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Francisco José de Goya y Lucientes è stato un pittore e incisore spagnolo


Nasce in un piccolo territorio dell'Aragona nei pressi di Saragozza da una famiglia della piccola borghesia. Il padre José era un maestro doratore, figlio di un notaio di provincia, mentre la madre, Gracia Lucientes, era una hidalga, cioè apparteneva al più basso ordine della nobiltà spagnola. Francisco era il quarto di sei fratelli: Rita battezzata nel 1737, Tomás battezzato nel 1739, Jacinta battezzata nel 1743, quindi il pittore nato nel 1746 seguito da Mariano 1750 e Camilo 1753. Francisco frequenta a Saragozza un istituto religioso, le Escuelas Pías de San Antón, dove ha come compagno di scuola Martín Zapater, che rimarrà suo intimo amico di tutta una vita e di cui rimane una cospicua corrispondenza di 131 lettere scritte dall'artista fra il 1755 e il 1801. Probabilmente l'istruzione offerta dalle Escuelas era poco più che sufficiente (Goya manterrà lacune tali da causargli spesso difficoltà di scrittura e ortografia) ma era comunque superiore a quella offerta dalla maggioranza degli istituti di provincia dell'epoca. Nel 1759 la famiglia Goya y Lucientes si trasferisce nella vicina Saragozza, dove qualche anno prima aveva comprato una casa, per permettere al padre di cercare un impiego migliore. Nel capoluogo aragonese, dall'età di quattordici anni, Goya frequenta come apprendista lo studio del pittore José Luzán y Martínez, dove conosce Francisco Bayeu, anch'egli allievo di Luzan, e dove studia la tecnica del disegno. Trasferitosi nel 1763 a Madrid, partecipa senza successo al concorso indetto dall’Accademia di Belle Arti di San Fernando di Madrid per l'assegnazione di una borsa di studio. Presso Francisco Bayeu, divenuto pittore di corte, lavora come apprendista. Al bando successivo del 1766, Goya ritenta, sempre senza risultato, l'ammissione all'Accademia di Madrid. In ricerca di una qualificazione professionale maggiore, nel 1770 intraprende un viaggio in Italia a proprie spese per studiare i maestri dell'antichità classica e rinascimentale. Visita Venezia, Siena, Napoli e Roma dove ha contatti con molti giovani artisti europei. A Parma, nel 1771, partecipa a un concorso di pittura indetto dall’Accademia di Belle Arti, ottenendo però solo il secondo posto alle spalle di Paolo Borroni (1749-1819). L'opera presentata da Goya ha il titolo Annibale vincitore, che rimira per la prima volta dalle Alpi l’Italia. Forte del nuovo status di artista derivato dall'esperienza italiana, il 21 ottobre 1771 fa ritorno in Spagna dove vince la sua prima commissione ufficiale per le decorazioni della cappella di Nuestra Señora del Pilar a Saragozza. Il 25 luglio 1773, Goya sposa Josefa Bayeu (1747-1812), sorella del suo amico Francisco Bayeu, pittore già affermato a corte. In quegli anni il pittore dipinge numerose opere religiose a Saragozza, tra le più importanti ci sono certamente le pitture realizzate nel 1774 per la cartuja, o monastero certosino, l'Aula Dei a circa 25 chilometri dalla città.

