9.2.11

Dalida






Nacque a Choubrah (piccolo sobborgo alle porte del Cairo) da genitori italiani,calabresi originari di Serrastretta, in provincia di Catanzaro (il suo nome sarà poi francesizzato in Yolanda). Il padre Pietro era primo violino all'Opera del Cairo. Dalida trascorre l'infanzia con i genitori e i due fratelli, Orlando e Bruno (detto anche lui Orlando) nella casa di famiglia sita in 11 Sharia Khumahawiyaà a Choubrah.
Durante l'infanzia è costretta ad indossare gli occhiali a causa di una malattia agli occhi che le provocherà un leggero (quantunque evidente) strabismo e che la costringerà a numerose operazioni anche in età adulta. Grazie al suo aspetto, a diciassette anni vince il concorso di bellezza Miss Ondine e, successivamente, la fascia di Miss Egitto che le aprirà le porte del mondo del cinema.
In Joseph et ses frères (Giuseppe e i suoi fratelli, con Omar Sharif), doppia Rita Hayworth, di cui è una grande ammiratrice; nel 1954 entra a far parte del cast de La Masque de Toutankhamon (La maschera di Tutankhamon) e di Un verre, une cigarette (Un bicchiere, una sigaretta).

Iolanda vola a Parigi

Desiderosa di affermarsi nel mondo dello spettacolo decide di lasciare l'Egitto e tentare la fortuna come attrice in Europa. Il 24 dicembre del 1954, contro il volere della madre che comunque la sosterrà (cfr. bibliografia), Dalida sale su un aereo alla volta di Parigi. Nella capitale francese abiterà provvisoriamente in un appartamento di Rue Ponthieu, vicino agli Champs Elysées. Il primo anno a Parigi sarà difficile: Dalida, per la prima volta in Europa, si sente spaesata nella Ville lumière ma nel contempo ha tanta voglia di dimostrare il suo valore.
La nascita di Dalida

Nel 1956, ispirandosi al film del 1949 Sansone e Dalila, adotta il nome d'arte Dalila, che cambierà in seguito su consiglio di Fred Machard, scenografo della Villa d'Este, in Dalida. È sempre il 1956 l'anno in cui registra il suo primo disco su vinile con Madona, versione francese di Barco negro, successo della cantante portoghese Amalia Rodrigues. Sale la curiosità attorno alla nuova cantante venuta dall'oriente e dalla voce calda e sensuale, ma anche con timbri androgini.
Al successo di Madona, seguono Bambino (traduzione della canzone napoletana Guaglione), lanciata da Radio Europe 1, e dal suo direttore Lucien Morisse, di cui Dalida si innamora. Il successo di Bambino si rivela travolgente, tant'è che Dalida diventa per i francesi mademoiselle Bambino. In brevissimo tempo sono più di 500.000 le copie di dischi vendute in Francia (primo disco d'oro della vedette e, secondo Infodisc, per ben 39 settimane n° 1 nelle classifiche dei dischi più venduti).
Recita in Rapt au Deuxième Bureau (Rapimento al secondo ufficio) di Jean Stelli, con Frank Villarde e iniziano le esibizioni in un récital al Cairo; sarà la volta di Come prima (per cui riceve un premio Bobino), Piove, successo di Domenico Modugno e Gli zingari (Les Gitans), canzone spagnoleggiante ma creata da Hubert Giraud per il Coq d'Or de la chanson française (edizione 1958). Cantando Gli zingari, si fa conoscere in Italia nella trasmissione Il Musichiere, condotta da Mario Riva; seguono La canzone di Orfeo e Milord, portata al successo in italiano anche da Milva.
Ex-aequo con Tino Rossi, nel 1959 ottiene l'Oscar della canzone e un anno dopo riceve l'Oscar di Radio Monte Carlo come vedette preferita dagli ascoltatori, nonché il Gran Premio della canzone per l'interpretazione in francese di Romantica, la canzone vincitrice del Festival di Sanremo 1960.
Seguono le incisioni di Les Enfants du Pirée, incisa in italiano come I Ragazzi del Pireo (Uno a te, uno a me), 'O sole mio (motivo tradizionale napoletano), L'arlecchino gitano, T'aimer follement (in italiano T'amerò dolcemente), Garde-moi la dernière danse (in italiano Chiudi il ballo con me).
È l'8 aprile 1961 quando Dalida sposa Morisse. Solo pochi mesi dopo incontra a Cannes Jean Sobieski, giovane pittore e attore alle prime armi, di cui si innamora e per il quale Dalida finisce per trasferirsi a Neuilly a convivere con lui, sia pure per pochi mesi.
Nel 1961 è con Charles Aznavour che vince l'Oscar per la canzone, precedendo Gloria Lasso ed Edith Piaf. Di contro, nel 1962, tale Oscar sarà condiviso con Johnny Hallyday, il nuovo idolo dei teenagers francesi.
Nel 1964 è la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto più di 10 milioni di dischi e, sempre nel 1964, segue il Tour de France (vinto da Jacques Anquetil), cantando più di duemila canzoni lungo i 2900 km percorsi.
Nel 1965 Dalida è la cantante preferita dai francesi (secondo un sondaggio dell'IFOP, Istituto Francese di Opinione Pubblica), anno in cui recita in Ménage all'italiana (con Ugo Tognazzi, Romina Power e Paola Borboni, musiche di Ennio Morricone), e incide La danse de Zorba (in italiano La danza di Zorba), su una base di sirtaki, Amore scusami (cover di un successo di John Foster), Cominciamo ad amarci e La vie en rose, cavallo di battaglia di Piaf, scomparsa due anni prima. (Amore scusami/Amour excuse-moi è del 1964...)

