8.4.11

Gilles Villeneuve



Joseph Gilles Henri Villeneuve, meglio conosciuto come Gilles, è stato un pilota automobilistico canadese. Appassionatosi di automobili durante i primi anni di vita, diede inizio alla propria carriera sportiva partecipando a gare tra motoslitte nella nativa provincia del Québec. Successivamente passò alla guida delle monoposto, e nel 1976 vinse sia il Campionato di Formula Atlantic canadese che quello statunitense. Un anno più tardi la McLaren fece esordire Villeneuve in Formula 1 al Gran Premio di Gran Bretagna 1977; nel corso della medesima annata la Scuderia Ferrari, campione in carica dei costruttori, lo ingaggiò per le ultime due gare stagionali al Mosport Park (Canada) e al Circuito del Fuji (Giappone) in sostituzione di Niki Lauda. In quattro anni con la scuderia di Maranello fece registrare sei vittorie in Gran Premi e un secondo posto nel Mondiale 1979 alle spalle del compagno di squadra Jody Scheckter. Morì in uno schianto a 225 km/h con la March di Jochen Mass durante le qualifiche per il Gran Premio del Belgio 1982. Villeneuve al momento del decesso era molto popolare tra gli appassionati, e da allora è diventato un simbolo della storia dello sport. Suo figlio Jacques sarebbe diventato nel Campionato Mondiale di Formula 1 1997 il primo – e, a tutt'oggi, unico – canadese campione del mondo dei piloti di Formula 1.


Le Formule minori

Gilles iniziò a correre con le motoslitte insieme a suo fratello, Jacques, insieme al quale, su quella peculiare tipologia di mezzo, si era allenato sin da bambino, per divertimento. Già nelle prime gare a livello professionistico entrambi riuscirono a ottenere risultati di rilievo, iniziando a rendere noto il nome Villeneuve. Dover controllare una motoslitta dalla stabilità decisamente precaria, con visibilità azzerata dagli spruzzi di neve, rese Gilles coraggioso e capace di prevedere il mezzo, e gli conferì la capacità di controllarlo nelle situazioni e alle velocità più estreme, capacità che gli servì negli anni a venire. Più vinceva e più desiderava passare alle corse d'auto, maggiormente rischiose, veloci, dispendiose e difficili. Vendette la casetta che aveva messo su assieme alla moglie Johanna e si trasferì in un piccolo appartamento; col ricavato dalla vendita riuscì a partecipare al campionato di Formula Ford, in cui ottenne immediato successo, per poi passare l'anno successivo alla Formula Atlantic, con la quale pure vinse subito arrivando però a dover chiedere finanziamenti per completare la stagione 1975, senza peraltro interrompere la serie di vittorie. Proprio la scarsità di denaro condizionò l'apprendistato di Gilles prima della Formula 1. Nel 1976 arrivò il titolo canadese di Formula Atlantic; nel 1977 partecipò nuovamente al campionato e, soprattutto, al Gran Premio Trois Rivieres.

