante" rimasta a Messina (e Provincia). Con le sue cinque generazioni consecutive la Famiglia Gargano è tra le più antiche esistenti e oltre ad una ricca collezione di pupi possiede rari manoscritti di fine '800.

Catania

La compagnia più importante è quella dei fratelli Napoli, fondata a Catania nel 1921 da Gaetano Napoli e oggi, giunta alla sua quarta generazione, senza interruzioni, rappresenta la più significativa realtà del tradizionale teatro dei pupi di tipo catanese. La compagnia aveva sede in via Consolazione, nel quartiere del Borgo, ma si è poi trasferita nei pressi di piazza Federico II.

Provincia di Catania
Acireale

Esposizione di Pupi di pregevole fattura presso il Museo dell'Opera dei Pupi Turi Grasso sito in via nazionale nella frazione Capomulini di Acireale. Inoltre in centro città, nella via Alessi è presente un Teatro dell'Opera dei Pupi dedicato a Emanuele Macrì dove si tengono ancora spettacoli.

Giarre

A Giarre è presente un museo-teatro dell'Opera dei Pupi nella sede della Pro loco. Gli spettacoli vengono rappresentati su richiesta a cura della compagnia Zappalà.

Caltagirone

A Caltagirone ne è un illustre esempio il Teatro-Museo dei Pupi siciliani di via Verdumai. Il Teatro Stabile della Primaria compagnia dell’Opera dei Pupi di Caltagirone nasce in tempi difficili, alla fine del primo conflitto mondiale, per opera di Giovanni Russo. Dopo di lui l’Opra passa in eredità ad altri uomini, i quali superano le difficoltà che un’attività come questa comporta, grazie alla loro tenacia: Gesualdo e Salvatore Pepe, Eugenio Piazza e, oggi, la Società Eliotour. Nel 1978, il Comune di Caltagirone, prendendo spunto dal grande successo di pubblico che la Compagnia aveva riscosso nel corso di una rassegna di Pupi ad Acicastello, le affida il locale di via Verdumai. Restaurato ed adattato all’uopo, il teatro ospita oggi, oltre alla sala per gli spettacoli, una mostra dei pupi siciliani, appartenuti alla collezione di Gesualdo Pepe, ed un’esposizione di locandine e di libri storici.
La collezione di pupi comprende settanta soggetti di dimensioni che variano da 1,20 a 1,45 metri, interamente costruiti in legno, e cinquanta teste di ricambio che consentono di avere a disposizione un gran numero di personaggi. I pupi sono vestiti da abiti in raso e velluto e dotati d’armature in rame e ferro lavorati a mano.
Gli spettacoli, che ripropongono le gesta eroiche dell’epopea cavalleresca rinnovate di volta in volta dalla fantasia e dall’estro degli artisti, si svolgono sul palcoscenico dotato di numerosi fondali intercambiabili dipinti a mano. Manovratori ed oratori danno vita e voce ai pupi mentre gli aiutanti assicurano l’avvicendarsi dei vari personaggi. Affiatamento, bravura interpretativa, esperienza e capacità d’improvvisazione sono gli elementi che concorrono alla buona riuscita dello spettacolo, oltre ad una grande passione per quest’arte.

Randazzo

In una sala del Castello Carcere è collocata la collezione di Pupi Siciliani della famiglia Russo composta da 37 marionette che rappresentano i personaggi dell’epopea storica della chason de Roland. La collezione fu realizzata tra il 1912 e il 1915 dallo scultore Emilio Musumeci e utilizzata dal puparo messinese Ninì Calabrese. Collezione di grande valore che è servita per allestire una rappresentazione alla presenza del Re Umberto II.

Siracusa

Nel 1885, in uno scantinato di via Mario Minniti, Francesco Puzzo costruì il suo primo pupo. Fu lui a creare il teatrino Eldorado di via Maestranza e poi il Bellini, con un'attività ininterrotta fino al 1917, quando i fratelli Ernesto, Giuseppe, Luciano e Salvatore ne seguirono le orme.
L'incontro nel 1926 con Rosario Vaccaro, giovane apprendista, consolida l'opera di pupi di Siracusa.
A partire da Rosario, la famiglia Vaccaro per molti anni ha dato vita ai pupi nella città aretusea; attivi e collegati ai Vaccaro sono i fratelli Mauceri. La famiglia Vaccaro-Mauceri gestisce un Piccolo Teatro dei Pupi, oltre ad una bottega e ad un museo, aperto grazie a sovvenzioni europee. La Bottega del Puparo è l'unico laboratorio artigianale per la costruzione di pupi in tutta la provincia di Siracusa.
Nella provincia di Siracusa sono presenti altre compagnie, tra cui quella dei Puglisi di Sortino, guidata dall'ultimo discendente dei Puglisi, Ignazio Manlio Puglisi, che effettua rappresentazioni riguardanti episodi tratte dalle più note edizioni cavalleresche popolari del XIX e XX secolo.
Tutto il materiale storico della Famiglia Puglisi è conservato nel Museo Civico dell'opera dei Pupi di Sortino "Fondo Don Ignazio Puglisi".

Barletta

Dell'esperienza di pupari nella città pugliese rimane una ricca collezione di pupi di diverse dimensioni ospitata nel museo civico.

