24.4.11

Hatshepsut









Maatkara Hatshepsut è stata il quinto sovrano XVIII dinastia egizia.


Hatshepsut fu la figlia più giovane di Thutmose I e della Grande Sposa Reale Iahmes.Thutmose I ebbe dalla sua regina principale solamente un'altra figlia, Akhbetneferu, che morì in tenera età, mentre ebbe numerosa discendenza da Mutnofret, secondo alcuni sorella di Iahmes, una delle sue mogli secondarie. I figli maschi furono: Amenmose e Wadjmose educati alla successione ma deceduti ancora adolescenti ed il futuro Thutmose II.
Al momento della morte di Thutmose I, Thutmose II, per confermare il suo diritto al trono, sposò Hatshepsut attribuendole il titolo di Grande Sposa Reale.
La durata del regno di Thutmose II, 18 anni secondo Manetone, 3 anni, al massimo 4, secondo alcuni storici moderni rende difficoltoso stabilire che influenza abbia avuto Hatshepsut durante il periodo di governo del marito.
A parziale conferma di un regno breve vi è, oltre ad una tomba (KV42) incompleta e non utilizzata, la circostanza che l'erede al trono, Thutmose III, figlio del sovrano e di una sposa secondaria, fosse ancora minorenne.


L'ascesa al trono

Nominata in un primo tempo reggente in nome del figliastro, Hatshepsut, dopo aver ottenuto l'appoggio dei più alti funzionari e del clero tebano di Amon, tra cui Hapuseneb che venne innalzato al rango di Primo Profeta, iniziò un' opera di propaganda tesa a dimostrare come il padre, Thutmose I, l'avesse nominata sua diretta discendente e quindi nel diritto di salire al trono. A coronamento di tale opera di propaganda Hatshepsut si nominò coreggente insieme a Thutmose III attribuendosi quindi tutte le prerogative ed i titoli della sovranità.
Uno dei punti più famosi della propaganda è il mito sulla sua nascita.
In questa narrazione lo stesso Amon, nella personificazione di Amon Ra andò da Iahmes, dopo aver assunto le sembianze di Thutmose I, e la svegliò con un odore piacevole. Quindi Amon Ra pose l'Ankh, simbolo di vita, sul naso di Iahmes, e Hatshepsut fu concepita.
Khnum, il dio che dà forza al corpo dei bambini umani, venne invitato a creare un corpo e un Ka, ossia la la forza vitale, di Hatshepsut poi il dio e la dea Heket, dea della vita e della fertilità, posizionarono Iahmes su di un letto a forma di leone dove ella partorì Hatshepsut.
Per rafforzare ulteriormente la sua posizione venne diffuso un pronunciamento dell'Oracolo di Amon, mediato del clero tebano, che proclamò come fosse desiderio del dio che la figlia di Thutmose I sedesse sul trono.
Hatshepsut pubblicizzò l'appoggio di Amon al suo regno facendo scolpire l'approvazione del dio sui suoi monumenti, per esempio:
« Benvenuta mia dolce figlia, mia prediletta, il Re dell'Alto e del Basso Egitto, Maatkare, Hatshepsut. Assumi il ruolo di Signore, prendi possesso delle Due Terre. »
Inoltre Hatshepsut aggiunse all'appoggio divino anche l'intenzione del padre di assegnarle le corone d'Egitto.
La propaganda a supporto delle sue rivendicazioni è riportata anche su un'iscrizione parietale del suo tempio funebre:
« Allora sua maestà disse loro: “Questa mia figlia, Khnumetamun Hatshepsut- possa essa vivere!- ho deciso che siederà sul mio trono dopo di me… lei potrà dirigere il popolo in ogni aspetto del lavoro di palazzo; essa infatti potrà condurvi. Ubbidite alle sue parole, unitevi tutti sotto il suo comando. I nobili di sangue reale, i dignitari e i capi del popolo ascoltarono questo proclama in favore di sua figlia, la Regina dell'Alto e Basso Egitto, Maatkare- possa essa vivere in eterno. »
Sulla durata del periodo di coreggenza le fonti sono incerte secondo alcuni l'atto sarebbe avvenuto dopo soli due anni di reggenza mentre secondo altri sarebbe da datare al settimo anno di regno.


