9.5.11

Roman Polanski






Roman Polański nacque a Parigi (in Francia) con il nome di Rajmund Roman Thierry Liebling da padre polacco di origine ebraica, Ryszard Liebling, di professione scultore e pittore e da madre russa, Bula Katz-Przedborska, una casalinga nata in una famiglia ebraica da tempo convertita al cattolicesimo. Entrambi i genitori si dichiaravano agnostici. Nel 1936 i Liebling ritornarono a Cracovia, la città di origine del padre, per sfuggire al crescente antisemitismo. In seguito all'invasione nazista vennero rinchiusi nel ghetto della città, dal quale Roman riuscì tuttavia a fuggire. La madre fu invece deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove morì. Il padre invece sopravvisse al Campo di concentramento di Mauthausen. Roman riuscì a fuggire grazie anche all'aiuto della Chiesa Cattolica Polacca, ma l'affermazione di taluno che Roman divenne cattolico all'età di 10 anni, possibile ma priva di rilievo data l'età, è superata dal fatto che egli si dichiara ateo a partire dall'età adulta e tuttora.

Primi lavori in Polonia

Al termine della guerra, Roman Polański studiò recitazione, teatro e regia, diplomandosi alla Scuola Nazionale di Cinema di Łódź nel 1959. Il suo primo lavoro degno di nota fu la sua interpretazione nel film Una generazione di Andrzej Wajda nel 1955. In questo periodo lavorò molto come attore per la radio e in alcuni film, tra i quali Lotna, Mago innocente e Samson.
Anche come regista debuttò nel 1955 con Rower, un film semi autobiografico di cui era anche protagonista: il film narra la storia di un appassionato di ciclismo che segue un presunto venditore di biciclette in un luogo isolato, per essere da questi malmenato e derubato. L'episodio avvenne realmente con lo stesso Polanski come vittima, ma con un finale differente: il criminale infatti venne arrestato dalla polizia dopo avere lasciato Polanski col cranio fratturato, quindi fu giustiziato per tre precedenti omicidi. Diversi cortometraggi fatti durante gli studi attirarono su di lui l'attenzione. Sempre nel 1959, sposa Barbara Lass, dalla quale divorzierà nel 1962.
Dopo il progetto mai realizzato di un documentario sui cimiteri polacchi, il suo primo film come regista degno di ricevere attenzione internazionale è del 1962: Il coltello nell'acqua, il primo film polacco di un certo livello a non avere per tema la guerra. Questo film contiene già molte delle tematiche oscure e claustrofobiche che avrebbero segnato la carriera successiva del giovane regista, oltre a un profondo pessimismo nei confronti delle relazioni umane, e una riflessione sull'invidia dello stato sociale e sulla gelosia. Nonostante non fosse stato apprezzato dalla Polonia comunista a causa dell'assenza di redenzione sociale, il film godette di un ampio successo commerciale e di critica nei cinema occidentali, sino ad ottenere la candidatura al premio Oscar al miglior film straniero, la prima nella carriera di Polanski.

Francia, Gran Bretagna e prime collaborazioni con Gérard Brach

Polanski aveva già realizzato in Francia un paio di cortometraggi nel 1961, ma fu nel 1963 l'anno in cui decise di lasciare definitivamente la Polonia comunista ed emigrarvi. Qui contribuì con un segmento (Il fiume di diamanti) al film corale Le più belle truffe del mondo, scontrandosi comunque con la scarsa volontà dell'industria cinematografica francese a supportare un regista di origini polacche (seppur nato in Francia). Presto emigrò dunque in Gran Bretagna dove iniziò la sua fruttosa collaborazione con lo sceneggiatore Gérard Brach con tre film: Repulsione (1965), Cul-de-sac (1966) e Per favore non mordermi sul collo (1967)
Repulsione è un horror psicologico con protagoniste Catherine Deneuve e Yvonne Furneaux, chiaramente influenzato dal cinema surrealista di Luis Buñuel e Jean Cocteau e dagli horror anni cinquanta di Henri-Georges Clouzot e Alfred Hitchcock (Psycho in particolare).
Cul-de-sac è una tragicommedia nichilista il cui tono generale è molto debitore al teatro di Samuel Beckett (Aspettando Godot) e Harold Pinter (La festa di compleanno).
Per favore non mordermi sul collo è una parodia dei film di vampiri della Hammer Film Productions. In questo film il ruolo di coprotagonista è affidato a Sharon Tate, che nel 1968 sarebbe diventata la seconda moglie di Roman Polanski.