29.7.11

Riccardo Muti







è un direttore d'orchestra italiano.
Dal 1986 al 2005 è stato direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano. Dirige l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini che ha fondato nel 2004 e che ha sede a Piacenza e Ravenna; dal 2010 è Music Director della Chicago Symphony Orchestra.
Muti, di padre pugliese (nativo di Molfetta) e madre napoletana, frequentò il liceo classico Vittorio Emanuele II di Napoli; studia Pianoforte con Vincenzo Vitale nella stessa città, conseguendo il diploma con lode presso il Conservatorio di San Pietro a Majella. In seguito, dopo aver lasciato a Napoli gli studi di Filosofia all'Università, si trasferisce a Milano, dove studia Composizione con Bruno Bettinelli e Direzione d'orchestra con Antonino Votto.


Nel 1967 vinse il Premio Cantelli per giovani direttori d'orchestra e violinisti. Dal 1968 al 1980 è stato direttore principale e direttore musicale del Maggio musicale fiorentino. Durante il periodo fiorentino di notevole interesse sono state le rappresentazioni del Nabucco di Verdi con la regia di Luca Ronconi, in particolare i costumi del quarto atto riconducibili alle divise dei soldati italiani nel risorgimento, il Guglielmo Tell di Rossini nella versione integrale e ancora di Verdi l'Otello con l'inedito finale del terzo atto.
Dal 1972 al 1982 è stato direttore principale della Philharmonia Orchestra di Londra succedendo ad Otto Klemperer. Con questa orchestra ha effettuato diverse registrazioni sia di opere italiane tra cui Aida di Giuseppe Verdi con Montserrat Caballé e Placido Domingo, che ad oggi risulta essere uno dei dischi d'opera più venduti al mondo, e il Macbeth nel quale riapre tutti i vecchi tagli aggiunti nel corso degli anni da vari direttori, sia lavori sinfonici tra i quali spiccano l'integrale delle sinfonie di Schumann e Tchaikovsky.
Dal 1980 al 1992 è stato direttore musicale dell'Orchestra Sinfonica di Filadelfia, che ha portato in diverse tournée internazionali. Nel 1979 ne è stato nominato direttore principale, nel 1982 direttore onorario. Nel 1991 proprio con questa orchestra ha eseguito la Tosca di Giacomo Puccini, primo titolo del compositore toscano diretto dal maestro Muti.
Dal 1986 al 2005 Muti è stato direttore principale dell'Orchestra Filarmonica della Scala, con la quale l'anno successivo ha ricevuto il premio Viotti d'Oro e che ha portato in tournée in Italia e in Europa.
È spesso ospite della Filarmonica di Berlino e della Filarmonica di Vienna. Nel 1996 Muti ha diretto quest'ultima in occasione della chiusura della settimana del Festival Viennese, in un tour verso l'estremo oriente (Giappone, Corea, Hong Kong) e in Germania oltre che il Concerto di Capodanno nel 1993, 1997, 2000 e 2004. Nel settembre 2008 tornerà a guidare i Wiener Philharmoniker in una lunga tournée giapponese.
Dal 1971, anno in cui vi ha debuttato con Don Pasquale di Gaetano Donizetti, su invito di Herbert von Karajan, è uno dei partecipanti abituali del Festival di Salisburgo, dove dirige opere e concerti ed è particolarmente apprezzato per l'allestimento delle opere mozartiane. In particolare l'allestimento di Così fan tutte è stato talmente acclamato che è stato ripreso ininterrottamente dal 1982 fino al 1988 ed è stato il direttore a cui il festival ha affidato la nuova produzione di Don Giovanni nel 1990 dopo la morte di Karajan. Nel 1991 declina l'invito a dirigere una nuova produzione della Clemenza di Tito a causa della regia che non ritiene confacente all'ultima opera scritta da Mozart. Inoltre, a causa dei dissapori con il nuovo direttore artistico di Salisburgo Gerard Mortier, Muti non dirigerà più opere ma solo concerti con i Wiener Philharmoniker. Fino al 2005 quando, scaduto il mandato di Mortier, tornerà sul podio per Il Flauto Magico e per l'Otello di Verdi previsto per il festival di Salisburgo 2008.
Oltre alla Scala, Muti ha diretto produzioni operistiche anche a Firenze, Napoli, Filadelfia, Monaco, Vienna, Londra, Liegi e al Festival di Ravenna.
È sposato con Cristina Mazzavillani Muti, direttrice del Ravennafestival e da anni risiede a Ravenna. La coppia ha tre figli: Francesco, Chiara (nota attrice e moglie del pianista francese David Fray) e Domenico.
Grande interprete verdiano e mozartiano, Muti è anche noto per le sue sempre interessanti esecuzioni operistiche di autori come Pergolesi, Gluck, Bellini, Rossini, Puccini e Wagner.
Oltre ai capolavori di Giuseppe Verdi e Mozart, alla Scala, Muti ha voluto riportare all'attenzione del pubblico le opere di Gluck (Alceste, Orfeo ed Euridice e Armide) e quelle di autori del periodo storico neo-classico, quali Lodoïska di Luigi Cherubini e La Vestale di Gaspare Spontini. Inoltre il Maestro ha riportato alla scala dopo vent'anni sia Parsifal che l'intera tetralogia de L'Anello del Nibelungo di Wagner, ottenendo esiti contrastanti; sempre negli anni 90 ha avuto il merito di riportare alla Scala opere non più eseguite da svariati anni come La Forza del Destino che ha riscosso un trionfale successo nel 1999, la Manon Lescaut di Giacomo Puccini.
Il 7 dicembre del 1999 apre la stagione scaligera dell'anno giubilare con il Fidelio di Beethoven con la regia di Herzog.