Il 3 gennaio 1775 Goya e la moglie lasciano Saragozza per recarsi a Madrid. Qui, grazie all'interessamento del cognato Francisco Bayeu, Goya entra a lavorare presso la Real Fábrica de Tapices de Santa Bárbara. Come primo incarico gli è richiesto di realizzare insieme a Ramón Bayeu (fratello minore di Francisco) nove cartoni per gli arazzi destinati alla tenuta di caccia El Pardo del re Carlo III. I cartoni hanno come tema la caccia, sport molto amato da re Carlo III e dai suoi predecessori, tanto che già Diego Velázquez aveva realizzato nel secolo precedente (1632-1637) una grande tela su questo tema, raffigurante Filippo IV in una caccia al cinghiale. Dopo questa prima serie di cartoni a Goya fu commissionata una serie di cartoni per decorare la sala da pranzo del principe delle Asturie (futuro Carlo IV) ancora presso El Pardo. Gli arazzi dovevano rappresentare scene campestri, soggetti popolari e di divertimento. Infatti i cartoni raffigurano persone che danzano, lottano, bevono, fanno dei picnic, giocano a carte o con degli aquiloni. Il Parasole introduce le figure di majo e maja. Questi due personaggi, chiaramente identificabili dai loro abiti e atteggiamenti, rivestono un significato particolare per le classi popolari di Madrid dell'epoca. Sebbene questi soggetti contengano il tradizionale simbolismo delle fugaci qualità della giovinezza e della felicità umana, Goya dimostra una osservazione dei comportamenti umani particolarmente attenta ed acuta, tanto che nel presentare il proprio conto per i dipinti, ci tiene a precisare che essi sono stati dipinti secondo la "sua propria inventiva". Nel 1778 Goya realizza il suo più grande ed originale cartone per arazzi dal titolo Il chitarrista cieco. L'opera è talmente complessa e ricca di personaggi che in un primo momento viene rifiutata dai tessitori che dovevano usarla come modello. Il dipinto rappresenta un mendicante cieco che, accompagnato dal suono della sua chitarra, canta davanti ad un pubblico di curiosi. Con questa opera Goya esprime per la prima volta il suo interesse per gli emarginati, i mendicanti e gli infermi, temi che spesso riprenderà in futuro. Da questo momento l'arte di Goya comincia a divergere drasticamente da quella dei suoi contemporanei. I tratti ironici e grotteschi del musicista cieco, rendono infatti l'opera del tutto originale rispetto al panorama dell'epoca. Nel 1779 la Real Fábrica viene temporaneamente chiusa a causa di ristrettezze economiche dovute allo scoppio della guerra con l'Inghilterra.

Le prime incisioni

In quegli anni comunque i cartoni per gli arazzi non furono i soli lavori a cui si dedicò. Nel luglio 1778 Goya pubblica una raccolta di nove incisioni, nove acqueforti in cui riproduce celebri opere di Diego Velázquez, il pittore che aveva dominato l'arte della corte spagnola del diciassettesimo secolo. In quegli anni non esistevano in Spagna musei pubblici, ed i palazzi reali erano chiusi al pubblico. Per apprezzare le opere dei grandi maestri ci si doveva accontentare delle copie eseguite dagli incisori. Grandi incisori del passato erano stati l'italiano Marcantonio Raimondi, che nel sedicesimo secolo si era dedicato a riprodurre Raffaello, o Dürer che invece si era dedicato alle antichità, ma in Spagna non esisteva nessuna tradizione nell'incisione. Per questo motivo molti capolavori spagnoli rimanevano del tutto sconosciuti a chi non appartenesse alla ristretta cerchia dei privilegiati che frequentava la corte. Grandi maestri del passato non potevano essere studiati dai pittori dell'epoca e rimanevano del tutto sconosciuti al di fuori della Spagna. Mengs nel 1777 aveva espresso pubblicamente il suo rammarico per questa situazione e per la scarsa notorietà dell'opera di Velázquez che ne derivava, nascosta com'era tra le pareti delle collezioni reali. Fu forse grazie al suo intervento che Goya ebbe accesso a palazzo per riprodurre in incisione alcuni dei Velázquez conservati alla corte di Madrid. Nel 1779 circa Goya realizza l'acquaforte Agarrotado, raffigurante un condannato a morte strangolato tramite la garrota. Di quest'opera non fu mai tirata un'edizione e, data anche la crudezza del soggetto, si suppone che sia stata incisa solo per se stesso. Goya con quest'opera comincia a mostrare il suo interesse quasi morboso per i criminali, scene violente, ingiustizie sociali, inizia così ad emergere il lato oscuro di Goya, in antitesi con quello solare dei cartoni idilliaci realizzati per l'arazzeria. Un lato oscuro che si manifesterà pienamente venti anni più tardi nella serie di incisioni Capricci dove spiccano numerose scene di stregoneria, un tema affrontato anche in grandi opere pittoriche, sia precedenti sia posteriori. Ma l'interesse di Goya per il mondo magico e stregonesco, come ha dimostrato lo storico dell'esoterismo Giordano Berti, nasce da un forte spirito critico sia verso le superstizioni popolari sia verso l'ipocrisia dell'aristocrazia e del clero di quell'epoca tormentata: un fatto che emerge chiaramente dalla lettura dei manoscritti dello stesso Goya.