Il regno

Durante il suo regno Hatshepsut si impegnò nell'opera, già iniziata dai suoi predecessori, per ristabilire i contatti e l'influenza egizia sui paesi stranieri, influenza che era venuta meno durante il periodo hyksos.
La prima spedizione, 9º anno di regno, nel Paese di Punt, probabilmente situato sulla costa della Somalia, è rimasta documentata dai rilievi del tempio funerario di Deir el-Bahari. La spedizione composta da 5 navi della lunghezza di 70 piedi ritornò portando numerosi tesori tra cui mirra ed alberi d'incenso che vennero piantati nel cortile del tempio funerario della regina.
In un rilievo, proveniente sempre dalla stessa località, rimane anche la grottesca descrizione della regina del Paese di Punt descritta come particolarmente opulenta.
Si presume, anche se non ci sono pervenute testimonianze in merito, che durante il regno di Hatshepsut vi siano state campagne militari, o almeno azioni per mantenere i risultati ottenuti dalle campagne di Thutmose I in Nubia, Palestina e Siria.
Nel 15º anno di regno la regina celebrò la Festa Sed (Heb Sed) che secondo la tradizione avrebbe dovuto essere celebrata solamente in occasione del 25º anno di regno.
Alla sua morte, avvenuta nel 22º anno di regno, Hatshepsut venne sepolta nella Valle dei Re (KV20) in attesa che fosse predisposta una tomba nei pressi del Djeser-Djeseru (La sublime sublimità) il complesso funerario che il suo architetto Senemut aveva realizzato a Deir el-Bahari dove la Valle dei Re termina in direzione del Nilo.
Secondo una leggenda popolare e Hatshepsut sarebbe stata la principessa che trovò Mosè galleggiare sul Nilo, tale leggenda è stata largamente screditata dagli egittologi e dagli studiosi della Bibbia.
Quasi subito dopo la sua morte iniziò l'azione di damnatio memorie messa in atto da Thutmose III, e dai suoi successori, azione che comportò la cancellazione del nome di Hatshepsut da tutti i monumenti e la manomissione delle statue. Anche la mummia venne rimossa dalla tomba ufficiale.
Nel famoso rifugio scavato nella roccia nelle vicinanze del tempio funerario di Hatshepsut, ove durante la XXI dinastia vennero nascoste le mummie di molti sovrani per sottrarle all'azione dei violatori di tombe, venne rinvenuta una mummia femminile, priva di indicazioni sull'identità, ma al cui fianco si trovava una cassetta, recante il nome di Hatshepsut, contenente un fegato mummificato ed altri reperti. Tale mummia venne quindi considerata essere quella della regina. Tale ipotesi venne messa in discussione dal ritrovamento in KV60, vicino alla sepoltura di Sitra-in, nutrice della stessa Hatshepsut, di un cadavere femminile che presentava caratteristiche attribuite alla regina ed una postura di mummificazione tipica dei membri della famiglia reale. Ulteriori studi su tale mummia, comportanti il confronto tra alcuni reperti attribuibili con sicurezza alla regina e la mummia in questione (analisi del DNA) hanno permesso, nel 2007, di confermare tale ipotesi, pertanto la mummia rinvenuta in KV60 è ora ritenuta quella di Hatshepsut. Un'altra convincente prova dell'identità della mummia è il ritrovamento in una piccola scatola di legno con nome e cartiglio di Hatshepsut, che ne contiene le viscere ed un singolo dente con una sola parte della radice. La parte di radice mancante è ancora nella mascella della mummia, il che ha fugato gli ultimi dubbi sul suo riconoscimento.
È comunque da notare come, malgrado l'azione di Thutmose III e dei suoi successori, per cancellare Hatshepsut, il suo nome , e la sua memoria, rimasero nel tempo, e probabilmente anche nelle documentazioni. Infatti essa compare nelle liste di Manetone, con il nome di Amessis e l'indicazione che fosse la sorella di Thutmose II, liste compilate almeno 1000 anni dopo il tempo della XVIII dinastia e, probabilmente, basate su documenti che non sono giunti fino a noi.


L'attività edilizia di Hatshepsut

L'edificio di maggior rilievo legato al nome di Hatshepsut è certamente il Djeser Djeseru, l'imponente tempio funerario eretto a Deir el-Bahari per mano di Senemut, architetto e primo consigliere della regina. L'edificio è costituito da una serie di terrazze colonnate ornata ciascuna da un giardino, ricavate sul fianco della scarpata rocciosa che delimita la valle del Nilo.
L'opera di Hatshepsut è anche evidente in altre località come a Karnak ove fece erigere obelischi e statue e dove rimane la famosa Cappella Rossa, una struttura destinata a reliquiario, importante per le iscrizioni che ne coprono le pareti.


La damnatio memoriae

Dopo la sua morte, molti dei monumenti a lei dedicati furono distrutti o vandalizzati. Sostituire, sui monumenti, il nome del vecchio sovrano con quello del nuovo era una pratica comune nell'antico Egitto, ma in alcuni casi questo atto aveva lo scopo di damnatio memoriae; portando alla scomparsa della persona dalla storia e quindi cancellandone l'esistenza.
Gli egittologi hanno pareri difformi su chi sia stato, effettivamente, a cancellare il nome di Hatshepsut dai monumenti, ed anche sulla cronologia di tali atti: Charles Nims e Peter Dorman hanno esaminato questi vandalismi e li hanno datati, approssimativamente, dopo il quarantaduesimo anno di regno di Thutmose, ossia verso la fine del regno mentre Donald Redford suggerisce una motivazione più pragmatica: Thutmose III aveva bisogno di dimostrare la sua legittimità a regnare e quindi si attribuì le opere della sua matrigna e associata al trono.
Redford annota:
« Qua e là, nei più profondi recessi dei santuari o della tomba, dove gli occhi dei plebei non potevano vedere, le immagini e le iscrizioni della regina sono rimaste intatte... che mai lo sguardo del popolo potrà vederle di nuovo,così da mantenere il calore ed il timore di una presenza divina. »

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