Nel 2000 è stato chiamato a dirigere l'Orchestra Filarmonica di Vienna nel noto concerto di Capodanno di apertura del nuovo Millennio; aveva avuto questo onore già nel 1993 (risultando il più giovane direttore ospite di questa manifestazione, a soli 52 anni) e nel 1997; è stato nuovamente chiamato a questo prestigioso incarico nel Capodanno 2004.
Nel 2001, il maestro ha ricevuto il "Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica" dalla Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa. Ma il 2001 è soprattutto l'anno verdiano e il maestro regala ai milanesi in un'unica stagione Il Trovatore, Rigoletto, La Traviata, Un ballo in maschera, Macbeth infine l'Otello per il 7 dicembre del 2001 con Placido Domingo nel ruolo del protagonista, Barbara Frittoli nei panni di Desdemona e Leo Nucci come Jago. Il 27 gennaio 2001 dirige nella Basilica di San Marco a Milano il coro e l'orchestra del Teatro Alla Scala nella Messa da Requiem di Giuseppe Verdi proprio nel giorno un cui 100 anni prima moriva il compositore. Il concerto con le compagini scaligere sarà eseguito anche per due sere consecutive al Musikverein di Vienna.
Il 7 dicembre 2004 ha riaperto il Teatro alla Scala, dopo i lavori di restauro, dirigendo l'opera Europa riconosciuta di Antonio Salieri.
Il 16 marzo 2005, l'orchestra e lo staff della Scala hanno votato a larga maggioranza una richiesta di dimissioni di Muti, il quale cancellò un concerto prima della votazione e il 2 aprile diede le dimissioni.
Poco dopo ha ricevuto a Brescia il Premio "Arturo Benedetti Michelangeli", secondo artista italiano ad averlo ricevuto dopo Maurizio Pollini.
Il 2 marzo 2007 dirige l'Orchestra giovanile Luigi Cherubini in un concerto straordinario (Concerto in La minore per violoncello e orchestra di Schumann e Sinfonia n. 4 "Tragica" in Do minore di Franz Schubert) nella Basilica di San Francesco ad Arezzo di fronte agli affreschi di Piero della Francesca, nell'ambito del Festival musicale organizzato dall'Ente Filarmonico Italiano. Durante la serata viene insignito del premio "Il Filarmonico", consegnatogli da Lorenzo Arruga.
Nel maggio 2008 firma un contratto quinquennale per 10 settimane di conduzione l'anno con la Chicago Symphony Orchestra, a partire dal settembre 2010. Muti dirigerà l'orchestra americana sia nelle tournée nazionali che in quelle internazionali. L'incarico di direttore musicale verrà ufficializzato nel gennaio 2009 con l'esecuzione della Messa da Requiem di Verdi. A giugno del 2008 nell'ambito del Ravenna Festival ha voluto rendere omaggio alle Bande italiane, invitando per la prima volta una formazione di fiati, la banda musicale di Delianuova, piccolo centro Aspromontano della provincia di Reggio Calabria, con la quale ha aperto e chiuso il concerto del 13 giugno, dirigendo Norma di Vincenzo Bellini e il Nabucco di Giuseppe Verdi in versioni per complesso bandistico, alternandosi con i maestri Maurizio Managò e Gaetano Pisano, direttori della formazione calabrese. L’ultima volta che Muti diresse l’orchestra americana, a conclusione del prestigioso incarico, volle donare alla città di Molfetta la bacchetta rigorosamente in legno, esposta a Palazzo Giovene nella Civica Siloteca del Centro Studi Molfettesi dedicata a Raffaele Cormio.
Sempre nel 2008, a dicembre, intraprenderà una nuova collaborazione con un teatro d'opera italiano: dirigerà infatti l'Otello di Giuseppe Verdi al Teatro dell'Opera di Roma, dove non ha mai diretto uno spettacolo operistico, nella produzione andata già in scena al Festival di Salisburgo 2008; dopo l'Otello il maestro è atteso con Gluck nel marzo del 2009 e l'Idomeneo di Mozart 2010. Tali sono stati i successi di queste produzioni che il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ha offerto a Riccardo Muti la direzione musicale del teatro capitolino, nomina che il maestro ha accettato nell'agosto del 2009 durante il festival di Salisburgo: l'accordo prevede la direzione di due opere e di due concerti sinfonici a stagione nonché la supervisione della scelta dei nuovi professori che compongono l'orchestra del Teatro dell'Opera di Roma; è già stato inoltre annunciato che Riccardo Muti dirigerà il Nabucco inaugurale della stagione 2011, spettacolo inserito nelle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
A febbraio 2009 inaugura la nuova stagione sinfonica del Teatro di San Carlo, dopo un periodo di ristrutturazione e restauro del Massimo, eseguendo per l'occasione opere di Wolfgang Amadeus Mozart, Niccolò Jommelli e Giuseppe Verdi. Esattamente un anno dopo, il 23 febbraio 2010, Riccardo Muti farà il suo debutto alla Metropolitan Opera House di New York, dirigendo una nuovissima produzione dell'Attila di Giuseppe Verdi; già viene comunicato che per la stagione successiva tornerà sempre al Metropolitan con l'Armida di Gioacchino Rossini.
Il 4 febbraio 2011 a Chicago, nel corso di una prova per un concerto della Chicago Symphony Orchestra della quale è direttore stabile, riporta, a seguito di una caduta, una frattura alla mascella per la quale è operato nei giorni successivi, al Northwestern Memorial Hospital. Il malore che ha provocato la caduta era dovuto, secondo i medici dell'ospedale di Chicago, ad una irregolarità del battito cardiaco, per la qual cosa si è resa necessaria l'applicazione di un pacemaker.
Il 13 febbraio 2011, in qualità di direttore della Chicago Symphony Orchestra, ha vinto 2 Grammy Award nelle categorie Best Classical Album e Best Choral Performance per la registrazione della Messa da requiem di Verdi.


