17.2.11

Silvana Mangano






Gli esordi
Figlia di un ferroviere di Petralia Soprana (PA) e una casalinga inglese, e sorella di Roy Mangano, iniziò a seguire alcuni corsi di danza classica a Milano presso Jia Ruskaya e, notata dal famoso costumista francese Georges Armenkov la Mangano, dopo un po' di titubanza, decise di partire per la Francia per lavorare come indossatrice per la maison Mascetti; fu proprio in Francia che Silvana apparve nel 1945 come comparsa nel suo primo film: Le jugement dernier di René Chanas.
Ritornata in Italia, grazie alla sua bellezza scultorea partecipò al concorso di Miss Italia del 1947 che fu vinto da Lucia Bosè: a quell'edizione parteciparono anche Gianna Maria Canale (seconda), Gina Lollobrigida (terza) ed Eleonora Rossi Drago (poi esclusa).
Silvana venne notata dal regista Mario Costa e iniziò quindi a lavorare come comparsa in alcune pellicole come Il delitto di Giovanni Episcopo del 1947 di Alberto Lattuada in cui compare anche Gina Lollobrigida. Nel frattempo, seguì un corso di recitazione incontrandovi Marcello Mastroianni, il suo primo grande amore; a proposito la Mangano disse anni dopo: "Ci conosciamo da sempre. A Roma da ragazzi abitavamo nello stesso quartiere, innamorati. Io sedici anni, lui ventidue. Marcello non lo ha mai dimenticato, anche perché una volta, mentre ci baciavamo su una panchina, sorprese un guardone; lo affrontò, gli tirò un pugno, quello si scansò... e Marcello colpì un tronco d'albero. Così, negli anni, ogni volta che quel pollice gli ha fatto male si è ricordato di me".

Riso amaro e il successo internazionale
La relazione con Mastroianni dura poco, dato che appena diciannovenne la Mangano fu scelta da Giuseppe De Santis per il film neorealista Riso amaro (1949) con Vittorio Gassman: l'attrice aveva 19 anni e si presentò al provino in mezzo a una folla di ragazze, ma il regista non ne scelse nessuna: nemmeno lei, che era vestita in modo troppo vistoso e troppo truccata. Tempo dopo, passeggiando per via Veneto a Roma si scontrò sotto la pioggia col regista: senza trucco, coi i capelli bagnati e con un aspetto semplice colpisce De Santis che le fece fare un secondo provino, ottenendo così la parte della protagonista Silvana. Sul set conobbe il futuro marito, il produttore cinematografico Dino De Laurentiis.
Il film ottenne un successo straordinario e la Mangano s'impose nel mondo del cinema, come sex symbol nazionale nel dopoguerra. La sua immagine fiera e indolente della mondina, con la maglietta attillata e le calze nere a metà coscia, diventa un'icona del cinema italiano.
Sempre nel 1949 lavorò in Cagliostro e nuovamente con Gassman ne Il lupo della Sila, tanto che alcune voci la volevano fidanzata con l'attore. L'anno successivo girò con Amedeo Nazzari Il brigante Musolino.
Arrivò il successo a livello internazionale: i critici americani la paragonano a Rita Hayworth e ricevette proposte da Hollywood e dal regista Alexander Korda, ma Silvana rifiutò. Quello stesso anno sposò Dino De Laurentiis, dal quale ebbe quattro figli: Veronica (futura attrice), Raffaella (futura produttrice), Federico (futuro regista) e Francesca.

Gli anni cinquanta e l'abbandono dell'immagine sexy
Silvana Mangano gestì in modo oculato e attento la sua carriera, sapendo scegliere i copioni adatti così da allontanarsi dalla fisicità erotica dei primi film verso personaggi psicologicamente più complessi ed eterei, come la ballerina di night-club che si fa suora nel film Anna di Alberto Lattuada (1951, dove balla il famoso El negro Zumbon, che Nanni Moretti ricorderà quarant'anni dopo, inserendo questa scena in Caro diario) e L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica dove interpreta la prostituta nell'episodio di Teresa, nonché (di nuovo accanto a Gassman) Mambo (1954). In questo periodo aumentò il graduale distacco dai ruoli legati solo alla sua bellezza fisica, verso interpretazioni anche psicologicamente più complesse.
Nella sua prima opera internazionale, Ulisse (1955) di Mario Camerini, al fianco di Kirk Douglas e Anthony Quinn, l'attrice interpretò due personaggi, Penelope e la Maga Circe. Per Silvana questa è la consacrazione a diva del cinema. Le chiesero di lavorare con Mastroianni, ma più di una volta rifiutò, accettando di lavorare nel film La tempesta (1958).
Inevitabile il confronto divistico tra la Mangano e il mito nascente di Sophia Loren, sostenuto da Carlo Ponti, una volta socio di De Laurentiis. Grande risalto giornalistico ebbero nel 1956 le riprese del film Uomini e lupi, di Peppino De Santis, accanto a un ancora immaturo Yves Montand e all'esperto Guido Celano: durante una pausa della lavorazione, nelle montagne della Majella in Abruzzo, la Mangano fu assalita da uno dei lupi utilizzati per le scene, sfuggito al proprio domatore. Celano, rischiando la propria incolumità, riuscì a bloccare l'animale, che fu poi abbattuto da un cacciatore che si trovava nella zona.
In seguito la Mangano continuò a selezionare le proposte ricevute, lavorando in film importanti come La diga del Pacifico (1958), diretto da René Clément e tratto da un romanzo di Marguerite Duras, al fianco di Anthony Perkins e Alida Valli come cointerpreti.
Dalla fine degli anni cinquanta, nonostante il carattere riservato e schivo, la Mangano si cimentò anche nei ruoli della commedia, dando prova della sua versatilità nel ruolo della prostituta Costantina ne La grande guerra (1959) di Mario Monicelli, con Alberto Sordi e Vittorio Gassman, o in quello della popolana in Crimen (1961) di Mario Camerini.