L'incontro con Luigi Tenco

Dopo una breve storia di tre anni con Christian de la Mazière, nel 1966 instaura, stando a testimonianze dell'epoca, una relazione con il cantautore italiano Luigi Tenco. Secondo molti si trattò invece di una trovata pubblicitaria della casa discografica, come si evincerebbe dalle "lettere" scritte da Tenco a Valeria (sua presunta compagna) e dal fatto che sarebbe stata proprio Valeria la donna con la quale Luigi avrebbe parlato prima di uccidersi (sempre se accordiamo credito all'autenticità delle "lettere" attinenti alla fantomatica Valeria, mai vista e conosciuta da nessuno; fu il fratello del cantante che a distanza di venti anni dalla morte di Tenco, palesò la presenza di presunte lettere). È in coppia con Tenco che Dalida partecipa al Festival di Sanremo del 1967 con la canzone Ciao amore ciao, scritta dallo stesso Tenco. Pare che sia stata la stessa Dalida - ammirata dalla canzone di Tenco, carica di riferimenti alla poetica di Cesare Pavese - a partecipare anche alla versione francese del brano, per la quale viene mantenuto lo stesso titolo, e a volerla portare in gara a Sanremo.
La giuria elimina comunque dalla finale la canzone e il 27 gennaio 1967, Luigi Tenco viene trovato morto con un colpo alla tempia. È Dalida che, entrando nella stanza d'albergo di Tenco, lo trova riverso a terra. La cantante, che chiedeva di bloccare il Festival, particolarmente provata dallo shock, lascia la città dei fiori per volontà degli organizzatori. Il filmato della loro partecipazione al festival scomparirà per sempre dagli archivi RAI.

Il primo tentativo di suicidio
Il 26 febbraio dello stesso anno Dalida, con il cuore distrutto per quanto accaduto, tenta di togliersi la vita a Parigi seguendo un piano molto lucido: finge di recarsi all'aeroporto di Orly per partire per l'Italia; si fa invece portare all'hotel Principe di Galles, sistemandosi nella camera 410, dove aveva soggiornato con Tenco prima di Sanremo, con il suo vero nome di Yolanda Gigliotti. Appende sulla porta un biglietto con scritto Si prega di non disturbare e prima di ingerire molti farmaci scrive tre lettere: una all'ex marito, una alla madre (in cui le chiede di non disperarsi), ed una indirizzata al suo pubblico.
Dalida viene salvata grazie ad una attenta cameriera che, insospettita dal fatto che una luce accesa filtrava dalla porta della stanza, non riordinata da 48 ore, avverte il direttore dell'hotel. Il funzionario entra da un'altra stanza e trova Dalida in coma. La cantante uscirà dallo stato di incoscienza dopo cinque giorni.