Riconoscimenti accademici


Il 3 marzo 2007 la Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo dell'Università degli Studi di Siena gli conferisce una laurea honoris causa in Letteratura e Spettacolo, consegnatagli dal Rettore Silvano Focardi. Secondo quanto ricorda la delibera della Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo, "la sua arte interpretativa, la sua attività di svecchiamento di obsoleti canoni esecutivi, che ha influenzato positivamente schiere di giovani direttori, la diffusione della musica d'arte presso platee di giovani, la fondazione di importanti istituzioni musicali, le molteplici iniziative umanitarie, ne hanno fatto uno straordinario rappresentante della cultura italiana nel mondo". Camillo Brezzi, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo, motiva così la decisione di conferire la laurea al Maestro Muti: "Ci possono essere numerose motivazioni per insignire una personalità artistica di rilievo della laurea honoris causa. Alcune di esse sono di immediata riconoscibilità: il livello artistico raggiunto, l'attività internazionale, nel caso di un musicista la produzione discografica, la capacità di far scuola, la riconoscibilità e l'originalità del metodo. [...] Proprio in questi anni il maestro Muti ha creato l'Orchestra giovanile Luigi Cherubini chiamando giovani musicisti selezionati da una commissione internazionale. All'inizio poteva apparire un atto di fede. Oggi, a soli due anni di vita, è un fenomeno unico in Italia e ammirato dal resto del mondo. La critica e il pubblico hanno notato che con la "Cherubini" Riccardo Muti fraseggia da par suo con toccante e sicura delicatezza e che i nostri migliori talenti - oramai orchestra - con lui e grazie a lui dimostrano di avere la capacità preziosa di mettere in evidenza, sotto una luce intensa, ogni minimo dettaglio timbrico e armonico delle opere. Riccardo Muti, nel momento della sua piena e riconosciuta maturità artistica, ha deciso di mettere a disposizione dei giovani la sua esperienza ed il suo talento. Un docente eccezionale, per capacità e motivazioni".


La controversia con La Scala


A seguito di asserite divergenze fra il maestro Muti ed il sovrintendente della Scala, Carlo Fontana, Muti si rifiutò di partecipare alla conferenza stampa di presentazione della stagione 2003. La nomina di Mauro Meli a nuovo direttore artistico fu fatta anche allo scopo di calmare il conflitto fra Muti e Fontana. In seguito Fontana fu rimosso dall'incarico di sovrintendente e Meli insediato al suo posto. A questo punto i musicisti si schierarono dalla parte di Fontana contro Muti, il quale ne trasse le conseguenze e dichiarò che dal quel momento in poi si sarebbe rifiutato di dirigere l'orchestra. Il 16 marzo 2005 l'orchestra e lo staff della Scala votarono a grande maggioranza una mozione di sfiducia nei confronti di Muti, il quale annullò un concerto già in programma prima del voto. Altre produzioni furono interrotte a causa dei continui contrasti con i sostenitori di Fontana. Il 2 aprile Muti rassegnò le dimissioni, adducendo a motivo quella che definì "ostilità" da parte di alcuni membri dello staff.


Onorificenze e riconoscimenti


Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
27 dicembre 1990
Medaglia d'oro ai benemeriti della Cultura e dell'Arte
13 gennaio 1997
Cavaliere Comandante (onorario) dell'Ordine dell'Impero britannico
Milano, ottobre 2000
Großen Silbernen Ehrenzeichen für Verdienste um die Republik Österreich (Gran Comandante di II classe)
Cavaliere dell'Ordine dell'Amicizia
Ufficiale della Legion d'Onore
Parigi, 4 giugno 2010
Membro onorario della Royal Academy of Music (1981)
Grande medaglia d'oro Città di Milano
Musa del Palau de la Musica di Barcellona (1997)
"Premio Wolf per le arti" (Maggio 2000) da parte del presidente dello Stato d'Israele, "ad uno dei più eccezionali direttori d'orchestra del nostro tempo"
Cittadino Onorario di Molfetta (Ba) da cui ha ottenuto il Sigillo d'Onore della Municipalità di Molfetta.
Cittadino onorario di Roma Capitale (non ha accettato l'onorificenza)


Curiosità


Il suo udito è stato assicurato per 10 milioni di euro.




Ilaria Alpi





è stata una giornalista italiana del TG3, uccisa in Somalia assieme all'operatore Miran Hrovatin.
Dopo il diploma conseguito presso il liceo ginnasio "Tito Lucrezio Caro" di Roma, si laureò in Lettere dopo aver seguito i corsi di lingue e cultura islamica presso il Dipartimento di Studi Orientali dell'Università degli studi di Roma "La Sapienza".
Grazie anche all'ottima conoscenza delle lingue (arabo, francese, inglese) ottenne le prime collaborazioni giornalistiche dal Cairo per conto di Paese Sera e de L'Unità. Successivamente vinse una borsa di studio per essere assunta alla Rai.