Gli anni sessanta: le commedie e i film d'autore
Nel 1960 Federico Fellini le propose di recitare a fianco di Mastroianni ne La dolce vita ma De Laurentiis, forse per gelosia, la spinse a rifiutare la parte, che venne così interpretata da Anouk Aimée.
La Mangano interpretò una donna slava che lotta contro le forze naziste in Jovanka e le altre (1960) di Martin Ritt, accettando di tagliare a zero i suoi lunghi capelli per la parte e finisce sulla copertina della rivista americana Life. Nel frattempo girò Il giudizio universale (1961), stringendo amicizia con Alberto Sordi, cui resterà affezionata per tutta la vita. Con la notevole interpretazione del personaggio di Edda Ciano nel film Il processo di Verona di Carlo Lizzani la Mangano iniziò a cimentarsi con ruoli sempre più tormentati, introspettivi e raffinati.
Proseguì comunque il lato della commedia in coppia con Sordi, lavorando con il regista Tinto Brass, prima che questi si dedicasse al genere erotico, in La mia signora (1964) e ne Il disco volante (1964), con Alessandro Blasetti in Io, io, io... e gli altri (1965) dove reincontrò Mastroianni e fu diretta sempre da Sordi nel satirico Scusi, lei è favorevole o contrario? (1966).

Pasolini e Visconti
Negli anni dal 1967 al 1974, Silvana Mangano ebbe l'opportunità di mostrare il suo talento in modo definito, guidata da due maestri quali Pier Paolo Pasolini e Luchino Visconti, che avevano compreso e intuito il suo modo di recitare. Il marito produttore confezionò su misura per lei il film a episodi Le streghe (1967), sul cui set per la prima volta venne diretta dai due registi.
Fu poi una splendida Giocasta nel film Edipo re (1967), interpretò una madre snaturata e ipocrita in Teorema (1968) con Massimo Girotti e Terence Stamp, quindi un cameo nelle vesti della Madonna nel Decameron (1971) (la sua partecipazione straordinaria in questo film, dove compare solo per pochi secondi, è da considerarsi come una sorta di "risarcimento affettivo" dell'amico Pasolini che conosceva la delusione della Mangano per le dure critiche mosse al precedente "Teorema").
Recitò quindi nella commedia Lo scopone scientifico (1972), considerato da alcuni il capolavoro di Luigi Comencini, attorniata da Alberto Sordi, Bette Davis e Joseph Cotten.
Visconti la volle in Morte a Venezia (1971) e, accanto a Romy Schneider, in Ludwig (1973), poi l'anno seguente nel cast all-stars di Gruppo di famiglia in un interno (1974) con Burt Lancaster ed Helmut Berger. Se in "Morte a Venezia" il suo personaggio rappresentava l'apoteosi di una struggente bellezza, raffinata e malinconica, nell'ultima pellicola diretta da Visconti interpreta invece il ruolo di una donna molto più volgare, spingendo la sua recitazione a toni sovraccarichi mai sperimentati prima.

Gli ultimi anni
A fare da contrappunto al successo professionale, vi furono difficoltà nella vita privata. Tese ad isolarsi sempre più dal marito e dai figli, e a testimoniare il suo malessere, vi sono le molte interviste in cui dichiarò di detestare il proprio aspetto fisico, e parlò dei suoi persistenti disturbi d'insonnia. La morte del figlio venticinquenne Federico (avvenuta il 15 luglio 1981 in un incidente aereo in Alaska) aggravò il suo stato depressivo. La Mangano divorziò da Dino De Laurentiis e, ammalatasi di un tumore allo stomaco, si ritirò a vita privata, partecipando solo al film Dune (1984) di David Lynch, complice la richiesta della figlia Raffaella, produttrice del film. Intuendo l'avvicinarsi della fine, si riappacificò con De Laurentiis e lavorò ancora con Marcello Mastroianni nel capolavoro di Nikita Mikhalkov Oci ciornie (1987).
Morì di cancro due anni più tardi, all'età di 59 anni, a Madrid dove viveva con la figlia Francesca, il 16 dicembre 1989, lasciando nella memoria del pubblico italiano il ritratto di una grandissima attrice e stimata interprete.

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