La Formula 1

« Lo chiamano Circo della Formula 1 e proprio come un circo si sposta di città in città, issa la sua tenda e fa spettacolo. Tra giochi di magie, belve e domatori il divertimento è sempre assicurato, così come il brivido che offrono gli artisti più spericolati quando tocca a loro salire sul filo teso nel vuoto e danzare. Nell'estate del 1977 tra le tende della Formula 1 si affacciò un pilota dallo sguardo dolce e dal cuore impavido, salì sul filo con la sua Ferrari e per cinque anni lo percorse fra capriole e piroette.Poi un giorno scese ed entrò nella leggenda… » (da Sfide, programma televisivo di Rai 3 – Gli anni di Gilles Villeneuve, 2002) Proprio in quella gara minore, alla quale partecipavano numerosi piloti di Formula 1, vinse davanti al campione in carica della medesima, James Hunt, il quale lo propose al team manager della McLaren Teddy Mayer, che gli organizzò dei test e la partecipazione al Gran Premio di Gran Bretagna del 1977. Gilles, con un'obsoleta McLaren M23, già sorprese tutti realizzando il miglior giro durante il warm-up del mattino. Si qualificò 9° e terminò 11°, pur con una spia dell'acqua malfunzionante che lo costrinse a perdere molto tempo ai box per verificare eventuali danni al sistema di raffreddamento. Venne tuttavia scartato da Mayer (che gli preferì Patrick Tambay) e fu subito contattato dalla Ferrari, che avendo perso il suo pilota di punta gli propose di prendere parte agli ultimi Gran Premi della stagione. Subito venne soprannominato "l'Aviatore" a causa del suo stile di guida aggressivo, che lo coinvolse spesso in spettacolari incidenti, come nel Gran Premio del Giappone, allorquando entrò in collisione con la Tyrrell a 6 ruote di Ronnie Peterson, si staccò dal suolo e ricadde su alcuni spettatori appostati troppo vicini alla pista in zona vietata, uccidendone due. « Se è vero che la vita di un essere umano è come un film, io ho avuto il privilegio di essere la comparsa, lo sceneggiatore, l'attore protagonista e il regista del mio modo di vivere. » (Gilles Villeneuve) Ma le vittorie non tardarono ad arrivare: ottenne la sua prima in Formula 1 nel natio Québec, nel Gran Premio del Canada del 1978, tenutosi sul Circuito di Montréal. Il suo stile di guida era meraviglioso a vedersi, esaltava il pubblico, e addirittura i meccanici dichiararono di riuscire a capire quali erano le parti del cambio usate da lui o viceversa da Reutemann solo toccandole. Ma i veri successi giunsero nel 1979, anno in cui al volante della sua Ferrari terminò al 2º posto della classifica del Campionato del Mondo, preceduto dal compagno di squadra e amico Jody Scheckter di soli 4 punti. Quell'anno è ricordato dagli appassionati di Formula 1 anche per la piazza d'onore del Gran Premio di Francia, disputatosi a Digione, in cui la sua Ferrari e la Renault Turbo di René Arnoux furono protagoniste di un memorabile duello ruota contro ruota durato tre giri e che, alla fine, vide prevalere Villeneuve. Questo, all'unanimità, è considerato uno dei momenti più spettacolari e intensi di sempre nella storia della Formula 1. Le sue 6 vittorie sono tra quelle con il più alto tasso di astuzia tattica e sensibilità di guida nella storia di questo sport. Meravigliosa fu la vittoria di Gilles al Gran Premio di Monaco del 1981 per quello che fu il primo trionfo della storia di una vettura con motore turbo sul circuito del principato. A questa fece seguire un classico della guida difensiva, al Gran Premio di Spagna, allorché si tenne alle spalle 4 vetture dalla evidente miglior tenuta di strada mercé una grinta indefessa supportata dalla maggior velocità in rettilineo della sua monoposto. Incredibile anche il terzo posto raggiunto in Canada sotto un vero e proprio diluvio guidando per diversi giri con la visuale completamente accecata dall'alettone anteriore danneggiatosi (e poi staccatosi definitivamente) in seguito ad un urto con la vettura di Derek Daly. Nel 1982, ad Imola, per una questione di regolamento legata al peso minimo della vettura, Lotus, Brabham, McLaren non parteciparono. C'erano invece Renault, Alfa Romeo, Osella, Toleman e Tyrrell. Per le veloci Ferrari, prive di reali avversarie, a parte le Renault precocemente uscite di scena per la rottura delle turbine, la gara si preannunciò come un'esibizione con arrivo in parata. Villeneuve e Pironi si danno gran battaglia in una sorta di gioco per divertire il pubblico. Ma al 50º giro quel gioco sembrò prendere la mano di Pironi, forse stanco di vivere all'ombra del collega amatissimo beniamino del pubblico ferrarista. Al 50º giro la Ferrari di Gilles era al primo posto. Gli accordi di scuderia prevedevano che chi era al comando ci restasse fino alla fine, ma il francese sfidò il compagno di squadra con manovre "con il coltello fra i denti" che rischiarono di compromettere la gara di entrambi. Ai box si preoccuparono ed il cartello "slow" esposto ai piloti era eloquente, ma Pironi superò nuovamente Villeneuve al 54º giro. Il cronologico dimostra che quando Villeneuve era in testa i tempi sul giro erano decisamente più alti, per poi venire abbassati da Pironi (che quindi "tirava" nonostante le indicazioni dai box) quando era quest'ultimo a condurre la gara. A due tornate dalla fine Gilles, deciso a non farsi scippare la vittoria, attaccò nuovamente il compagno con una staccata al limite alla curva Tosa. All'ultimo giro, ancora alla staccata della curva Tosa, Didier si riportò in testa e tagliò vittoriosamente il traguardo. Dopo l'arrivo scoppiarono subito le polemiche: sia i tifosi che i giornalisti erano increduli. Molti pensarono ad un coup de théâtre ferrarista per dimostrare ai rivoltosi inglesi che bastavano due Ferrari per dare spettacolo e riempire i giornali. Gilles però era visibilmente scosso: il volto tirato, l'aria offesa, sembrò non voler salire la scaletta che porta al podio dove poi ignorò totalmente Didier che pure cercava di coinvolgerlo nella festa alzandogli pure il braccio per riconoscere i suoi meriti. Nei giorni seguenti il pilota canadese ebbe parole amarissime per quella amicizia tradita. Alla sua delusione si aggiunsero le parole di Enzo Ferrari che nel tentativo di minimizzare l'accaduto e smorzare le polemiche non difese apertamente il pilota dichiarando che "non è importante chi vince purché vinca una Ferrari". Il pilota canadese nelle passate stagioni si era guadagnato il ruolo di prima guida e la promessa di essere sostenuto dalla squadra nella sua corsa al titolo mondiale dimostrando la propria lealtà verso la Ferrari, aiutando in maniera decisiva Jody Scheckter nella conquista del titolo piloti 1979. Inoltre non si deve dimenticare il grande sacrificio del pilota nello sviluppo del motore turbo, con molte gare finite dopo pochi metri in una nuvola di fumo. Tradito dal suo compagno di squadra, Gilles si sentì abbandonato anche dalla Ferrari. Prima di Zolder corsero voci che il pilota canadese fosse in procinto di passare ad un'altra squadra, segnatamente la Williams. Si dice anche che Gilles volesse fondare una propria scuderia. Circolò sui giornali una frase che Gilles avrebbe rivolto al DS Ferrari Marco Piccinini dopo aver capito che la Scuderia non avrebbe punito Pironi per l'accaduto: "Adesso cercatevi un altro pilota". Vere o no, queste voci testimoniano il clima avvelenato in cui si giunse al tragico finale della vicenda.