Il caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

Ilaria Alpi fu uccisa mentre si trovava a Mogadiscio come inviata del TG3 per seguire la guerra civile somala e per indagare su un traffico d'armi e di rifiuti tossici illegali in cui probabilmente la stessa Alpi aveva scoperto che erano coinvolti anche l'esercito ed altre istituzioni italiane. Nel novembre precedente era stato ucciso sempre in Somalia, in circostanze misteriose il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano
La perizia della polizia scientifica ricostruì la dinamica dell'azione criminale, stabilendo che i colpi sparati dai kalashnikov erano indirizzati alle vittime, poiché l'autista e la guardia del corpo rimasero indenni.
Secondo alcune interpretazioni, i due giornalisti avrebbero scoperto un traffico internazionale di veleni, rifiuti tossici e radioattivi prodotti nei Paesi industrializzati e stivati nei Paesi poveri dell'Africa, in cambio di tangenti e armi scambiate coi gruppi politici locali. La commissione non ha però approfondito la possibilità che l'omicidio possa essere stato commesso per le informazioni raccolte dalla Alpi sui traffici di armi e di rifiuti tossici, che avrebbero coinvolto anche personalità dell'economia italiana.
Sulla "scena del delitto" erano presenti due troupes televisive: quella della Svizzera italiana (RTSI) ed una americana (ABC).
Le immagini che ci sono giunte, di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin colpiti ed accasciati nell'abitacolo del loro fuoristrada, sono state girate dall'operatore dell'Abc, di origine greca, trovato ucciso qualche mese dopo a Kabul in una stanza d'albergo. Vittorio Lenzi, operatore della troupe svizzera-italiana è rimasto vittima di un incidente stradale sul lungolago di Lugano (mai chiarito del tutto nella dinamica).

I lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta

Il suo presidente Carlo Taormina espresse la tesi che l'omicidio fosse avvenuto dopo un fallito tentativo di rapimento da parte di alcuni abitanti di Mogadiscio per un presunto risentimento dei somali nei confronti del popolo italiano. Queste dichiarazioni fecero eco a quelle del 7 febbraio 2006 quando dichiarò: «I due giornalisti nulla mai hanno saputo e in Somalia passarono una settimana di vacanze conclusasi tragicamente».
Nell'opposizione parlamentare ci si soffermò, invece, su alcune indubbie anomalie del modo di procedere della Commissione d'inchiesta, che potrebbero averne falsato le risultanze. Quella che nella XIV legislatura da uno dei suoi componenti (l'onorevole Vincenzo Fragalà) fu definita “l'unica Commissione parlamentare della storia della Repubblica che svolge sul serio l'attività di inchiesta (le altre hanno sempre fatto salotto)”, nel suo regolamento interno, il 3 marzo 2005 introdusse un articolo 10-bis riguardante le deliberazioni incidenti sulle libertà costituzionalmente garantite. Ciò fu presentato dal Presidente, Taormina, come la risposta ad un quesito posto da tempo in importanti scritti di costituzionalisti: quello di assicurare che la ricerca di un'azione investigativa fosse condivisa da tutte le forze politiche. In realtà, la ricchissima disamina della materia dell'articolo 82 della Costituzione riscontra un'esigenza di utilizzazione dello strumento numerico essenzialmente ad altro fine (quello dei maggiori o minori quorum da raggiungere per istituire una Commissione di inchiesta). Poco o nulla si rinviene, invece, sulla questione delle deliberazioni della Commissione d'inchiesta, che in tempi di consensualismo antico decidevano all'unanimità le modalità di esercizio dei loro poteri istruttori.
Una prassi che in tempi di contrapposizioni e di impiego delle inchieste come mezzo di lotta politica sono state abbandonate. Ma all'autosospensione dalla Commissione dell'allora deputato Mauro Bulgarelli, in quella circostanza Taormina rispose chiedendo a tutti di rispondere assicurando la prosecuzione dell'attività dell'organo: ecco perché la norma introdotta nel Regolamento interno tendeva a prevedere che per l'esercizio dei poteri coercitivi la Commissione potesse deliberare all'unanimità dei soli presenti.
La cosa fu accolta con favore dall'allora opposizione, in quanto veniva incontro ad un'esigenza di consacrazione dello statuto delle minoranze in un organo parlamentare. Ma sulla base di quella norma furono emanati dalla Commissione Taormina cinque decreti di perquisizione, presso abitazioni private o uffici pubblici; furono disposte con decreto motivato intercettazioni di numerose utenze telefoniche, fisse e mobili, in un caso anche telematiche, per periodi di tempo anche prolungati.
È innegabile che con quella norma fu consacrata una prassi di esercizio del potere di inchiesta non meramente documentale: una coercizione nell'ingresso a luoghi e nella libertà e riservatezza delle persone, fino a quel momento tutt'altro che pacifica nel lavoro delle Commissioni di inchiesta. La giurisprudenza costituzionale, infatti, è estremamente prudente in ordine al compito delle Commissioni parlamentari di inchiesta, che “non è di giudicare, ma solo di raccogliere notizie e dati necessari per l'esercizio delle funzioni delle Camere” (sentenza n. 231 del 1975). In altri termini, non trattandosi di esercizio di funzioni di polizia né sanzionatorie, l'articolo 82 della Costituzione “pone un limite all'attività delle Commissioni parlamentari di inchiesta nei casi di incidenza su posizioni soggettive giuridicamente protette” (Cassazione penale, sezioni unite, 12 marzo 1983).
Nella relazione conclusiva della Commissione di cui era presidente, Taormina sostenne che la norma regolamentare in questione opera “da un punto di vista dei rapporti con i terzi, il rafforzamento delle garanzie del cittadino attinto da un provvedimento, il quale sarà posto in essere solo in quanto risultato positivo al giudizio di legittimità, di merito nonché di opportunità politica effettuato da tutti i membri dell'organismo parlamentare presenti in seduta”. Ma l'unica, vera garanzia è l'esistenza di un organo terzo cui affidare il controllo, in ordine alla riconducibilità della fattispecie al parametro di riferimento offerto dalla Costituzione.
Nella successiva legislatura una norma che seguiva la medesima struttura e finalità – anche se prevedeva non l'unanimità dei presenti ma la maggioranza dei due terzi dei componenti – fu proposta all'interno della legge istitutiva di una Commissione di inchiesta, quella antimafia.
Infine, il presidente Taormina sosteneva che “la brutalità dei numeri è certamente qualcosa che cozza con l'esigenza dell'accertamento dei fatti”. Eppure, in materia di diritti pubblici di libertà non è giusto ciò che raggiunge il maggior numero di consensi: la legittimità non si vota, perché un errore di diritto può procedere anche dalla volontà della maggioranza.
In data 11 febbraio 2008 la Corte Costituzionale, Sentenza depositata 13 febbraio 2008), n. 26 ha dichiarato che
"...non spettava alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin adottare la nota del 21 settembre 2005 (prot. n. 2005/0001389/SG-CIV), con la quale è stato opposto il rifiuto alla richiesta, avanzata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Roma, di acconsentire allo svolgimento di accertamenti tecnici congiunti sull'autovettura corpo di reato, ed annulla, per l'effetto, tale atto."
Nel gennaio 2011 la Commissione parlamentare annuncia la riapertura delle indagini sul caso.