1968 - nasce la seconda Dalida
Il 4 agosto 1968 Dalida decide di cambiare look e decide di cambiare il colore dei suoi capelli, dal castano al biondo: il cambio di colore della fluente capigliatura segna anche l'inizio di un rinnovamento del repertorio musicale e l'adozione di un nuovo stile, che renderà ancor più popolare la cantante, arrivando a consacrarla icona pop. Nello stesso anno, Dalida partecipa a Partitissima (ex Canzonissima) dove vince con la canzone Dan dan dan. Nel ritirare il premio, Dalida afferma Lassù qualcuno è contento riferendosi evidentemente a Luigi Tenco. È questa una vittoria chiacchierata e sofferta: chiacchierata perché considerata politica, dovuta più all'enorme pubblicità che il tentato suicidio le ha procurato che a meriti effettivi.
Sempre nel 1968 recita sul set del film italiano Io ti amo, film di Antonio Margheriti con Alberto Lupo. Il 18 giugno 1968 ottiene il titolo di Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere, conferitole dal presidente francese Charles De Gaulle, e il 5 dicembre è la prima donna a ricevere la medaglia della Presidenza della Repubblica.
La cantante si innamora di un ragazzo italiano di 22 anni di nome Lucio: Dalida scopre di aspettare un figlio. Decide tuttavia di interrompere la gravidanza. Il ragazzo si presenterà alla vigilia di Natale di quell'anno presso l'abitazione parigina della cantante riunita con la sua famiglia, scatenando l'ira del fratello,che li metterà tutti "alla porta".
Da tutte le biografie di Dalida si apprende, nondimeno, che la cantante diventò bionda nel 1964 per le esigenze di un film, con Horst Buchholtz, che poi non si concretizzò.
La ricerca interiore
Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta Dalida intraprende un complesso lavoro di ricerca interiore e spirituale con viaggi in Nepal e un soggiorno in un ashram. Un percorso di studio e di approfondimento che include non solo la lettura di testi propriamente filosofici e il confronto con l'orizzonte della psicoanalisi, ma anche l'incontro con Arnaud Desjardins (regista, scrittore e studioso della cultura orientale) e con Swamji Prajnanpad (il cui insegnamento è caratterizzato dal tentativo di realizzare una sintesi armonica tra psicanalisi freudiana e spiritualità orientale). Per ogni chiarimento si rimanda alle numerose biografie della vedette franco-italo-egiziana citate nella bibliografia.
Questo duplice lavoro (culturale e psicologico-spirituale) rappresenta per Dalida un'occasione fondamentale di trasformazione e di rinnovamento. La Dalida sensuale e travolgente - ambivalente nel segno di eros e thanatos - degli anni cinquanta e sessanta, muta nella Dalida nuova, mistica e spirituale nei lunghi abiti bianchi che indossa in scena e fuori.