Stati Uniti

Nel 1968 si trasferì negli Stati Uniti, dove girò uno dei suoi film più noti: Rosemary's Baby, basato sull'omonimo romanzo di Ira Levin e con protagonisti Mia Farrow e John Cassavetes. Un film a metà strada tra il thriller e l'horror, racconta la storia di Rosemary, giovane e innocente donna, il cui marito concede che sia ingravidata dal diavolo in cambio di una carriera di successo. L'adattamento del romanzo per lo schermo vale al regista una seconda candidatura all'Oscar.
Il 1969 è probabilmente il peggiore anno nella vita del regista. Dapprima perde la vita per un incidente sciistico il compositore Krzysztof Komeda, le cui musiche sono presenti in quasi tutti i film di Polanski (con l'eccezione di Repulsione) fino a Rosemary's Baby.
Quindi il 9 agosto, mentre il regista si trovava a Londra, la setta di Charles Manson fece irruzione nell'appartamento 10050 Cielo Drive, a Los Angeles dove Sharon Tate, all'ottavo mese di gravidanza, stava passando una serata con alcuni amici. Furono brutalmente uccisi Sharon Tate, Wojciech Frykowski, Abigail Folger, Jay Sebring e Steven Parent.
Questa vicenda lo sconvolse, creandogli sensi di colpa e rallentando la sua produzione.
Il suo primo lavoro dopo l'accaduto fu un cupo e violento adattamento della tragedia di Shakespeare Macbeth (1971), con protagonista Jon Finch. Filmato nel parco nazionale di Snowdonia, nel Galles, il film ebbe grossi problemi di budget e molti critici furono turbati dalla messa in scena disturbante dell'opera, in particolare Pauline Kael trovò che l'assassinio di Lady Macbeth rievocasse in qualche modo quello di Sharon Tate.
Il film successivo lo vede collaborare nuovamente con Gérard Brach: Che?, girato ad Amalfi nella villa di Carlo Ponti e con protagonisti Marcello Mastroianni e Sydne Rome, è un adattamento molto libero dell'Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, una commedia dell'assurdo che deve molto al cinema di Roger Vadim.
Al 1974 risale un suo altro enorme successo, ovvero Chinatown, pellicola che ottenne undici nomination all'Oscar e sembrò avviarlo verso una promettente carriera a Hollywood. Il film è una detective story con atmosfere fumose nello stile di Raymond Chandler, magistralmente interpretato da Jack Nicholson e Faye Dunaway (entrambi nominati all'Oscar).