In ricordo di Ilaria Alpi

Dal 1995 si assegna ogni anno a Riccione il Premio Ilaria Alpi alle migliori inchieste televisive italiane dedicate ai temi della pace e della solidarietà.
Il film del 2003 Ilaria Alpi - Il più crudele dei giorni di Ferdinando Vicentini Orgnani ripercorre questa tragica storia.
Nel 1997 i Gang le hanno dedicato la canzone Chi ha ucciso Ilaria Alpi?, mentre nel 2010 i Pooh hanno scritto la canzone Reporter, struggente ballata contenuta nell'album Dove comincia il sole e dedicata a Ilaria e a una sua illustre collega, Oriana Fallaci.
Nel 2007 debutta al Premio Ilaria Alpi il monologo di teatro civile "La Vacanza" scritto da Marina Senesi e Sabrina Giannini. Interpretato da Marina Senesi. Premio Anacapri 2007
Nel maggio 2009, Daniele Biacchessi scrive la storia di Ilaria Alpi nel suo libro Passione reporter.
L'ONG Emergency le ha intitolato il centro chirurgico di Battambang, in Cambogia. Le sono poi stati intitolati numerose strade, parchi, scuole, biblioteche ed altri luoghi pubblici.
È attualmente in fase di lavorazione il film a disegni animati Ilaria & Miran - Alla ricerca della verità di Marco Giolo che riassume le vicende fino ai giorni nostri.
Ad Ilaria Alpi è stato intitolato il liceo scientifico di Rutigliano, in provincia di Bari.

Targhe e premi

1994, Targa, Comunità Aperta, Riccione
1994, Targa, Premio Nazionale alla Professionalità, Serrone, Fiuggi
1995, Targa, Ordine dei Giornalisti, Torino
1994, Premio, Penne Pulite, Sarteano, Siena
2005, Premio, Antonio Russo, Francavilla al mare, Chieti
2003, Premio, Mario de Murtas, Alghero
1995, Premio, Il libro, fiera internazionale, Messina
Targa, Circoscrizione VIII, Roma
1994, Premio, Nazionale Chia per la cronaca fotografica e televisiva, Chia, Cagliari
1994, Premio, Prof. G.Moscati, Casanova, Caserta
1995, Premio, Professionale Reporter: l'immagine del giornalismo nel cinema.
1995, Premio giornalistico Roberto Ghinetti, San Miniato, Pisa
1994, Targa, Ricordo Serming
1994, Premio giornalistico, Rotary Club - Carlo Casalegno, Roma
2003, Premio giornalistico, Andrea Barbato, Mantova
2003, 04, 05, Premio giornalistico, Camera dei deputati
Concorso giornalistico, Roma per Roma, Campidoglio
1995, Premio, Antonino Buttitta, Messina
Cittadinanza onoraria e Medaglia d'oro, Sesto S. Giovanni, Milano

Pearl Jam




I Pearl Jam sono un gruppo grunge/alternative rock formatosi a Seattle, Washington, nel 1990.
Sono stati tra i gruppi statunitensi più famosi negli anni novanta; vendendo oltre 60 milioni di copie di cui 30 milioni soltanto negli Stati Uniti. Nonostante siano comunemente considerati un gruppo grunge, i Pearl Jam hanno uno stile che è più vicino alle sonorità classiche del rock degli anni settanta che a quelle - più aggressive e vicine al punk o al metal - di gruppi grunge per eccellenza quali i Nirvana e gli Alice in Chains.
Secondo la rivista Rolling Stone, il gruppo «spese la maggior parte degli anni novanta ad allontanare la propria fama» per via del loro atteggiamento anti-commerciale.
Tuttora in piena attività, il gruppo raccoglie consensi di critica e di pubblico, continuando ad influenzare numerosi gruppi rock contemporanei.