La morte

« Il mio passato è pieno di dolore e di tristi ricordi: mio padre, mia madre, mio fratello e mio figlio. Ora quando mi guardo indietro vedo tutti quelli che ho amato. E tra loro vi è anche questo grande uomo, Gilles Villeneuve. Io gli volevo bene. » (Enzo Ferrari) Sono passate due settimane da Imola e la situazione in casa Ferrari è tesissima. I due piloti non si sono chiariti, nonostante i tentativi di Pironi, e tra i due permane una cortina di silenzio. È l'8 maggio 1982, ore 13:52 a Zolder, mancano pochi minuti al termine delle qualifiche del sabato: Villeneuve è indietro, è sesto. È soprattutto dietro a "quello lì" come ora chiama Didier, che è terzo. Gilles, ormai in procinto di rientrare ai box su ordine del direttore tecnico Mauro Forghieri affronta la chicane alle spalle dei box e successivamente la discesa che immette alla curva 'Terlamenbocht', la curva del bosco. È in quinta piena quando improvvisamente si trova davanti la più lenta March numero 17, guidata da Jochen Mass, il quale lo vede arrivare e si sposta subito a destra, pensando che il canadese lo superi a sinistra; Villeneuve, invece, nella stessa frazione di secondo pensa che Mass si sposti a sinistra, perché vuole affrontare la Terlamen all'interno, lungo la traiettoria più veloce, e anch'egli va quindi verso destra. La collisione è inevitabile: la Ferrari numero 27 urta, con la ruota anteriore sinistra, quella posteriore destra di Mass. La vettura decolla, fa alcune piroette in aria per poi schiantarsi violentemente contro un terrapieno a bordo pista, impuntandosi nella terra molle con la tremenda energia cinetica di un'auto lanciata a 260 km/h che rilancia la vettura in aria, priva di gran parte dell'avantreno. Gilles fu proiettato, con le cinture di sicurezza divelte che si trascinavano dietro ancora il sedile della sua Ferrari, contro le reti di protezione; atterrò sulla spalla destra e con il corpo strappò la prima rete di protezione; successivamente, sbatté violentemente il collo su un paletto di sostegno della seconda rete metallica. Nell'urto il casco si strappò e rotolò vicino a lui. Immediatamente soccorso, apparve subito evidente che le sue condizioni erano gravissime: il pilota era cianotico e con il viso ed il collo edematosi. Gli fu effettuato il massaggio cardiaco e venne trasportato in elicottero alla clinica universitaria di Lovanio: un'equipe di medici rianimatori era già pronta per prestargli le prime cure, ma essi si trovarono di fronte ad un corpo inanimato che presentava solo deboli segni di attività vegetativa e si resero conto che non c'era più nulla da fare. Infatti, la diagnosi fu rapida e sconsolante: l'impatto con quel paletto, la tremenda decelerazione (calcolata in 27g) o, più probabilmente, la violentissima trazione esercitata sul collo dalle cinture di sicurezza nel momento in cui il sedile si era staccato dal telaio, avevano causato una lesione del tronco encefalico e la rottura (con conseguente distacco) delle vertebre cervicali con gravissime lesioni midollari. In poche parole, il cervello non mandava più impulsi al cuore che, insieme all'apparato respiratorio, svolgeva ancora le sue funzioni praticamente per inerzia. Gilles, ricoverato in terapia intensiva, fu dichiarato clinicamente morto alle 21:00 ora locale. I medici dichiararono che se anche, per assurdo, egli fosse sopravvissuto, sarebbe comunque rimasto paralizzato dal collo in giù ed in uno stato puramente vegetativo per quel che gli sarebbe restato da vivere. Ricevuta questa infausta prognosi, alle ore 21:12 la moglie Johanna diede l'autorizzazione a staccare la macchina cuore-polmone che lo teneva in vita. Il corpo di Gilles fu riportato in Canada il giorno successivo; dopo le esequie a Berthierville, la salma del pilota fu cremata. Da allora, Gilles Villeneuve è entrato nella storia e, pur non avendo mai vinto un titolo mondiale, la sua breve, ma intensa carriera ha fatto di lui un mito della Formula 1.