Goya esce dall'ombra

La chiusura dell'Arazzeria Reale fu per Goya un duro colpo, se non altro dal punto di vista economico. Nel luglio 1779 spera di prendere il posto di Mengs quale pittore di corte, quando il vecchio maestro si ritirò a Roma dove morì poco dopo ma non vi riesce. Nel maggio 1780, forse per ottenere maggiori sbocchi lavorativi, chiede di far parte all'Accademia Reale di San Fernando. Per essere ammesso presenta l'opera dal titolo Cristo Crucificado che riscuote l'apprezzamento degli accademici. L'opera risulta alquanto estranea allo stile ed alle tematiche del pittore, tanto da far pensare che sia stata realizzata appositamente per compiacere i gusti della giuria. Quello è anche l'anno in cui Goya iniziò la sua controversa collaborazione con il cognato Francisco Bayeu per la decorazione della cattedrale di El Pilar a Saragozza. Goya aveva cercato di ottenere per sé l'incarico di decorare la cappella della vergine di El Pilar, ma la commissione della cattedrale gli preferì il più famoso Bayeu. Questi alla fine accettò l'incarico, ma a patto che venissero assunti anche il fratello Ramón ed il cognato Goya. A quanto pare Francisco non era entusiasta del lavoro ottenuto, in quanto pagato troppo poco, ma era comunque una buona occasione per i parenti meno noti di mettersi in mostra. Ben presto però ci fu una grave rottura nei rapporti con Bayeu. Goya, la cui carriera era iniziata e cresciuta grazie all'appoggio del cognato, sembra sentirsi stanco del ruolo di "protetto" di Bayeu e reclama più indipendenza nel realizzare le opere nella cappella di El Pilar. Ma né Bayeu, né la commissione della cattedrale sembrano appoggiarlo. Ne nasce quindi una aspra disputa che si protrae dal dicembre 1780 fino al maggio 1781. La faccenda ebbe grande eco presso l'Accademia Reale ed è forse per pacificare gli animi che fu commissionato ad entrambi di collaborare nuovamente per l'importante chiesa di San Francisco el Grande a Madrid. L'episodio di Saragozza finì per passare per una reazione emotiva spropositata di Goya e fu presto dimenticato. Da allora però i suoi rapporti con Francisco Bayeu furono definitivamente incrinati. Il clamore della vicenda, però, provocò al suo ritorno a Madrid un grande interesse intorno al nome di Goya. Grazie alla pubblicità che ne ottenne, la sua posizione come pittore di corte ne ebbe grande beneficio. Come detto, prima conseguenza dell'affaire El Pilar fu una nuova commissione per la chiesa madrilena di San Francisco el Grande, che impegnò Goya dal 1781 al 1783. La chiesa era sotto il patrocinio della famiglia reale e quando la corte commissionò a Goya una delle sette grandi pale d'altare, il pittore fu entusiasta dell'opportunità ottenuta di mettersi in mostra. L'importanza della commissione è sottolineata dai grandi nomi a cui furono commissionate le altre pale d'altare: la pala d'altare maggiore fu realizzata dal grande Francisco Bayeu. Con questa commissione Goya viene così messo quasi allo stesso piano del famoso cognato, alla cui ombra era sempre stato relegato. Il soggetto realizzato da Goya fu San Bernardino de Siena predicando ante el rey Alonso V de Aragón, ma nonostante le aspettative del pittore, l'opera ebbe solo una tiepida accoglienza di pittori ed intenditori. È forse in seguito a questo lavoro che nel 1783 ottiene l'opportunità di ritrarre José Moñino conte di Floridablanca. Il conte era infatti il supervisore della commissione di San Francisco el Grande. Floridablanca era un personaggio eminentissimo della corte e della scena politica e Goya fece di tutto per impressionare il committente. Il ritratto a figura intera è ricco di riferimenti e fa di tutto per ossequiare l'illustre personaggio. Tanto impegno non dette i risultati attesi, tanto che il conte commentò il dipinto con un laconico "Goya, ci vedremo con più calma". Nonostante ciò, o grazie a ciò, la fama di Goya cresce. Nello stesso anno realizza un grande ritratto della famiglia di Don Luis de Borbón, fratello minore del re Carlo III. Don Luis, avviato sin dall'infanzia alla carriera ecclesiastica, fu coinvolto nel 1775 in un grave scandalo a sfondo sessuale, pare che avesse storie con molte donne procurategli dal pittore Paret. Ciò costò il titolo di Cardinale di Siviglia e Toledo a don Luis che fu anche allontanato dalla corte reale, e l'esilio nell'isola di Puerto Rico al pittore. Nel 1776, all'età di 49 anni, il fratello minore del re prende in sposa María Teresa de Vallabriga, di 31 anni più giovane, e negli anni diviene noto come grande mecenate per il gran numero di artisti e musicisti che accoglie nei suoi possedimenti ad Arenas de San Pedro vicino ad Avila. Nell'opera La familia del infante Don Luis de Borbón è ritratta anche la giovane figlia María Teresa de Borbón y Vallabriga, colei che nel 1800, come contessa di Chinchón, diverrà la moglie di Godoy.