Mike McCready - chitarra (1990)
Jeff Ament - basso (1990)

Ex-componenti

Dave Krusen - batteria (1990-1991)
Matt Chamberlain - batteria (maggio 1991 - agosto 1991)
Dave Abbruzzese - batteria (1991-1994)
Jack Irons - batteria (1994-1998)





Rosemarie Ackermann





è una ex atleta tedesca di salto in alto. Raggiunse fama internazionale per aver superato, come prima donna al mondo, la soglia dei due metri. Tra le donne, fu l'ultima atleta nota ad usare in questa disciplina lo stile ventrale, a cui tutte le altre sportive di prestigio preferivano ormai il salto alla Fosbury, il nuovo stile che - a detta della Ackermann - era soprattutto più facile da apprendere.
Partecipò con il nome da nubile, Rosemarie Witschas, alle Olimpiadi di Monaco del 1972 raggiungendo il settimo posto per la DDR. Nel 1974, agli europei di Roma, raggiunse un nuovo record mondiale (1,95 m).
Si affermò ancora più vistosamente vincendo la medaglia d'oro ai Giochi della XXI Olimpiade di Montréal nel 1976. Il record mondiale fu poi portato a 2,00 m a Berlino nel 1977. L'evento segnò l'apice della sua carriera, tanto che venne scelta come atleta dell'anno in una valutazione della United Press International. Non molto tempo dopo, comunque, l'italiana Sara Simeoni (medaglia d'argento a Montréal) portò il record a 2,01.
La Ackermann cedette il titolo ai campionati europei di atletica leggera 1978 all'atleta italiana dopo una drammatica sfida. La tedesca aveva correttamente superato i 2,01 eguagliando così il record della Simeoni, ma dopo l'atterraggio fece, per un banale errore di distrazione, cadere l'asticella; per questo dovette accontentarsi del secondo posto. Nonostante la notoria rivalità sportiva che le divideva, le due atlete sono sempre state molto amiche.

Rosemarie Ackermann terminò la carriera con il quarto posto ai Giochi della XXII Olimpiade in Unione Sovietica. Madre di famiglia, lavora attualmente a Cottbus

28.7.11

Enrico Lucci








è un giornalista e personaggio televisivo italiano, noto per la partecipazione al programma televisivo di Italia 1 Le iene.
Dopo la laurea in Lettere con indirizzo in Storia Contemporanea (fu inoltre uno dei principali esponenti della Pantera), lavora per diversi anni al giornalismo televisivo locale. Appare per la prima volta su reti nazionali nel 1993 su Rai 3 e alterna le collaborazioni RAI e Mediaset, lavorando a vari programmi tra cui Scirocco, Il Giro d'Italia, Feste e Vacanze.
È iscritto dal 17 febbraio 1996, tra i professionisti, all'Ordine dei Giornalisti della regione Lazio.
Nel 1996 vince la seconda edizione del premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi con la trasmissione Telesogni su Rai Tre. Nel 1997 realizza il suo primo servizio per Le iene nel corso del quale intervista il deputato Teodoro Buontempo.
Nel 2002 conduce Lotta di Classe su Italia 1, e nel 2003 scrive il romanzo Tutto può ancora accadere (aspettando Tony Randine).
Nel 2005 ha recitato nel film Vieni via con me di Carlo Ventura.
Nel 2006, nel 2008 e nel 2011 si è recato nella Repubblica Dominicana per intervistare Luciano Gaucci in latitanza



26.7.11

l'angolo pittura XV






















Edvard Munch è stato un pittore norvegese. È stato simbolista, incisore e un importante precursore dell'arte espressionista.
L'urlo (1893) è probabilmente la sua opera più conosciuta. È parte di una serie di opere denominate "Il Fregio della Vita", in cui Munch ha esplorato i temi della vita, amore, paura, morte, malinconia, e ansia. Munch ne ha dipinte molte versioni, tra cui una esposta alla Galleria Nazionale di Oslo ed una al Museo Munch della stessa città. Ambedue le opere, insieme all'opera denominata Madonna, furono rubate poi ritrovate.
L'autore stesso sostiene di aver concepito l'opera mentre camminava al tramonto da un punto panoramico chiamato Ekeberg a Oslo, con due amici. Di colpo, fermandosi, immerso in quell'atmosfera rosso sangue, ebbe un attacco di panico

Jay-Z







nome d'arte di Shawn Corey Carter, è un rapper, imprenditore e produttore discografico statunitense.
Si fa notare per la presenza di metafore e di giochi di parole nei testi, per l'uso frequente del freestyle e per la fusione di rap di strada con influenze pop. È anche un attivo produttore di album hip hop ed r&b, essendo presidente delle etichette Def Jam e Roc-A-Fella Records.
La rivista americana Forbes ha classificato Jay-Z al primo posto tra i rapper più ricchi del mondo, con un patrimonio di circa 360 milioni di dollari.





Saul Bellow




« Chi è privo di ideali sociali a vent'anni è senza cuore, chi permane collettivista ancora a quaranta è senza cervello »
(Saul Bellow)