L'eredità di Villeneuve

« Gilles mi mancherà per due motivi. Primo, lui era il pilota più veloce della storia delle corse automobilistiche. Secondo, era l'uomo più genuino che abbia mai conosciuto. Ma lui non se n'è andato. La memoria di quello che ha fatto sarà sempre qui. » (Jody Scheckter, ai funerali) Nel piccolo cimitero di Berthierville una lapide ricorda il pilota canadese, le cui ceneri furono riportate a Montecarlo dalla moglie Johanna. Al suo funerale parteciparono molti piloti di ogni categoria, giunti a rendere omaggio a quello che era il più temerario tra loro. Infatti Villeneuve, dopo la morte di Ronnie Peterson, venne visto come il pilota da battere, e tutti si aspettavano moltissimo dalle sue gare, il lampo di genio, l'azzardo, l'improvvisazione temeraria, la ricerca della traiettoria impossibile da seguire per chiunque, tranne che per lui. Suo figlio Jacques avrebbe seguito le sue orme, crescendo nelle categorie minori certamente in virtù del suo nome ma anche di una indubbia abilità di guida, e dopo aver vinto la 500 Miglia di Indianapolis e il campionato CART nel 1995, col numero 27 sulla scocca, fece il suo debutto in Formula 1 con la Williams-Renault nel 1996, spuntando la pole position e riuscendo quasi a vincere. Si laureò Campione del Mondo appena l'anno successivo. Il circuito sull'Île Notre-Dame, a Montréal, utilizzato per il Gran Premio del Canada e per una gara di Champ Car, fu intitolato a Gilles Villeneuve nel 1982, e nel giugno del 1997, il Canada emise un francobollo in onore del suo pilota più celebre. Particolari

Caratteristico di Gilles Villeneuve fu il casco, inizialmente nero, poi blu con due strisce rosse ai lati a disegnare il giglio blu a tre punte stilizzato, il simbolo del Québec (il disegno si capisce guardando il casco da sopra la calotta), (disegno ripreso poi dal figlio Jacques a inizio carriera, ma successivamente cambiato con il blu, il giallo, il rosa e il verde al posto del rosso) e soprattutto il numero 27, usato da Gilles negli ultimi due anni, 1981 e 1982, alla Ferrari, e mantenuto per alcuni anni in seno alla scuderia congiuntamente al 28. Dopo il tragico incidente occorsogli, si era ipotizzato, in seno alla FIA, di eliminare per sempre il numero 27 dalla numerazione delle vetture di Formula 1 per ragioni puramente scaramantiche (da sottolineare che già non è presente il numero 13 sulle monoposto): nel 1975, infatti, il pilota statunitense Mark Donohue, morì in un altro incidente ed il numero della sua vettura era, per l'appunto, il 27, ma poi non se ne fece più nulla. Fu infatti cambiato solo in occasione dell'arrivo di Prost (che per regolamento portò i numeri 1 e 2 di campione del mondo) e poi di Michael Schumacher, questa volta definitivamente. Ancora oggi, a quasi un trentennio dalla sua scomparsa, Gilles vive nell'immaginario dei tifosi. Di lui si ricordano le entrate in curva sempre al limite, i sorpassi impossibili e, soprattutto, il cuore che metteva in ogni metro di ogni corsa, indipendentemente dalla posizione, dall'eventuale inadeguatezza della macchina o dalle contingenze del momento. Nel 1987, in una gara di motonautica, perse la vita anche Didier Pironi; pochi mesi dopo la moglie Catherine partorì due gemelli, a cui mise i nomi Didier e Gilles.

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