Ritorno in Europa

Il successo di Chinatown sembrava avere lanciato il regista verso una brillante carriera hollywoodiana, ma Polanski preferì tornare in Francia per girare L'inquilino del terzo piano (1976), di cui è anche protagonista, e chiudere così la cosiddetta trilogia dell'appartamento, iniziata 11 anni prima con Repulsione e proseguita con Rosemary's baby.
Per timore di essere incarcerato a seguito della violenza sessuale ai danni di una ragazzina, dal 1977 non mette più piede negli Stati Uniti, proseguendo la sua carriera in Europa. Gira in Francia Tess (1979), tratto dal romanzo Tess dei D'Urbervilles che la moglie, Sharon Tate, lasciò sul suo comodino poco prima di morire, annotando sulla terza di copertina che sarebbe potuto essere un buon film. Instaura in questo periodo una relazione con la giovane protagonista della pellicola, Nastassja Kinski. Nonostante la dispendiosa produzione e la lunga durata, Tess si rivela un buon successo di critica e pubblico, e Polanski si aggiudica il Premio César per Miglior Film e Miglior Regia, oltre che le nomination all'Oscar alla migliore regia e al miglior film (rispettivamente la seconda e la quarta nella carriera di Polanski).
Nei successivi sette anni, Polanski realizza il flop Pirati (1986), con Walter Matthau, desiderando omaggiare i film di cappa e spada con Errol Flynn, mito della sua infanzia.
Dopo Pirati è la volta di Frantic (1988), un'angosciante thriller parigino con protagonista Harrison Ford e l'attrice/modella Emmanuelle Seigner, che sarebbe poi diventata la nuova moglie di Polanski, oltre a recitare in diverse sue pellicole successive.
È infatti Emmanuelle Seigner protagonista del thriller/erotico Luna di fiele (1992), un film ambientato su una barca (in questo caso una nave da crociera), che indaga i rapporti di coppia, come già succedeva in Il coltello sull'acqua.
In questo periodo è da segnalare anche la sua interpretazione del commissario di polizia nel film Una pura formalità (1994) di Giuseppe Tornatore, in cui si divide la scena con Gerard Depardieu e Sergio Rubini.
Nello stesso anno, ma stavolta solo come regista, firma un'altra opera gestita solo da un pugno di attori, ovvero La morte e la fanciulla con Sigourney Weaver e Ben Kingsley, che narra del complesso rapporto fra un aguzzino di un non meglio identificato regime militare e la sua vittima.

Ultimi lavori e onorificenze

Il 1997 è l'anno in cui il regista ritorna a occuparsi del teatro, dirigendo a Vienna Tanz der Vampire, adattamento sul palcoscenico del suo Per favore, non mordermi sul collo, replicandolo poi con successo a Stoccarda, Amburgo e Berlino.
Nel 1999 ha l'occasione di lavorare con un'altra stella holywoodiana, ovvero Johnny Depp nel film La nona porta.
Il culmine della sua carriera si è avuto con il film Il pianista, con il quale il regista ha ottenuto la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 2002 e l'Oscar nel 2003. Il film è basato sull'autobiografia del pianista ebreo/polacco Władysław Szpilman, che ha diversi punti in comune con la storia personale di Polanski: anche lui infatti sopravvisse a un ghetto polacco e ai campi di concentramento dove la sua famiglia perse la vita. Nella parte di Władysław Szpilman spicca Adrien Brody. Non potendo il regista andare a Los Angeles a ritirare il premio Oscar di persona a causa del mandato di cattura ancora pendente sulla sua testa, la statuetta venne consegnata durante la cerimonia a Harrison Ford, il quale aveva recitato per Polanski in Frantic.
Nel 2004 ha girato un nuovo adattamento di Oliver Twist, il famoso romanzo di Charles Dickens.
Nel 2009 viene arrestato in Svizzera mentre si recava al Zurigo Film Festival per ritirare un premio. Polanski terminerà dal carcere l'adattamento cinematografico de Il ghostwriter di Robert Harris, ormai in fase di montaggio e post-produzione, con protagonisti Ewan McGregor e Pierce Brosnan