Il suicidio
In occasione del suo cinquantesimo compleanno, il 17 gennaio 1983, il fratello Bruno e gli amici organizzano una festa al cabaret parigino Chez Michou; in quell'occasione si esibisce una drag queen nelle vesti della cantante.
Nel 1981 la cantante aveva festeggiato i venticinque anni di carriera con la consegna di un disco di diamante per aver venduto 86 milioni di dischi in tutto il mondo e per aver interpretato ben 38 dischi d'oro in 7 lingue.
Parte per l'Egitto nel 1986, dove recita nel film Le sixième jour (Il sesto giorno, di Youssef Chahine) e per la prima volta in un autentico ruolo di protagonista drammatica (al contrario dei film precedenti dove, ancorché quasi sempre come attrazione di primo piano, aveva interpretato soltanto dei ruoli leggeri o prettamente musicali). Torna a Parigi psicologicamente provata, e dichiara che dopo aver rivisto i luoghi della sua infanzia si sente stanca ed incapace di "uscire dal personaggio" del film per riprendere il suo ruolo, con la vita e i ritmi di sempre. È in questa circostanza che Dalida, a causa della depressione, organizzerà il piano del suo suicidio (cfr. bibliografia).
Sabato 2 maggio 1987 chiama il fratello-manager Bruno(Orlando) e gli annuncia di aver rinviato un previsto servizio fotografico a causa del freddo; la sera, la cantante riferisce alla cameriera che "farà tardi perché ha intenzione di recarsi a teatro e le chiede di svegliarla verso le 17 del giorno successivo". In realtà, esce e con la vettura fa il giro dell'isolato, imbuca una lettera per il fratello per poi barricarsi nella sua casa al numero 11 di Rue d'Orchampt sulla Butte di Montmartre ed ingerire un fatale cocktail di barbiturici.
È il 3 maggio 1987 quando, a Montmartre, Dalida si toglie la vita, a vent'anni dal primo tentativo ed a dieci anni dal secondo. Accanto al corpo lascia appena un triste biglietto: Pardonnez-moi, la vie m'est insupportable (Perdonatemi, la vita mi è insopportabile).
Tra i primi a scoprire la tragedia è il fratello Orlando(Bruno), nominato erede universale e oggi custode dell'immagine di Dalida. La morte di Dalida lascia sotto shock la Francia intera; ai funerali, che si svolgono a Parigi nella chiesa della Madeleine, lo storico Claude Manceron la saluta con le seguenti parole:
« Yolanda arrivederci. Dalida grazie. »
Dalida è sepolta nel cimitero di Montmartre a Parigi, e accanto alla sua tomba si trova una statua commemorativa che la mostra con gli occhi chiusi rivolti allo spettatore. Nel 1997 è stata inaugurata a Montmartre una piazza in suo onore, Place Dalida, dove è stato posto un busto di bronzo dello scultore-disegnatore Aslan che la raffigura.

2007: a vent'anni dalla morte
In occasione del ventennale della morte (3 maggio 1987-2007), il sindaco di Parigi, nonché grande amico di Dalida, Bertrand Delanoë ha predisposto una grande mostra commemorativa della figura di Dalida nei locali del Comune di Parigi (Mairie de Paris).
Il ciclo di manifestazioni commemorative ha compreso la realizzazione di un cofanetto di otto DVD con alcuni tra i filmati televisivi e documentaristici riguardanti l'artista, una compilation di cinque CD con le "cento più belle canzoni di Dalida", il DVD dal titolo Le sixième jour, e una versione per collezionisti del film di Joyce Bunuel Dalida, oltre a una versione rimasterizzata del film Io ti amo, mai pubblicato per il mercato dell'home video.
In Italia, a Serrastretta, paese delle radici italiane di Yolanda Cristina Gigliotti, a cura dell'Associazione Dalida l'artista viene ricordata con l'apertura della Casa Museo Dalida, la posa di un'opera bronzea "Dalida vista da Inis", l'intitolazione di un anfiteatro, la pubblicazione di un opuscolo intitolato "Da Serrastretta a Dalida 1962/2007", e l'uscita di un DVD frutto di un progetto didattico della locale scuola media in collaborazione con la stessa Associazione Dalida.
A ricordo di Dalida, Patty Pravo ha inciso l'album Spero che ti piaccia...Pour toi..., in cui interpreta alcuni grandi successi dell'amica e collega Dalida: Darla dirla dada (in greco), Bambino (in arabo), Salma ya salama (in arabo), Il Venat D'Avoir 18 Ans, Pour en arriver là, Comme si tu étais là, Fini la comédie, Col tempo. In passato Dalida aveva invece inciso la versione francese del successo di Patty Pravo La bambola, così come Tout au plus (Tutt'al più).
Il 17 novembre 2008 è uscito l'album Fleurs 2 di Franco Battiato che contiene, in omaggio a Dalida, la cover di Il venait d'avoir 18 ans, interpretata con la partecipazione di Sepideh Raissadat.
Nel maggio 2009 esce l'album, Toutes les femmes en moi di Lara Fabian, contenente un omaggio a Dalida: la cover del brano Il venait d'avoir 18 ans.

1 commento:

  1. diffidare delle versioni ufficiali: per Tenco è stato omicidio premeditato

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