Goya ritrattista

Fernando VII Nel 1785 Goya ottiene l'incarico di dipingere i direttori del Banco San Carlos. Di questi il conte di Altamira Vincente Osorio de Moscoso, rimase molto impressionato dal lavoro dell'artista, tanto da ordinargli subito altri tre ritratti dei suoi familiari. Il famoso ritratto del piccolo Manuel Osorio Manrique de Zuñiga, figlio del conte, è appunto uno di questi. La famiglia Altamira aiuta l'ascesa sociale di Goya, ma ad esercitare la maggiore influenza sul pittore furono certamente i duchi di Osuna. Goya li conobbe intorno al 1785, e sembra sia stata la passione per la caccia ad avvicinare il pittore a Pedro de Alcántara, marchese di Peñafiel, futuro duca di Osuna e sua moglie María Josefa Pimental. Gli Osuna erano ricchi, colti e appassionati di tutto ciò che riguardava le arti e le scienze. Il conte, ex militare ed ex diplomatico, possedeva una una delle più grandi biblioteche private di Spagna, circa 25.000 volumi, ricca di opere letterarie inglesi, avrebbe voluto farne dono alla nazione, ma il governo lo impedì, poiché conteneva libri proibiti dall'Inquisizione. La duchessa di Osuna non era da meno del marito e viene descritta da Lady Holland, la moglie dell'ambasciatore inglese presso Carlo IV, come "la donna più insigne per talenti, virtù e gusto di tutta Madrid". La duchessa infatti era un personaggio pubblico, che si occupava dei problemi delle carceri femminili, dell'educazione dei giovani, promuoveva la vaccinazione contro le malattie e aveva fatto della sua casa uno dei grandi salotti culturali e mondani d'Europa. La collaborazione con gli Osuna inizia con un ritratto di famiglia ed uno della duchessa, poi i rapporti con Goya si rinsaldano e viene chiamato a decorare le stanze della loro stupenda villa, il palazzo Alameda noto come El Capricho. Curioso è notare come una scena scelta per decorare queste stanze sia quella di assalto alla diligenza, in cui sono raffigurati dei banditi che aggrediscono, rapinano e poi uccidono dei viaggiatori. Alla fine gli Osuna acquistano da Goya oltre venti dipinti, tra cui anche alcuni a tema religioso, per commemorare personaggi del loro casato. Di questo genere è San Francisco Borgia assiste un moribondo impenitente realizzato nel 1788, dipinto alquanto particolare, che raffigura il santo che con il suo crocifisso asperge di sangue un moribondo circondato da tre demoni in attesa della sua anima dannata.

Le Pitture Nere

Nel 1819 con il restaurarsi del regime borbonico in Spagna, Goya desolato si trasferisce in periferia di Madrid sulle rive del Manzanarre. Qui dal 1820 al 1823 si dedica alle sìddette Pitture nere realizzate ad olio su muro all'interno della sua casa. La "Quinta del sordo" era il modo informale in cui il pittore si rivolgeva alla propria abitazione che offriva ampio spazio ai suoi dipinti ormai dediti alla raffigurazione dei suoi "fantasmi"; scene di stregoneria, esorcismi attraverso il simbolismo e la deformazione espressiva prendono vita angosciante sotto le rapide pennellate informali e deformanti del pittore; costui in preda alla sua sordità dipingeva di notte con la tavolozza ridotta a bianchi sporchi, neri e ocre con qualche traccia di gialli e rossi, rendendo sempre più claustrofobica e angusta la sua casa (al confine della follia). Si può ricordare di questo ciclo "Saturno che divora uno dei suoi figli" la cui mostruosità "infanticida" è collocata al pian terreno. Dal punto di vista prettamente estetico ricorda la famosa fucilazione, ma da un punto di vista esecutivo-formale, che si staglia su uno sfondo nero pece, questo dipinto capitale apre la strada all'Espressionismo ottocentesco per la sintesi e l'efficacia.

Onorificenze

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