Accusa per violenza sessuale e fuga in Europa

Nel 1977 Polański venne accusato a Los Angeles di violenza sessuale con l'ausilio di sostanze stupefacenti ai danni di una ragazzina di tredici anni; l'accusa comprendeva in tutto sei capi. Il procedimento di accusa si svolse con grande attenzione da parte della pubblica opinione. L'avvocato della ragazzina, al fine di proteggere la sua assistita, propose, in sede di procedimento preliminare, un patteggiamento (plea bargain), in modo che la minorenne non dovesse deporre pubblicamente davanti al tribunale. Il Pubblico Ministero si dichiarò d'accordo, come anche il difensore di Polański, così che l'accusa venne ridotta al solo capo di rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne, del quale Polański si dichiarò colpevole. A causa dell'età della vittima, fu prescritta ai sensi di legge una perizia psichiatrica del reo, per la quale Polański fu mandato per 90 giorni nella prigione di Stato californiana a Chino.
Dopo 42 giorni Polański venne rilasciato anticipatamente con una valutazione che consigliava una pena detentiva con la condizionale. Quando emerse che il giudice non avrebbe seguito l'accordo, il regista dagli Stati Uniti fuggì a Londra. Poco dopo si trasferì a Parigi per evitare l'estradizione da parte del Regno Unito. Da allora evita l'ingresso negli Stati Uniti nonché negli stati dai quali può temere l'estradizione. Dato che dal 1975 possiede la cittadinanza francese, non può essere estradato dalla Francia agli U.S.A.

Ricorso e arresto

Nel 2008 la regista Marina Zenovich, nel proprio documentario Roman Polanski: Wanted and Desired, parlò di un presunto conflitto di interessi da parte del giudice nei confronti di Polański. Gli avvocati del regista ricorsero quindi contro la sentenza, ma non ottennero né l'archiviazione del procedimento né l'assegnazione del processo a un tribunale fuori da Los Angeles; inoltre, secondo il tribunale, Polański avrebbe dovuto partecipare in persona al processo, cosa che però evitò per scampare al prevedibile arresto.
Il 26 settembre 2009 Polański venne arrestato in aeroporto a Zurigo sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso nel 2005 su richiesta delle autorità giudiziarie statunitensi (negli U.S.A. un mandato di cattura esiste fin dal 1978). Il regista si era recato in Svizzera per ricevere al Zurigo Film Festival un premio alla carriera. Gli U.S.A. avevano preventivamente fatto formale domanda di estradizione. Il 25 novembre 2009 il Tribunale penale federale a Bellinzona ha accolto un ricorso di Polański, commutando la detenzione in carcere in arresto domiciliare elettronicamente controllato e disponendo come ulteriori misure di garanzia il ritiro dei documenti di identità e una cauzione di 4,5 milioni di franchi svizzeri.
In seguito all'arresto si sono registrate numerose reazioni pubbliche da parte di artisti e politici, in particolare in Francia e in Polonia. Ad esempio, politici come Frédéric Mitterrand (ministro francese della cultura) e Radosław Sikorski (ministro degli esteri polacco) si sono pronunciati in modo negativo a proposito dell'arresto e noti registi come Woody Allen, Pedro Almodóvar e Martin Scorsese hanno firmato una petizione a favore della liberazione di Polański. In reazione a queste, si sono sollevate delle voci – tra le quali quelle del regista Luc Besson, del presidente del Consiglio dei ministri polacco Donald Tusk e dell'esponente dei Verdi europei Daniel Cohn-Bendit – che hanno sottolineato la gravità dell'accusa, nonché i princìpi dell'uguaglianza davanti alla legge e dell'indipendenza della giustizia.
Il 12 luglio 2010 le autorità elvetiche, in considerazione di un vizio di forma, hanno negato l'estradizione del regista negli Stati Uniti, revocandogli anche gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico. Ha così commentato il ministro della Giustizia svizzero, Eveline Widmer-Schlumpf: "Nemmeno dopo intensi accertamenti è stato possibile escludere con la necessaria certezza la presenza di un vizio nella domanda di estradizione statunitense. Se fosse confermato che Polanski ha effettivamente scontato l'intera pena (ndr, 42 giorni di detenzione, all'epoca dei fatti, in un reparto psichiatrico del carcere di massima sicurezza di Chino) la richiesta di estradizione americana e, di conseguenza, la procedura di estradizione sarebbero prive di fondamento".

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