è stato uno scrittore statunitense.
Fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1976 con la motivazione "Per la comprensione umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che sono combinate nel suo lavoro".
Nacque in una famiglia ebrea originaria di San Pietroburgo immigrata in Canada nel 1915. Si trasferì negli Stati Uniti nel 1924, a Chicago che, come molte città metropolitane statunitensi in quel periodo, subiva profonde modificazioni urbane e aveva attirato centinaia di migliaia di immigrati, soprattutto dall'Europa.
In questo contesto eterogeneo, multietnico e plurilinguistico ebbe la sua prima formazione culturale e morale. Infatti, di quanto sia stato importante questo ambiente nella formazione della sua personalità, lo si riscontra nei suoi romanzi, tutti venuti da profonde inquietudini autobiografiche. La stessa Tuley High School, nella quale frequentò gli studi superiori, rispecchiava la composizione sociale di Chicago di quel periodo: vi erano Americani, Polacchi, Scandinavi, Russi, ecc. Conclusi gli studi superiori si iscrisse alla facoltà di antropologia della Chicago University che dovette però abbandonare, per le scarse risorse finanziarie famigliari, dopo un anno.
Nel 1935, dopo aver messo da parte il denaro necessario si iscrisse alla Northwestern University dove si laureò a pieni voti. Lavorò prima all'Università del Wisconsin come ricercatore, che abbandonò dopo aver sposato Anita Goshkin, e poi alla Works Progress Administration nel 1938.
Ha insegnato alla Pestalozzi-Froebel Teachers College di Chicago fino al 1942. Le collaborazioni alla rivista Partisan Review dal 1941, nella quale apparsero vari racconti, lo fecero conoscere nei circoli d'avanguardia. A guerra conclusa insegnò all'Università del Minnesota e nel 1947 scrisse il suo secondo romanzo "The Victim" che gli fece vincere una borsa di studio del Guggenheim e gli consentì di compiere il suo primo viaggio in Europa.
Nel 1950 ottenne la cattedra di scrittura creativa alla Princeton University. Nel 1954 per il romanzo "The adventures of Augie March", pubblicato l'anno prima, vinse il National Book Award e si sposò con Alexandra Tscacbasov dalla quale ebbe un figlio, Allan.
Nel 1960 si sposò per la terza volta con l'insegnante Susan Glasman e nel 1962 ottenne la cattedra presso l'Università di Chicago che mantenne per 30 anni.
Nel 1974 celebrò il suo quarto matrimonio con Alexandra Ionescu Tulcea e nel 1975 vinse il Premio Pulitzer per il libro "Humboldt's Gift". L'anno successivo Bellow ritirò a Stoccolma il Premio Nobel per la letteratura. Nel 1989 si sposò per la quinta volta con Janis Freedman dalla quale ebbe, nel 1999, una figlia.
Dal 1993 ha insegnato alla Boston University fino alla morte avvenuta il 6 aprile 2005 a Brookline, nel Massachusetts.

L'opera

Tutto il percorso letterario di Bellow è caratterizzato da una emergente sensibilità protesa alla ricerca di quelle riflessioni che possano soddisfare i grandi perché sulla vita e sui significati di essere al mondo e le ragioni del proprio essere. Il gran lavorio intellettuale dell'autore non mette in secondo piano la sfera dei sentimenti umani, piuttosto, talvolta, è l'azione narrativa a pagarne le conseguenze.
Gli antieroi di Bellow sono per lo più uomini in crisi, alla ricerca di se stessi, privi, alle volte, di grandi qualità, che faticano a inserirsi nel loro contesto sociale, attraverso i quali Bellow comunica le proprie emozioni e le proprie idee. Il quadro che ci offre Bellow è quello della condizione dell'uomo moderno e dei malesseri contemporanei, che vanno dalle nevrosi alle frustrazioni.

Già il primo romanzo di Bellow, Dangling Man ("L'uomo in bilico", 1944), è un romanzo diario che contiene i più importanti aspetti dell'impostazione dell'autore. Il protagonista, ben lungi dai costumi americani superomistici, mette da parte il superdinamismo e trascorre un lungo periodo inattivo a riesaminare la propria vita, optando di arruolarsi nell'esercito pur di sottrarsi alle responsabilità del lavoro.
Il secondo romanzo The Victim ("La vittima", 1947), narra il conflitto tra due colleghi, ma soprattutto tra due personalità opposte, l'una dedita alla vita pragmatica, l'altra impegnata ad approfondire le questioni morali. The Adventures of Augie March ("Le avventure di Augie March", 1952) è un romanzo in cui la elucubrazione concede spazio a un'azione fantasiosa.
Ma si tratta di un breve intervallo, perché la riflessione profonda impregna l'opera seguente Seize the Day ("La resa dei conti", 1956), nella quale il protagonista, Tommy traccia un bilancio della propria vita.
Un altro personaggio in crisi è il protagonista di Henderson, The Rain King ("Il re della pioggia", 1959), una favola morale ambientata in un'Africa fantasiosa, che fa da sfondo al bisogno di sfuggire dai meccanismi e dai materialismi occidentali, e che consente invece una immersione in una atmosfera di ricerca spirituale per rispondere alle tematiche della vita e della morte, agevolata dal rapporto umano che il protagonista instaura con la regina e con il re dei Wariri. Bellow si concede, a questo punto della sua carriera, una breve pausa di lavoro, che utilizzerà per la stesura del suo capolavoro Herzog (1964), biografia di un professore di media età che sfoga le proprie angosce esistenziali scrivendo missive, mai spedite, ad amici, al Presidente statunitense, a Dio e a se stesso.

Un altro romanzo tra i più significativi è Mr. Sammler's Planet ("Il pianeta di Mr. Sammler", 1968), un'opera tecnicamente molto curata, in cui un vedovo sfuggito all'Olocausto osserva con un occhio benevolo alla contestazione dei figli dei fiori.
La parabola umoristica incentrata sull'assurdità della vita Humboldt's Gift ("Il dono di Humboldt", 1975) conclude una prima fase dell'autore. Nelle opere successive Bellow mostra una tendenza sempre più crescente al pessimismo e all'incupimento. Si segnala il romanzo A Theft ("La sparizione", 1988), in cui il protagonista è una donna di successo, nella vita professionale, ma con ombre incombenti, che riguardano il suo ambito sentimentale.